Infine,
a casa
“Un paese ci vuole, non fosse
che per il gusto di andarsene via.
Un paese vuol dire non essere
soli, sapere che nella gente,
nelle piante, nella terra c’è
qualcosa di tuo,
che anche quando non ci sei
resta ad aspettarti.”
Cesare Pavese – La luna e i falò
Con
uno squarcio che aveva illuminato il cielo e un tremolio che aveva scosso la
terra, Fiona e Rhys erano stati nuovamente catapultati davanti alla cassa che
aveva dato inizio alla loro nuova avventura, inghiottendoli in quello che, si
era rivelato, essere un passaggio che li aveva condotti in un altro mondo.
Con
più stupore di quanto fosse necessario, dato il nome della Cripta che li aveva
condotti fin lì – Cripta del Viaggiatore -, avevano scoperto che fosse
una cripta in grado di teletrasportarti nel tempo e nello spazio, verso mille
nuove avventure.
Per
mesi avevano girovagato, cercando un modo di tornare indietro, nel loro pianeta
e dalla loro famiglia. Fiona che, da sempre, si era sentita un’estranea su
Pandora, aveva lottato con le unghie e con i denti per poter ritornare su
quella superficie arida e piena di matti; per poter rimettere piede su quella
che aveva capito essere la sua unica e sola casa. Rhys, neoproprietario di
Atlas, era rimasto al suo fianco, cercando con ogni mezzo di ritornare su
Pandora.
Dopo
avventure e peripezie di ogni tipo, erano riusciti a tornare indietro, ignari
che, su Pandora, fossero passati soltanto pochi minuti dalla loro scomparsa.
Usciti dalla Cripta, ritrovano tutti gli altri esattamente come li avevano
lasciati e totalmente ignari delle vicende che li hanno coinvolti negli ultimi
mesi.
Fiona
sbotta in una risata incontrollata, chiedendosi se tutto quello che ha vissuto
non sia stato solo un sogno.
«Grazie.»
gli dice, dopo essersi seduta a terra e aver iniziato a controllare le risate.
«Grazie di esserci stato, sempre.»
«Ci
siamo rivelati, ancora una volta, un’ottima squadra.» le risponde lui, di
rimando, sorridendole.
Fiona
si alza e si dirige verso Sasha, chiedendosi dove la vita le condurrà e quali
altre grandi avventure la attendono e Rhys la osserva allontanarsi,
domandandosi se riuscirà mai a raggiungerla davvero.
Il
resto della giornata passa nel racconto dei loro ultimi mesi, mentre gli amici
sono dubbiosi e stentano a credere alle avventure raccontate dai due.
In
serata, le sorelle comunicano agli altri la loro intenzione di tornare nella
loro abitazione, per rimetterla a posto e capire cosa fare dopo.
Il
ruolo di Rhys è, in apparenza, molto più chiaro: come nuovo capo, dovrà
prendere in mano le redini di Atlas e cercare di riportarla agli antichi
splendori, grazie al prezioso aiuto di Vaughn e di quella schiera di impiegati
che, quasi, lo venerano. Dovrà sicuramente capire cosa fare con quel fatto – la
venerazione -, ma decide che non è il momento di pensarci.
Raggiunge
le due sorelle che stanno cercando di capire cosa sia possibile salvare del
loro mezzo di trasporto – che in una manciata di giorni è andato e tornato
dallo spazio – e rimane ad osservarle mentre sistemano una ruota andata in
pezzi.
Sasha
si infila dentro e lascia Fiona con Rhys, quasi ammiccando alla sorella.
«Allora,
nuovo capo, ti impegnerai a gestire Atlas nel migliore dei modi?»
«Lo
spero.» risponde Rhys, incerto su come proseguire. «Sai, è strano. Ho ottenuto
quello che volevo e anche di più, in fondo. Eppure, è come se mi sentissi a
disagio, come se ci fosse qualcosa che mi turba.»
«Si
chiama ‘incertezza umana’, Rhys. Benché tu la nasconda dentro di te o la
mimetizzi con il tuo braccio, sei quantomai umano anche tu.»
«Probabilmente
hai ragione.» conclude lui, sbuffando sonoramente e facendo calare un imbarazzante
silenzio.
