Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: BecauseOfMusic_    04/06/2019    1 recensioni
Sono passati quindici anni da quando James ha scoperto di essere figlio dello Sterminatore di Re; ora sta per diventare padre a sua volta, e c'è una domanda che lo tormenta da sempre a cui ora lui vuole una risposta per poter chiudere con le ombre del passato: quale scelta migliore se non porla al diretto interessato?
Seguito della one-shot "Redenzione"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Nuovo personaggio, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Prima e dopo la Guerra delle Ceneri'
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Eccomi, sono tornata con una nuova one-shot: mi ero ripromessa di andare oltre, ma la realtà è che non sono ancora riuscita a superare la fine della serie e non sono riuscita a liberarmi di questa storia fino a che non l’ho messa nero su bianco.
Contiene riferimenti all’altra one-shot che ho scritto, che si intitola “Redenzione”: se vi fa piacere leggetela prima di proseguire con questa, ma potete anche leggere solo questo racconto e considerarlo una cosa a sé stante.
Pensavo di essere riuscita a chiudere il capitolo fanfiction su Game Of Thrones, ma a quanto pare mi sbagliavo: ci sono altri personaggi che meritano (e noi fan con loro) un finale diverso, quindi nelle prossime settimane potrebbero arrivare nuove storie, se vorrete farmi sapere cosa ne pensate con le recensioni ne sarò felice.
Smetto di tediarvi e vi auguro buona lettura, ci ritroveremo nelle recensioni, se vorrete lasciarmi la vostra opinione.
 
A presto, BecauseOfMusic_
 
 
 
 
Le fiamme danzano sul volto di suo zio e della donna che con lui lo aspetta nella stanza: lo sguardo del primo tradisce infinita preoccupazione.
-Sei sicuro, ragazzo? –
James non può fare a meno di sorridere: non ostante i suoi 35 anni compiuti l'uomo lo vede ancora come il bambino incontrato a Tarth anni fa.
Lo osserva, mentre pensa ad una risposta che possa tranquillizzarlo: Tyrion Lannister ha ormai perso la chioma bionda tipica della casata e l'ha sostituita con quella sale e pepe della vecchiaia; la pelle è incartapecorita e le sue spalle leggermente più curve, ma il suo sguardo è ancora tagliente come l’acciaio, proprio come quando è entrato a far parte della sua vita.
-So che è pericoloso, zio, ma ho bisogno di fare questo viaggio, fosse anche soltanto una volta: ci sono domande che mi pongo da tutta la mia esistenza e voglio delle risposte. –
Il fuoco scoppietta nel silenzio e le sue lingue spandono giochi di luce tutto intorno, danzando sulle pareti; nonostante le sue parole la vecchia Mano del Re non sembra affatto convinta.
-Tua madre mi ammazzerà seduta stante quando torneremo a poggiare i piedi sul suolo dell’isola, e tua moglie non sarà da meno. – gli dice, fissandolo.
James sospira, è altamente probabile che Annalise lo prenda a calci nell’esatto istante in cui varcherà la soglia della loro stanza, e non dubita neppure un istante che la sua condizione di donna gravida possa in alcun modo limitarla; un brivido gli percorre la spina dorsale all’idea di affrontare congiuntamente sua madre e sua moglie: forse sarebbe meglio non tornare più a casa. Nell’istante successivo la sua coscienza lo rimprovera: lui, che tra tutti sa cosa vuol dire crescere senza un padre, non può permettersi pensieri simili; ha bisogno della cerimonia che la Strega Rossa si appresta ad eseguire per chiudere un capitolo della sua vita, ma niente potrà trattenerlo poi dal tornare a casa da sua moglie e sua madre, soprattutto dopo averla lasciata sul molo a guardarlo andare via.
-Sei pronto, mio signore? – gli chiede la donna, che fino ad ora è rimasta in silenzio ad osservare il loro scambio di battute. Il suo vestito rosso cupo sfiora il pavimento frusciando, mentre lei si avvicina e nella stanza risuonano solo i suoi passi contro il pavimento di pietra.
Deglutendo, l’uomo annuisce: il cuore gli rimbomba nel petto, la testa gli dice che è rischioso, ma non ha viaggiato per settimane da Tarth alle Città Libere per arrendersi poi quando è così vicino a ciò che desidera.
 
