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Autore: nisa95_    18/06/2019    1 recensioni
*Per chi si lascia rapire dalle love story tra umani ed esseri mitologici.*
Tutti sognano di trovare l’amore vero, quello per cui si scalerebbero montagne e attraverserebbero deserti, l’amore che abbatte ogni ostacolo.
Selvaggia è una ragazza di diciotto anni come tante, o forse no. Ultimamente non è più in sè da quando ha iniziato a fare strani incubi... Così fuori di testa, da non riuscire più a distinguere ciò che è sogno da ciò che è reale; ma è solo l'inizio, perchè con l'arrivo di Jareth, un ragazzo nuovo a scuola, le stranezze non faranno altro che peggiorare...
Una storia d'amore e morte, in cui il sentimento lega Jareth a Selvaggia e viceversa, che li porterà ad uno scontro destinato a stravolgere tutto ciò che lei conosce o almeno, così credeva.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Il dolore, lo colpì come uno schiaffo in pieno viso. Violento ed inaspettato.
Non che non ci fosse abituato; sua padre l’aveva allevato a colpi di cinghiate per resistere ad attacchi come quello che aveva appena subito. Solo che era stato colto di sorpresa…
Aveva gli occhi così serrati, da farli male.
Jareth, era a dir poco scioccato da quello strano ricordo non suo che aveva invaso la sua mente.
Anche se ora, era di nuovo immerso nella più totale oscurità. Ad un tratto, percepii delle dita gentili e familiari sulle sue guance.
Schiuse un occhio con fatica, notando solo la sagoma sfocata e lucente di sua sorella che cercava di richiamarlo alla sua realtà.
La vista l’avrebbe abbandonato per un po’, si disse.
<< Fratello?! Fratello, calmati! Cosa ti succede?! >> Disse lei, allarmata, ma lui non riuscì ad udirla. I suoni erano attutiti da un perenne fischio nelle orecchie, come se fosse esplosa una granata vicino al suo corpo.
La Dama Bianca, era sempre più preoccupata per lui e per la sua pessima cera. Era bianco cadaverico ed la sua chioma dorata, aveva perso ogni tonalità vivida di biondo, assumendo più toni argentei, quasi bianchi. La sua carnagione già esangue, aveva assunto un pallore ancora più iridescente e scottava come quando tocchi il ghiaccio d’estate.
Con fatica e zoppicando, si diressero fuori dalle segrete, fino ad arrivare ove la luce dell’alba, schiariva la parte superiore a quella sotterranea della Reggia – ove era sempre notte –
Edelweissfee, depose con cura il Re degli Elfi, adagiandolo con la schiena contro al muro. Egli, seduto per terra, cercava di placcare – inutilmente – il suo terribile mal di testa, massaggiandosi le meningi, con la poca forza rimastagli. Teneva ancora celato lo sguardo dietro le palpebre velate da profonde occhiaie scure.
Sua sorella rimase scioccata da quanto l’Erlkönig fosse così tanto cambiato in così poco tempo.
Era così debole in quel momento, che chiunque avrebbe potuto ucciderlo…
La pelle alla base del collo di suo fratello, esattamente verso destra, aveva iniziato a creparsi come la corteccia degli alberi, svelando quanto il suo corpo fosse affaticato.
Anche se non era mortale, persino lui aveva dei limiti che non doveva oltrepassare – come tutti gli esseri viventi –
Qualsiasi cosa fosse successa, doveva aver rotto un sortilegio molto potente, si disse Edelweissfee sempre più intimorita per la sua salute.
Che avesse sciolto un vincolo che lui stesso aveva compito tempo prima?
Sua sorella era oltremodo confusa, rischiare così la vita, non era da lui.
Jareth faticava a parlare tanto era esausto. Gli tremavano le braccia toniche e per quanto fosse magro, aveva ancora i nervi dei muscoli in tensione.
Lei, si accucciò al suo fianco mentre Trock e Gal Gla – le due Goblin – osservavano la scena alquanto timorose di una possibile punizione per alto tradimento; se ne stavano per l’appunto in disparte, con le grandi orecchie a punta irte, attendendo cosa fare e quali ordini eseguire. Entrambe infatti, si erano precipitate per salvare Selvaggia – correndo alla svelta, quasi tutta la notte – dalla sorella dell’Erlkönig.
Edelweissfee, la Dama Bianca.
Una giovane donna che emanava luce propria, dai lunghi capelli candidi e dai profondi occhi di giada; così diversi – ed allo stesso tempo così simili – a quelli di suo fratello minore.
L’Erlkönig.
Indossava una veste inamidata e lucente, che brillava quanto la sua carnagione.
La sua presenza, trasmetteva pura gioia e sollievo; sollievo che non provava però Jareth, che nel mentre, stava iniziando anche a lacrimare sangue tanto lo sforzo compiuto, era stato immane. Spezzare un incantesimo di quella portata, era stato pericoloso per lui; occorrevano addirittura intere stagioni per esser preparati ed allenati – come minimo – e persino l’Erlkönig stesso avrebbe dovuto fare pratica prima.
Cominciò poi, fortunatamente, a respirare regolarmente, cercando di riprendere fiato senza tossire ogni volta che provava a fare un respiro profondo.
Quando fu pronto, riaprì entrambi gli occhi con massima cautela, per non accentuare il malore alle tempie. Sistemandosi meglio, seduto sul pavimento.
La Dama Bianca, cercò di sorridergli, asciugandogli quelle gocce scarlatte che sgorgavano dai suoi occhi spaiati.
<< Edelweissfee… >> Biascicò Jareth nel guardarla.
Lei accentuò il suo sorriso nel sentire il suo nome: << Sono qui. Per un attimo ho creduto che non avrei più rivisto il tuo brutto muso… >> Scherzò per alleggerire la tensione della sua stessa preoccupazione.
Jareth, soffocò una risata. Se avesse riso, avrebbe percepito il dolore fin dentro alle ossa e sua sorella era già in panicata di suo: << Ma sta zitta… >> Sussurrò in tono giocoso, come quando erano bambini.
La giovane donna tirò un sospiro di sollievo, ma nella sua voce vi era ancora una vena di preoccupazione che non passò inosservata: << Cosa ti è successo?! >>
Sarebbe stato difficile da spiegare la successione di quegli eventi pensò il Re degli Elfi e si limitò a dirle semplicemente, che era una storia troppo lunga da raccontarle in quel momento ma che sapeva finalmente dov’era finito “Il cuore dell’Erlkönig” Per riprenderselo difatti, aveva bisogno del suo aiuto.
  
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