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Autore: Ofeliet    15/06/2019    0 recensioni
Alla fondazione del complesso del collegio, i professori avevano in mente grandi progetti per esso. Doveva essere una dimostrazione di eccellenza e perfezione. I suoi iscritti, comunque, vantano ben poco simili qualità.
D'altronde, cosa puoi fare con un folto gruppo di adolescenti impegnati a rivaleggiare e sgominare team malvagi da quando hanno iniziato a viaggiare? Niente. Puoi solo insegnargli ad essere studenti modello, e fallire nel tentativo. D'altronde, si ha a che fare con campioni non più in erba ed esperti del mestiere, tutti focalizzati sul diploma e sulla gloria che deriva da esso.
Qui tutti hanno più di un asso da giocare, e soprattutto hanno voglia di vincere.
| Airplane Bikini Contest DualRival FerrisWheel Ikari Pokè Ranger | ed altre...
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo della scuola. ~'
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Alla mia Elena,
che questo capitolo l'ha voluto
e l'ha ottenuto.


Capitolo Diciannove: La testa decide meglio del cuore.


La situazione a Kanto era degenerata in fretta.
Julia era certa di sapere che la loro tranquillità non era destinata a durare a lungo, visti gli eventi di Amarantopoli, ma la sua situazione era precipitata con una velocità assurda.
D’improvviso c’erano reclute del team Rocket ovunque, e lei e Ash si erano ritrovati bloccati a cause di forza maggiore a Celestopoli. Il loro pomeriggio tranquillo e rilassato insieme a Misty era diventato una sorta di continuo combattimento per farli tornare a casa.
Una volta che la situazione aveva dato loro un’apertura, Ash l’aveva afferrata per un braccio e si erano rifugiati nella palestra, doveva avevano trovato diverse persone. Misty e le sue sorelle cercavano di creare un ordine e riportare tranquillità tra gli abitanti, ma sentendo i rumori che provenivano dall’esterno sembrava molto difficile.
« Io devo tornare a casa! » esclama Julia. Se quella era la situazione a Celestopoli, non riusciva ad immaginare quella ad Azzurropoli.
« Non essere stupida, uscire fuori è pericoloso. » la riprende Misty, venendo assecondata da Ash.
« Ha ragione, buttarsi fuori adesso sarebbe troppo pericoloso. » Julia li guarda, piccata, e senza pensarci due volte si butta fuori dalla palestra. Per un attimo la coglie un sincero terrore, vedendo quanti nemici aveva davanti, ma si riprende un po’ di calma e fa uscire Charmeleon dalla sfera.
Le reclute la notano subito, e Julia si trova sommersa dagli attacchi di Zubat e Raticate.
« Charmeleon, usa Dragartigli! »
« Nidoking, usa Incornata! » Julia si volta, trovandosi accanto Gary. Il ragazzo sembrava affannato, e nel vedere la sua esitazione sembra scocciarsi. « Julia, concentrati! » lei si irrigidisce per la ripresa, ma si concentra sulla sua battaglia. Nel vedere l’arrivo di Gary, anche Ash e Misty si erano uniti a lottare insieme a loro.
Dopo l’ennesima recluta sconfitta Julia sospira, esausta. Non aveva mai combattuto con una tale intensità per un tempo così lungo. D’improvviso Charmeleon inizia a brillare, cogliendola di sorpresa.
La forma del suo Pokémon si ingrandisce, e nel bagliore la ragazza riesce ad intravedere delle ali e un verso molto più profondo di quello a cui era abituata. La luce svanisce, e tutti ammirano un Charizard stagliarsi sul campo di battaglia. Il Pokémon ruggisce, intimidendo i suoi avversari, e un simile evento riporta le forze a Julia che riprende a combattere con sempre più entusiasmo.
Il suo Pokémon pone fine agli ultimi combattimenti, e Julia gli si avvicina, accarezzandogli le ali. Charizard emette un lieve sbuffo compiaciuto.
« Tu che ci fai qui Gary? » chiede allora Ash, osservandolo, e Gary lo fulmina con lo sguardo.
« Secondo te? Hanno preso d’assalto Smeraldopoli, sono riuscito a farmi strada per controllare che il nonno stia bene. »
« Anche Smeraldopoli? » Gary annuisce.
