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Autore: MartaSon93    16/06/2019    2 recensioni
One Shot incentrata su uno dei più importanti missing moments di Gohan e Videl: il loro primo bacio. Ho sempre amato questa coppia e proprio per questo ho deciso di sancire il mio ritorno dopo tanto tempo su questo fandom con questa mia personalissima visione del suddetto episodio. Vi auguro una buona lettura!
Dal testo:
“C-che cosa vuoi dirmi con questo?” chiese Videl, in balia di quel contatto che per nulla al mondo avrebbe mai sciolto e ormai del tutto rapita dallo sguardo fermo e sicuro di Gohan, che poche volte aveva scorto in lui fino a quel momento.
“Intendo dire che la paura è utile. Ci spinge a lottare con tutte le nostre forze e a superare gli ostacoli per chi più amiamo.”
“Tu…combatteresti per me?”
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti di vita della famiglia Son. '
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I Will Fight for You
 
 
In quel silenzioso e caldo pomeriggio di fine luglio, scandito solo dai passi per le strade della città e dalle chiacchere dei pochi abitanti che vi erano rimasti per le vacanze estive, i minuti sembravano scorrere con una velocità incredibile per Gohan, intento a raggiungere nel più breve tempo possibile l’ingresso del parco cittadino. Osservava continuamente l’orologio sul polso sinistro nella paura che di lì a un momento potesse scandire le sei in punto, orario per il quale circa una settimana prima aveva fissato un appuntamento con Videl. Non era in effetti insolita la cosa dato che, quasi subito dopo la scomparsa di Majin Bu e il ristabilirsi della pace sulla Terra, i due avevano cominciato a vedersi molto spesso, dapprima per motivi apparentemente legati allo studio e solo in un secondo momento, a mano a mano che il naturale ed iniziale imbarazzo tra i due diminuiva, per motivi extra-scolastici.
 
Del resto, era ormai chiaro a tutti che tra Gohan e Videl, probabilmente dal momento in cui i loro sguardi si erano incrociati per la prima volta tra i banchi di scuola, si fosse instaurato un rapporto che andava ben al di là di una semplice amicizia, facendo così nascere un sentimento molto forte in maniera del tutto spontanea e genuina. La consapevolezza di questo sentimento era inoltre accresciuta proprio nei momenti più difficili, primo fra tutti quando, a causa della minaccia di Majin Bu e del mago Babidi, i due si erano dovuti momentaneamente separare l’uno dall’altra subito dopo il Torneo Tenkaichi o quando ancora a Videl era stato detto da Goku che Gohan, il suo Gohan, avesse perso la vita in combattimento. Quello era stato indubbiamente il momento più brutto della sua vita dopo il giorno della scomparsa della madre. Videl non avrebbe potuto infatti sopportare la perdita di un’altra persona così importante nella sua vita, cosa di cui si era resa conto giorno dopo giorno notando come Gohan, anche nelle cose più semplici, fosse l’unico in grado di permetterle di aprirsi verso gli altri, di abbandonare l’atteggiamento un po’ altezzoso e scorbutico che l’aveva contraddistinta fino al giorno in cui si erano conosciuti, di sentirsi più femminile, di fidarsi finalmente di qualcuno e, più semplicemente, di farle battere il cuore, sensazione quest’ultima che per tanto tempo aveva creduto nessuno avrebbe mai potuto farle provare.

