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Autore: xCheshireCats    16/06/2019    4 recensioni
Ora e per sempre, la verità sugli afroamericani, che diedero così tanto per la nostra libertà, verrà conosciuta da tutti.
Partecipa al contest degli Ambrogisti #MiraculousASpassoNelTempo
Prima Classificata al Contest.
Genere: Angst, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Plagg
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Arlene Fox si stropicciò l'orlo del vestito rosso con le mani sudaticce. La Casa Bianca era gremita di persone per l'evento, e l'ossequioso silenzio, spezzato solo dallo sfregare a terra di qualche sedia, e dalla voce solenne di Bill Clinton, riusciva a metterle i brividi come poche volte aveva percepito in vita sua. Si inerpicavano su per la colonna vertebrale e raggiungevano senza ostacoli le braccia brune e lievemente raggrinzite dall'età.

Riconosceva, però, che non erano i soliti brividi che aveva provato fin da bambina, quando qualcuno la chiamava negra o la minacciava di morte. No, non era paura o timore ciò che provava ora, ma un dolce sollievo misto a una sensazione di forte aspettativa capaci di farle mancare il respiro.

"Nessun afroamericano che, per le sue gesta nella seconda guerra mondiale, si è meritato la medaglia d'onore, l'ha ricevuta" disse Clinton, arricciando le labbra in una smorfia. Arlene venne riportata al presente, nella Casa Bianca, davanti al Presidente americano. "Oggi colmeremo questa mancanza, e daremo a un gruppo di eroi, che amarono la pace ma si adattarono alla guerra, il tributo che meritano".

 

John Robert Fox è un eroe.

Lo crede fermamente anche quando rilascia la trasformazione e si ritrova Plagg davanti agli occhi che gli dà del matto, matto da legare.

È sudore quello che gli cola dalla fronte e scende giù, a raggrumarsi con altre goccioline che gli imperlano la pelle nera, le sente scivolare fin sotto la giubba da tenente.

"Non credo di avere il tempo di parlarne" dice, e con un dito tenta di allentare un po' il colletto stretto della camicia che gli impedisce di respirare correttamente.

John Robert Fox sa di essere un eroe anche se ora non indossa la maschera del Gatto Nero. Non la indossava nemmeno quando giocava a picchiare fantocci, coperti da lenzuola bianche, appesi al ramo della quercia secolare nel giardino della sua villetta, con la piccola Sandra di un anno e mezzo che rideva spensierata, le gambette in aria mentre l'erba alta le solleticava il viso. Arlene, sua moglie, né allora né mai avrebbe immaginato che John, giorno dopo giorno, picchiava quelli veri di balordi incappucciati del Ku Klux Klan, ma sarebbe rimasto in ogni caso l'eroe indiscusso di famiglia Fox.

Plagg sbuffa incredulo, e John Fox viene ricatapultato nel presente, nella rocca di Sommocolonia . "Non puoi fare questo, Fox. Non a me, non a tua moglie, non a Sandra!" sbotta. Ha gli occhi lucidi e traboccanti di lacrime. "Puoi sempre trasformarti e andartene da qui!".

Fox ridacchia. Non con sincerità, perché i suoi occhi scuri sono malinconici. "L'unico che dovrebbe andarsene da qui sei tu, Plagg". Tira su col naso mentre si passa una mano sudaticcia tra i capelli corti e riccioluti. In altre circostanze gli sarebbe piaciuto farsi una bella doccia calda per smaltire tutto il freddo che un 26 dicembre può portare. Ma nella rocca non lo sente, il freddo, perché la paura gli si sta diffondendo per tutto il corpo senza trovare ostacoli. Si sfila l'anello del Gatto Nero con l'attenzione di un chirurgo e glielo porge. "Riconsegna il Miraculous a Maestro Fu" gli ordina, ma Plagg incrocia le braccia al petto peloso e "No, John. Non me ne vado senza di te" pronuncia categorico.

Allora John sospira, frustrato, perché insomma, è già molto difficile decidere di farsi ammazzare, e Plagg non sembra voler aiutare nell'impresa.

"Non posso mica trasformarmi e scappare senza lasciare traccia, Plagg" spiega, cercando di mantenere la calma. Ha poco tempo per agire, pochissimo tempo, perché i tedeschi hanno circondato la rocca e le loro granate imperversano nei dintorni, le fastidiose zaffate di polvere da sparo bruciata gli pizzicano le narici con insistenza. "Lo capirebbero che chi gioca a fare Robin Hood in maschera nera e orecchie, lì in America, sono io".

"E quindi?!" sbraccia con vigore per avvalorare il suo dissenso. "Avresti salvato un’intera divisione!".

Ancora una volta, John sorride mestamente.

"No Plagg, avrei salvato un’intera divisione di negri. Sai che se ne fanno gli americani, dei negri".