« Sì. Hanno pure reso impossibile volare, sembra che abbiano formato un campo elettrico che impedisce ai Pokémon di alzarsi in volo. » spiega. « Comunque non posso perdere tempo qui, devo arrivare a Zafferanopoli. »
« Vengo anch’io. » Gary osserva Julia perplesso, ma sospira. « Va bene, ma non rallentarmi. » la ragazza annuisce, e Ash li guarda prendere la strada verso l’altra città. Poi torna a guardare Misty. Certo, si era preoccupato quando Julia si era lanciata sul campo di battaglia, ma quando aveva visto Misty seguirla non ci aveva più visto.
La preoccupazione che aveva provato non riusciva a descriverla. Pikachu emette qualche lieve verso, per poi assumere un’aria sorniona che lo fa arrossire. « Avanti, Pikachu, andiamo ad aiutare! » esclama, emettendo un tono più nervoso di quanto vorrebbe. Il Pokémon sembra assecondarlo, ma Ash si sente osservato da lui per tutto il resto della giornata.


Touko aveva perso il conto di quante persone aveva combattuto fino a quel momento. Chiunque le aveva sconsigliato di buttarsi in una simile maniera all’attacco, ma non le importava. Aloé l’aveva trovata a braccare delle reclute a Zefiropoli e l’aveva presa da parte, tentando di calmarla.
Nessuno riusciva a dirle dove si trovava N, e un pensiero simile la faceva morire dentro. Avrebbe dovuto rimanergli accanto. D’altronde Natural aveva un’importanza strategica per il team Plasma, era ovvio che potevano tentare di riprenderlo con loro.
« Touko. » la voce di Aloé è pacata, quasi materna. La ragazza alza gli occhi sulla donna di fronte a lei, sorseggiando del tè. L’atmosfera della biblioteca aveva avuto un effetto sedativo su di lei. « Capisco che sei preoccupata, ma la tua ricerca farà solo peggiorare la situazione di N. » Touko scatta in piedi.
« Siediti, cara. » le dice la donna, e lei si trova ad obbedire. « Ora che il team Plasma sa che stai cercando N, faranno di tutto per tenerlo nascosto. » dice, ma un lieve sorriso le si forma in volto. « Però, grazie alla confusione che hai creato, Silvestro è riuscito a procurarsi la sua posizione esatta. » il viso di Touko d’improvviso è la rappresentazione della felicità più genuina.
« Ti prego, Aloé, dimmi dove si trova. » la donna la osserva per momenti che le sembrano interminabili.
« Lo farò, Touko, ma dovrai fare tutto con molta cautela. Basterà un passo falso perché ti scoprano e ci ritroveremo al punto di partenza. » lei annuisce, determinata.
« Bene. Le informazioni di Silvestro dicono che lo spostano continuamente, ma stasera partirà da Libecciopoli per andare a Boreduopoli. Potrai agire nel punto che preferisci. » Touko annuisce, e prende tutte le informazioni molto più fiduciosa.
Passa tutto il pomeriggio selezionando con cura la sua squadra. Inizialmente indecisa se portare con sé Reshiram, pensa che sarebbe stato meglio averlo con sé. Il Pokémon era in grado di percepire la presenza dell’eroe degli ideali e probabilmente le sarebbe stato d’aiuto. La sera arriva lentamente, e Touko ripassa mille volte il suo piano. Avrebbe fatto il suo intervento a Mistralopoli, e avrebbe portato N nei pressi della torre Dragospira. Una volta lì avrebbe messo Reshiram a guardia, e se aveva delle certezze, una di quelle era la paura sacrale che avevano i seguaci dei Pokémon leggendari.
Mistralopoli era particolarmente umida quella sera, e Touko osserva il crepuscolo colorare le acque del paesino, per poi volgere la sua attenzione ad un gruppetto che cercava di sembrare il più vago possibile.
Agli occhi delle persone che stavano tornando a casa, non sembravano niente di che, ma Touko era in grado di riconoscere Natural ovunque.
Prende un grosso respiro, richiamando Gothitelle.
« Usa Psicoraggio. » la Pokémon la osserva confusa per un istante, era la prima volta che le veniva ordinato di colpire degli esseri umani con i suoi poteri, ma poi obbedisce e prende di mira le persone indicatele dalla sua allenatrice.