Dal canto suo Gohan provava le stesse sensazioni ogni qualvolta la vedeva. Nonostante all’inizio lei gli avesse messo più volte i bastoni tra le ruote tentando di smascherare la sua identità segreta di Great Saiyaman, aveva sempre ammirato la sua grande tenacia, il suo modo di fare impulsivo ma al contempo deciso e soprattutto la sua volontà di difendere i più deboli dalle minacce, qualità che di certo non poteva non ammirare data la sua natura di guerriero. Sin da subito era inoltre rimasto colpito dai suoi modi di fare schietti e vivaci, così lontani in realtà dai suoi ma al contempo stranamente curiosi. La sua presenza, nonostante avesse sempre cercato di non darlo a vedere, lo faceva stare bene ed è per questo che in fondo non gli era nemmeno mai dispiaciuta l’idea che Videl, una volta scoperto il suo segreto, gli avesse chiesto di darle lezioni di volo. Quei giorni trascorsi in sua compagnia del resto erano stati un vero e proprio turbinio di emozioni in quanto non solo sicuramente impegnativi per via delle lezioni in sé, ma anche imbarazzanti per i commenti della madre su una loro presunta relazione e l’invito implicito (ma non troppo) a sposarsi ed infine soddisfacenti per gli ottimi risultati che Videl, da semplice essere umano, era riuscita ad ottenere in poco tempo, permettendole così di sfoggiare dei sinceri sorrisi verso il suo insegnante. Era stato proprio da quel momento che Gohan aveva cominciato a guardarla con occhi diversi. Aveva infatti scorto in lei una straordinaria semplicità ed un’emotività dietro l’apparente corazza di ragazza dura e coraggiosa che mostrava ogni giorno e che, ne era sicuro, si erano definitivamente manifestate il giorno in cui si erano finalmente ricongiunti al palazzo del Supremo. In quell’occasione, dopo esserle spuntato dal nulla da dietro ed averle teneramente poggiato una mano sulla spalla, il sorriso dipinto sulle labbra di Gohan aveva come voluto dirle “sono qui con te, non me ne andrò più” e la reazione di Videl, rincuorata e visibilmente commossa nel poterlo finalmente riabbracciare, era stata come una boccata d’aria fresca per lui.

Gohan arrivò stremato all’ingresso del parco, quasi senza fiato, e si sedette su una panchina lì vicino per potersi riprendere dallo sforzo. Tutta quella fretta era stata dettata dal fatto che, per via di un corso estivo di fisica avanzata che stava seguendo all’università di Satan City, aveva perso del tutto la cognizione del tempo durante la sessione di studio di quel pomeriggio con il rischio di arrivare in ritardo all’appuntamento con Videl. Avrebbe fatto di tutto pur di evitare di arrivare in ritardo quel giorno dal momento che, per un motivo o per un altro, non era stato molto puntuale nei loro precedenti incontri. Non appena poggiò le spalle sulla panchina ed ebbe modo di constatare che Videl non era ancora arrivata tirò un sospiro di sollievo per poi sistemare per bene la camicia, che a causa della corsa frenetica era uscita dai pantaloni. Nonostante facesse molto caldo, infatti, Gohan non voleva apparire trasandato o poco elegante durante le sue uscite con Videl, un aspetto che aveva indubbiamente ereditato dalla precisione e dalla curanza verso le regole della madre. L’orologio segnava adesso le sei in punto, il che significava in via definitiva che era perfettamente riuscito a non arrivare in ritardo per quella volta e il ghigno comparso improvvisamente sul suo volto altro non era che la prova inconfutabile della sua soddisfazione nel constatarlo. A quel punto non rimaneva che aspettare Videl e per far ciò tirò fuori un piccolo libro di matematica tascabile dalla sua giacca per ingannare il tempo. Ci vollero in effetti pochi secondi perché si isolasse dall’ambiente circostante per immergersi totalmente nel suo personalissimo mondo fatto di disequazioni, funzioni e derivate; la concentrazione era tale che quasi non si accorse che qualcuno gli stava scrollando la spalla, come per riportarlo alla realtà.

“Gohan! Possibile che non ti stacchi mai dai quei libri?”

Nel sentire e riconoscere quella voce che gli veniva da dietro, l’interpellato sgranò gli occhi all’improvviso, come preso da una potente fitta allo stomaco e si girò istintivamente per incrociare lo sguardo del suo interlocutore, o meglio, della sua interlocutrice. Videl stava proprio lì dietro di lui, ad osservarlo dall’alto a braccia incrociate con aria quasi infastidita.

