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Autore: LadyVarana    09/06/2019    1 recensioni
Finalmente sbarcata all'università, dove la sorella gemella Amelia vuole solo partecipare a feste, cercare ragazzi e ubriacarsi, la timidissima Marguerite si ritroverà per la prima volta in 18 anni da sola. Dovrà imparare a staccarsi dal confort della sua piccola casa in Ohio e imparare a condividere la sua vita, le sue passioni e paure con ragazzi dai caratteri opposti al suo.
C'era un ragazzo nella sua camera [...]
Si rivolgeva a lei come se fossero amici da sempre, e non come se si fossero conosciuti neanche 5 minuti prima. Chi invita una persona appena conosciuta a mangiare insieme? E soprattutto chi è così strano da dare così tanta confidenza ad una perfetta estranea e ad autoproclamarsi magnifico?!
College Au [ Het!Prucan ]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Nyotalia, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C'era un ragazzo nella sua camera.

Marguerite sgranò gli occhi sobbalzando indietro facendo finire qualche ciocca bionda sul volto. Era ferma da diversi minuti sulla soglia di quella che sarebbe dovuta essere la sua camera nel dormitorio. Aveva sperato che la persona stesa su uno dei due letti nella stanza si accorgesse di lei in qualche modo andandosene, o semplicemente le spiegasse come mai era là. La sua presenza però non era stata minimamente notata, come sempre, infondo. Lentamente la ragazza uscì dalla sua presunta nuova camera e con non poca titubanza la bionda aprì il suo amato zaino di peluche a forma di orsetto bianco cercando il piccolo foglio di carta strappata che l'anziana donna della reception le aveva dato con disattenzione e svogliatezza. Scavando con la mano nella borsa toccò il piccolo quadratino di carta, lo prese con cura,  lo riaprì e lesse la frettolosa calligrafia  con l'indirizzo della su futura camera. " dormitorio lato Est, secondo piano, stanza 17B ". La canadese alzò lo sguardo sopra la porta di quella che doveva essere la sua camera e lesse il numero "17B". Allora la camera era giusta, ed era anche abbastanza sicura che il piano fosse quello. Magari aveva sbagliato dormitorio, finendo per sbaglio in quello dei maschi. In quel luogo i dormitori erano tutti uguali, più intricati del labirinto di Cnosso. Sarebbe stato un pessimo modo per iniziare l'anno quello...Sospirò sconsolata.

Già la giornata non era partita bene, si prospettava solo un lento peggioramento fino ad arrivare ad un inevitabile declino. Fece un timido passo avanti rientrando definitivamente nella camera. Il ragazzo era ancora steso su uno dei due letti, con le cuffiette nelle orecchie e intento a giocare a un qualche videogame al cellulare. Era così concentrato sulla sua partita che non si accorse che per la seconda volta un estraneo era entrato nella camera. 
Quel ragazzo in un film horror non sarebbe durato a lungo.
Marguerite si fece coraggio e, seppure stropicciando con una mano l'orlo della sua maglietta rossa con una stampa di una grande foglia d'acero sul petto, toccò appena una delle spalle del ragazzo. Quello sembrò come risvegliarsi da un sonno profondissimo ed evidentemente scocciato dall'interruzione si tolse una delle due cuffiette sbuffando, senza puntare gli occhi sulla timida figura che aveva cercato di attirare la sua attenzione - Francine puoi evitare di disturbare il magnifico me qui presente mentre gioc…- La frase rimase sospesa nella camera, mentre gli occhi dello sconosciuto scorsero nel riflesso del suo cellulare una persona diversa da quella che si aspettava. - Oh ma tu non sei Francine - Il ragazzo alzò gli occhi dal suo cellulare per puntarli sulla fonte della sua interruzione, rimanendo per un secondo stupito nel trovarsi davanti qualcuno che non conosceva. La canadese abbasò lo sguardo confusa e imbarazzata. Non le piaceva parlare con le persone che non conosceva, e quello strano ragazzo non faceva di certo eccezione. La ragazza timidamente scosse la testa assecondando l'ovvia affermazione dell'altro - m...mi chiamo Marguerite - disse a bassa voce temendo in qualche modo di offendere quello strano individuo dai capelli bianchi e gli occhi rossi. - Marguerite - disse il ragazzo facendo eco alla biondina. Soppesò quel nome sulle sue labbra esplodendo infine in una semplice affermazione - Complicato, ti chiamerò Meg, molto più facile da pronunciare e ricordare - L'unica persona che l'aveva mai chiamata Meg fino a quel momento era stata sua sorella gemella. Sentire quel nome pronunciato con tanta facilità da un estraneo le fece storcere appena il naso - Comunque io sono Gilbert, o anche il magnifico se preferisci, o almeno io lo preferisco, difficilmente si trova in giro qualcuno fantastico come me, quindi trovo giusto darmi i meriti che mi spettano. Se uno è magnifico lo è. Non può mica nasconderlo, non credi?-.
Allo sguardo confuso e stupito della bionda il ragazzo albino scoppiò in una gracchiante risata che riempì la stanza. La ragazza, ancora più a disagio di prima, fece un piccolo respiro per calmarsi e rilassare i nervi tesi fino allo stremo. Quello sconosciuto stava parlando troppo, si stava prendendo troppe confidenze e la stava solo mettendo a disagio, molto a disagio. Bel modo di iniziare la vita universitaria - Q...questo per caso è...è il dormitorio Est fe...femminile?- domandò balbettando. Quella situazione non le piaceva, lei non era mai stata brava a parlare con gli altri. Aveva sempre lasciato quel fastidioso compito alla gemella Amelia, che ora si trovava da qualche altra parte nel campus con loro padre e la sua nuova compagna di stanza danese intenta a scaricare i suoi innumerevoli bagagli e scatoloni. Sperava solo che finissero presto in modo che potessero arrivare a salvarla da quella scomoda conversazione. Per un attimo si maledisse mentalmente per essersi separata dalla sorella.
