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Autore: Il corsaro nero    21/06/2019    1 recensioni
Quando siamo giovani e inesperti, è facile perdere la propria anima, a causa dei nostri sbagli, soprattutto in una grande metropoli.
Potremmo cercarla dappertutto, ma non salterà mai fuori... perché non si sta cercando la cosa giusta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Nappa, Radish, Tights, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 24: IN COMA


La figura con l'ombrello si diresse verso l'entrata col vetro, che si aprì automaticamente.

Chiuse l'ombrello, rivelando dei capelli che si ergevano verso l'alto come una fiamma e si diresse a tutta la velocità verso la reception, domandando: “La stanza di Son, per piacere. Sono un suo conoscente.” “Terzo piano, corsia A.” fu la risposta dell'infermiera di turno, dopo aver digitato qualcosa al computer.

Il ragazzo corse a prendere l'ascensore e, non appena arrivò a destinazione, domandò alla prima infermiera che vide: “Sono qui per Son. In che condizioni si trova?” “Molto brutte.” gli rivelò, amaramente, la donna “E' ferito alla testa e stanno cercando un chirurgo specialista in ortopedia... inoltre si è rotto una gamba, un braccio e pare che abbia una lesione alla spina dorsale.”

L'altro rimase in silenzio ma dentro di sé era preoccupato.

Se la spina dorsale fosse stata danneggiata, sarebbe potuto restare zoppo o, peggio ancora, non avrebbe potuto camminare mai più... e non osava nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se avesse avuto una lesione al cervello...

E suo fratello? Come sta?” domandò e la donna rispose: “E' immobile e silenzioso da ore a causa dello shock.” “Capisco...”

Si diresse verso la sala d'attesa e lo vide.

Proprio come aveva detto l'infermiera, era assolutamente immobile e silenzioso mentre delle grandi lacrime gli stavano rigando le guance rosse.

L'incidente, doveva averlo sconvolto in maniera tremenda...

Kakaroth...” lo chiamò, dolcemente, il ragazzo e il bambino, dopo aver trasalito, si voltò a guardarlo per poi buttar fuori, con la voce roca e le lacrime: “Vegeta!!! E' tutta colpa mia!!! Quella macchina stava per investirmi e Radish... Radish...”

S'interruppe quando sentì la mano di Vegeta accarezzargli la testa.

Il giovane, il quale, a furia di occuparsi sempre del fratellino, aveva imparato come si consolava un bambino ma, a causa dell'orgoglio, si era messo a guardare in un'altra direzione, rosso in viso, lo rassicurò: “Ascolta... quello che è successo a Radish... è stato solo un incidente. Tu non ne sei, in alcun modo, responsabile.” “Non è vero, Vegeta... è tutta colpa mia, invece!”


I fanali si stavano avvicinando sempre di più al ragazzino ma Goku, nonostante si rendesse perfettamente conto del pericolo, non riusciva a spostarsi e a spostare lo sguardo.

Quella luce apparsa dal nulla nel buio della notte, lo faceva restare immobile a fissarla.

C'era qualcosa che lo affascinava e attraeva in quella luce... ed era sempre più vicina...

KAKAROTH!!!!!”

Il ragazzino sentì qualcosa spostarlo di peso dall'altro lato e finì nell'oscura e bagnata strada di cemento.

Era appena caduto per terra che sentì uno schianto.

Alzò la testa e vide che la macchina si era fermata e che, sotto di essa, c'era il corpo di suo fratello e che, proprio sotto di essa, c'era una pozza di sangue scarlatta che si allargava sempre di più.

RADISH!!!!!” urlò il bambino, avvicinandosi al corpo esanime del fratello maggiore.


Se Radish non ce la farà... sarà solo colpa mia, Vegeta! Ti giuro che non volevo...” sussurrò il bambino e l'uomo annuì: “Certo che non volevi! Radish guarirà, sta tranquillo! Ho un certo discorsetto da fargli... t'assicuro che non lo lascerò morire fino a quando non glielo avrò fatto! Questo è poco ma sicuro! Adesso, però, alzati che ti porto da Bulma. Ci penserà Nappa a fare da balia a quello scemo di tuo fratello!”

Vegeta prese la mano del piccolo Goku e, mentre s'incamminavano verso l'uscita, il bambino, tra le lacrime, diede un'occhiata alla porta dove avevano portato Radish, in pessime condizioni.

Per tutto il tragitto in auto, i due ragazzi rimasero in completo silenzio, in quanto nessuno di loro sapeva che cosa dire.

Quella situazione era tremenda per tutti...

Una volta a casa di Bulma, Goku venne portato in un letto ma non riuscì a dormire.

Voleva solo sapere come stava Radish...