Scoprire di essere per metà un Lannister all’inizio è stato traumatico: durante i frequenti viaggi a corte da bambino sentiva bisbigliare spesso gli adulti su come la benevolenza del re fosse l’unica cosa che teneva in vita suo zio Tyrion, e quando era diventato più grande e aveva chiesto ulteriori informazioni era inorridito nello scoprire quali azioni empie avevano compiuto i vari membri della famiglia durante le guerre.
Fino al giorno in cui ha compiuto vent’anni sua madre non ha mai voluto rivelargli il nome di suo padre, anche se lo aveva chiesto più volte nel corso dell’adolescenza; certo gli aveva raccontato le sue gesta e di quanto si fossero amati, anche se per poco, ma mai il nome, e James mai avrebbe pensato che suo padre fosse Jaime Lannister, lo Sterminatore di Re. Il suo nome incuteva ancora disprezzo nella capitale a distanza di anni.
Il suo iniziale rifiuto e la sua rabbia sono andati scemando grazie alla pazienza di sua madre, che gli ha raccontato i lati nascosti di quella figura controversa: aveva compiuto azioni orribili, certo, ma a volte dietro c’erano le più nobili intenzioni; il racconto del percorso di redenzione di Jaime Lannister inizia con sua madre e una mano tagliata, ed è scandito nel corso degli anni dai loro incontri, fino alla battaglia della Lunga Notte.
“Un periodo in cui non pensavo che sarei potuta essere più felice.” Gli dice sempre quando ne parlano “Poi sei arrivato tu.” E gli sorride con orgoglio.
Ora che ha avuto modo di abituarsi all’idea non si dispiace affatto delle sue origini: sua madre non avrebbe mai potuto amare un uomo non degno: non lei che da così tanta importanza all’onore ed è un abile osservatrice dell’animo umano, non lei che riesce sempre a far emergere il meglio dalle persone.
 
James annuisce alla Strega e si lascia guidare in una stanza attigua, più piccola e spoglia: ci sono solamente una tinozza, ricolma di acqua e ghiaccio, ed una sedia su cui sono appoggiati dei teli e dei panni puliti.
-Dobbiamo renderti freddo come i morti, se vuoi attraversare quelle terre, mio signore. – risponde la donna alla sua espressione interrogativa. – Quando sarai laggiù dovrai comunque fare attenzione: i miei poteri possono proteggerti, ma per un tempo limitato; se rimarrai troppo a lungo non potrò impedire alla morte di allungare le sue grinfie su di te. -
-Non l’avevi specificato questo, donna, - interviene Tyrion, lo sguardo se possibile ancora più corrucciato. – James è troppo pericoloso, lascia perdere; non puoi correre questo rischio.-
Il nano vorrebbe proseguire, ma lui alza la mano guantata:
-Zio, non rinuncerò certo ora che sono più vicino che mai. –
Comprendendo che non può fare null'altro per impedire a suo nipote di proseguire in questa pazzia, Tyrion si ritira in un angolo, mentre James si spoglia e, vincendo i brividi di freddo, prima per il contatto delle piante dei piedi contro la pietra del pavimento e poi per l’acqua gelata, si cala nella tinozza.
La Strega Rossa posa le mani sulle sue spalle e lo costringe sotto il pelo dell’acqua, mentre comincia a mormorare una litania in crescendo: l’erede di Tarth inizia a divincolarsi dopo appena qualche istante nel tentativo di inalare nuova aria, ma la presa della donna è ferrea.
Il liquido all’interno della vasca schizza sul pavimento, sente suo zio gridare qualcosa, anche se non comprende le parole che gli giungono ovattate attraverso la massa d’acqua in cui è immerso; ha commesso un grosso errore a fidarsi di questa donna, ed ora non sa come uscire da questa situazione: Tyrion non può aiutarlo, deve agire da solo prima di scivolare nell’oblio per la mancanza di ossigeno. I suoi tentativi sono però inutili: lentamente il suo campo visivo si restringe e si annerisce, fino a che davanti agli occhi non resta solo il volto della Strega.
Quando crede che l’unica cosa che gli resta da fare sia spalancare la bocca ed arrendersi all’acqua, James torna finalmente a respirare.
 