Le persone accusano il colpo, e Gothitelle fa planare Touko più in basso con la psicocinesi. La ragazza sente l’adrenalina salire nel suo corpo, mentre afferra per la mano un N ancora stordito e lo porta via con sé. Non sa per quanto corre, e quanta distanza ha percorso, ma riesce a calmarsi solo alla vista della torre. Reshiram viene messo subito alla porta della costruzione, mentre lei prende le mani di N e lo fa sedere sulle rovine. L’altro le appare ancora molto stordito, ma lentamente sembra riprendere coscienza di sé.
« Touko? » lei gli sorride, sollevata, tenendogli le mani ancora di più.
« Sì, sono io. » dice. « Sei al sicuro adesso. » lo abbraccia d’impulso, stringendolo forte a sé. N sembra spaesato dal suo gesto per qualche momento, ma poi ricambia la stretta. Il loro abbraccio sembra durare un’eternità, ed è con un vago dispiacere che Touko lo lascia andare. N si massaggia la tempia, probabilmente risentendo ancora degli effetti del suo attacco, e un po’ se ne dispiace.
« Scusa, magari avrei dovuto usare metodi più tradizionali. » N ricambia, scuotendo la testa.
« Non credo, ero accompagnato al trio oscuro in persona. Metterli fuorigioco non è così facile. »
« Di certo non passeranno oltre Reshiram. » sorride sicura lei, e N si volta in direzione del Pokémon leggendario, parlandogli in una lingua antica che lei non conosceva. Dopo qualche minuto, il ragazzo si gira nella sua direzione, più preoccupato.
« Ti sono grato per avermi salvato, Touko, ma c’è ancora qualcosa che devo fare. » una simile affermazione la mette in guardia, facendola irrigidire. « Non innervosirti. C’è un motivo per cui mi stavano portando a Boreduopoli. » la ragazza lascia allentare un po’ la tensione, ma rimane ancora all’erta. « Da quello che sono riuscito a comprendere, il team Plasma si sta preparando a partire in massa, anche se non ho idea dove sia diretto. » lei lo guarda. « Devo prima recuperare Zekrom, e poi andare subito a fermarli. » Touko gli si avvicina, appoggiando una mano sul suo braccio.
« Io vengo con te. » N le sorride.
« Di questo non avevo dubbi. » fa una pausa. « Ho nascosto la sua pietra proprio in cima alla torre, ho sempre pensato che potevano tentare di rapirmi. Un po’ triste che sia successo davvero. »
« Ma almeno Zekrom è al sicuro. » lo anticipa, Touko, precedendolo nella scalata della torre. Non ci vuole molto perché ritrovino la Scurolite e N faccia tornare il Pokémon al suo stato originario. Questi sembra scocciato per quel pisolino fuori programma, ma N sembra placarlo e ciò le basta. Touko prende un grosso respiro. Ora toccava al team Plasma.


« Natsumi, non sta bene origliare. » la ragazza scocca un’occhiata a Vera, che la stava rimproverando ma non sembrava disposta ad andare via.
« Sembra essere una cosa importante, Vera, se non la sentiamo adesso non credo che avranno la gentilezza di riferircelo loro. » non era la migliore delle situazioni, lo ammetteva. Non era il tipo da spiare, ma aveva visto Rocco e Adriano seguire il professor Birch dentro una stanza e chiudersela alle spalle. Probabilmente stava succedendo qualcosa di grave, probabilmente al rifugio Magma dato il loro recente attacco, e il fatto che non fossero più tornati da quelle parti. Certo, lei aveva volato fino a quel posto, ma non era riuscita ad avvicinarsi più di tanto vista la massiccia presenza di poliziotti. Era un bel mistero.
Natsumi si focalizza sui rumori che provenivano dietro la porta, riuscendo vagamente a sentire ciò che si stavano dicendo.
« …sembrano svaniti nel nulla… »
« …le tracce… »
« …torno a Kanto… » Natsumi cerca di mettere insieme ciò che sente, ma è difficile. Ad un tratto, Vera la trascina via. Si stava avvicinando qualcuno, e nessuna delle due voleva essere beccata a fare un’attività di spionaggio. La ragazza fissa un punto vuoto, cercando di far incastrare i pezzi insieme alle informazioni che lei aveva raccolto.
Ormai era sicuro che fosse successo qualcosa ai due team. La loro presenza era stata cancellata, visto il ritorno di Alice a Forestopoli. Anche Ciclaminopoli diventava quasi una tappa per le persone sfollate che stavano iniziando a tornare alle loro case, o a quello che rimaneva di esse.