“Oh, ciao Videl.” Si affrettò a dire Gohan, riponendo frettolosamente e alla meno peggio il libro all’interno della tasca della giacca. “T-ti stavo aspettando” continuò, alzandosi e portandosi una mano dietro il capo, com’era solito fare nei momenti di imbarazzo. Dal canto suo Videl, che adorava quel modo di fare tenero ed impacciato di Gohan, non riusciva ad essere realmente arrabbiata con lui ed alleggerì immediatamente la tensione. “Stavo scherzando, dai, non fare quella faccia da cane bastonato” disse, sorridendogli. “Ormai lo so che tu non vai mai in giro senza qualcosa da leggere, specie se si tratta di…matematica” continuò, scandendo quasi con disgusto l’ultima parola. Gohan rise istintivamente, sapeva benissimo quanto Videl non apprezzasse particolarmente le materie scientifiche. “Ad ogni modo, perdonami se sono arrivata con qualche minuto di ritardo, ma ho dovuto dare una mano a mio padre nel trovare qualcosa di buono da cucinare per Majin Bu” aggiunse, quasi incredula a quelle parole. Ormai si era abituata alla presenza di quella strana creatura in casa sua che tanto rallegrava le giornate del padre, ma al contempo era impossibile non ammettere quanto alle volte quella situazione fosse strana da gestire.

“Oh, figurati. Non sono arrivato da molto” fu la risposta di Gohan, che solo in quel momento poté osservare per bene la figura di Videl, il cui abbigliamento quel giorno era decisamente diverso dal suo solito modo di vestire. Portava delle ballerine, dei leggins scuri ed una lunga blusa di colore azzurro leggermente scollata all’altezza del petto, un particolare che, Gohan si maledisse anche solo per averlo pensato, non poteva non evidenziare le sue forme femminili. Inoltre, i capelli erano cresciuti rispetto a quando li aveva tagliati dietro suo stesso suggerimento qualche mese prima e le arrivavano adesso all’altezza delle spalle; ciò contribuiva ulteriormente a renderla sempre più aggraziata e femminile e Gohan non poté che sentirsi ulteriormente compiaciuto all’idea. Era una sensazione strana, quella. Gohan era ormai così abituato a vederla e ad apprezzarla già in vesti da ‘maschiaccio’ o in tenuta da allenamento da dimenticarsi che dietro quell’aspetto apparentemente da dura ci fosse in realtà una giovane donna nel fiore dell’età e quel giorno Videl, pensò il giovane saiyan, era davvero bellissima.

“Tutto bene?” Chiese Videl, notando una strana espressione sul volto di Gohan che, lei non lo sapeva, non stava facendo che contemplarne la bellezza. Non lo avrebbe mai ammesso apertamente e, oltretutto, pensò il giovane saiyan non era nemmeno il caso di farle notare il suo aspetto decisamente diverso rispetto al solito in quanto sapeva bene che Videl, dal temperamento decisamente tutto pepe, si sarebbe imbarazzata e avrebbe forse reagito in malo modo. Al sentire la sua voce, comunque, Gohan si destò come da un sogno. “Certo, certo!” Si affrettò a rispondere, ridendo per nascondere l’imbarazzo. Videl fece finta di non farci caso, ma in quel momento le passò per la testa che forse Gohan aveva davvero notato quanto fosse diversa, il che non poté che procurarle compiacimento piuttosto che fastidio. Del resto, in fondo, forse era questo quello che voleva ottenere considerando che aveva impiegato più di un’ora per prepararsi quel giorno, cosa che fino a quel momento non le era mai successa.

“Vogliamo stare qui tutto il giorno o fare qualcosa?” chiese lei, cercando di cambiare decisamente atmosfera e di fare affidamento ai suoi modi di fare schietti.
“Sì, certo. Cosa ti andrebbe di fare?” fu la pronta risposta di Gohan, che a dire la verità non aveva pensato per bene a programmare qualcosa nello specifico, il che portò obbligatoriamente Videl, leggermente infastidita, a prendere l’iniziativa.
“Non so..” esordì, sbuffando. “Potremmo…” continuò, guardandosi intorno alla ricerca di un’idea.
“…Fare una passeggiata nel parco?” la interruppe Gohan, spiazzandola.
A dire la verità l’idea non dispiaceva affatto a Videl, sebbene la mettesse al contempo parecchio in agitazione perché in effetti la riteneva una cosa, come dire, molto romantica. D’altro canto, però, era ovvio che il rapporto tra loro due stava prendendo quella piega. Se non fosse stato così allora perché organizzare tutte quelle uscite? Solo per essere dei semplici amici o qualcosa di più? E perché curarsi così tanto nell’aspetto? Per apparire bella e femminile agli occhi di un amico? Videl si fece tutte queste domande in testa, lasciando questa volta a Gohan il compito di riportarla con i piedi per terra.
“Adesso dovrei essere io a chiedere se è tutto a posto.”
“Come? No, assolutamente, non c’è niente che non va!” si affrettò a giustificare. “D’accordo, come dici tu.” Le rispose di rimando Gohan, sorridendole.