È solo nell’oscurità, ma respira ed è vestito, non più nudo come nella vasca.
Incerto su cosa fare si guarda attorno.
<< Non era così che me lo ero immaginato. >> pensa, vagamente costernato.
Il lieve rumore di acciaio sguainato richiama la sua attenzione: con un brivido lungo la schiena l’uomo si volge nella direzione da cui crede provenga il suono e ci si incammina lentamente, con circospezione. Dal buio emerge una stanza, o almeno crede che lo sia: ha le pareti ed il pavimento, ma per quanto lui si sforzi di guardare in alto non riesce a vederne il soffitto; è una zona in penombra, con il camino acceso, similmente alla stanza che ha lasciato prima di immergersi nella vasca.
Accanto al fuoco c’è un uomo, è seduto su una sedia bassa in legno ed ha la spada in grembo: la affila con scrupolo ed espressione concentrata, cercando di mantenerla in equilibrio con la sola mano sinistra; dove dovrebbe trovarsi la destra, James scorge solo un polso vuoto.
Improvvisamente la sua salivazione si azzera: ha pensato per anni a questo momento ed ora che è qui non sa cosa dire. Potrebbe chiamarlo padre, ma che senso avrebbe? Non sapeva nemmeno della sua esistenza quando ha lasciato Grande Inverno. La figura è esattamente come sua madre l’ha descritta: le spalle sono larghe e forti, i capelli presentano sprazzi di grigio, ma meno di suo zio, e qualche ciocca ancora dorata si illumina flebilmente alla luce delle fiamme.
-Se vuoi tendere un agguato non dovresti avvicinarti con passi così pesanti ragazzo, sai? – dice Jaime, interrompendo il filo dei suoi pensieri.
Con il cuore che gli rimbomba nelle orecchie James risponde:
-Come hai capito che sono un uomo? Potrei essere chiunque. –
Il suo interlocutore si alza dalla sedia e si volta ad affrontarlo, con la spada in pugno: mentre lo studia con i suoi occhi verdi e si muove lentamente in cerchio intorno a lui, Jaime Lannister sembra davvero un leone che punta la preda.
-I tuoi passi sono troppo pesanti, ed inoltre c’è sempre il fruscio del vestito contro il terreno che accompagna una donna; non che ormai la lezione ti serva più, se sei qui. -
La Strega Rossa è stata chiara, lui non ha molto tempo, ma finché lei lo proteggerà i morti non potranno toccarlo, quindi non è davvero preoccupato quando vede suo padre avanzare e caricarlo; tuttavia sua madre lo allena da anni alla spada, e James può solo ubbidire all’istinto di estrarre la propria arma e prepararsi all’impatto delle lame imminente.
Le due spade passano una attraverso l’altra, generando un’espressione di stupore sul viso del Leone di Castel Granito, che si intensifica quando realizza qual è la spada che James ha in mano.
-Perché hai quella spada? – chiede, inchiodandolo con lo sguardo sul posto.
James pronuncia la frase seguente quasi in un sussurro, mentre rinfodera Lamento di Vedova.
-Me l’ha donata il cavaliere per cui ho fatto da scudiero dopo la mia nomina: prima la usava lui. E prima ancora di lui questa spada apparteneva a mio padre. -
Jaime spalanca gli occhi, incredulo, e muove due passi incerti verso di lui: - Tua madre… -
-Ser Brienne di Tarth, la Stella del Vespro. –
