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Autore: Mr Lavottino    14/06/2019    1 recensioni
Zoey è stata appena lasciata da Mike, suo ragazzo storico. A farne le spese è Gwen, sua amica, la quale riceve ogni giorno chiamate da parte sua, durante le quali lei non fa altro che piangere e lamentarsi. Così una sera decide di far uscire l'amica di casa.
Nel bel mezzo della serata, Gwen decide di lasciare la rossa da sola per provarci con un ragazzo e lei, arrabbiata, alza un po' troppo il gomito.
Per una serie di coincidenze, Zoey verrà rapita da Duncan, autore di una rapina e fuggitivo, e da quel momento la rossa diverrà ostaggio del punk.
DAL TESTO:
"Zoey non sapeva precisamente come era finita in quella situazione. Una marea di ipotesi, tutte piuttosto irrilevanti, le attraversarono la mente venendo però immediatamente accantonate da quella parte di buon senso a cui si sentiva ancora strettamente legata.
Era a lei che si affidava ogni qual volta un dubbio le sfiorava la mente. Riflettendoci con calma, e con la dovuta attenzione, riusciva sempre a trovare una soluzione che le andasse bene, eppure questa volta era diverso. Sentiva in cuor suo che, qualunque fosse stata la sua mossa, avrebbe sbagliato comunque.
Com'era cominciato tutto? Con un sbronza."
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris McLean, Duncan, Noah, Scott, Zoey | Coppie: Bridgette/Geoff
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Courtney non riusciva a credere alle sue orecchie. Quella mattina era stata chiamata dal capo ispettore Blaineley, di cui lei era la diretta sottoposta, con urgenza e quando si era recata lì aveva trovato Alejandro Burromuerto, altro detective abbastanza conosciuto, seduto su una delle due sedie disponibili con un sorriso in volto.
- Detective Barlow, volevo informala che la sua squadra verrà passata sotto la responsabilità del detective Burromuerto, visti gli scarsi risultati ottenuti fin ora.- da prima Courtney aveva semplicemente guardato la bionda, aspettandosi che fosse tutto uno scherzo, poi la sua espressione mutò radicalmente, diventando sempre più furiosa.
- Come sarebbe a dire?- si sollevò di scatto, appoggiando entrambe le mani sulla cattedra davanti a lei.
- Dopo un'attenta riunione siamo giunti alla conclusione che lei non è adatta a questo compito. Inoltre uno dei sospettati è un membro di un'organizzazione mafiosa che, da ormai quattro anni, è sotto osservazione proprio dal detective Burromuerto.- la castana non poté far altro che sbattere gli occhi, il tutto mentre l'ispanico stava ridendo, palesemente contento di quella situazione.
- Ma... io ho...- non sapeva come obiettare. Era stata messa spalle al muro e, essendo quello un ordine diretto del suo capo, non poteva andare ad obiettare quella decisione con nessuno.
- Su, señorita, non faccia così. Le prometto che risolverò il caso in pochissimo tempo. D'altronde sono il meglio detective attualmente a disposizione.- quelle parole, dette con tono da saccente, non fecero altro che farla infuriare di più.
- Non potete togliermi questo caso, sono ad un passo dal risolverlo!- protestò, come una bambina a cui vietano di uscire nel pomeriggio.
- Ormai la decisione è stata presa.- la bionda la guardò negli occhi per farle capire che, se anche avesse provato ad opporsi ulteriormente, non sarebbe cambiato nulla.
- Sarò più che felice di catturare quei tre criminali. Le prometto che farò il possibile!- Alejandro si alzò in piedi, stringendo con forza il pugno della mano destra. Con la coda dell'occhio guardò la detective, sorridendo nel vederla così disperata. Grazie al suo fallimento avrebbe potuto finalmente attuare il suo piano.
Courtney lasciò la sala dopo pochi minuti, furente, in fretta e furia, mentre lui salutò con calma Blaineley baciandole anche la mano, per poi dirigersi verso il suo studio.
Una volta dentro si lanciò di peso sulla sedia in pelle al centro del suo ufficio, appoggiando le mani dietro la testa e lasciandosi andare ad un lungo sospiro. Procedeva tutto esattamente come aveva progettato. Prese il suo telefono e, dopo aver digitato il numero sulla tastiera, se lo portò alle orecchie.
- Pronto Alejandro, cosa ti serve?- la voce di MacLean suonò come musica classica per le sue orecchie, portandolo a sorridere.
- Chris, amigo. Tutto bene?- chiese, cercando di fargli capire quanto fosse di ottimo umore.
- Sì, diciamo di sì, stiamo preparando il colpo a Nipigon. E inoltre sto ancora aspettando i miei soldi che quell'idiota di Scott deve ancora portarmi.- l'ispanico ghignò nel sentire quelle parole.