Così, si alzò e si sedette sul divano, con lo sguardo fisso come se fosse in tranche.

Non si accorse nemmeno che Bulma gli aveva messo, con delicatezza, una coperta sulle spalle.

Quanto le faceva pena quel bambino... era sempre così allegro e pieno di vita... adesso, invece, sembrava l'ombra di sé stesso.

Come avrebbe voluto cercare di tranquillizzarlo...

Ad un tratto, si sentì il campanello e la turchina aprì la porta, trovandosi davanti a Nappa.

Come sta?” domandò, preoccupata, la ragazza.

Anche se era ancora parecchio arrabbiata con Radish per come aveva trattato Tights, non poteva negare che una situazione del genere ad un suo conoscente, la preoccupava seriamente.

Senza contare che il piccolo Goku stava così male per la preoccupazione e lo shock... Vegeta le aveva raccontato al telefono che il bambino aveva assistito all'incidente del fratello maggiore...

Nappa abbassò lo sguardo e scosse la testa.

Bastò quel gesto per farle capire che Radish era in condizioni molto gravi...

Sta parecchio male... i medici dubitano persino che riesca a svegliarsi... temono che sia caduto in coma...” le rivelò, serio, l'uomo e Bulma fece un sospiro.

Oltre alle pessime condizioni, Radish era persino caduto in coma.

Sarebbe stato un vero miracolo se, alla fine di quella storia, il ragazzo sarebbe riuscito a tornare tutto intero o, almeno, in condizioni non troppo drastiche...

Come stai? Sembra che tu non abbia chiuso occhio per tutta la notte...” le domandò, leggermente preoccupato, il pelato e Bulma con un sorriso tirato, chiese: “Si vedo così tanto le mie occhiaie?” “Sembrano le ruote di una moto e io me ne intendo.”

La battuta riuscì a far uscire una risata divertita, che era proprio quello che le serviva.

Se pensava che, in un'altra situazione, avrebbe strillato come una matta e cercato di tornare a dormire il prima possibile per ritornare a posto...

E Kakaroth come sta?” domandò Nappa e la turchina, indicando il divano, disse: “Sta malissimo... si vede che è preoccupato per Radish...”

L'uomo non disse niente e si mise a fissare il bambino.

In quella posizione e con quell'espressione, triste e fragile, sembrava proprio sua madre...


L'orologio posizionato sul muro della piccola e disordinata cucina indicava le cinque in punto e sul tavolo di legno pieno di libri, erano seduti tre giovani intenti a studiare.

Ad un tratto, il ragazzo coi capelli a palma neri si stiracchiò e, prendendo il cellulare, disse: “Questo pezzo è troppo complesso! Telefono a Gine. Lei è un asso in letteratura e mi aiuterà a capirlo!” “Dì piuttosto che vuoi sentire la voce della tua fidanzatina.” lo provocò il vicino coi capelli a fiamma, senza nemmeno alzare la testa dal suo libro.

Sei sempre molto gentile, Vegeta!” rispose Bardack, facendogli la linguaccia.

Il ragazzo compose il numero ma, dopo un po', riattaccò, dubbioso.

Qualche problema?” gli domandò Nappa e il ragazzo rispose: “C'era la segreteria.” “E allora?” chiese Vegeta in tono neutro e l'altro disse: “Non è da Gine tenere il cellulare spento. Questa cosa non mi piace per niente.” “Esagerato. Le si sarà scaricata la batteria. Telefona a casa sua e mettiti il cuore in pace.” “Qualche volta sai essere un genio, Vegeta.” “Io sono un genio, Bardack... solo che sono incompreso.”

Bardack digitò un nuovo numero e, dopo un attimo di silenzio, disse: “Ah, buongiorno, signore. Sono Bardack, potrei parlare con sua figlia Gine?”

Quasi subito, Bardack fece una faccia incredula per poi esclamare, guardando il cellulare: “Ma che...?!”

A quella reazione, persino Vegeta alzò la testa dal suo libro e ciò significava che stava accadendo qualcosa di grosso.

Cos'è successo?” chiese Nappa e il compagno rispose: “Mi ha chiuso il telefono in faccia.” “Non è che saltata la linea?” propose Vegeta ma l'altro scosse la testa: “No, ha riattaccato con forza, come se non volesse avere niente a che fare con me. E poi mi ha anche detto una cosa strana.” “E sarebbe?” “Ha detto che lui non ha nessuna figlia.”

Nappa e Vegeta si guardarono negli occhi, senza parole.

Quella storia non preannunciava niente di buono...

Forse hai solo sbagliato numero...” fece notare Nappa ma Bardack scosse la testa: “Me l'avrebbe detto subito! E' stato come se... volesse negare al mondo di avere una figlia... e ciò non mi piace per niente...”