Suo padre trema dalla testa ai piedi, e James si rende conto che anche lui sta tremando nello stesso modo, se non più forte.
-Dimmi il tuo di nome, ragazzo, o vuoi aspettare e vedere se morirò nuovamente di infarto? Non ti nascondo che è una cosa assai probabile. -
-James Selwyn Tarth. – risponde l’interpellato, soffocando una risata nervosa.
Jaime sorride:
-Ti ha dato il nome di tuo nonno. –
-Sì, insieme ad un nome che assomigliasse al tuo. –
-Come ha coperto la tua nascita? Voglio dire chi è tuo padre agli occhi del mondo? –
-Non si è mai sposata se è questo che vuoi chiedermi: Re Bran mi ha reso l’erede legittimo di Tarth e tanto è bastato per mettere a tacere tutti; quando ero più piccolo semplicemente mio padre era uno sconosciuto: ora che sono adulto lei dice che la somiglianza è troppa per sbagliarsi. –
Suo padre lo guarda, sorpreso:
-Brandon Stark siede sul trono di spade? –
-A dire il vero il trono non esiste più, l’ultimo drago lo ha sciolto in una vampa di fuoco prima di scomparire nelle terre al di là del mare con il corpo esanime di Daenerys Targarien, ma non è per questo che sono qui. – si affretta ad aggiungere James, notando la profonda confusione del suo interlocutore. – Non ho molto tempo e ci sono domande che voglio porti. –
Jaime annuisce, riportando i suoi occhi verdi in quelli del figlio, dopo averli lasciati vagare sulla sua figura.
-Mia madre dice che non sapevi che fosse incinta, la notte in cui te ne sei andato da Grande Inverno, perciò io te lo chiederò ora, e vorrei che tu fossi onesto con me: se lo avessi saputo, sarebbe stata una motivazione sufficiente per restare? – ha ripreso a tremare, ha paura della risposta che otterrà.
Lo sguardo del Lannister si tinge di una strana malinconia:
-È questo che crede Brienne? Che lei non fosse abbastanza e che per questo io me ne sia andato? -
James scuote la testa:
-Lo zio Tyrion le ha raccontato la verità qualche anno dopo la tua morte, quando ci ha raggiunto a Tarth e ha scoperto la mia esistenza. Prima di allora però credo di sì, credo che fosse il motivo per cui la ricordo triste, almeno nei miei primi anni di vita. –
-La risposta alla tua domanda è no, anzi, sarebbe stata una motivazione in più per partire di quante ne avessi già. – prima che possa interromperlo Jaime prosegue – Non sono andato ad Approdo del Re per combattere al fianco della mia gemella, sono partito per mettere fine al suo regno e proteggere così tua madre: se Cersei avesse scoperto cosa era successo tra noi e avesse in qualche modo miracoloso vinto la guerra contro la Madre dei Draghi, io e lei non avremmo mai avuto pace. Io non avrei mai avuto pace se le fosse accaduto qualcosa, qualunque cosa per causa mia. Nonostante tutto ciò che ho perso il giorno della battaglia sono felice di sapere che ho contribuito a proteggere anche te. –
Improvvisamente James sente un macigno sollevarsi dal petto, e le ginocchia minacciano di cedere sotto il peso di questa confessione: tutti questi anni a domandarsi se avrebbe potuto essere davvero amato da quel padre misterioso e mai conosciuto lo hanno consumato, impedendogli a volte di dormire la notte. Ora finalmente ha una risposta e sa che può finalmente andare avanti.
 