- Eh? Scott? Ma come, non sai cos'ha fatto? Pensavo ne fossi già informato.- assunse un tono volutamente confuso, cercando di sembrare il più estraneo possibile alla faccenda.
- Di che cosa stai parlando?- domandò quello, senza nascondere un accenno di curiosità nella sua voce.
- Scott si è unito agli amici di quel biondo che ho fatto fuori. La polizia ha provato a catturarli, ma ha fallito. Adesso sono scappati da qualche parte nel nord del Canada.- spiegò, trattenendo a malapena una risata.
- Spero tu stia scherzando! Chi te l'ha detto?- domandò l'altro, urlando fortissimo.
- Me lo hanno riferito alcuni miei colleghi, sai sono pur sempre un detective affidabile.- rispose, mantenendo un sorrisetto impresso sulle labbra. Se lo stava raggirando come voleva, gli sembrò quasi di star rubando le caramelle ad un bambino.
- Ah, vero, tu sei un poliziotto, sempre se così ti si possa definire.- marcò l'ultima frase, facendolo leggermente innervosire.
- Esatto, amigo. E sono anche piuttosto famoso.- ribatté, risultando più acido di quanto avrebbe voluto essere.
- Beh, adesso che lo so, non mi resta che farlo fare fuori.- disse Chris, con tono sbrigativo.
- Direi che è la scelta più intelligente. Adesso ti lascio, devo tornare a lavoro.- faceva sempre più fatica a trattenere le risate.
- Sì, anch'io ho da fare. Devo prepararmi per la partenza, andrò anch'io a Nipigon. Ci sentiamo più tardi.- detto ciò abbassò il telefono, permettendogli finalmente di poter smettere di contenersi. Dovette darsi qualche colpo sul petto per riuscire a fermarsi.
- Vedo che siamo allegri.- una voce, proveniente dal bagno dell'ufficio, gli arrivò alle orecchie, facendolo ghignare.
- Oh, Heather, mi amor! Sono più che allegro, chica. Sta andando tutto secondi i miei piani.- intrecciò le dita fra loro, assumendo un'espressione piuttosto inquietante.
- Volevi dire il nostro piano.- l'asiatica si avvicinò a lui lentamente, andandosi a sedere sulle sue ginocchia.
- Sì, hai ragione.- l'ispanico la afferrò per il fianco e la portò verso di lui, baciandola con trasporto. Se tutto fosse andato come da lui calcolato, in meno di un mese sarebbe diventato ricco sfondato, non gli restava che continuare a fare il doppiogioco.
 
Durante il viaggio verso Winnipeg, avevano deciso di sostare in una locanda per la notte. Da prima Duncan aveva provato ad opporsi ma, dopo averci pensato bene, era giunto alla conclusione che un po' di riposo non gli avrebbe fatto male.
D'altronde si erano medicati le ferite giusto con un po' d'acqua e, vista la violenza che Scott aveva impiegato per colpirlo, nemmeno lui si sentiva molto bene.
La locanda in cui si erano fermati era una piccola struttura a due piani, paragonabile ad uno di quei motel che si vedono nei film horror, con tutti i muri crepati e le serrature spaccate. Alla reception c'era una donna di colore, dal nome difficilissimo che Duncan e Scott avevano rifiutato categoricamente di imparare, ed il cuoco era un ragazzo biondo piuttosto grasso, talmente amichevole da risultare diabetico.
- Allora, zuccherini, questa è la vostra stanza. Ci sono tre letti singoli ed un bagno. Questa è la chiave, passate una buona nottata.- la mora dette la chiave a Zoey, sorridendole.
- Grazie mille, Leshawna.- la ringraziò, mentre gli altri due si limitarono a farle un cenno con la testa. Entrarono dentro la camera, venendo immediatamente investiti da un puzzo di chiuso e marcio.
- Oh, Gesù, da quant'è che non la pulite?- si lamentò Duncan, tappandosi il naso con una mano mentre con l'altra allontanava l'odore.
- Più o meno da quando c'è stata l'ultima prenotazione.- la nera scrollò le spalle, ridendo.
- E quanto tempo è passato?- solamente Scott non aveva avuto bisogno di tapparsi il naso dato che, essendo vissuto in campagna per tutta l'infanzia, era più che abituato agli odori sgradevoli.
- Un anno, credo. Non ricordo benissimo.- Leshawna accompagnò quelle parole ad una risata, decisamente poco opportuna, dopodiché se ne andò, lasciandoli da soli.
- Io mi prendo il letto al muro. - urlò Scott, lanciandosi di getto sopra il materasso. Non fu una scelta molto saggia, dato che sentì subito un immenso dolore alla schiena. La colpa era di una molla rotta, cosa che si sarebbe dovuto aspettare.