La passeggiata durò più del previsto. Del resto, il parco di Satan City era molto grande e c’erano così tante cose da vedere e prati dove sdraiarsi da non badare molto al tempo che scorreva. A mano a mano che i minuti trascorrevano l’imbarazzo e la tensione iniziali tra i due si erano affievoliti sempre di più, lasciando spazio a risate, battute e chiacchiere in spensieratezza. Data l’afa di quella giornata, poi, Gohan aveva proposto a Videl di prendere un gelato insieme avendo notato un chioschetto in fondo al cortile principale del parco. Videl aveva accettato sin da subito con entusiasmo, quasi come una bambina, e questo non poté che essere apprezzato dal giovane saiyan, che stava quasi cominciando ad abituarsi alla vista di quel sorriso così dolce e adorabile dipinto sul volto di lei.

La figlia di Mr. Satan rimase poi come incantata, nonché colpita, dalla gentilezza di Gohan, che con una presa ferma e dolce allo stesso tempo le bloccò la mano nel momento di tirare fuori i soldi dal portafogli per pagare. Il suo era soprattutto un modo gentile per non pesare su Gohan dato che sapeva che la sua famiglia non navigava certo nell’oro, ma la bontà del giovane saiyan non le avrebbe mai permesso di farlo. Non era corretto né tantomeno cavalleresco dal suo punto di vista che Videl dovesse pagare per tutti e due, soprattutto considerando che Gohan, data la sua insaziabilità tipica dei saiyan, non aveva esitato nel mangiare ben tre coni mentre lei una semplice coppetta di medie dimensioni.

“Ci penso io, non preoccuparti” le disse, non lasciando la presa della sua mano che, a dirla tutta, fece mancare un battito ad entrambi.

Quel tipo di contatto, sebbene avesse lo scopo di fermare Videl, era stato per Gohan così istintivo da non pensarci troppo nel momento di poggiare la sua mano su quella di lei, ma non aveva decisamente fatto i conti con le emozioni che ne sarebbero scaturite subito dopo. Videl divenne leggermente rossa in volto e nel constatarlo Gohan non poté che avere la stessa reazione dopo pochi secondi. Il cuore gli batteva all’impazzata, non aveva mai osato avvicinarsi così tanto a lei, ma in fondo era stato tutto così naturale. Cominciò a chiedersi, in effetti, se lo avesse fatto semplicemente per impedirle di pagare o perché aveva desiderato prenderle la mano sin dal primo momento in cui si erano visti quel giorno? Dentro di sé Gohan prese rapidamente consapevolezza proprio della seconda opzione. Si costrinse poi a distogliere lo sguardo da quegli occhi cerulei che tante volte lo avevano come ipnotizzato e sciolse il contatto per rivolgere l’attenzione al gelataio, ancora in attesa di essere pagato. Dal canto suo, Videl si sentì per un attimo sollevata da quella reazione. Per un attimo, aveva pensato, se Gohan avesse mantenuto quella presa non sapeva come avrebbe potuto reagire. Era davvero possibile per lei che un semplice contatto come quello avesse potuto farle battere il cuore ad un ritmo tanto veloce nel giro di pochi secondi? Cosa significava quello sguardo tanto dolce ed imbarazzato allo stesso tempo che Gohan le aveva appena (e in realtà sempre) rivolto? Possibile che si fosse accorto di quanto lei ormai era totalmente innamorata di lui?
 
