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Autore: TheManiae    09/06/2019    3 recensioni
«Che brucino tutti e che svaniscano nella cenere! In questa storia...»
«...contiamo solo noi.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel Agreste, Nathalie Sancoeur
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ladybug sconfigge il male!» esclamò l'eroina, chiudendo la malefica Akuma nello yoyo. Quando lo riaprì, le ali della creatura si erano ripulite dal peccato e dall'oscurità, tornando a splendere come fossero fatte di stelle. La farfalla spiccò il volo e sparì nel cielo azzurro. 

«Ciao ciao farfallina» disse Ladybug, lanciando in aria l'oggetto che aveva usato per sconfiggere l'akumizzato. Questo si trasformò in pura energia nera e rossa, che volteggiò per la città a riparare i torti inflitti da Papillon. «Miraculous Ladybug!»

«Ben fatto» dissero in coro lei e Chat Noir, sorridendo e dandosi il pugno. I due eroi corsero via, tornando alle loro vite normali.






Dall'altra parte della città, chiusi dentro il loro osservatorio, i due nemici numero uno di Parigi osservavano l'ennesima disfatta dei loro piani. Mayura strinse i pugni e serrò la mascella. «Dannati mocciosi» mormorò a denti stretti, con rabbia. 
Accanto a lei, Papillon appariva strano. Non disse nulla, non lanciò minacce o promesse di vendetta di nessun genere.

Rimase fermo, lo sguardo fisso verso la finestra, senza guardarla. Chiuse gli occhi, sospirando. «Nooroo, detrasformazione.»

Il costume viola e nero si dissolse nell'aria, lasciando il posto all'elegante abito bianco che Gabriel portava sempre. Sotto gli sguardi confusi di Mayura e del Kwami, lo stilista si allontanò, avvicinandosi a una delle pareti e appoggiandosi ad essa con la mano, la testa china verso il basso. Le akuma a terra rimasero ferme, sapendo che non le avrebbe schiacciate.

«Gabriel?» disse Nathalie, ritrasformandosi. Non apparì nessun Kwami.

«Quante volte?» chiese lui, senza voltarsi. 

La portatrice del pavone rimase a bocca aperta qualche secondo, non capendo cosa intendesse. «Quante volte?»
«Quante volte abbiamo attaccato Ladybug e Chat Noir?» La sua voce ne tradiva la frustrazione. «Quante volte abbiamo visto i nostri scagnozzi fallire contro un gruppo di ragazzini?»

«Io... non lo so» ammise lei, abbassando lo sguardo come se fosse colpa sua.

«Troppi Nathalie. Troppi.» Si voltò, e per la prima volta da anni, la donna vide il ghiaccio sciogliersi negli occhi del suo capo. «Non ce la faccio più.»

«Non disperatevi» disse lei, cercando di consolarlo. «La prossima volta andrà meglio.»

«No, non è vero. Sono più di due anni che continuo a provare e provare, e ogni volta perdo. Ancora e ancora, e ogni volta il mio sogno sembra più lontano di prima.»  Ignorando completamente ogni regola sull'etichetta, Gabriel si lasciò cadere a terra. «Forse sto inseguendo un'utopia. Il mio è un sogno irrealizzabile» mormorò guardando a terra. 

«Non dica così, non è colpa sua!» esclamò Nathalie, inginocchiandosi accanto a lui e posandogli una mano sulla spalla. «E' colpa di quei buoni a nulla. Un giorno troveremo qualcuno che saprà battere quei ragazzini.»

Lui le rivolse uno sguardo misto di rabbia e tristezza. «Quei "buoni a nulla" sono civili. Sono uomini, donne e bambini che non hanno nulla a che fare con questa guerra. E io cosa faccio? Sfrutto le loro emozioni negative. Li trasformo in criminali per i miei scopi e metto in pericolo le loro vite, assieme a quelle di tutta la città. Tutto per i miei folli sogni.»

«Capo...» mormorò Nathalie.

«Non chiamarmi così.» Si tolse la mano dalla spalla. «Sono solo uno stupido. Un folle. Un mostro.
Nathalie rimase in silenzio, osservando come il suo capo, l'uomo che rispettava e che amava, si struggeva nel proprio dolore. Avrebbe voluto stringerlo a se, baciarlo, confortarlo e farlo stare meglio. Ma non poteva tradire la fiducia della sua più cara amica.