Entrati nel campus Amelia si era fiondata in camera sua per stare con la sua nuova compagna di stanza. Compagna che la canadese aveva paura ad incontrare. Così aveva deciso di avvisarsi verso la sua stanza da sola, con la speranza che lì avrebbe potuto riposare un poco.
Il ragazzo la distrasse dai suoi pensieri per proclamare a gran voce un sonoro si, forse anche fin troppo a gran voce. Era troppo rumoroso per i gusti di Marguerite. - Francine mi aveva detto le sarebbe arrivata una nuova coinquilina, ma non pensavo fosse oggi il giorno. Ah Meg quanto non ti invidio, condividere la camera con Francine - Gilbert imitò con la bocca il suono del brivido e si portò le mani alle spalle come per riscaldarsi - io la sto aspettando da venti minuti buoni, ma quella ragazzina viziata figlia di papà se non fa ritardo non si sente a suo agio. Lei non si rende conto che una persona magnifica come me ha tante cose da fare e non può di certo sprecare così il suo prezioso tempo - la bionda sfoggiò un piccolo sorriso tirato tentando di essere il più educata possibile. Da come l'altro stava descrivendo la sua futura compagna di stanza si sentì persa e il panico iniziò lentamente a salire. Sapeva che non sarebbe mai dovuta andare in quell'università, così lontana dalla protezione della sua tranquilla casa e dalla confortante monotonia della sua piccola città natale. - Io ora penso che mi andrò a fare un Hamburger, dovevo andare con Francine, ma se lei non arriva non è di certo colpa mia!- per la seconda volta il ragazzo sbuffò infastidito - vuoi venire con me? c'è un posto qua vicino che fa dei panini buonissimi e sono anche giganti. Fidati, se uno magnifico come me approva, sono davvero buoni - un ghigno che rifletteva la sicurezza del ragazzo si aprì sulla sua bocca. Era la prima volta che qualcuno le parlava così. Si rivolgeva a lei come se fossero amici da sempre, e non come se si fossero conosciuti neanche 5 minuti prima. Chi invita una persona appena conosciuta a mangiare insieme?! E soprattutto chi è così strano da dare così tanta confidenza ad una perfetta estranea e ad autoproclamarsi magnifico?  Stava per declinare l'invito cercando un scusa che fosse il più plausibile possibile, quando notò che l'attenzione del ragazzo non era più rivolta verso di lei, ma verso la porta, apertasi in quel momento - Francine! finalmente sei arrivata!- Sull'uscio della porta fece la sua comparsa una ragazza alta e snella, gli occhi azzurri e i capelli castano chiaro erano raccolti in un elegante chignon. Aveva un sorriso civettuolo stampato in viso, una bottiglia di vino nella mano destra e una sigaretta spenta tra le labbra.
- Sai da quanto tempo ti sto aspettando in camera! Il magnifico me non è tipo che aspetta, ma che si fa aspettare. Questo tuo comportamento va contro la mia magnificenza!- Gilbert superò Marguerite e si affiancò alla nuova arrivata rubandole la sigaretta spenta e mettendosela a sua volta in bocca. Appena l'albino iniziò a parlare di magnificenza la ragazza alzò gli occhi al cielo in un segno esasperato. - oh grande e possente Gilbert, chiedo umilmente perdono a sua signoria illustrissima, ora possiamo andare ad abbuffarci di Hamburger e coca cola light che sto morendo di fame? E poi...- la ragazza, che Marguerite capì essere la sua nuova compagna di stanza, strizzò l'occhio divertita al ragazzo e prima di parlare si guardò in giro controllando che nessuno potesse sentirli - devo aggiornarti sulle ultime novità tra me ed Arthur- L'altro, afferrata la bottiglia di vino di Francine, le fece un piccolo ghigno malizioso. - Se mi dici che tu e quel frocetto finto punk siete andati in terza base... - la voce squillante di Francine interruppe il ragazzo - terza, quarta, quinta. Le abbiamo toccate tutte le basi - Solo in quel momento la castana si riaccorse della presenza della piccola canadese, ancora in piedi davanti al letto dove fino a poco tempo prima aveva trovato il ragazzo steso. Un dolce sorriso si allargò sul suo viso, facendo sparire ogni residuo di malizia. - Tu devi essere Marguerite! Ma non dovevi arrivare venerdì? - la giovane si sentì chiamata in causa. Presa dal panico le si arrossarono le gote e la voce stentava ad uscire - o...oggi è venerdì - La bruna rimase un attimo interdetta e ripassò mentalmente i giorni della settimana con in sottofondo la stridula risata dell'amico. Corrugò la fronte e arricciò le labbra, facendosi scappare una mezza risata. Vedendo il rossore sulle gote dell'altra Francine si avvicinò a lei sorridendo - Ehy guarda che non ti mangio mica - Gilbert si tolse la sigaretta di bocca divertito - molti ragazzi non sarebbero d'accordo con la tua affermazione- una gomitata in pieno stomaco da parte della francese investì l'albino. Marguerite guardò preoccupata l'altro che cadeva a terra dal dolore tenendosi le mani sulla pancia, mentre la brunetta lo ignorò completamente - Noi stiamo per andare a mangiare qualcosa in un ristorante poco fuori il campus, ti vuoi unire a noi? - La canadese si trovò spiazzata da tutta quella gentilezza. L'impressione che si era fatta dai racconti precedenti del ragazzo era anni luce lontana da come ora si presentava quella graziosa ragazza. Si annotò mentalmente di non giudicare mai più un libro dalla copertina, specialmente se quel libro era estremamente estroverso e molto carino. Nonostante questo la bionda scosse la testa in segno negativo - devo...devo aspettare mio padre e mia sorella e poi riordinare gli scatoloni...scusate- Francine sorrise alla ragazza - sicura al 100%? Guarda che se vuoi dopo Gilbert può aiutarti a disfare la valigie - Nel sentire il suo nome l'altro, che fino a quel momento era rimasto piegato a metà dal