“Ti ringrazio tanto, ma non c’era bisogno” disse Videl, dopo che entrambi avevano ripreso a camminare lungo il parco.
“Non dire sciocchezze, è stato un piacere” rispose Gohan, senza distogliere lo sguardo da lei.
L’ora cominciava a farsi tarda e il sole stava per tramontare. L’orologio segnava ormai le otto e quindici minuti, nel giro di un’ora circa Videl sarebbe dovuta rientrare in casa, ma questo le importava poco al momento. In compagnia di Gohan tutto sembrava essere lontano, ogni pensiero, ogni afflizione, ogni tipo di stress. Quel ragazzo riusciva davvero a farla sentire un’altra persona.

Camminarono e chiacchierarono così tanto da non accorgersi di essere arrivati in corrispondenza del belvedere del parco, da cui si poteva ammirare la grande città di Satan City in tutto il suo splendore. Le luci della città si riflettevano sugli occhi dei due giovani, contribuendo a rendere l’atmosfera più speciale che mai. Ci furono lunghi attimi di silenzio nei quali godettero di quella meravigliosa vista, sebbene al contempo Gohan non riuscisse con la coda dell’occhio a tenere lo sguardo lontano dalla bellezza di Videl. Era davvero bella e decisamente non sapeva per quanto tempo sarebbe riuscito a non dirglielo.

“Era da parecchio tempo che non venivo qui, sai?” disse Videl.
“Beh, per me è la prima volta. La vista è davvero mozzafiato” rispose il giovane saiyan, ben consapevole dentro di sé che si stesse riferendo più alla vista della persona che aveva accanto che del panorama della città.
Percependo una strana sensazione di nervosismo, Videl provò nuovamente ad alleggerire l’atmosfera, specie perché in quel posto erano solite andare le coppie di giovani fidanzati per godere della vista della città, ovvero ciò che stavano facendo esattamente lei e Gohan.
“Allora..” esordì, cercando di tenere gli occhi bassi e distoglierli dallo sguardo di lui, che per tutta risposta si voltò verso di lei. “Ti sei più allenato dalla scomparsa di Kid Bu?”
“A dire la verità non molto. Di tanto in tanto io, mio padre e Goten ci divertiamo a combattere e fare degli scontri amichevoli, ma a parte questo non sto dedicando molto tempo agli allenamenti ultimamente sia per motivi di studio sia perché siamo in tempo di pace in fondo, no?” rispose, sorridendole.
“Beh, sì, hai ragione, ma cerca di non battere la fiacca, la Terra avrà sempre bisogno di qualcuno che la protegga e con l’ultima minaccia abbiamo davvero rischiato troppo..” disse Videl.
C’era però qualcosa nella risposta di lei che non gli quadrava affatto. Videl aveva assunto improvvisamente un tono di voce molto cupo e triste e continuava a tenere lo sguardo basso, come se stesse riflettendo su qualcosa in particolare. Oltretutto, Gohan non poté fare a meno di notare che sembrava essere svanito nel nulla quel bellissimo sorriso che fino a qualche momento prima era dipinto sul suo volto.
“C’è qualcosa che non va, Videl?” chiese preoccupato, avvicinandosi a lei.
Videl avvertì come un’improvvisa fitta allo stomaco e serrò istintivamente i pugni, come nel tentativo di ricacciare indietro un pensiero, ma sentì che era arrivato il momento di parlare a cuore aperto con la persona di cui si fidava di più al mondo.

“Sai, sono sempre stata convinta di potermela cavare da sola, di poter affrontare tutto e tutti senza alcun problema, di essere più forte dei miei nemici…fino a quando non ho visto la morte in faccia.”

Non ci volle molto perché Gohan, a malincuore, capisse a quale episodio la ragazza stesse facendo riferimento e si innervosì al solo pensiero di dover ripercorrere quel terribile momento in cui aveva seriamente pensato che Videl potesse morire per mano di quel farabutto di Spopovich all’ultimo torneo Tenkaichi. Chiuse gli occhi come per sforzarsi di rimuovere quelle immagini dalla sua mente, ma era davvero difficile riuscirci. Era un argomento di cui non avevano più parlato da quella volta, avevano decisamente preferito dimenticare, ma evidentemente per Videl quell’episodio aveva significato molto più di quanto non desse a vedere, perciò decise di prestarle particolare attenzione.

