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Autore: echois    06/06/2019    2 recensioni
Dopo essere riuscito a organizzare un fortunato appuntamento per uno dei suoi migliori amici, Georg, ben presto si diffonde la voce che Bill sia diventato un organizzatore di incontri (ma c'è anche la versione che lo definisce organizzatore di scopate). Ma così impegnato a trovare per gli altri il vero amore, riuscirà a trovare il suo oppure dovranno intervenire i suoi migliori amici, Georg e Gustav?
[TomxBill]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Cupid.
 
 
Capitolo 1.
L’appuntamento di Georg.
 
 

“Che divertente” esclamò ironicamente Bill, alzò gli occhi al cielo e sospirò. “Dimenticavo che oggi era venerdì, il giorno più divertente della settimana! Se me lo aveste ricordato, ragazzi, mi sarei preparato a morire dal ridere” Puntò gli occhi su due ragazzi, seduti l’uno accanto all’altro, intenti a sghignazzare.
 
“Bill, non puoi rimanere lì impalato per il resto della lezione, siediti” lo ammonì un ragazzo dai lunghi capelli biondo cenere chiusi in dreadlocks e raccolti in una disordinata coda alta. Indossava una felpa rossa di qualche taglia più grande, al punto che copriva quasi completamente le sue mani che reggevano un libro ingiallito. Il ragazzo, il cui nome era Tom, non aveva puntato lo sguardo su Bill nemmeno una volta, quest’ultimo gli mandò un’occhiataccia e incrociò le braccia.
 
“Non mi siederò finché tu non alzerai il tuo culo dal mio posto. Anzi, dal posto di Georg. Georg!” chiamò il nome dell’amico e guardò il ragazzo dai lunghi capelli castani che ricadevano lisci sulle sue spalle. “Come cavolo osi coinvolgere quest’essere nei tuoi infantili scherzi? Anzi, nei vostri infantili scherzi!” Adesso la vittima dello sguardo malefico era il ragazzo dai capelli corti e biondi con gli occhiali, Gustav.
 
“Oh, Dio, sono solo le otto e già starnazzi come una gallina. Siediti!” esclamò Tom e finalmente alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, lo puntò su Bill e poi si aprì in un sorriso che aveva un che di divertito. “Sarà divertente passare una giornata di lezione in tua compagnia”
 
Bill corrugò la fronte e guardò il ragazzo, buttò lo zaino sul posto vacante accanto a lui. “Il fatto che io mi sieda accanto a te non deve essere frainteso: sono stato obbligato, perché se avessi il controllo delle cose, ti starei lontano metri. I miei sentimenti per te, comunque, non cambiano: ricordati che ti odio” disse e finalmente decise di sedersi.
 
Ogni venerdì i suoi due migliori amici, Georg e Gustav, al momento seduti dietro di lui, decidevano di fargli uno scherzo. Erano scherzi di pessimo gusto che molte volte costringevano Bill a qualche seduta di yoga per evitare di diventare violento verbalmente e fisicamente nei loro confronti. Tuttavia, nonostante Bill fosse la persona più zen del mondo, delle volte non riusciva a controllarsi e inevitabilmente inveiva contro i suoi migliori amici, chiamandoli nei peggiori modi possibili. Georg, Gustav e Bill erano amici sin da piccoli: si erano incontrati all’asilo e d’allora erano diventati inseparabili. Erano cresciuti insieme, avevano condiviso tutto e Bill si era ritrovato molte volte a sfiorare la pazzia e l’infermità mentale a causa loro, ma non riusciva proprio a immaginare una vita senza che i suoi due amici gli rompessero le palle giornalmente.
 
“Bill!” esclamò Georg nel suo orecchio destro, il moro, preso alla sprovvista, sussultò. “Ora ti sei fatto un nuovo amico! Non sei contento?”
 
“Preferirei essere solo al mondo piuttosto che essere amico di quest’essere” disse Bill, poco intenzionato a sussurrare e speranzoso di essere ascoltato dal ragazzo accanto a lui. Tom, infatti, senza staccare lo sguardo dal libro che stava leggendo, ridacchiò. Anche lui e Bill si erano conosciuti all’asilo, ma i due erano nemici storici. Tom non sapeva esattamente perché, dato che Bill non gli aveva mai spiegato il motivo del suo rancore, ma l’odio del moro divertiva estremamente Tom, che amava vedere lo strano concetto di vendetta di Bill.
 