Ormai era certo.
Non sapeva come, ma avevano vinto quel conflitto. Una simile notizia la fa sentire più leggera, e un sorriso le si dipinge in volto. Certo, lei non aveva partecipato alla battaglia finale, ma era contenta lo stesso. Finalmente era tornata la pace a Hoenn.
« Perché sorridi? » le chiede Vera, notando la sua espressione. Questa diventa ancora più scintillante mentre la ragazza si gira verso di lei.
« Non capisci, Vera? E’ tutto finito! Finito! » esclama, facendo salire sempre di più la perplessità in Vera. Camminano un po’ insieme, poi Natsumi raggiunge la piazzetta e sale sul dorso di Salamence, dicendo che faceva un salto a casa. Vera fa spallucce, tanto non poteva fermarla, e decisamente non sarebbe riuscita a farlo anche se l’avesse voluto.
« Perché tutto quell’entusiasmo? » le chiede Drew, che era dietro di lei. Vera sobbalza per la sorpresa, girandosi verso di lui con un sorriso nervoso.
« Se devo essere sincera, nemmeno io l’ho capito. » dice, ed entrambi osservano la direzione in cui è volata via Natsumi. Drew fa spallucce, prima di riportare la sua attenzione su Vera.
« Beh, allora invito solo te a pranzo. » le dice, e Vera arrossisce.
« Cosa? »
« A pranzo. Io e te. Pensavo di invitare anche le altre ragazze, ma Magdalena è tornata a porto Alghepoli e Natsumi è volata via. Rimani solo tu. » fa una pausa. « Ti va? Hanno riaperto i chioschetti di cibo etnico e volevo farci un giro. » Vera sembra pensarci un po’, ma poi gli sorride.
« Sì, certo. » Drew, riassumendo un comportamento galante, le regala una rosa – che aveva tenuto nascosta per tutto quel tempo – e le offre il suo braccio. Vera non esita ad accettarlo, sorridendogli.


« Devo dire che quello ad Amarantopoli è stato decisamente un buon colpo. » Silver prende un lungo respiro, cercando di ignorare che Daniel si fosse nuovamente seduto sulla sua scrivania.
« Sì, lo so. » l’altro ragazzo sembra non scomporsi di fronte al suo tono rigido, offrendogli un sorriso come risposta.
« Ti sto adulando, potresti accettare un complimento di tanto in tanto. » Silver alza lo sguardo su di lui. La sua presenza lo infastidiva, e iniziava a capirne la ragione. Daniel era una creatura imprevedibile e incontrollabile, e lui era ormai troppo abituato alla cieca obbedienza che aveva dalle reclute del team. Anche i generali, dopo le rispettive punizioni per le loro iniziative, avevano retrocesso.
Daniel no, lui continuava ad essere uno spirito libero che non avrebbe mai accettato un ordine da lui.
« Spero che tu non sia qui solo per i complimenti. » replica, tornando a guardare la mappa con i piani di spostamento. C’è improvviso silenzio, e Silver si trova a tornare ad alzare lo sguardo. Daniel lo stava fissando. Aveva un colore degli occhi particolare, un viola acceso che sembrava svelare tutti i segreti che celavi. Lo stava guardando con serietà, ma poi abbozza un sorriso e si abbassa al suo stesso livello.
« E anche se fosse? » replica, divertito. Silver vorrebbe replicare che se non è lì per le informazioni, dovrebbe andarsene. Dovrebbe anche smettere di sedersi sulla scrivania e accavallare le gambe. Dovrebbe proprio stargli lontano.
Sa che potrebbe dirglielo, ma non avrebbe comunque effetto. Daniel era indomabile anche per lui, che aveva ridotto in ginocchio un intero team. Il ragazzo fa per allontanarsi, ma Silver lo afferra per la collottola dell’impermeabile che portava. Sente il materiale scivolargli dalle dita, ma non ha intenzione di mollare la presa.
Un simile gesto sembra cogliere di sorpresa anche lui, e per un attimo pensa di lasciarlo andare. Il suo tentativo di intimidirlo sembrava piuttosto ridicolo, adesso.
Il viso di Daniel è vicino, sente il suo respiro, e i loro occhi sono allo stesso livello. Finalmente era riuscito ad abbassarlo al proprio. Silver deglutisce, indeciso su cosa fare. Daniel batte un paio di volte le ciglia.