“Insomma, so che era una situazione particolare, che c’era di mezzo Babidi, Majin Bu e tutto il resto, ma io…” si bloccò improvvisamente, non riuscendo a guardare in faccia Gohan, che per tutta risposta percepì il suo nervosismo e il suo tentativo di dirgli qualcosa di significativo. Avrebbe voluto nuovamente prenderle le mani, questa volta per infonderle coraggio e confortarla, per darle la sensazione di essere al sicuro con lei, ma preferì trattenersi.
“Videl..” fu tutto ciò che riuscì a dire, aspettando che lei finisse di parlare.
“Non ti nascondo che certe volte se ci penso ancora mi vengono i brividi. Ho rischiato troppo, ho rischiato di perdermi troppe cose…e per quale motivo? Per vincere uno stupido torneo!” Nel sentire queste parole a Gohan non sembrò neanche vero di avere davanti Videl Satan, l’orgogliosa e fiera figlia del “campione dei campioni che aveva salvato la Terra dalla minaccia di Cell” e che considerava il combattimento una passione facendone perfino un mestiere. “Da quel giorno io ho…paura…non ho più ripreso gli allenamenti, Gohan, né ho intenzione di tornare a combattere…o almeno per il momento.”
Gohan sgranò gli occhi.
“Paura? Tu sei una delle persone più coraggiose che abbia mai conosciuto, Videl, sei una ragazza eccezionale!”
Videl però sembrò non fare caso a quelle parole.
“Non dire così, Gohan, sei troppo buono e gentile con me. Non pensavo che sarei mai potuta arrivare a dire una cosa del genere, eppure l’idea di tornare a combattere mi terrorizza.”

Quelle parole, pronunciate con una sincerità quasi disarmante agli occhi di Gohan, furono come delle lame conficcate nello stomaco per lei. Videl era sempre stata fiera, indomita e coraggiosa, dunque ammettere una cosa di questo tipo davanti alla persona che più le fungeva da ispirazione in quel momento della sua vita non era certo semplice. Gohan però non poteva sopportare la vista di Videl, della sua Videl, così abbattuta e triste. Quello che era successo era ormai acqua passata, un brutto incubo fortunatamente non concretizzatosi in realtà, non doveva assolutamente permettere che un episodio di quel genere, tra l’altro generato da circostanze non del tutto normali, potesse in qualche modo negarle di seguire la sua più grande passione.

“Tutti abbiamo paura, Videl, è una cosa naturale” iniziò, per poi essere bruscamente interrotto.
“Non prendermi in giro, Gohan!” esclamò Videl, infastidita. “Tu sei un saiyan e i saiyan non sanno nemmeno cosa sia la paura!”

Gohan aggrottò le sopracciglia. Non gli piaceva sentirsi dire di appartenere alla razza saiyan, o meglio, era sì ormai perfettamente consapevole del suo sangue, ma come suo padre aveva sempre cercato di vivere e comportarsi facendo prevalere la sua natura di terrestre, cercando di sopprimere il più possibile quella di guerriero e limitarla a quando fosse strettamente necessario. Fece un secco e deciso “no” con il capo per poi riprendere il discorso.

“Vorrei che avessi ragione, in questo modo sarebbe tutto più semplice, ma non è così” disse, attirando l’attenzione di Videl. “Avevo paura quando mio padre mi disse che ero l’unico in grado di poter sconfiggere Cell. Era una responsabilità enorme, ero solo un ragazzino, non pensavo ce l’avrei mai fatta. Avevo paura quando, per colpa del mio stupido orgoglio, mio padre si dovette sacrificare per salvare la Terra ed altrettanta ne provai quando mi resi conto che ciò che aveva fatto era stato del tutto inutile. Avevo paura quando, con un braccio solo, scagliai la mia onda energetica contro Cell per sconfiggerlo” continuò tastandosi istintivamente il braccio sinistro, ovvero quello che nel corso della battaglia contro l’androide si era ferito per proteggere Vegeta da morte certa. “Avevo paura quando, alla nascita di Goten, mi resi conto di avere addosso una responsabilità enorme. Dovevo proteggere lui e mia madre a qualsiasi costo, non avrei mai permesso che accadesse loro qualcosa di terribile.”

