Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Clarisse_    20/06/2019    4 recensioni
Naraku è cresciuto sin da piccolo con un grande interesse per un Paese a lui quasi completamente sconosciuto; la Grecia. Dapprima unicamente curiosità per l'ignoto, negli anni seguenti alla sua prematura incoronazione la curiosità si è presto tramutata in ossessione: lui vuole essere l'uomo in grado di conquistare un regno mai piegato prima. E, forse, averlo ai suoi piedi è più facile di quanto lui stesso possa pensare.
D'altronde, la chiave per il Drago sono le sue uova.
*MOMENTANEAMENTE SOSPESA*
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

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Dalai Lama





Aveva appena posato l'elmo sul tavolo di marmo quando un leggero bussare alla porta richiamò la sua attenzione. Dopo aver dato il suo consenso, la porta si aprì cigolando e la soglia venne varcata da un uomo ancora in armatura da guerra.

-C’è una missiva per te, mio Imperatore. Viene da Alessandria-. La voce era lievemente affaticata, come se avesse fatto tutto il percorso correndo.

-Lasciala sulla scrivania e vattene-, sentenziò gelido il sovrano, senza nemmeno girarsi. L’uomo fece come ordinato: lasciò la piccola pergamena ancora sigillata sul tavolo, si inchinò al suo signore e abbandonò la stanza. Solo quando si udì lo sbattere della porta l’uomo si voltò verso la scrivania. Osservò brevemente il piccolo rotolino di papiro, scorgendo il colore della ceralacca che lo teneva ancora sigillato. Un ghigno gli si formò sulle labbra. Aveva vinto. Aveva piegato l’Egitto. Non che ne fosse meravigliato, o stupito, ma il dirselo lo faceva sentire potente, invincibile. Ma non completo.
 
Si diresse verso il tavolo dipinto, posizionato nella sala attigua, e posizionò un’aquila laddove c’era una pedina a fora di ankh. Decise di prendersi qualche istante per osservare il tavolo nell’insieme. Tutto il continente era sotto i suo dominio: Spagna, Gallia, Nord Africa e ora anche l’Egitto.
Il mondo era ai suoi piedi. Eppure... Spostò gli occhi ad est, laddove la un drago argenteo si erigeva con orgoglio fra tutte quelle aquile, come a sfidarle.
 
L’Imperatore assottigliò lo sguardo, tenendo gli occhi vermigli puntati su quel presuntuoso regno che era la Grecia. Per anni i suoi antenati avevano provato a sottometterla, e la cosa era comprensibile: la Grecia avrebbe costituito per Roma un grande sostegno militare ed economico, senza considerare l’immensa cultura di quel popolo. Ma ogni tentativo era stato vano. Ricordava che suo padre ci aveva provato fino allo sfinimento. Suo nonno era persino impazzito.
 
Nella mente gli si presentò un ricordo di quando suo nonno, nel letto di morte, aveva iniziato a delirare per la febbre. Diceva continuamente cose senza senso, discorsi sconnessi, preghiere indefinite… ma, prima di esalare i suoi ultimi respiri, aveva in qualche modo ripreso coscienza. E una notte lo aveva mandato a chiamare. Si era presentato al sua capezzale ancora assonnato e leggermente stordito, ma si era riscosso non appena l’anziano lo aveva afferrato per un braccio e strattonato al suo fianco. Ricordava che il vecchio gli aveva afferrato il mento con due dita ossute e, guardandolo fisso negli occhi gli aveva sussurrato con voce stridula: -La chiave per il Drago sono le sue uova.- 
Da bambino di cinque anni non aveva capito cosa intendesse l'anziano, ma aveva annuito comunque. Provava una certa inquietudine al suo cospetto, forse per l’aspetto cadaverico, forse per la sua follia. Anche l’uomo di fronte a lui aveva annuito, convinto fortemente delle sue stesse parole, lasciandolo poi libero di andare.
 
Lentamente, nel corso degli anni, anche lui era precipitato nello stesso pozzo di follia. Gradino dopo gradino, passo dopo passo, era arrivato anche lui in fondo al baratro.
Nel corso degli anni aveva smosso mari e monti, aveva bruciato e saccheggiato interi villaggi. Aveva sacrificato un'infinità di soldati a Marte per ottenere la sua approvazione in quella guerra. Aveva perso intere legioni, invano. E tutto questo per la Grecia. Quante volte si era chiesto se valesse davvero la pena perdere tutto ciò per un singolo regno? Quante volte aveva provato a rinunciarci? Tante, troppe. Ma quel regno era divenuta come una droga per lui, più provava a rinunciarci e più ne aveva bisogno. E non riusciva ad uscirne, ma forse perché non voleva uscirne.

Ma ora, a vent’anni dalla scomparsa dei Ryukotsusei, Naraku aveva finalmente trovato l’uscita. Dopo tutti quegli anni di fallimenti aveva finalmente capito il significato di quelle parole. E un ghigno malefico di dipinse sul volto del giovane imperatore.

Era ora di rendere i suoi sogni realtà.











Si può dire che questa sia la mia prima fanfiction. Potete essere spietati. Oppure potete essere magnanimi. Insomma, come vi gira...

 
   
 
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