Sente la sua bocca aprirsi per dire qualcosa, e poi richiudersi. Avrebbe dovuto parlare, qualsiasi cosa detta avrebbe sicuramente spezzato la tensione che si era creata. Lui non riusciva a lasciar andare la presa e Daniel sembrava non volersi togliere da essa.
La sua mente presto diventa un subbuglio, non sapeva cosa fare.
Gli occhi di Daniel si chiudono, e la sua mente va in cortocircuito. Non capisce subito perché lo stia facendo, ma una volta che le sue labbra toccano quelle di Daniel, lo comprende fin troppo bene. Desiderio. Lui aveva sempre provato desiderio nei suoi confronti, e solo ora che finalmente otteneva ciò che aveva tanto desiderato lo capiva.
Daniel non sembra disturbato dalla sua iniziativa, ma dopo un po’ il suo contatto casto sembra dargli fastidio, tanto che si sente mordicchiare le labbra con una certa stizza. E’ in quel momento che si ricorda di non avere alcuna esperienza, di non avere idea di cosa fare.
L’altro sembra capirlo, perché gli passa una mano tra i capelli e avvicina il suo viso a sé. Silver sente il viso andare a fuoco, ma quella poca razionalità che gli era rimasta sembra incoraggiarlo a cedere, cosa che lui fa ben volentieri. Il bacio si fa più caldo, lo spazio tra di loro più stretto, e la lingua di Daniel accarezza le sue labbra. Silver trema, ma gli si arrende, e lascia che questi gli tiri un po’ i capelli, facendo inclinare la sua testa.
Silver sente entrare la lingua dell’altro nella sua bocca, e sente la sua coscienza scivolare via, aggrappandosi alle braccia dell’altro. Daniel emette uno sbuffo divertito, prima di accarezzare la sua lingua con la propria, accompagnandolo in un movimento lento ma terribilmente eccitante.
Quando si staccano Silver non sa quanto tempo sia passato, ma è ben consapevole di avere il viso in fiamme. Alza lo sguardo verso Daniel, trovandolo come specchio della propria condizione. Il rossore sul viso dell’altro ragazzo sembrava persino più visibile del proprio, e per quanto non disgustato, gli sembra comunque sorpreso.
Non ha idea di cosa dire, la sua mente è un turbine. Silver prende un grosso respiro, allungandosi sulla sedia, per poi alzarsi e uscire dalla sua stanza, lasciandosi Daniel dietro. Questi, rimasto seduto sulla scrivania, si tocca ancora le labbra, confuso. Di certo una simile variazione del tema non se l’aspettava. Certo, sicuramente una parentesi di questo tipo era stata piacevole, ma non abbastanza da fargli cambiare idea.
« Bacia bene, sì. » dice, a se stesso, sottovoce. « Ma ciò non mi farà cambiare idea. » con un gesto si passa ancora una volta il pollice sul labbro inferiore, e fa un lungo respiro cercando di riprendere la sua compostezza.
Con calma esce dalla stanza di Silver, ignorando le reclute che incontrava per strada, la mente persa nei suoi pensieri. Ormai gli eventi erano a buon punto, di certo non avrebbe cambiato idea ora che tuti gli attori si stavano avviando ai loro posti sul suo personale palco.
Daniel esce alla luce di Fiordoropoli, chiamando a sé Mistral e salendo in groppa alla Fearow. Doveva fare rotta a Zafferanopoli, mancava giusto qualche tocco e tutto sarebbe stato pronto.


« E’ quello il rifugio del team. » sussurra N. Erano arrivati a Boreduopoli al calare della sera, e quasi certamente il trio aveva riferito della perdita di N. Avrebbero dovuto muoversi con parecchia cautela. « Vista la loro poca disponibilità, non credo che abbiano spostato il rifugio della città. » Touko annuisce, osservando un condominio piuttosto comune che sfuggiva subito allo sguardo. Se c’era qualcosa che il team Plasma era in grado di fare, sicuramente era nascondersi.
N, a parte Zekrom, era rimasto senza Pokémon e Touko era consapevole che il più dell’azione sarebbe toccata a lei. Non le dispiaceva, un po’ di movimento sarebbe stato un toccasana data l’adrenalina che ancora circolava nel suo corpo.