dolore per la gomitata, si rialzò di scatto con un piccolo broncio – Perché devo aiutarla io e invece non l'aiuti tu? Sei tu la compagna di stanza e io sono troppo stupendo per fare lavori così umili! - la castana si girò in direzione del ragazzo con un sorriso mellifluo - Ma Gilbert, se sei tanto magnifico come dici cosa mai potrebbero farti due scatoloni e qualche valigia da disfare? E poi non posso rovinarmi le unghie - Marguerite avrebbe voluto dire che non c'era alcun bisogno che Gilbert svuotasse le sue valigie e che ora voleva soltanto stare sola dopo quella stancante giornata, invece continuava a stare zitta, vedendo i due ragazzi battibeccare tra di loro e senza avere la più minima idea di come potesse essere finita in quella strana situazione. Le persone davanti a lei avevano una personalità così diversa dalla sua. Quelle erano persone che sarebbero potute certamente diventare amici di Amelia, non certo suoi. Al pensiero della sorella una piccola morsa al petto la costrinse a chiudere gli occhi. Lei era così entusiasta di questa nuova scuola, di conoscere nuove persone. 
Era stata la gemella ad insistere nel voler camere separate al campus. Si era sentita in un certo senso tradita da quella scelta. Per diciotto anni avevano condiviso la stessa camera, gli stessi vestiti e gli stessi amici. Ora sarebbe cambiato tutto. Amelia aveva già conosciuto la sua compagna di stanza e avevano stretto subito amicizia. Da parecchie settimane si tenevano già in contatto tramite messaggi e videochiamate. Amelia non aveva fatto altro che parlare di lei. Le due avevano addirittura deciso che dopo il trasferimento nel campus sarebbero andate a comprare i mobili coordinati per la camera. La verità era che Marguerite temeva di rimanere sola e, anche se non l'avrebbe mai e poi mai ammesso ad alta voce, era gelosa che una sconosciuta che veniva dalla Danimarca potesse passare più tempo di lei con la sorella. Scacciò via quei brutti pensieri e sorrise dolcemente ai due ragazzi che ancora battibeccavano come bambini, ignari dei suoi pensieri. - Siete molto gentili, ma non serve. Posso farcela da sola- La francese smise di litigare con l'albino e le sorrise, per poi prenderle inaspettatamente la mano. - Va bene, ma se ti viene fame fammi uno squillo.- e così dicendo le porse un piccolo foglietto con un numero di telefono scritto con un'elegante e fluida calligrafia. - ora meglio che andiamo, muoio di fame e un gustosissimo hamburger aspetta solo me - lasciò la mano nella canadese per poi uscire quasi saltellando dalla stanza. Gilbert seguì i movimenti della francese sorridendo sotto i baffi. -Quella brunetta è una vera forza della natura - dichiarò più a se stesso che all'altra ragazza ancora nella stanza. Si voltò nella sua direzione e per un instante i loro sguardi si incontrarono. Marguerite perse un battito. - Ora meglio che vado anche io, o quella pazza è capace che si rubi la mia magnifica macchina e vada a mangiare senza il magnifico me, a dopo Meg. - La canadese sorrise, senza riuscire a trovare qualcosa di sensato o carino da dire. Era ancora scombussolata da tutto quello che era accaduto in quella piccola stanza. L'albino ricambiò il sorriso ed uscì dalla camera fischiettando e con le mani dietro la testa lasciandola da sola. Ritornare alla tranquillità dopo quel trambusto la lasciò stranita.

- Ma non vale! la tua stanza sembra decisamente più grande della mia- Amelia entrò come una tempesta nella camera della sorella. Aveva aperto la porta con un decisamente poco delicato calcio, con qualche scatolone tra le mani e il sorriso più largo che Marguerite le avesse mai visto. Sprigionava allegria ed entusiasmo da tuttii pori. Dopo che Francine e Gilbert erano usciti dal dormitorio ed essersi trovata per la prima volta sola nella sua nuova "casa" la ragazza si era regalata un attimo per guardarsi finalmente bene intorno ed ispezionare la camera. Non era eccessivamente grande. Due letti posti ai lati opposti del muro tinteggiato di bianco, due scrivanie, anch'esse bianche, messe ognuna vicino ai rispettivi letti, due piccoli armadi e una rustica porta in legno che portava al bagno, bagno che Francine aveva già monopolizzato con i suoi innumerevoli prodotti di bellezza sparsi su ogni superficie piana disponibile. In realtà tutta la camera era ricoperta dalle cose della francese. Il suo armadio era così pieno che i vestiti strabordavano e molti erano anche sparsi a terra e sul letto, la sua scrivania era sommersa di gioielli, gonne corte e trucchi. Non c'era traccia di un solo libro scolastico in tutta la stanza. Sopra il suo letto era stata posta una lavagnetta di sughero sulla quale aveva attaccato con delle punes rosa glitterate qualche foto, fatte probabilmente con una polaroid, di lei e altri ragazzi e ragazze. Marguerite si avvicinò alla piccola bacheca con ingenua curiosità. Sotto ognuna di essa c'era scritta la data in cui era stata scattata. Ne vide una dove Francine era in mezzo a due ragazzi, tutti e tre con un sorriso smagliante e il sole che gli colpiva in volto. La foto era stata scattata qualche anno prima. Riconobbe in uno dei due ragazzi Gilbert . Marguerite si ritrovò ad analizzarlo più attentamente. La sua statira spiccava tra le due figure, soprattutto sulla francese. La pelle lattea sembrava ancora più bianca e le iridi rosse brillavano di luce propria, risaltando tra tutto quel bianco. Sembrava che qualcuno gli avesse incastonato due rubini al posto degli occhi. I capelli erano spettinati, eppure gli davano un'aria quasi seria, almeno molto di più rispetto all'altro ragazzo nella foto.  Capelli castani, non aveva idea di chi fosse. Un amico di Francine e Gilbert immaginò. 