Bill sospirò e decise di ignorare il fatto che il posto che normalmente occupava Georg, quello accanto a sé, era stato occupato dal suo arci-nemico per il volere dei suoi migliori amici nel giorno degli scherzi-a-Bill. D’altronde, la sua istruttrice di yoga, Natasha, gli stava giusto insegnando a lasciar scivolare le cose negative, affinché non rovinassero le sue vibrazioni positive. Aprì il suo zaino e cacciò il quaderno di matematica, lo sfogliò e gemette. “Gustav, mi passeresti i compiti di matematica?” chiese Bill senza girarsi.
 
“C’erano da fare compiti di matematica?” chiese l’amico a sua volta.
 
“Cosa?” esclamò Bill e si girò a guardare i suoi due amici. “Non è possibile che per una volta che dimentico di fare i compiti voi mi abbandoniate! Non è nemmeno possibile che senza me che remo questa barca affonda! Ragazzi, ci vuole collaborazione! Questa catena ha tre anelli, non ci sono sempre io, e poi—”
 
“Se smetti di urlare, puoi copiare i miei compiti” disse Tom e i loro sguardi si incrociarono.
 
Bill corrugò la fronte. “È un modo per seppellire l’ascia di guerra?” chiese, diffidente nei suoi confronti.
 
“No, è un modo per salvaguardare il mio udito” disse e chiuse il libro, portò il suo zaino sul banco, frugò un po’ e poi porse un quaderno verde a Bill. 
 
“Accetto solo perché non voglio essere bocciato, perché essere bocciato equivale a rimanere ancora un po’ in questo posto infernale. I miei sentimenti per te—”
 
“Non cambiano, sì, lo so” disse e sorrise, scosse il capo e ritornò a leggere, aspettando che la lezione iniziasse. Bill indugiò per un po’ con il suo sguardo su di lui prima di iniziare a copiare gli esercizi.
 
 
*
 
 
Aprì la confezione di tabacco e prese un filtro, se lo mise tra le labbra. Prese una cartina e mise un po’ di tabacco, distribuendolo per bene per l’intera sigaretta. Prese il filtro tra le labbra e lo mise alla fine della sigaretta, se la portò di fronte gli occhi e la rollò, sistemando talvolta con le dita il tabacco. Leccò la cartina e la chiuse, cercò l’accendino nelle tasche e quando trovò si accese la sigaretta, aspirò il fumo.
 
Il sole di marzo brillava alto nel cielo, non era caldo, ma permetteva comunque ai ragazzi di passare l’ora di pranzo fuori. I tre amici si erano nascosti sulle scale di emergenza, dove avrebbero potuto fumare senza che il preside avesse visto loro. Un leggero vento scosse i capelli di Bill, la cui sigaretta si spense, quindi si rimise alla ricerca dell’accendino.
 
“Ragazzi, esattamente in questo giorno, due anni fa, Angela mi chiedeva una pausa dalla nostra relazione. D’allora non si è ancora fatta viva. Credete che mi abbia lasciato?” piagnucolò Georg, guardò prima Gustav e poi Bill, che si girò dando le spalle al vento per accendere la sigaretta.
 
“Dio, se avessi saputo che oggi non solo era il giorno facciamo-uno-scherzo-demente-a-Bill, ma anche il giorno deprimiamoci-e-piangiamo-sulle-nostre-ex, sarei rimasto a casa” disse il moro, la sigaretta tra le sue labbra gli impediva di parlare, ma le sue parole di offesa arrivarono chiare alle orecchie dei suoi amici.
 
“Ma no, Georgy,” Georgy era il soprannome che Gustav aveva trovato a Georg e con il quale lo chiamava quando voleva essere consolato. Bill lo trovava molto stupido e soprattutto gay (ovviamente aveva fatto sentire la sua opinione in proposito, non che i suoi due migliori amici avessero tuttavia smesso di credere che il soprannome Georgy fosse accettabile) ma in qualche modo riusciva sempre a far sentire Georg meglio. Gustav gli mise una mano sulla schiena e lo accarezzò impercettibilmente, Georg abbassò lo sguardo, amareggiato. “Le pause nelle relazioni possono durare anche anni ed è assolutamente normale. Ad esempio, ti ricordi quel ragazzo della nostra scuola, Edward? Bene, lui si è preso tre anni fa una pausa dalla relazione con la sua ragazza Amber e non sono ancora tornati insieme”
 
“Questo perché Edward si è rivelato essere gay” s’intromise Bill, Georg lo guardò alzando le sopracciglia e sospirò, ritornando a guardare i propri piedi. Gustav gli lanciò uno sguardo di rimprovero.
 