- A te la scelta.- Duncan guardò Zoey per un istante, notando come lei cercasse di ignorarlo. Quella era la prima volta che si parlavano da quel pomeriggio e, dato che il punk non si era ancora scusato, la situazione era ancora in fase di stallo.
La rossa si mise nell'altro letto al muro, posto dall'altra parte rispetto a quello di Scott, dunque al moro toccò quello al centro della stanza. Dopo essersi preparato, Duncan si diresse subito fuori al balcone per fumarsi una sigaretta.
Il panorama era piuttosto carino: la strada, nera come il petrolio con qualche righetta bianca, prendeva gran parte della vista, sullo sfondo c'era un'immensa distesa di alberi e cespugli, tipici delle zone a nord. Del resto, il Canada offriva quei paesaggi stupendi, che però lui non aveva mai avuto né la voglia né la briga di scoprire.
La notte arrivò ben presto. Erano giunti in quella locanda intorno alle otto di sera, quindi dopo aver mangiato un boccone al volo, preso nel ristorante di bassa qualità presente nella struttura, erano andati a letto, e Duncan aveva messo la sveglia per le sette di mattina.
Scott, per quanto avesse molti pensieri per la testa, non fece grande fatica ad addormentarsi. Invece di tutt'altro avviso fu Zoey. La rossa ripensò in continuazione alle parole che Duncan le aveva detto, trovandole fin troppo perfette per descrivere la sua situazione.
Una bambina finita in qualcosa che non le competeva, ecco cos'era. Da quando erano partiti non aveva fatto altro che ostacolarli, rendendogli tutto più difficile.
Non riuscendo a dormire, andò sul balcone e si sedette sulla sedia lì presente. Ebbe un po' di paura quando la sentì scricchiolare, in maniera anche preoccupante, ma poi riuscì a starci sopra.
Portò la testa sulla schienale e chiuse lentamente gli occhi. Se voleva essergli utile doveva crescere. Sia di testa che di mentalità. Il suo atteggiamento da buon samaritano non l'avrebbe portata a nulla, soprattutto in una situazione ostica come quella.
- Non riesci a dormire?- la voce di Duncan la risvegliò da quello stato di trance che l'aveva pervasa. Voltò la testa di scatto verso di lui, guardandolo di soppiatto.
- No. - tagliò corto e riportò la testa verso la strada, scarsamente illuminata da un singolo lampione posto sulla carreggiata.
- Nemmeno io. - il moro estrasse una sigaretta dal pacchetto che teneva in mano e se la portò alla bocca. Esitò per qualche attimo, dopodiché la accese ed iniziò a fumare. Si creò un silenzio tombale fra i due, che persistette per quasi cinque minuti, finché Duncan decise di fare il primo passo.
- Riguardo a ciò che ho detto oggi...- cercò di trovare le parole giuste, senza dover risultare troppo rude o, al contrario, buono.
- Hai ragione.- la rossa non lo lasciò finire, cogliendolo di sorpresa - È vero, il mio atteggiamento sta danneggiando tutti.- concluse, alzandosi di scatto dalla sedia.
- Non farti problemi, non devi per forza cambiare.- il moro si voltò verso di lei, spiazzato da quelle parole.
- Ho intenzione di aiutarti, ma per farlo devo crescere. Buonanotte.- detto ciò, la rossa tornò nella stanza e si sdraiò sul letto, lasciandolo solo.
Duncan finì la sigaretta, ripensando a cosa era accaduto durante quella, movimentata, giornata. Erano stati "traditi" da Dawn, che si era rivelata un'agente sotto copertura, ed avevano quindi subito un'imboscata.
Ad essere sincero, nemmeno lui aveva preso in considerazione l'ipotesi che la bionda potesse essere una poliziotta, anche se i presupposti c'erano.
Aveva anche rivisto Courtney, con la quale aveva avuto un rapido scambio di battute da cui aveva intuito che la castana ce l'avesse ancora con lui per quella storia dell'evasione.
Poi, dopo la fuga, aveva gridato contro Zoey, rinfacciandole tutte le sue debolezze, in maniera piuttosto offensiva e ce le aveva prese da Scott.
Infine, erano riusciti a scoprire dove si trovasse MacLean, unica nota positiva della giornata, e da quel nanetto viola avevano ottenuto perfino una nuova macchina.
Si toccò la testa, fortemente dolorante dopo tutto ciò che gli era successo in quella giornataccia. Era pieno di ferite, fortunatamente non gravi, e sul volto aveva avuto la fortuna di non avere lividi, che però erano sparsi su ogni altra parte del corpo.