Si affaccia con lo sguardo al di là della fessura della rocca medievale che lo nasconde, e dà un'occhiata fuori: è un disastro, uno spettacolo straziante, perché i campi sono intrisi di sangue di commilitoni morti e i paesani spaventati sono nascosti nelle cantine come topi.

"Plagg, ho già ordinato ai miei di scendere a valle prima che i tedeschi ci raggiungessero" dice, con lo sguardo basso. Poi torna su, ad incrociare gli occhietti verdi di Plagg. "Fatti, non parole. Questo è il motto dei Buffalo". Allunga una mano al telefono e chiama uno dei suoi sottoposti, che nel giro di qualche secondo risponde alla cornetta. Con calma, una calma che non ha nulla di reale, dà le coordinate precise sul punto da colpire con il mortaio. John Fox sente il peso insostenibile dello sguardo di Plagg puntato addosso, precisamente sulle spalle, ma continua ad ignorarlo perché sa di essere un eroe che salverà i suoi compagni, con o senza maschera.

"Portalo a più di sessanta metri" aggiunge, al telefono. Dall'altro capo percepisce un momento di confusione, ma non lascia che la tensione prenda il sopravvento, e incita il commilitone a seguire le istruzioni date: "Fate fuoco!".

Plagg si lancia addosso alla sua faccia, si aggrappa alle sue guance come Fox si aggrappa disperatamente all'asse di legno del tavolo su cui è appoggiato il telefono, le punte delle dita bianche nonostante il colore della pelle. Percepisce la disperazione farsi strada tra le viscere, mentre intorno a loro le esplosioni continuano scacciando le tenebre della notte come fossero lampi e tuoni. Il pavimento di pietra trema sotto i suoi piedi come se ci fosse in atto un terremoto, ma l'attenzione rimane su Plagg che piange e gli si sfrega addosso con l'anello in una zampa, e lo prega, lo prega di trasformarsi e di scappare via con lui.

Ma John Fox ricaccia le lacrime e si impone di essere forte, perché è un eroe. Lo deve a Plagg, ma lo deve anche a tutti quei bambini italiani a cui ha regalato un sacco di cioccolata durante l'avanzata americana nella Garfagnana di cui ha promesso la liberazione. Lo deve ai partigiani che hanno aiutato i suoi commilitoni a non perdersi tra le valli, e ai suoi stessi compagni che ora stanno preparando il fuoco verso la sua posizione per rallentare l'avanzata nemica. Lo deve anche e soprattutto alla sua famiglia, perché non vuole che Sandra cresca circondata dall'odio per i negri come è successo a lui e a sua moglie Arlene.

Acciuffa Plagg con una mano e se lo stacca dalla faccia per osservarlo dritto in viso: l'espressione accorata è accentuata dai suoi occhietti verdi e spauriti, così lucidi che gli viene male allo stomaco, che neanche per un secondo ha smesso di formicolare.

"Ora vai, Plagg" gli dice con dolcezza, racimolando le ultime gocce di determinazione. "È stato bello conoscerti, davvero".

Plagg annuisce piano e "anche io sono felice di averti conosciuto" sussurra.

Si sorridono per un breve attimo, poi Plagg prende il volo e abbandona la rocca, lasciandolo solo.

 

"Ora e per sempre, la verità sugli afroamericani, che diedero così tanto per la nostra libertà, verrà conosciuta da tutti".

John Robert Fox venne proclamato eroe. Arlene pensò, tirando un sospiro di sollievo mentre riceveva la medaglia d'onore da Bill Clinton dopo più di cinquant'anni dalla fatidica notte del 26 dicembre 1944, che l'assenza del marito dalla sua vita e quella di Sandra non fu vana. Il ponte di collegamento tra neri e bianchi era già stato creato da tempo grazie a lotte pacifiste da entrambe le parti, ma John Fox dei Buffalo Soldiers, assieme ad altri valorosi, ne fu una delle grandi e - finalmente - istoriate colonne portanti.


Note autrice: ultimamente vedo tanto razzismo in giro e mi dispiace davvero molto. Solo e unicamente per questo ho voluto parlarvi di John Fox, un uomo di colore che ha lottato per la liberazione dell'Italia dai nazisti. Ha lottato anche per portare a casa un po' di gloria afroamericana con le sue gesta, rinunciando alla vita felice con sua moglie Arlene e sua figlia Sandra. Ho voluto parlarvi anche dal punto di vista di Arlene, perché considero che anche lei sia vittima della guerra: ha perso il suo amato marito e ha cresciuto da sola una figlia, tutto questo per un paese che fino al 1997 non ha saputo riconoscere il valore di un uomo solo perché di colore.

P.S: il discorso del presidente è visibile su youtube e la medaglia d'onore venne riconosciuta anche ad altri uomini di colore.

 
   
 
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