« Quando vuoi, Touko. » le dice, e la ragazza prende con sé la Pokéball di Mienshao. Grazie a lui sarebbe riuscita a contare su un buon effetto sorpresa, con relativa confusione. Con calma Touko esce dal suo nascondiglio, prima procedendo cauta verso l’edificio, con aria ingenua, con al seguito il suo Pokémon. Più si faceva vicina, però, notava una calma che non sembrava appartenere ad un covo di persone. C’era un silenzio irreale.
La ragazza cerca di non pensarci troppo, e si scambia uno sguardo con Mienshao. « Calcinvolo. » gli dice, piano, e questi non esita a saltare ed abbattere la porta con una sola mossa. Touko si fionda dentro, già pronta ad affrontare chissà quanti seguaci increduli, ma viene accolta solo dal silenzio. C’era ancora la luce accesa, e un disordine tipico di un luogo abitato, ma non vedeva nessuno. Forse si erano accorti del suo arrivo e si erano nascosti? Non sarebbe stato strano, dato il suo intervento a Mistralopoli.
Col calma Touko sale sulle scale, seguita dal suo Pokémon, trovando la stessa situazione del piano inferiore. Si mette a cercare in ogni anfratto, forse c’era qualche passaggio segreto a lei sconosciuto. Non trova niente, ed è con un po’ di sconforto che esce dalla casa, facendo segno di avvicinarsi.
N arriva subito, guardandola incuriosito. « Sei stata così veloce che non ho sentito nessuno urlare alla sconfitta. » scherza, con un sorriso, ma nel vedere l’espressione di Touko torna serio. « Che è successo? »
Lei sempre rimuginare un po’, prima di alzare lo sguardo su di lui. « Che tu sappia, ci sono delle stanze nascoste? » Natural la guarda per qualche momento, perplesso, per poi scuotere la testa.
« No, non qui. »
« Allora non c’è davvero nessuno. » commenta Touko, guardando verso l’entrata. « Ho cercato dappertutto e non ho trovato niente. »
« Questo è davvero strano. » osserva N, entrando nell’abitazione, seguito subito da lei. Insieme si mettono a cercare possibili indizi, pulsanti segreti e porte nascoste, ma la loro ricerca sembra infruttuosa. L’unica nota positiva era il ritrovamento dei Pokémon di N, che erano più che felici di tornare nelle mani del loro allenatore.
« Questo è parecchio strano. » commenta nuovamente N, dopo che si siedono su un divano, esausti dalla loro indagine. « Nemmeno i Pokémon di tipo psico hanno rilevato stranezze. Però io oggi dovevo arrivare qui, non posso credere che non avessero lasciato nessuno a custodire questo posto. »
Touko si lascia andare sul divano, fissando il soffitto.
« E’ un bel mistero. » mormora, mentre N imita il suo movimento, appoggiandosi accanto a lei. Touko muove la testa di lato, incontrando lo sguardo di N, e gli sorride. « Sono contenta che sei al sicuro. »
« Sono contento che mi hai salvato. » le risponde lui, sorridendo, e Touko arrossisce leggermente. Non era quello il momento giusto di imbarazzarsi, quindi cerca di spostare il suo sguardo altrove senza riuscirci. Nel guardarla, però, N sembra essere colto da una folgorazione e i pezzi iniziando ad incastrarsi.
« Ora ho capito. » esclama, improvvisamente nervoso. « Mi hanno portato qui per sbarazzarsi di me! » Touko rimane seduta, in silenzio. N si passa una mano tra i capelli, innervosito. « Ho sentito di quello che parlavano, so che stanno progettando qualcosa di grosso. Ma non qui, si dovevano spostare, andare via. »
« Cosa vuoi dire? »
« Credo che il team Plasma abbia abbandonato Unima. Hanno trovato un nuovo obiettivo e si stanno dirigendo verso quello. »

Fortebrezza, per fortuna, non era rimasta particolarmente stravolta dal team Plasma. D’altronde, era un piccolo paesino che non aveva alcuna importanza strategica, e come tale probabilmente era stata considerata.
Di questo Serenity era contenta. Certo, a casa c’era solo suo padre, e il resto della famiglia era disperso al vento, ma era stata sollevata a tornare e trovare tutto al suo posto. Certamente non stava vivendo la condizione di Kanto, a quanto era riuscita a sentire da Nicky. La ragazza parlava solo per Smeraldopoli, ma non dubitava che una simile condizione si fosse moltiplicata per tutta la regione.
Sapeva che sarebbe successo.