“Questo vuol dire che devo obbligatoriamente diventare gay?”
 
“No, Georg! Non funziona così l’omosessualità!” disse il moro e alzò lo sguardo al cielo. Faceva tanto il duro ma non riusciva a sopportare che uno dei suoi amici, specialmente Georg, stesse male. “Georgy” lo chiamò, utilizzando per la prima volta quel soprannome, ma pensò fosse adatto alla situazione. “Oramai è finita. Ho sentito che Angela è andata in vacanza non con un uomo, non con due, ma con tre. Non c’è nessuna speranza che ritorni da te”
 
“E ora cosa faccio?” chiese e lo guardò, sull’orlo delle lacrime. Almeno aveva imparato a trattenersi quando parlava di Angela, dato che prima scoppiava a piangere istericamente.
 
Bill lasciò che Gustav lo consolasse, guardandosi in giro e pensando a cosa poter fare per aiutare l’amico. Improvvisamente gli venne in mente il tipico modo per aiutare un amico il cui cuore era spezzato: chiodo schiaccia chiodo! Ovviamente il moro non si aspettava che Georg si buttasse a capofitto in un’altra relazione, ma sperava che uscire con nuova gente – magari anche fare sesso con nuova gente – avrebbe aiutato l’amico a non pensare ad Angela fino a dimenticarla. Bill sorrise e guardò l’amico, nuovamente in lacrime per la donna che aveva amato tanto.
 
“Georg, mi è venuta in mente una soluzione al problema!”                                                                   
 
“Troppo tardi: io e Gustav abbiamo già deciso che proverò a far sesso con un ragazzo e a farmelo piacere”
 
“Cosa? No, idiota! Il mio piano non implica un tuo cambiamento di sessualità. Ma poi, quante volte ti devo dire che i gay non funzionano così?!”
 
“Allora, se non devo cambiare sessualità, parla! Sono tutto orecchie. In fondo la vagina mi piace abbastanza” gli disse l’amico e lo guardò, Bill alzò gli occhi al cielo.
 
“Sai, c’è una ragazza molto carina che viene a fare yoga con me, il suo nome è Jilian. Lei si lamenta sempre di come vorrebbe avere un ragazzo ma di come non riesca a trovarne uno. Potrei combinare un appuntamento!” esclamò e Georg lo sguardò, aveva finalmente smesso di piangere, nonostante i suoi occhi fossero ancora rossi e un po’ gonfi.
 
“Davvero lo faresti, Bill? Per me?” gli chiese l’amico e Bill sorrise, aspirò per l’ultima volta la sigaretta e poi la gettò in terra.
 
“Farei di tutto pur di non vedere più la patetica scena di te che piangi e ti fai chiamare Georgy da Gustav”
 
 
*
 
 
Per la prima volta da quando si era iscritto a yoga qualche anno prima, Bill andò a lezione per un obiettivo diverso rispetto a quello di scaricare lo stress e cercare di non uccidere né Georg né Gustav. Fortunatamente Jilian era lì, indossava dei pantaloni da yoga grigi che gli fasciavano molto bene il corpo allenato, una maglia a maniche a giro e delle sneakers nere. I suoi lunghi e lisci capelli biondi erano legati in una coda alta, sebbene vi sfuggissero alcune ciocche, e il suo viso, così grazioso a dir la verità, era invece privo di trucco.
 
Aveva steso il suo tappetino vicino a Bill e aveva iniziato a parlare con lui prima della lezione, lamentandosi per l’ennesima volta di come non riuscisse a trovare l’uomo giusto, quasi come se avesse letto nella mente di Bill. Il moro, però, questa volta non le rispose, come al solito, che sarebbe arrivato il suo grande amore, ma lanciò la carta che nascondeva nella manica e lei, sorprendentemente, così graziosa, accettò di uscire con la bestia che era Georg.
 
Il pomeriggio dopo la lezione di yoga, Bill si ritrovò a casa di Georg insieme a Gustav. Erano nella camera del ragazzo, Bill era seduto sul letto vicino a Gustav a gambe incrociate mentre Georg, ansioso nonostante l’appuntamento fosse previsto per molte ore dopo, camminava avanti e indietro per la stanza.
 