- Amy, credo fortemente che le camere del dormitorio siano tutte della stessa grandezza -
-Non hai visto la mia, ti posso giurare che la tua è più bella - Amelia si fermò davanti alla porta semi aperta ispezionando in modo più approfondito la stanza - Anche se la tua, ad essere onesti, è cento volte più disordinata - poggiò gli scatoloni che aveva in mano vicino al presunto letto della sorella e sorrise - se ti lamentavi del mio di disordine chissà cosa succederà con la tua nuova compagna. A proposito l'hai già conosciuta? - Marguerite mosse la testa in maniera quasi impercettibile in segno affermativo. Solo l'occhio esperto della sorella avrebbe mai potuto notare quel movimento. - Mi sembra una persona...- si fermò un attimo per cercare una parola giusta che riuscisse a descrivere la prima impressione che Francine le avesse fatto e, senza volerlo, l'occhio le cadde sul disordine lasciato dall'altra -... espansiva - Amelia sorrise buttandosi di peso sul materasso che solo poco tempo prima aveva ospitato il ragazzo dai capelli bianchi come la sabbia - La mia compagna invece è davvero fantastica. Un'assistente perfetta per eroiche avventure. Sai che le piacciono anche a lei i fumetti della Marvel? Prima di venire da te abbiamo passato mezz'ora abbondante per decidere quale supereroe fosse il migliore. Secondo lei è Thor, ed ha motivato la sua scelta con numerose allusioni al suo grosso martello - Amelia fece un occhiolino ammiccante alla sorella che sorrise divertita- Io però sono e rimarrò sempre fedele all'idea che capitan america sia imbattibile -
- io ho ancora la convinzione che dovrebbe esistere un capitan Canada - la gemella la guardò per un secondo con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta. Sbattè qualche volta le palpebre allargando subito dopo un gigantesco sorriso, che si trasformò in una risata scomposta e frenetica, tanto che rischiò di cadere dal letto più volte - e come scudo cosa dovrebbe avere? un gigantesco pancacke che lancia sciroppo d'acero ai nemici?! - Marguerite la guardò perplessa per qualche secondo prima di unirsi alle contagiose risate della sorella. Anche se solo per poco, a Meg sembrò di essere tornata nella loro piccola casa nell'Ohaio, nella camera che condividevano a ridere e scherzare sulle cose più banali. Poi l'incanto svanì. Amelia si alzò dal letto ancora ridacchiando e si avvicinò alla porta che dava sul corridoio - Comunque stasera c'è una festa per le matricole, io e Milæla avevamo pensato di andarci. Ci sarà da divertirsi. Sai, bei ragazzi, alcool, le solite cose da college americano. Vieni con noi? - 
Meg guardò la sorella incredula
- Ma oggi è venerdì, venerdì è la serata della pizza... -
La bionda guardò l'altra come se si aspettasse una reazione simile. Alzò gli occhi al cielo e sollevò le sottili sopracciglia con un piccolo sbuffo infastidito.
- Meg, siamo grandi per queste cose ormai. Siamo all'università, dobbiamo pensare a divertirci! - 
- Per me la serata pizza è divertente-
Ribattè appena indispettita. 
- Sai cosa intendo dire Meg - Amelia si portò le braccia sui fianchi. Con il suo atteggiamento spavaldo e sicuro di se troneggiava sulla sorella - Non siamo più delle bambine e non siamo più nella nostra piccola casa in Ohaio. Siamo adulte. Dovremmo andare a scoprire il mondo e fare scorta di esperienze, non chiuderci nelle vecchie abitudini infantili -  Meg non si era mai sentita così diversa dalla sua gemella come in quel momento. Aveva compreso che Amelia appena aveva varcato il cancello del college era cambiata, e non aveva intenzione né si aspettarla né di tornare indietro. Aveva preso a spiccare il volo. L'unico problema era che Marguerite aveva troppo paura del fallimento per alzarsi in alto e volare. 
  - Papà ci teneva a mangiare la pizza con noi - insistette. Sperava che la sorella cambiasse idea, anche solo per questa volta. 
  - Credo che papà capirà. Sa che siamo grandi - la canadese la guardò intensamente con sguardo triste - ho già parlato con lui mentre sistemavamo la mia camera - continuò l'americana - lui è più che d'accordo a rimandare la serata pizza e a farci andare alla festa - Med continuava a guardare la sorella come se le avesse fatto il peggiore dei torti - continuo a non voler venire a questa festa, non è una cosa che fa per me - Amelia rispose allo sguardo della sorella e si avvicinò a lei con un dolce sorriso sulle labbra. Le prese il viso tra le mani e le stampò un breve bacio sulla fronte maternamente - come fai a dire che una cosa non fa per te se non l'hai mai provata? - L'americana cercava gli occhi dell'altra, che prontamente evitava il suo sgurado. Sospirò e lasciò il viso della sorella. - Vado a prepararmi per la serata. Se vuoi venire fammi uno squillo - Meg alzò la testa - se tu ci ripensi per la pizza fallo a me lo squillo - Amelia scosse la testa - sai che non lo farò -. Si girò e uscì dalla porta.