-La spada. – Jaime interrompe il filo dei suoi pensieri – Hai detto che l’hai ricevuta quando sei diventato cavaliere: chi la aveva prima? –
-Ser Podrik. – risponde James con un sorriso – sono stato il suo scudiero per diversi anni, prima di guadagnarmi il mio titolo. Ha preso il posto di Arya Stark come Capitano delle Guardie Reali quando lei ha deciso di salpare per i mari ad ovest di Westeros. –
-Immagino che sia stata tua madre a nominare lui, invece. –
Non c’è davvero bisogno di una risposta, non era così difficile da immaginare dopotutto.
-E Brienne è felice, ora? - gli chiede ancora suo padre, per riempire il silenzio.
-Regna su Tarth dalla fine della guerra, si allena ancora tutti i giorni, e fino a qualche anno fa mi mandava ancora a gambe all’aria durante i duelli. –
Jaime ride, e con la voce piena di orgoglio gli dice:
-Non mi sarei mai aspettato niente di meno dalla mia donzella. Ma non è questo che intendevo chiederti, ragazzo: ha trovato chi la amasse come merita? –
James arrossisce appena, imbarazzato all’idea di discutere della vita privata di sua madre, sia pure con l’uomo che ha contribuito a metterlo al mondo.
-Per quel poco che ne so ci sono stati dei pretendenti nel corso degli anni, ma non li ha mai considerati: persino Podrik e lo zio Tyrion si sono offerti di sposarla e riconoscermi come figlio, per mettere finalmente a tacere tutti quei Lord che avanzavano pretese di possesso su Tarth, chiedendo che alla sua morte passasse a loro visto che un figlio bastardo non può ereditare. – con gli occhi fissi in quelli di suo padre, l’erede della Stella del Vespro non può fare a meno di mettere da parte qualunque remora avanzasse la sua coscienza per continuare a raccontare, cercando di coprire in poche frasi gli avvenimenti degli ultimi trent’anni. – Uno di loro, quando avevo dieci anni, pensò che disfarsi di me fosse un buon metodo per convincerla a sposarlo e generare un altro erede; venne in visita e mi convinse di conoscere mio padre, di averlo visto al porto mentre saliva su una nave e che l’unico motivo per cui non lo avevo mai visto era che mia madre voleva impedirlo. –
Il Leone di Castel Granito serra i pugni e la mascella mentre lo ascolta parlare.
-Lo seguii fino al molo, dove mi indicò uno dei tanti mercantili che stavano sparendo all’orizzonte: disperato mi gettai in acqua; sapevo nuotare, ovviamente, chiunque viva su un’isola deve imparare a nuotare prima ancora che a camminare, ma il mare non era calmo e la corrente mi trascinò in malo modo contro gli scogli aguzzi. Sbattei la testa – dice indicandosi la cicatrice pallida che gli attraversa la tempia destra – ricordo di aver realizzato con terrore che sarei morto, e che avrei solo voluto essere tra le braccia di mia madre. Naturalmente lei era lì: appena si era resa conto della nostra assenza si era precipitata alla mia ricerca. –
James sospira, prima di riprendere il racconto: comincia a sentire freddo, anche se è coperto dalla testa ai piedi con abiti caldi ed è davanti al fuoco.
-Io avevo perso i sensi, da ciò che poi Podrik mi ha raccontato si è gettata in mare per recuperarmi, e anche lei ha dovuto faticare non poco contro la corrente per riuscire a tornare sul molo; nell’istante in cui ha posato i piedi a terra e mi ha affidato alle cure di Pod, si è immediatamente lanciata su quell’uomo: sono convinto che lo avrebbe ammazzato a mani nude se i nostri soldati non fossero arrivati a strapparlo dalla sua presa. –
Il suono che suo padre emette è qualcosa a metà tra uno sbuffo ed un ringhio compiaciuto: James ha quasi l’impressione che l’orgoglio e l’affetto di quest’uomo per sua madre siano tangibili quanto una presenza fisica; forse, dopotutto, sua madre non si è più sposata perché non ha mai trovato qualcuno che l’amasse come l’ha amata Jaime Lannister.
-È stato allora che Re Bran mi ha riconosciuto come erede legittimo, mettendo fine a tutti i problemi, almeno su quel fronte: in conclusione però, temo di non saper rispondere alla domanda. –
Jaime annuisce, pensieroso, mentre suo figlio sente aumentare il gelo.
Il tempo che ha a disposizione sta finendo, ma ci sono così tante altre cose che vorrebbe dirgli: vorrebbe sedersi accanto al fuoco con lui e raccontargli tutta la sua vita, e poi ascoltare la storia di suo padre dalle sue labbra; sa che non può e di questo si rattrista enormemente.
-Temo che sia tempo per me di tornare indietro, ma prima di andare devo chiederti anche questo. –
Jaime lo guarda incuriosito, le sopracciglia aggrottate e la testa inclinata leggermente da un lato, specchio preciso della sua abitudine, che lo porta a chiedersi quanto di suo padre sia visibile in lui per sua madre: quante volte il cuore le salta un battito nel petto quando lui compie un’azione che lo ricorda anche vagamente?
-Sto per diventare padre, e con il tuo permesso vorremmo dare il tuo nome al bambino, se fosse un maschio. –
-Mi lusinghi, James, ma non sprecare questa opportunità: scegli un nome che valga la pena essere ricordato. –
-Per me il tuo lo è, padre. – la risposta è quasi un sussurro, ma Jaime la ode comunque e gli sorride, malinconico.
Lentamente una misteriosa forza comincia ad attrarlo lontano da lì, e James inizialmente lotta per restare << soltanto un altro istante, uno solo ancora >> implora mentalmente la strega.
Suo padre si avvicina, lo segue fin quando riesce:
-Di a mio fratello che non è mai stato un mostro: lui è forse l’unico umano della nostra dannata famiglia. E sii buono con tua madre, non farla soffrire, lei è fin troppo preziosa per il mondo. – Incapace di fare altro James annuisce, mentre torna a sentire l’acqua gelida contro la pelle nuda e i polmoni si svuotano di colpo.
 