“Ragazzi, sono così ansioso. È da tanto tempo che non esco con una ragazza. Cosa devo fare se lei mi rifiuta o se non le piaccio?” disse Georg, esplicitando i suoi dubbi ai suoi amici.
 
“Sarà sempre meno imbarazzante di quel periodo in cui pensavi che i Panic! at the disco fossero la band più figa di tutti i tempi e non facevi altro che indossare le loro magliette. Ti ricordi che hai scritto anche una lettera al cantante? Oh, Dio, me lo ricordo come se fosse ieri. Hai iniziato la lettera con ‘Egregio signor Brendon Urie’” disse Bill e scoppiò a ridere ripensando a quel periodo durato tre mesi.
 
“Bill! Non stai aiutando. E poi quello è successo l’anno scorso, adesso sono una persona completamente nuova” si giustificò Georg, guardando le pareti dove un tempo c’erano i poster dei Panic! at the disco.
 
“No, tesoro, è successo due mesi fa!” esclamò Bill con un sorriso sulle labbra, alla fine scoppiò nuovamente a ridere.
 
L’amico lo guardò ridere ringraziando mentalmente Gustav per essere la persona più seria di quel gruppo e dunque per farsi trascinare difficilmente nelle stronzate di Bill.
 
“Ti ricordi quando ordinò lo zaino dei Panic! at the disco e invece si rivelò essere una truffa e gli spedirono un album da colorare?” gli ricordò Gustav e Bill continuò a ridere, Georg mandò un’occhiataccia prima a uno e poi all’altro.
 
“Okay, basta, possiamo pensare al mio appuntamento imminente e non a una fase superata e oltrepassata?” chiese l’amico e si andò a sedere anche lui sul letto, sbuffò. Bill si avvicinò a lui e gli mise le mani sulle spalle, assicurandosi di avere lo sguardo e la completa attenzione dell’amico.
 
“Georg, Jilian è una donna di classe. Questo implica che non farai nessuna battuta volgare, né dirai nessuna parolaccia. I complimenti vanno bene, purché si basino su alcune sue caratteristiche non sessuali, quindi niente complimenti sulle tette, né su—beh, qualsiasi cosa tu trovi sessuale in una donna” Georg si aprì in un sorriso e gli fece l’occhiolino più volte, Bill roteò gli occhi. Erano troppo diversi, l’appuntamento sarebbe andato sicuramente male. Avrebbe dovuto pensarci prima di proporlo a Georg. “Inoltre, terminato il primo appuntamento, non potrai farci sesso, né baciarla. Per i baci notoriamente si aspetta il terzo appuntamento, mentre per il sesso—ecco, non lo so, ma sicuramente non al primo!”
 
“Non preoccuparti, Bill, vai sul sicuro con me” gli disse e Bill si preparò mentalmente a consolare l’amico per il fallimento del suo appuntamento.
 
 
*
 
 
Quando Bill entrò nella classe di matematica il giorno dopo notò che il banco vicino al suo non era più occupato da Tom, ma non era occupato ancora nemmeno da Georg. Individuò Gustav e si andò a sedere al banco, presto l’amico lo raggiunse. I due, senza rivolgersi la parola, lessero la preoccupazione l’uno sullo sguardo dell’altro.
 
“Hai sentito Georg?” chiese Bill, prese il suo zaino da terra e lo poggiò sul banco, lo aprì per prendere il suo quaderno di matematica. Gustav scosse il capo e si andò a sedere accanto a lui.
 
“No, né una telefonata, né un messaggio. Tu, invece?”
 
“Nemmeno io” disse e aprì il quaderno, lo sfogliò a lungo finché non trovò i compiti di matematica che aveva fatto il giorno precedente. “Oh, Dio, riprenderà a piangere ininterrottamente una settimana e a spendere tutta la sua paghetta in cioccolata e caramelle gommose. Gli hai buttato il CD di All by myself di Celine Dion, vero?”
 
“Sì, ma  non sono riuscito a strappargli via il DVD di Via col vento e di Titanic” gli disse l’amico, Bill poggiò la fronte contro il banco. “Comunque, c’erano compiti di matematica?”
 