 

C'era un ragazzo nella sua camera.
Marguerite sgranò gli occhi sobbalzando indietro facendo finire qualche ciocca bionda sul volto. Era ferma da diversi minuti sulla soglia di quella che sarebbe dovuta essere la sua camera nel dormitorio. Aveva sperato che la persona stesa su uno dei due letti nella stanza si accorgesse di lei in qualche modo andandosene, o semplicemente le spiegasse come mai era là. La sua presenza però non era stata minimamente notata, come sempre, infondo. 
Lentamente la ragazza uscì dalla sua presunta nuova camera e con non poca titubanza la bionda aprì il suo amato zaino di peluche a forma di orsetto bianco cercando il piccolo foglio di carta strappata che l'anziana donna della reception le aveva dato con disattenzione e svogliatezza. Scavando con la mano nella borsa toccò il piccolo quadratino di carta, lo prese con cura,  lo riaprì e lesse la frettolosa calligrafia  con l'indirizzo della su futura camera. " dormitorio lato Est, secondo piano, stanza 17B ". La canadese alzò lo sguardo sopra la porta di quella che doveva essere la sua camera e lesse il numero "17B". Allora la camera era giusta, ed era anche abbastanza sicura che il piano fosse quello. Magari aveva sbagliato dormitorio, finendo per sbaglio in quello dei maschi. In quel luogo i dormitori erano tutti uguali, più intricati del labirinto di Cnosso. Sarebbe stato un pessimo modo per iniziare l'anno quello...Sospirò sconsolata.
Già la giornata non era partita bene, si prospettava solo un lento peggioramento fino ad arrivare ad un inevitabile declino. Fece un timido passo avanti rientrando definitivamente nella camera. Il ragazzo era ancora steso su uno dei due letti, con le cuffiette nelle orecchie e intento a giocare a un qualche videogame al cellulare. Era così concentrato sulla sua partita che non si accorse che per la seconda volta un estraneo era entrato nella camera. 
Quel ragazzo in un film horror non sarebbe durato a lungo.
Marguerite si fece coraggio e, seppure stropicciando con una mano l'orlo della sua maglietta rossa con una stampa di una grande foglia d'acero sul petto, toccò appena una delle spalle del ragazzo. Quello sembrò come risvegliarsi da un sonno profondissimo ed evidentemente scocciato dall'interruzione si tolse una delle due cuffiette sbuffando, senza puntare gli occhi sulla timida figura che aveva cercato di attirare la sua attenzione.
- Francine puoi evitare di disturbare il magnifico me qui presente mentre gioc…- 
La frase rimase sospesa nella camera, mentre gli occhi dello sconosciuto scorsero nel riflesso del suo cellulare una persona diversa da quella che si aspettava. 
- Oh ma tu non sei Francine - Il ragazzo alzò gli occhi dal suo cellulare per puntarli sulla fonte della sua interruzione, rimanendo per un secondo stupito nel trovarsi davanti qualcuno che non conosceva. La canadese abbasò lo sguardo confusa e imbarazzata. Non le piaceva parlare con le persone che non conosceva, e quello strano ragazzo non faceva di certo eccezione. La ragazza timidamente scosse la testa assecondando l'ovvia affermazione dell'altro. - M...mi chiamo Marguerite - disse a bassa voce temendo in qualche modo di offendere quello strano individuo dai capelli bianchi e gli occhi rossi. 
- Marguerite - disse il ragazzo facendo eco alla biondina. Soppesò quel nome sulle sue labbra esplodendo infine in una semplice affermazione. - Complicato, ti chiamerò Meg, molto più facile da pronunciare e ricordare - L'unica persona che l'aveva mai chiamata Meg fino a quel momento era stata sua sorella gemella. Sentire quel nome pronunciato con tanta facilità da un estraneo le fece storcere appena il naso.
- Comunque io sono Gilbert, o anche il magnifico se preferisci, o almeno io lo preferisco, difficilmente si trova in giro qualcuno fantastico come me, quindi trovo giusto darmi i meriti che mi spettano. Se uno è magnifico lo è. Non può mica nasconderlo, non credi?-.
Allo sguardo confuso e stupito della bionda il ragazzo albino scoppiò in una gracchiante risata che riempì la stanza. La ragazza, ancora più a disagio di prima, fece un piccolo respiro per calmarsi e rilassare i nervi tesi fino allo stremo. Quello sconosciuto stava parlando troppo, si stava prendendo troppe confidenze e la stava solo mettendo a disagio, molto a disagio. Bel modo di iniziare la vita universitaria.
- Q...questo per caso è...è il dormitorio Est fe...femminile?- domandò balbettando. Quella situazione non le piaceva, lei non era mai stata brava a parlare con gli altri. Aveva sempre lasciato quel fastidioso compito alla gemella Amelia, che ora si trovava da qualche altra parte nel campus con loro padre e la sua nuova compagna di stanza danese intenta a scaricare i suoi innumerevoli bagagli e scatoloni. Sperava solo che finissero presto in modo che potessero arrivare a salvarla da quella scomoda conversazione. Per un attimo si maledisse mentalmente per essersi separata dalla sorella.
Entrati nel campus Amelia si era fiondata in camera sua per stare con la sua nuova compagna di stanza. Compagna che la canadese aveva paura ad incontrare. Così aveva deciso di avvisarsi verso la sua stanza da sola, con la speranza che lì avrebbe potuto riposare un poco.
