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Autore: chiaracc96    09/06/2019    0 recensioni
Credette di aver visto non una donna, ma uno spirito emergere dalla caligine, una silfide eterea e sibillina che, pur vivendo tra gli umani, apparteneva ad un altro mondo. Ebbe l'impressione di non averla vista davvero, di essersi solo immaginato quella ragazza avviluppata nella nebbia veneziana.
Lei non lo vide; rimase a metà del ponte, con i gomiti appoggiati sul parapetto e la sigaretta tra le dita, gli occhi nubilosi ad osservare l'acqua che, increspandosi, deformava la sua immagine.
La sigaretta decretò la durata del loro primo incontro. Lui lo passò pensando ad un pretesto per parlarle. Lei lo passò sperando che qualcosa rompesse il silenzio che la stava soffocando.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Esiste una storia.

Parla di un uomo che imbrigliò il tempo con pigmenti e tela; tutti i suoi colori erano fissati tra trama e ordito, circondati da una muraglia intarsiata, protetti da una cornice possente.

Parla dei vizi che corrompono, della paura del tempo che passa, del rimorso e della colpa, della paura di invecchiare.

 

Lei aveva sempre invidiato la storia di quell'uomo; se si fosse presentata l'opportunità di sicuro non avrebbe esitato: avrebbe venduto anche la propria anima per poter arrestare il viscido scorrere del tempo.

Temeva più di ogni altra cosa il ticchettio dell'orologio e il tramonto del sole. Sentiva come d'essere intrappolata in una clessidra, in attesa del momento in cui la sabbia l'avrebbe trascinata con sè nel baratro. Si nutriva con cupidigia dell'effimero per paura di non poterne più beneficiare, riempiva la sua esistenza di esperienze, anelava i rumori della vita perché riuscivano a coprire l'assordante rumore di lancette che ticchettavano in sottofondo.

Aveva la bellezza dei vent'anni e lo sguardo malinconico di una vecchia.

La prima volta che la vide successe un po' per caso: lei attraversava il rio de S. Elena, lui si trascinava per Calle Hermada godendosi la vista di una Venezia illuminata dalla luna di Maggio.

Credette di aver visto non una donna, ma uno spirito emergere dalla caligine, una silfide eterea e sibillina che, pur vivendo tra gli umani, apparteneva ad un altro mondo. Ebbe l'impressione di non averla vista davvero, di essersi solo immaginato quella ragazza avviluppata nella nebbia veneziana.

Lei non lo vide; rimase a metà del ponte, con i gomiti appoggiati sul parapetto e la sigaretta tra le dita, gli occhi nubilosi ad osservare l'acqua che, increspandosi, deformava la sua immagine.

La sigaretta decretò la durata del loro primo incontro. Lui lo passò pensando ad un pretesto per parlarle. Lei lo passò sperando che qualcosa rompesse il silenzio che la stava soffocando.

 

Si parlarono per la prima volta dopo una lezione di storia dell'architettura, davanti all'ex cotonificio. Non sapeva che fosse anche lei una studentessa, pensava fosse più giovane. O più vecchia. Non sarebbe mai riuscito a darle un'età: sembrava che quella ragazza vivesse fuori dal tempo.

Era pure riuscito a chiederle il nome.

-Caterina, piacere- fu l'asettica risposta, non ricambiò nemmeno la domanda.

-Sono Stefano ed il piacere è mio- disse quasi sussurrando, intimidito da tanta alterigia.

Non ci furono altre parole oltre a queste. Lui rimase in silenzio per paura di non essere abbastanza brillante, lei scappò dal silenzio e trovò rifugio in mezzo all'effervescente chiacchiericcio dei compagni.

   
 
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