Avrebbe potuto evitarlo, ma come al solito non era riuscita a parlare. Daniel aveva ragione, era a tutti gli effetti un’incapace. Tutto ciò che stava succedendo era anche una sua responsabilità e un pensiero simile la faceva scoppiare a piangere. Non sarebbe mai riuscita ad essere abbastanza.
« Serenity? » la ragazza sente il padre bussare, e cerca di pulirsi il viso dalle lacrime.
« Entra pure papà. » l’uomo varca la soglia della sua stanza, e gli basta un’occhiata per capire che stava piangendo. L’uomo guarda la figlia, indeciso sul come approcciarsi a lei, e decide di sedersi sul suo letto, incoraggiandola a fare lo stesso. Serenity però nega con la testa, volendo rimanere alla finestra. Se si fosse avvicinata temeva, profondamente, che il padre avrebbe capito quale persona pessima lei era.
« Pensavo che dovresti tornare a Kanto. » dice d’improvviso lui, sorridendole con calma, e Serenity sgrana leggermente gli occhi, sorpresa.
« Perché? » gli chiede.
« Qui non ci sono problemi, e ce la stiamo cavando, mentre ho sentito le ultime notizie provenienti da Kanto e sono tutt’altro che rosee. Pensavo che volessi andare ad aiutare i tuoi amici. »
Serenity avrebbe voluto urlare che lei li aveva condannati, i suoi amici, oltre che una miriade di persone innocenti, e che nessun aiuto avrebbe ripagato la sua colpa. Le lacrime tornano a solcarle le guance.
Suo padre la osserva, e non le dice niente. E’ confortante, se le facesse anche solo una domanda probabilmente crollerebbe su se stessa. Invece questi le si avvicina, accarezzandole la testa con affetto.
« Non so cosa stai pensando, Serenity, ma qualsiasi cosa sia ti sta facendo soffrire tanto. Forse non sono nemmeno in grado di capire ciò che provi, e non posso esserti di alcun aiuto. Capisco se non ne vuoi parlare con me. » i singhiozzi delle ragazza aumentano. « So però che tu sei una persona che ha sempre fatto la cosa giusta, ogni situazione che ti si è presentata sei riuscita a risolverla. Finora hai sempre fatto la scelta giusta. »
« E se stavolta è quella sbagliata? » singhiozza allora lei. « Se la mia pessima scelta ha ferito altre persone, che dovrei fare? » il padre sembra pensarci un po’, e poi tornare a guardarla.
« Rimediare, Serenity, è l’unica cosa che puoi fare. » le trema il labbro a quella risposta, e le si forma un groppo in gola. Suo padre le accarezza la testa, e la lascia da sola. Serenity guarda in basso, cercando di calmarsi. Doveva rimediare, e forse ancora poteva rimediare. Certo, il danno fatto da lei era enorme, ma poteva ancora salvare qualcuno.
Con rinnovata calma la ragazza si passa dell’acqua sul viso, nel tentativo di placare il rossore, e calma la voce il più possibile. Poi prende il suo Interpoké, e compone il numero del professor Oak. La linea la fa attendere un po’, ma finalmente Samuel le risponde.
« Serenity. »
« Mi scusi per la chiamata a quest’ora. » l’uomo le appare stanco, provato, e ciò fa crescere il suo senso di colpa. « Ma volevo dirle che non ho detto tutta la verità sui fatti della torre Memoria. Quel giorno lì si trovava anche Daniel. »
L’uomo le appare sorpreso, ma la incoraggia a proseguire.
« Mi dispiace non averlo riferito prima, ma non volevo tradirlo. E’ stato un mio amico per anni, e mi rendo conto solo ora di come questo rapporto si sia ritorto contro di me. » una simile informazione, ora che si rende conto, è inutile. Stava solo cercando di giustificarsi agli occhi altrui. « Ma quel giorno lui mi ha riferito delle cose. Precisamente, ciò che sta succedendo adesso. »
« Cosa intendi dire? »
« La coalizione con i team, e i loro attacchi sono stati organizzati da Daniel. » finalmente era riuscita a dirlo. Se l’era tenuto per mesi dentro, e finalmente qualcun altro lo sapeva. Dall’altro capo, Samuel Oak sembra piuttosto dubbioso di tale informazione.
« Ne sei sicura? Perché avrebbe motivo di intrecciare un piano così intricato e violento? » Serenity abbassa lo sguardo, indecisa. Aveva le sue ipotesi sulla motivazione di Daniel, ma di certo non voleva dirle. Sapeva però una cosa con certezza.