“Certo che c’erano compiti di matematica! Dio, ma perché voi due dovete essere così ignoranti? Sì, c’erano compiti di matematica! È incredibile come questa catena sia sorretta da un unico anello, cioè io! Allora smettiamo di definirla catena e iniziamo a chiamarla cerchio, in cui io sono il centro e tutti i lati!”
“Bill, ti stai confondendo con i triangoli”
 
“Gustav, non farmi riprendere la mia disquisizione sui triangoli isosceli, perché—-” Bill probabilmente stava per ricominciare la sua orazione sui triangoli isosceli, un’orazione che aveva cominciato tempo prima e aveva portato avanti per giorni, ma fu interrotto dalla vista di un Georg che, cupamente, entrò in classe. Gustav s’alzò immediatamente e il ragazzo prese silenziosamente posto vicino a Bill. Mise il suo zaino sul banco, i suoi due amici osservavano ogni sua piccola mossa. Georg sembrava triste, al punto da non parlare, ma nessuno dei due si decideva a chiedergli come stesse.
 
Fu Bill il primo a prendere la situazione e a chiedergli: “Com’è andato l’appuntamento?”.
 
Georg puntò lo sguardo su di lui e Bill si fece il segno della croce, non era pronto a perdere decibel a causa del pianto incessante e delle urla strazianti di Georg, ma se questo era quello che il Signore gli aveva messo sulla strada, allora voleva dire che era abbastanza forte da superarlo. In ogni caso aveva risparmiato abbastanza soldi per andare in Brasile, a Rio de Janeiro, dove avrebbe potuto rifarsi una vita lontano dai suoi amici all’insegna della sanità mentale, una cosa che lui aveva dimenticato ormai da anni.
 
Inaspettatamente Georg si aprì in un enorme sorriso e scostò il colletto della sua maglia per far intravedere un’enorme chiazza violacea sul suo collo. “Benissimo! Abbiamo fatto sesso” esclamò, contento e grato a Bill per l’appuntamento. Il moro non sapeva se fosse più scioccato dal fatto che le sue orecchie fossero apposto, che l’appuntamento fosse andato bene o che Georg non gli avesse dato nemmeno un po’ retta, andando a letto con lei. Tra i mille sentimenti e più che poteva provare in quel momento, scelse di arrabbiarsi per l’ultima opzione.
 
“Georg, brutto scimmione! Ma non mi ascolti quando parlo? Ti avevo detto niente sesso al primo appuntamento! Dio mio, mi domando come mai io perda ancora tempo a parlare con te, dato che nel cervello non hai niente se non un salmone che attraversa il fiume per accoppiarsi!” urlò, ma Georg era troppo contento perché le sue parole offensive potessero anche lontanamente tangergli – non che normalmente si lasciasse abbattere dalle critiche dell’amico.
 
“Ragazzi, è stato spaziale! Siamo andati avanti tutta la notte e lei mi ha detto che le farebbe piacere rivedermi. Capite? Lei vuole rivedermi!” esclamò l’amico e Bill sprofondò nella sedia, decise di stare zitto perché comunque non l’avrebbe ascoltato.
 
Mentre Bill era impegnato nel tentativo di ignorare l’amico, improvvisamente Georg si alzò e urlò a tutti i suoi compagni di corso: “Ragazzi, se volete incontrare una persona speciale rivolgetevi a Bill! Mi ha aiutato a scopare dopo due anni che non lo facevo. Funziona, fidatevi di me!”
 
“Georg, che cazzo— Siediti!” Il moro tentò di far sedere il suo amico, ma era ormai troppo tardi: una folla incuriosita e alla ricerca del vero amore – o, più probabilmente, di una scopata – si era riunita intorno al loro banco. Una parte di loro chiedeva informazioni a Georg e questo era ben felice di rispondere alle loro domande, dando loro informazioni sull’ottimo lavoro che aveva fatto l’amico e sul suo appuntamento; un’altra parte, indifferentemente uomini e donne, invece si dichiarava a Bill pronto a trovare il vero amore. Il moro pensò che forse perdere qualche decibel sarebbe stata un’idea migliore, anche perché così avrebbe avuto una scusa per ignorare i suoi amici. Sprofondò nel suo banco, prese il telefono dal suo zaino e inviò un messaggio alla sua istruttrice Natasha, informandolo che quella sera sarebbe venuto a lezione.


​Chapter End Notes:
​Erano secoli che non pubblicavo una FF! Non so ogni quanto possa pubblicare, impegnata nella scrittura della tesi come sono, ma spero di fare del mio meglio. Spero che la storia vi piaccia, è qualcosa che mi è venuta in mente guardando il mio film preferito, Clueless: le persone che organizzano incontri trovano l'amore alle altre persone, ma se lo facessero semplicemente perchè hanno troppa paura di cercare il proprio?
​echois xx
   
 
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