Videl ascoltava rapita ciò che Gohan aveva da dirle in quel momento, provando ad immedesimarsi in lui e cercare anche solo di immaginare tutto ciò che aveva dovuto passare in quegli anni, ma non ci riuscì. Tutto ciò che poté fare, attratta come una calamita, fu ridurre sempre di più la distanza tra di loro avvicinandosi a lui, cosa che cominciò a farla istintivamente sentire protetta.

“Infine, avevo paura, anzi, ero terrorizzato all’idea di perderti quel giorno.”

Gettando al vento ogni forma di timidezza, Gohan a quel punto prese le mani di lei e le intrecciò alle sue, cercando di ignorare il ritmo scalpitante del suo cuore che batteva forte come non mai. Videl lo osservava rapita con i suoi occhi color cielo.

“C-che cosa vuoi dirmi con questo?” chiese Videl, in balia di quel contatto che per nulla al mondo avrebbe mai sciolto e ormai del tutto rapita dallo sguardo fermo e sicuro di Gohan, che poche volte aveva scorto in lui fino a quel momento.
“Intendo dire che la paura è utile. Ci spinge a lottare con tutte le nostre forze e a superare gli ostacoli per chi più amiamo.”
“Tu…combatteresti per me?”
Gohan fece di sì con il capo.
“Io combatterei per te e con te. Fino a che ci sarò io, non avrai nulla da temere.”

A quel punto la distanza tra di loro si era ridotta davvero troppo perché potesse tornare indietro. Voleva finalmente dirle quanto tenesse a lei, quanto aveva contribuito a rendere più felice la sua vita da quando l’aveva conosciuta, quanto gli avesse insegnato a conoscere quel sentimento di cui aveva sempre sentito parlare in modo astratto e generico, l’amore. Poggiò le mani sui suoi fianchi e la guardò intensamente negli occhi. Il suo sguardo venne immediatamente ricambiato da Videl, visibilmente emozionata e quasi tremante perché perfettamente consapevole di quello che sarebbe accaduto da lì a pochi istanti. Entrambi avevano aspettato questo momento da troppo tempo.

“Gohan…”

Non ci fu bisogno di dire altro da parte sua perché Gohan, scegliendo ormai di seguire il cuore e non più la ragione come aveva sempre fatto fino a quel momento, abbassò leggermente il capo per raggiungere l’altezza di lei, chiuse gli occhi e poggiò delicatamente le sue labbra su quelle di Videl, che per tutta risposta ricambiò il bacio con tutta la dolcezza di cui era capace. Videl sentiva forte su di sé la stretta di Gohan lungo i suoi fianchi, trovando quel contatto piacevole, eccitante, confortevole e protettivo allo stesso tempo. Facendo appello a tutto il suo coraggio, allungò le mani fino a raggiungere il collo di Gohan e da là scendere fino a raggiungere l’altezza delle possenti spalle e accarezzarle dolcemente. Era quasi incredula per quello che stava facendo, ma voleva ormai comunicargli quanto lo avesse desiderato e voluto per sé, probabilmente dal primo giorno in cui si erano visti. Entrambi, senza aprire gli occhi, avvertirono l’incurvatura delle labbra dell’uno e dell’altra, intuendo che si stessero sorridendo a vicenda tra un bacio e l’altro. Ad un certo punto Gohan si fermò, scostandosi leggermente dal volto di lei.

“Allora, vuoi essere la compagna di Great Saiyaman nella lotta contro il male?”

Videl non poté che sorridere istintivamente a quella richiesta, ben consapevole di ciò cui volesse alludere in realtà Gohan con quella schietta quanto, doveva ammetterlo, originale domanda. Non aveva più paura accanto a lui, come le aveva promesso.

“È quello che ho sempre desiderato.”
   
 
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