Alla fine, anche lui si mise a letto, lanciando un'occhiata alla rossa, messa in posizione fetale con lo sguardo rivolto contro il muro. Non poté far altro che sospirare e stendersi lentamente, ignorando i dolori che gli stavano letteralmente lacerando tutto il corpo, e chiudere lentamente gli occhi, sperando di addormentarsi il più preso possibile, ma, all'improvviso, sentì il suo telefono squillare.
 
Noah non riusciva a capire perché fosse stato messo nella squadra di Alejandro. Lui, Dawn Medrek, Sky Morrison ed Heather Wilson erano stati selezionati dall'ispanico per far parte dell'operazione "Anti-Mafia" che aveva ordinato la polizia per sgominare Chris MacLean.
Blaineley lo aveva chiamato nel suo studio e, dopo avergli fatto un riassunto rapidissimo che non gli aveva fatto capire nulla, se n'era uscita con quella storia che, da quell'esatto momento, sarebbe diventato un sottoposto di Alejandro Burromuerto.
Si era dunque ritrovato chiuso in un camion, con destinazione Nipigon. Secondo l'ispanico, MacLean avrebbe fatto mobilitare le sue truppe lì per preparare un altro colpo ad una banca del posto che, seppur piccola, aveva quantità enormi di denaro.
Nessuno sapeva come facesse il detective ad avere tutte quelle informazioni, ma cosa certa era che fossero tutte esatte ed accurate.
- Mi spiegate nuovamente perché mi trovo qua?- domandò, passando lo sguardo su ognuno dei presenti. Erano tutti seduti dentro al camion, su delle, scomodissime, panche poste ai bordi del veicolo e senza nemmeno le cintura, e ciò aveva causato all'indiano non pochi dolori alla schiena per via delle continue buche prese dal mezzo.
- Sei stato scelto per far parte della squadra che sgominerà MacLean.- spiegò Sky, senza però dirgli nulla di nuovo.
- Vorrei farvi presente che dandomi la stessa risposta per tre volte di fila non risolverete il mio dubbio.- poggiò il mento sul gomito e la guardò con espressione annoiata. Oltre a lei, già Blaieneley e Alejandro gli aveva già detto quelle esatte parole, stando ben attenti a non lasciarsi sfuggire nemmeno un dettaglio.
- Vedo che siamo piuttosto acidi oggi, eh?- Heather lo guardò socchiudendo gli occhi, venendo però ignorata.
- Quindi? Qualcuno che mi risponde?- erano partiti da più di un'ora e, secondo i calcoli che si era fatto, sarebbero arrivati in cinque o sei ore.
- MacLean ha organizzato una rapina a Nipigon, noi dobbiamo sventarla e metterlo in galera.- questa volta fu Dawn a rispondergli. La bionda era seduta accanto a lui, con lo sguardo rivolto verso il basso ed il volto triste.
- E quindi invece di portare un soldato addestrato nello sventare rapine o cose del genere, avete deciso di portare me, che non so nemmeno tenere una pistola in mano. Grandioso, ora anche la polizia inizia a dare di matto.- incrociò le braccia al petto e sospirò violentemente.
- Non dire così, amigo. Sei stato scelto perché hai delle capacità notevoli. D'altronde hai risolto un sacco di casi, dico bien?- Alejandro si intromise nella discussione, guardandolo con un sorriso in volto. Al contrario dei suoi sottoposti, lui era seduto nei posti davanti, al fianco dell'autista.
- Suppongo tu abbia ragione.- tagliò corto Noah. Aveva capito perfettamente quale fosse il suo piano. Lui e l'ispanico si erano sempre stati antipatici sin dal primo momento che si erano visti, e ciò era un ulteriore motivo per cui era stato sospettoso nei confronti di quella chiamata.
Probabilmente, il suo scopo era quello di allontanarlo da Courtney. Non sapeva per quale motivo preciso, però Alejandro aveva paura che la castana potesse provare ad agire per contro proprio e, con l'obiettivo di eliminare questa piccola possibilità, aveva fatto in modo che l'indiano venisse con lui.
Non era una pessima idea, solo che non aveva messo in conto che, Noah o non Noah, Courtney avrebbe agito in qualunque caso, del resto si era prefissata l'obiettivo di catturare Duncan da un sacco di tempo.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ed ecco a voi la saga finale, se così vogliamo chiamarla. Mancano ancora 12 capitoli, ma da questo ci viene presentato, o meglio ripresentato, il carissimo Alejandro Burromuerto.
Il clima fra nostri tre eroi è tesissimo, Leashawna non pulisce il suo motel e Noah viene spedito lontano da casa. Cosa sta succedendo!?
Beh, lo scoprirete Martedì prossimo! Detto questo, ci vediamo Domenica con Care Project.
   
 
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