Invece, posò dolcemente le mani sul volto di Gabriel, sollevandolo e facendo in modo che la guardasse. La paura e l'imbarazzo ribollirono nel suo animo, ma si sforzò di ignorarli, rivolgendo all'uomo parole dure. «Si, sei un mostro.»

La tensione attorno a loro si poteva tagliare con un coltello.

«Anche io lo sono. Lo siamo entrambi» aggiunse. «Abbiamo fatto cose orribili. Abbiamo minacciato e rapito. Abbiamo messo in pericolo centinaia di vite innocenti. Combattiamo contro un gruppo di ragazzini che non avranno nemmeno finito la scuola. Forse non hanno nemmeno mai amato qualcuno... e forse un giorno li feriremo, e forse dovremmo perfino ucciderli»

Gabriel la guardò in silenzio, gli occhi spalancati. 

«Il punto non è ciò che abbiamo fatto e che faremo. Il punto è: Ci importa?»

«Ma loro sono innocenti...»

«Ascoltami Gabriel, dannazione!» esclamò Nathalie, quasi sul punto delle lacrime. «Noi non siamo i buoni. In questa storia noi siamo i cattivi. Sia che vinciamo o perdiamo, il mondo ci odierà, le persone ci odieranno. Ci disprezzeranno e ci chiameranno mostri.» Ansimò e tremò, continuando a fissarlo dritto negli occhi. «Te lo chiedo di nuovo: Ci importa?»

Gabriel la guardò, ma qualcosa era diverso. Vide qualcosa che non aveva mai notato prima nei suoi occhi. Dolore, rabbia, affetto. Erano occhi pieni di emozioni, che erano sempre rimasti nascosti dietro una maschera di gelo. Esattamente come faceva lui da quando lei era morta. E quegli occhi color del cielo erano così simili ai suoi...

«No» rispose infine, dopo parecchi secondi di silenzio. La vide sorridere, e posò la mano sulla sua, notando solo adesso la delicatezza della sua pelle. Sentì il suo odore. Sapeva di lavanda e verbena. Perché non l'aveva mai notato prima?

«Grazie Nat.» Le rivolse un sorriso. «Grazie di starmi accanto.»

«Alcune persone sono unite dalla luce» rispose lei. «Altre sono unite dall'oscurità.»

Gabriel Adreste si rialzò, con un fuoco gelido negli occhi di ghiaccio. Le akuma attorno a loro si agirarono.

«Non importa cosa faremo o cosa il mondo penserà di noi» esclamò a voce alta, muovendo il braccio come per togliere un ostacolo invisibile. Alcune farfalle si alzarono in volo. «Che brucino tutti e che svaniscano nella cenere. In questa storia...»

«...contiamo solo noi» terminò lei, mettendosi accanto a lui.
Lui le sorrise. «Solo noi.»

Gabriel le afferrò una mano e la fece roteare. Dopo l'iniziale confusione e imbarazzo, Nathalie capì ciò che lui voleva fare. Gli afferrò l'altra mano, e i due criminali più pericolosi di Parigi si ritrovarono a ballare e ridere come ragazzini, danzando al ritmo di una musica che solo loro sentivano. Le Akuma si alzarono tutte in volo, una tempesta di luci bianche e rosse che esplodeva attorno a loro.


 

So let it all burn down around us
Let the cruel consume the just 
Let the sin we swim in drown us
Let the world shatter Into dust
Nothing else matters
Only us 





Nooroo osservò i due che ridevano e ballavano. Era rimasto in silenzio tutto il tempo, osservando curioso come due persone così malvagie potessero provare emozioni tanto umane.

«Solo noi» mormorò con un sorriso triste, volteggiando in mezzo alla bufera.







 
Non so bene come mi sia venuta questa idea. Ho solo ascoltato la canzone di Cersei e Jaime e bam, ho immaginato sti due danzare tra le Akuma
Inizialmente volevo fare una vera song-fic, ma ho pensato rovinasse troppo il momento intimo.
Nel caso vogliate ascoltarla anche voi, è questa qui. Attenzione, Spoiler su Game of Thrones 1-8.

https://youtu.be/GlkgmdYxiuM
Per me ci sta per Gabriel e Nathalie. Per voi?
Grazie e alla prossima.
-La Follia mi scorre nelle vene 
   
 
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