Il ragazzo la distrasse dai suoi pensieri per proclamare a gran voce un sonoro si, forse anche fin troppo a gran voce. Era troppo rumoroso per i gusti di Marguerite. 
- Francine mi aveva detto le sarebbe arrivata una nuova coinquilina, ma non pensavo fosse oggi il giorno. Ah Meg quanto non ti invidio, condividere la camera con Francine - Gilbert imitò con la bocca il suono del brivido e si portò le mani alle spalle come per riscaldarsi - io la sto aspettando da venti minuti buoni, ma quella ragazzina viziata figlia di papà se non fa ritardo non si sente a suo agio. Lei non si rende conto che una persona magnifica come me ha tante cose da fare e non può di certo sprecare così il suo prezioso tempo - 
La bionda sfoggiò un piccolo sorriso tirato tentando di essere il più educata possibile. Da come l'altro stava descrivendo la sua futura compagna di stanza si sentì persa e il panico iniziò lentamente a salire. Sapeva che non sarebbe mai dovuta andare in quell'università, così lontana dalla protezione della sua tranquilla casa e dalla confortante monotonia della sua piccola città natale.
- Io ora penso che mi andrò a fare un Hamburger, dovevo andare con Francine, ma se lei non arriva non è di certo colpa mia!- per la seconda volta il ragazzo sbuffò infastidito.
- Vuoi venire con me? c'è un posto qua vicino che fa dei panini buonissimi e sono anche giganti. Fidati, se uno magnifico come me approva, sono davvero buoni - un ghigno che rifletteva la sicurezza del ragazzo si aprì sulla sua bocca. 
Era la prima volta che qualcuno le parlava così. Si rivolgeva a lei come se fossero amici da sempre, e non come se si fossero conosciuti neanche 5 minuti prima. Chi invita una persona appena conosciuta a mangiare insieme? E soprattutto chi è così strano da dare così tanta confidenza ad una perfetta estranea e ad autoproclamarsi magnifico?  Stava per declinare l'invito cercando un scusa che fosse il più plausibile possibile, quando notò che l'attenzione del ragazzo non era più rivolta verso di lei, ma verso la porta, apertasi in quel momento - Francine! finalmente sei arrivata!- 
Sull'uscio della porta fece la sua comparsa una ragazza alta e snella, gli occhi azzurri e i capelli castano chiaro erano raccolti in un elegante chignon. Aveva un sorriso civettuolo stampato in viso, una bottiglia di vino nella mano destra e una sigaretta spenta tra le labbra.
- Sai da quanto tempo ti sto aspettando in camera! Il magnifico me non è tipo che aspetta, ma che si fa aspettare. Questo tuo comportamento va contro la mia magnificenza!- 
Gilbert superò Marguerite e si affiancò alla nuova arrivata rubandole la sigaretta spenta e mettendosela a sua volta in bocca. Appena l'albino iniziò a parlare di magnificenza la ragazza alzò gli occhi al cielo in un segno esasperato.
- Oh grande e possente Gilbert, chiedo umilmente perdono a sua signoria illustrissima, ora possiamo andare ad abbuffarci di Hamburger e coca cola light che sto morendo di fame? E poi...- la ragazza, che Marguerite capì essere la sua nuova compagna di stanza, strizzò l'occhio divertita al ragazzo e prima di parlare si guardò in giro controllando che nessuno potesse sentirli - devo aggiornarti sulle ultime novità tra me ed Arthur- L'altro, afferrata la bottiglia di vino di Francine, le fece un piccolo ghigno malizioso. - Se mi dici che tu e quel frocetto finto punk siete andati in terza base... - la voce squillante di Francine interruppe il ragazzo - terza, quarta, quinta. Le abbiamo toccate tutte le basi - 
Solo in quel momento la castana si riaccorse della presenza della piccola canadese, ancora in piedi davanti al letto dove fino a poco tempo prima aveva trovato il ragazzo steso. Un dolce sorriso si allargò sul suo viso, facendo sparire ogni residuo di malizia. - Tu devi essere Marguerite! Ma non dovevi arrivare venerdì? - la giovane si sentì chiamata in causa. Presa dal panico le si arrossarono le gote e la voce stentava ad uscire - O...oggi è venerdì - La bruna rimase un attimo interdetta e ripassò mentalmente i giorni della settimana con in sottofondo la stridula risata dell'amico. Corrugò la fronte e arricciò le labbra, facendosi scappare una mezza risata. Vedendo il rossore sulle gote dell'altra Francine si avvicinò a lei sorridendo - Ehy guarda che non ti mangio mica - Gilbert si tolse la sigaretta di bocca divertito - molti ragazzi non sarebbero d'accordo con la tua affermazione- una gomitata in pieno stomaco da parte della francese investì l'albino. Marguerite guardò preoccupata l'altro che cadeva a terra dal dolore tenendosi le mani sulla pancia, mentre la brunetta lo ignorò completamente. - Noi stiamo per andare a mangiare qualcosa in un ristorante poco fuori il campus, ti vuoi unire a noi? - 
La canadese si trovò spiazzata da tutta quella gentilezza. L'impressione che si era fatta dai racconti precedenti del ragazzo era anni luce lontana da come ora si presentava quella graziosa ragazza. Si annotò mentalmente di non giudicare mai più un libro dalla copertina, specialmente se quel libro era estremamente estroverso e molto carino. Nonostante questo la bionda scosse la testa in segno negativo.