« Sta puntando alla distruzione del team Rocket. » dice. « Non so nemmeno io il motivo, ma il suo piano è quello di usare gli altri team per distruggerlo. »
« Perché riferirlo a te? »
« Voleva che mi unissi alla sua causa. » la sua mente torna a quel giorno, tra le nebbie spettrali della torre. Daniel l’aveva guardata speranzoso, probabilmente pensava che si sarebbe unita a lui, ma ciò che le proponeva era disumano. Aveva cercato di farlo ragionare, e lui aveva completamente cambiato atteggiamento.
Di certo non sarebbero stati più amici, lei non avrebbe potuto capire ciò a cui lui ambiva.
Anche lei aveva pensato la stessa cosa, ma non si trovava a desiderare di capirlo. L’amico a cui teneva così tanto sembrava non esserci più.
C’è silenzio dall’altro capo, ma poi il professor Oak parla. « Sai ancora qualcosa? » lei annuisce.
« Sì. Visti gli eventi, presto ci dovrà essere uno scontro. Non so dove, ma so che li farà riunire tutti nello stesso luogo. » l’uomo la ringrazia, visibilmente agitato, e chiude la chiamata.
« Avete sentito? » chiede agli altri professori, tutti riuniti nella stanza. Aralia annuisce, cercando di ignorare il tremore delle sue mani. Era tornata da poco a Kanto e già si trovava ad affrontare nuovi problemi.
« Bisognerà iniziare a tracciare gli spostamenti dei team, e calcolare un eventuale luogo dello scontro. »
« Non sarà così facile, si sono perse le tracce dei team Magma e Idro. » commenta Birch, rimasto in disparte per tutto quel tempo. « E per quanto ha detto Rowan, anche il team Galassia sembra essersi ritirato. » il professore preso in causa incrocia le braccia al petto.
« Anche se fosse, bisogna tenere d’occhio il team Galassia più di tutti. Non hanno solo sete di potere, ma hanno creato un’arma piuttosto potente. » il professor Oak si massaggia una tempia, stanco e nervoso.
« Quindi ci sono rimasti solo i team Plasma e Rocket da osservare. »
« No. » annuncia improvvisamente Aralia, osservando lo schermo del suo Interpoké. « Anche del team Plasma si sono perse le tracce. »
« Com’è possibile? » chiede Elm. « Sono tutti composti da masse di persone, non passerebbero di certo inosservate. »
« Probabilmente stanno usando le vie dei civili per spostarsi. Visti i recenti disastri, c’è un controllo meno rigido per muoversi da una regione all’altra, per poter permettere agli sfollati di raggiungere eventuali parenti di altre regioni. » commenta Aralia. « Anche se i controlli sono stretti nelle regioni di arrivo, molte delle nuove reclute sicuramente non sono nei registri di polizia come appartenenti ai team. »
« Si sono fatti più furbi. »
« Oppure qualcuno gli ha dato l’idea. » torna il silenzio nella loro stanza, tutti loro pensavano ad un metodo per prevenire una possibile tragedia.
« Aspettate un attimo. » dice Elm. « Serenity ha detto che lo scopo finale è la distruzione del team Rocket. Questo ancora non ha fatto perdere le sue tracce. Basterà seguire loro. » gli altri professori lo guardano, interdetti, per poi annuire.
Quella era ormai l’unica soluzione che gli era rimasta.





Rieccoci qui, puntualissimi.

Commenti sul capitolo:

Hoenn finalmente è libera, certo, ma Kanto e Johto ora avranno un bel daffare. Questo è davvero solo l'inizio. L'importante è che la gente si goda almeno un po' di pace e fluff, come fa giustamente la Contest.
Anche Touko e N finalmente si sono riuniti, e ancora non hanno finito di fare fronte comune di fronte al disastro che si staglia di fronte alla loro regione. Però saranno insieme e questo, anche in tempi di guerra, èla cosa più importante.
Serenity ha finalmente detto ciò che si teneva dal capitolo sei, ma chissà se sarà sufficiente per prevenire un disastro. Bastarà continuare a leggere per scoprirlo.

Ringraziamenti:

Ringrazio come al solito chi legge e chi sta inserendo questa storia in qualche lista, vi sono veramente grata ~

   
 
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