«Torno
dentro ad aiutare Sasha.» dice lei, per spezzare quella tensione e non comprendendo
affatto i motivi di essa: erano rimasti da soli quasi un anno in quel pianeta
sperduto tra tempo e spazio e mai si era creato quel velo di imbarazzo tra di
loro.
Non
avevano mai più parlato di quello che le aveva detto Rhys prima di scomparire, né
degli sguardi profondi che si erano lanciati prima di scomparire, ma si erano
concentrati soltanto sulla missione, per tornare a casa il prima possibile.
Ed
ora, finalmente di ritorno, sembrava davvero come se quel tempo non fosse mai
esistito, sospeso tra il sogno e l’irrealtà, e quella tensione tanto evitata
era ritornata con gran forza.
«Ci
sarò sempre, Fiona.» dice lui, prima che lei rientri, cogliendola impreparata
e, forse, impaurita.
«Lo
so.» gli risponde, trattenendo un sorriso. Si gira di scatto e lo stringe,
tirandolo a sé in un abbraccio timoroso e intenso nello stesso momento.
«Ci
rivedremo?» chiede Rhys, ricambiando il gesto.
«Sai
dove trovarmi e io so dove trovare te. Il resto dipende da noi.»
«Non
so se potrò farcela senza di te.» confessa Rhys, con voce bassa e la bocca
quasi premuta sul suo orecchio. «Non sarei mai ritornato su Pandora, se non
fosse stato per te.»
«Quante
verità per le mie orecchie!» risponde Fiona, cercando di smorzare l’imbarazzo,
ma senza sciogliere la presa. «Sono sicura che te la caverai, come hai sempre
fatto.»
Rhys
la lascia andare e ammira il suo sorriso fiero, conscio di quanto quella
truffatrice abbia compiuto in lui il più grande dei furti.
«Non
mi hai mai detto chi fosse la persona che ti piaceva.» dice Fiona, in tono
provocatorio.
Rhys
si china leggermente e, nell’arrossire di entrambi, la bacia delicatamente
sulle labbra. Non dura che qualche secondo, ma sancisce un legame che costruiscono
da tempo.
«Non
me l’hai mai chiesto.»
Fiona
ride, felice come non si sentiva da tempo e chiedendosi quanto debba aver
sbattuto la testa per trovare quel tizio di fronte a lui così dannatamente tenero
ed attraente.
«Dopo
aver sistemato alcune faccende a casa, tornerò qui. Non credo saresti in grado
di gestire tutto da solo.» commenta, infine, sorridendo.
«Ti
aspetterò proprio in questo punto.»
Fiona
entra nel loro veicolo e Rhys torna verso la zona ormai occupata dagli
impiegati dell’Hyperion, chiedendosi quante possibilità c’erano che quella
storia finisse in quel modo, con Fiona che sembrava ricambiare i suoi
sentimenti e uno sguardo al futuro più roseo che mai.
In
fondo, quella storia era finita esattamente nel modo in cui era iniziata: due
sconosciuti, uniti dal destino, gli unici in grado di ricreare Gortys e di risolvere la matassa di quella situazione. Due persone,
non più pazze di tutti gli svitati presenti su Pandora, che avevano scoperto di
essere più affini di quello che avrebbero mai pensato.
Rhys
sa che li attendono altre mille avventure e mille altri scenari di morte, ma
insieme a Fiona questa prospettiva non gli fa più alcuna paura.
Fine.
Ho
finito da poco il gioco della Telltale (perché sei
fallita çç) “Tales from the
Borderlands” e mi sono totalmente innamorata di
questa coppia e, in generale, di loro come personaggi. Li ho trovati
caratterizzati davvero benissimo, insieme anche a tutti gli altri personaggi
della storia e mi sono divertita tantissimo a giocare quest’avventura.
Non
ho ancora giocato i Borderlands da cui è tratto il
gioco, ma ho letto che i pg di Fiona e Rhys sono
stati creati dalla Telltale e questa storia si
colloca esattamente dopo la fine del gioco.
Ho
evitato per tutto il tempo la ship con Sasha che ci
veniva tirata addosso in tutti i modi, ma che io ho trovato solo molto forzata
(ovviamente, sono opinioni personali).
Che
dire, spero che la storia vi sia piaciuta, spero in un commentino e vi mando
tanti baci!
EclipseOfHeart