- Devo...devo aspettare mio padre e mia sorella e poi riordinare gli scatoloni...scusate- Francine sorrise alla ragazza - sicura al 100%? Guarda che se vuoi dopo Gilbert può aiutarti a disfare la valigie - 
Nel sentire il suo nome l'altro, che fino a quel momento era rimasto piegato a metà dal dolore per la gomitata, si rialzò di scatto con un piccolo broncio.
– Perché devo aiutarla io e invece non l'aiuti tu? Sei tu la compagna di stanza e io sono troppo stupendo per fare lavori così umili! - la castana si girò in direzione del ragazzo con un sorriso mellifluo - Ma Gilbert, se sei tanto magnifico come dici cosa mai potrebbero farti due scatoloni e qualche valigia da disfare? E poi non posso rovinarmi le unghie - 
Marguerite avrebbe voluto dire che non c'era alcun bisogno che Gilbert svuotasse le sue valigie e che ora voleva soltanto stare sola dopo quella stancante giornata, invece continuava a stare zitta, vedendo i due ragazzi battibeccare tra di loro e senza avere la più minima idea di come potesse essere finita in quella strana situazione. Le persone davanti a lei avevano una personalità così diversa dalla sua. Quelle erano persone che sarebbero potute certamente diventare amici di Amelia, non certo suoi. 
Al pensiero della sorella una piccola morsa al petto la costrinse a chiudere gli occhi. Lei era così entusiasta di questa nuova scuola, di conoscere nuove persone. 
Era stata la gemella ad insistere nel voler camere separate al campus. Si era sentita in un certo senso tradita da quella scelta. Per diciotto anni avevano condiviso la stessa camera, gli stessi vestiti e gli stessi amici. Ora sarebbe cambiato tutto. Amelia aveva già conosciuto la sua compagna di stanza e avevano stretto subito amicizia. Da parecchie settimane si tenevano già in contatto tramite messaggi e videochiamate. Amelia non aveva fatto altro che parlare di lei. Le due avevano addirittura deciso che dopo il trasferimento nel campus sarebbero andate a comprare i mobili coordinati per la camera. La verità era che Marguerite temeva di rimanere sola e, anche se non l'avrebbe mai e poi mai ammesso ad alta voce, era gelosa che una sconosciuta che veniva dalla Danimarca potesse passare più tempo di lei con la sorella. 
Scacciò via quei brutti pensieri e sorrise dolcemente ai due ragazzi che ancora battibeccavano come bambini, ignari dei suoi pensieri. 
- Siete molto gentili, ma non serve. Posso farcela da sola- La francese smise di litigare con l'albino e le sorrise, per poi prenderle inaspettatamente la mano. - Va bene, ma se ti viene fame fammi uno squillo - e così dicendo le porse un piccolo foglietto con un numero di telefono scritto con un'elegante e fluida calligrafia. 
- Ora meglio che andiamo, muoio di fame e un gustosissimo hamburger aspetta solo me - lasciò la mano nella canadese per poi uscire quasi saltellando dalla stanza. Gilbert seguì i movimenti della francese sorridendo sotto i baffi. 
-Quella brunetta è una vera forza della natura - dichiarò più a se stesso che all'altra ragazza ancora nella stanza. Si voltò nella sua direzione e per un instante i loro sguardi si incontrarono. Marguerite perse un battito. 
- Meglio che vado anche io, o quella pazza è capace che si rubi la mia magnifica macchina e vada a mangiare senza il magnifico me, a dopo Meg. -
La canadese sorrise, senza riuscire a trovare qualcosa di sensato o carino da dire. Era ancora scombussolata da tutto quello che era accaduto in quella piccola stanza. L'albino ricambiò il sorriso ed uscì dalla camera fischiettando e con le mani dietro la testa lasciandola da sola. 
Ritornare alla tranquillità dopo quel trambusto la lasciò stranita.

- Ma non vale! la tua stanza sembra decisamente più grande della mia-
Amelia entrò come una tempesta nella camera della sorella. Aveva aperto la porta con un decisamente poco delicato calcio, con qualche scatolone tra le mani e il sorriso più largo che Marguerite le avesse mai visto. Sprigionava allegria ed entusiasmo da tuttii pori. 
Dopo che Francine e Gilbert erano usciti dal dormitorio ed essersi trovata per la prima volta sola nella sua nuova "casa" la ragazza si era regalata un attimo per guardarsi finalmente bene intorno ed ispezionare la camera. 
Non era eccessivamente grande. Due letti posti ai lati opposti del muro tinteggiato di bianco, due scrivanie, anch'esse bianche, messe ognuna vicino ai rispettivi letti, due piccoli armadi e una rustica porta in legno che portava al bagno, bagno che Francine aveva già monopolizzato con i suoi innumerevoli prodotti di bellezza sparsi su ogni superficie piana disponibile. 
In realtà tutta la camera era ricoperta dalle cose della francese. Il suo armadio era così pieno che i vestiti strabordavano e molti erano anche sparsi a terra e sul letto, la sua scrivania era sommersa di gioielli, gonne corte e trucchi. Non c'era traccia di un solo libro scolastico in tutta la stanza. Sopra il suo letto era stata posta una lavagnetta di sughero sulla quale aveva attaccato con delle punes rosa glitterate qualche foto, fatte probabilmente con una polaroid, di lei e altri ragazzi e ragazze. 
Marguerite si avvicinò alla piccola bacheca con ingenua curiosità. Sotto ognuna di essa c'era scritta la data in cui era stata scattata. Ne vide una dove Francine era in mezzo a due ragazzi, tutti e tre con un sorriso smagliante e il sole che gli colpiva in volto. La foto era stata scattata qualche anno prima. Riconobbe in uno dei due ragazzi Gilbert . Marguerite si ritrovò ad analizzarlo più attentamente. La sua statira spiccava tra le due figure, soprattutto sulla francese. La pelle lattea sembrava ancora più bianca e le iridi rosse brillavano di luce propria, risaltando tra tutto quel bianco. Sembrava che qualcuno gli avesse incastonato due rubini al posto degli occhi. I capelli erano spettinati, eppure gli davano un'aria quasi seria, almeno molto di più rispetto all'altro ragazzo nella foto.  Capelli castani, non aveva idea di chi fosse. Un amico di Francine e Gilbert immaginò. 