Riemerge dalla vasca annaspando: suo zio gli è subito accanto, la Strega Rossa si volta e gli passa i teli per asciugarsi, dopo di che afferra un sacchetto di monete poggiato sul tavolo ed esce senza una parola.
-Sei tutto intero ragazzo? Dimmi di sì, non mettere alla prova i nervi del tuo vecchio zio adorato. –
Il giovane gli sorride e annuisce, riferendo le parole che ha udito da Jaime per suo fratello; Tyrion gli sorride con gratitudine e gli occhi lucidi, poi lo esorta ad uscire dalla vasca e a vestirsi in previsione del viaggio verso casa.
Dopo aver lasciato quella stanza cupa e fredda impiegano settimane per attraversare il Mare Stretto e fare rotta verso Tarth; quando finalmente l’imbarcazione entra nel porto sul molo ad attenderli c’è Brienne, la cui sola postura emana profonda collera e preoccupazione.
Quando James scende dal pontile lei gli è addosso:
-Cosa diavolo credevi di fare, James Selwyn Tarth? Io e tua moglie siamo morte di preoccupazione in questi mesi in cui sei stato lontano! – lo stringe in un abbraccio ferreo, che si trasforma lentamente in una morsa disperata -Non osare mai più allontanarti in questo modo da casa! –
Un attimo dopo il suo sguardo si concentra su Tyrion, che è rimasto a distanza di sicurezza sulla nave:
-E quanto a te – James è certo di non averla mai sentita rivolgersi a suo zio con questo tono: sua madre sta letteralmente ringhiando – se ti azzardi anche solo a posare un piede sulla mia isola ti assicuro che sarà l’ultima cosa che farai, Tyrion Lannister, che tu sia la mano del re ha poca importanza. –
-Non sono riuscito a dissuaderlo e ho pensato che fosse meglio non lasciarlo andare da solo. – protesta debolmente l’accusato.
Questo tentativo di difesa lo espone solo maggiormente alla furia della signora di Tarth:
-Avresti dovuto parlare con me! Non importa quale razza di rapporto esclusivo e amichevole tu abbia con mio figlio: se vuoi tenere la testa sul collo le decisioni che lo riguardano le discuti con me! –
James all’inizio vorrebbe intervenire: dopotutto alla veneranda età di 35 anni è convinto di poter prendere alcune decisioni da solo, senza che altri decidano per lui; tuttavia lo sfogo di Brienne è dovuto alla pura e semplice preoccupazione, lo protegge da tutta la vita e lo ama più di ogni altra cosa al mondo, questo lui lo sa.
“Sii buono con tua madre.” è il monito che gli risuona nella mente.
Così l’erede della Stella del Vespro la abbraccia, e lentamente la induce alla calma:
-Sono qui, mamma, sono qui e sto bene, va tutto bene. – le mormora con dolcezza.
Brienne lo stringe a sua volta, dondolandosi con lui tra sospiri di sollievo che lentamente si trasformano in brevi singhiozzi.
Dopo un tempo che sembra infinito si separano, e lei lo guida per mano verso Evenfall Hall, permettendo anche a Tyrion di scendere dalla barca:
-C’è una tempesta in arrivo, non potrai salpare fino a domani sera. – gli dice come giustificazione – ma fossi in te dormirei comunque con un occhio aperto. –
Lo zio si tiene a debita distanza, mentre tutti insieme si dirigono verso casa; James sorride tra sé e sé: tra poco rivedrà finalmente sua moglie, ha un bambino in arrivo e ha finalmente chiuso i conti con le ombre del passato.
Non è certo di aver comunque compreso i motivi che hanno spinto suo padre a partire quella notte, lasciando sua madre sola nel gelo del Nord, avrebbe potuto scegliere di restare, ma dopotutto va bene così: mentre Lamento di Vedova gli batte contro il fianco James pensa che lui sarà un buon padre anche per chi non ha potuto esserlo con lui, ma ha sacrificato sé stesso per un mondo migliore che ora prospera.
 
 
 
 
 
 
  
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