- Amy, credo fortemente che le camere del dormitorio siano tutte della stessa grandezza -
-Non hai visto la mia, ti posso giurare che la tua è più bella - Amelia si fermò davanti alla porta semi aperta ispezionando in modo più approfondito la stanza - Anche se la tua, ad essere onesti, è cento volte più disordinata - poggiò gli scatoloni che aveva in mano vicino al presunto letto della sorella e sorrise - se ti lamentavi del mio di disordine chissà cosa succederà con la tua nuova compagna. A proposito l'hai già conosciuta? - 
Marguerite mosse la testa in maniera quasi impercettibile in segno affermativo. Solo l'occhio esperto della sorella avrebbe mai potuto notare quel movimento. 
- Mi sembra una persona...- si fermò un attimo per cercare una parola giusta che riuscisse a descrivere la prima impressione che Francine le avesse fatto e, senza volerlo, l'occhio le cadde sul disordine lasciato dall'altra -... espansiva - 
Amelia sorrise buttandosi di peso sul materasso che solo poco tempo prima aveva ospitato il ragazzo dai capelli bianchi come la sabbia - La mia compagna invece è davvero fantastica. Un'assistente perfetta per eroiche avventure. Sai che le piacciono anche a lei i fumetti della Marvel? Prima di venire da te abbiamo passato mezz'ora abbondante per decidere quale supereroe fosse il migliore. Secondo lei è Thor, ed ha motivato la sua scelta con numerose allusioni al suo grosso martello - Amelia fece un occhiolino ammiccante alla sorella che sorrise divertita- Io però sono e rimarrò sempre fedele all'idea che capitan america sia imbattibile -
- Io ho ancora la convinzione che dovrebbe esistere un capitan Canada - la gemella la guardò per un secondo con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta. Sbattè qualche volta le palpebre allargando subito dopo un gigantesco sorriso, che si trasformò in una risata scomposta e frenetica, tanto che rischiò di cadere dal letto più volte.
- E come scudo cosa dovrebbe avere? un gigantesco pancacke che lancia sciroppo d'acero ai nemici?! - Marguerite la guardò perplessa per qualche secondo prima di unirsi alle contagiose risate della sorella. Anche se solo per poco, a Meg sembrò di essere tornata nella loro piccola casa nell'Ohaio, nella camera che condividevano a ridere e scherzare sulle cose più banali.
Poi l'incanto svanì. Amelia si alzò dal letto ancora ridacchiando e si avvicinò alla porta che dava sul corridoio.
- Comunque stasera c'è una festa per le matricole, io e Milæla avevamo pensato di andarci. Ci sarà da divertirsi. Sai, bei ragazzi, alcool, le solite cose da college americano. Vieni con noi? - 
Meg guardò la sorella incredula
- Ma oggi è venerdì, venerdì è la serata della pizza... -
La bionda guardò l'altra come se si aspettasse una reazione simile. Alzò gli occhi al cielo e sollevò le sottili sopracciglia con un piccolo sbuffo infastidito.
- Meg, siamo grandi per queste cose ormai. Siamo all'università, dobbiamo pensare a divertirci! - 
- Per me la serata pizza è divertente-
Ribattè appena indispettita. 
- Sai cosa intendo dire Meg - 
Amelia si portò le braccia sui fianchi. Con il suo atteggiamento spavaldo e sicuro di se troneggiava sulla sorella 
- Non siamo più delle bambine e non siamo più nella nostra piccola casa in Ohio. Siamo adulte. Dovremmo andare a scoprire il mondo e fare scorta di esperienze, non chiuderci nelle vecchie abitudini infantili. - 
Meg non si era mai sentita così diversa dalla sua gemella come in quel momento. Aveva compreso che Amelia appena aveva varcato il cancello del college era cambiata, e non aveva intenzione né si aspettarla né di tornare indietro. Aveva preso a spiccare il volo. L'unico problema era che Marguerite aveva troppo paura del fallimento per alzarsi in alto e volare. 
- Papà ci teneva a mangiare la pizza con noi - insistette. Sperava che la sorella cambiasse idea, anche solo per questa volta. 
- Credo che papà capirà. Sa che siamo grandi - la canadese la guardò intensamente con sguardo triste 
- Ho già parlato con lui mentre sistemavamo la mia camera - continuò l'americana - lui è più che d'accordo a rimandare la serata pizza e a farci andare alla festa - 
Meg continuava a guardare la sorella come se le avesse fatto il peggiore dei torti.
- Continuo a non voler venire a questa festa, non è una cosa che fa per me -
Amelia rispose allo sguardo della sorella e si avvicinò a lei con un dolce sorriso sulle labbra. Le prese il viso tra le mani e le stampò un breve bacio sulla fronte maternamente.
- Come fai a dire che una cosa non fa per te se non l'hai mai provata? -
L'americana cercava gli occhi dell'altra, che prontamente evitava il suo sgurado. Sospirò e lasciò il viso della sorella. -
Vado a prepararmi per la serata. Se vuoi venire fammi uno squillo - 
Meg alzò la testa - se tu ci ripensi per la pizza fallo a me lo squillo - 
Amelia scosse la testa - sai che non lo farò -
Si girò e uscì dalla porta.

   
 
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