Aveva appena finito di dire quelle parole che Vegeta si alzò in piedi e disse: “Andiamo da Echalotte. E' probabile che Gine sia lì o che lei sappia qualcosa.” “Come fai a dirlo, Vegeta?” “Dev'essere accaduto qualcosa di veramente brutto a casa sua ma non ha voluto farti sapere niente... però Gine è troppo sensibile per non condividere i suoi dolori con qualcuno... se non è andata subito da te, dovrebbe essere andata da Echalotte, che è la sua migliore amica...” “Il ragionamento non fa una piega... però, Echalotte abita dall'altra parte della città e noi non abbiamo nemmeno la patente della moto... l'autobus ci impiegherebbe troppo e mio padre si trova al lavoro... non so cosa fare...” “Chiamo l'autista di casa mia.” “Un po' m'imbarazza girare così... ma sono troppo preoccupato per Gine, quindi per oggi farò un'eccezione... mi raccomando, chiedigli la macchina meno lussuosa o appariscente...”

A volte, essere amico del figlio di uno dei più importanti e ricchi uomini della città aveva i suoi vantaggi... purtroppo, non mancavano le volte in cui moriva dall'imbarazzo a girare con una macchina ultimo modello...

Finalmente, i tre arrivarono nei pressi dell'appartamento di Echalotte ma, prima che citofonasse, Vegeta disse a Bardack: “Ehi, nasconditi, imbecille.” “E perché?” “Ma sei scemo? Se la tua ragazza non ha voluto contattarti è evidente che lei non voglia che tu sappia qualcosa pertanto se Echalotte ti sentisse dal citofono farebbe finta che non ci sia nessuno in casa. Nasconditi dietro a un vaso mentre io discuto con Echalotte e trovo una scusa qualsiasi per farci salire.”

Un po' titubante, Bardack ubbidì all'amico.

Anche se non vedeva niente, sentì chiaramente, dopo un po' che Vegeta aveva suonato, la voce seccata e dura di Echalotte: “Sì? Chi è?” “Indovina, ragazza. Sono Vegeta. Ti ricordi ancora di me?” le domandò, con tono provocatorio e sensuale, il ragazzo.

Bardack avrebbe tanto voluto sapere come cavolo riuscisse quel ragazzo a dire quelle parole o ad avere quell'atteggiamento...

Porc... Vegeta?! Che cavolo vuoi?!” imprecò la ragazza, in tono aggressivo e con una sfumatura di nervosismo.

Vegeta fece un sorrisetto di vittoria.

Ci aveva visto giusto, allora.

Lei sapeva qualcosa.

Senti, Bardack non riesce a telefonare a Gine e quindi volevamo sapere se tu ne sapessi qualcosa... comunque, Bardack non c'è. Siamo riusciti a tranquillizzarlo per adesso ma, appena siamo usciti, io e Nappa siamo andati da te... sai, dal tuo tono e dal fatto che stai sussurrando sospetto che tu sappia qualcosa...” le disse, con serietà il ragazzo.

Echalotte rimase in silenzio un attimo, poi domandò: “Mi assicurate che Bardack non è con voi?” “Certo.” “Bene, allora salite. Mi raccomando, acqua in bocca con Bardack.”

Quando si sentì il rumore del campanello, Vegeta si voltò verso il ragazzo, ancora nascosto, e gli disse: “Perfetto, possiamo andare.” “Mah, non credo di doverlo fare... Echalotte ha detto che è meglio che per ora non sappia niente...” “Ma che cavolo dici?! Ti ricordo che Echalotte sa qualcosa della tua ragazza... non penserai mica di andare dai suoi genitori a chiedere cosa diamine è successo dopo come ti hanno trattato al telefono?” “In fondo hai ragione... tutta questa storia non mi piace per niente e sono molto preoccupato per Gine...” “Adesso sì che ragioni, Bardack... prendi l'ascensore e precedici. Echalotte non se lo aspetterà di certo.”

Bardack prontamente e salì nell'ascensore.

Gli sembrò che il tragitto per l'appartamento di Echalotte, il quale si trovava al terzo piano, fosse parecchio lungo e distante ma, alla fine l'ascensore si fermò e lui scese.

Echalotte era davanti alla porta del suo appartamento, aspettando l'arrivo di Vegeta e Nappa ma, appena lo vide, sgranò gli occhi e, mentre sbiancava, balbettò: “Bardack?!” “Dov'è Gine?!” “Lei... lei...” “E' dentro casa, vero? La devo vedere subito!” “No, fermo!” protestò la ragazza, prendendolo per il braccio e cercando di bloccarlo.

Lasciami andare, Echalotte! Devo sapere che cosa le è successo!” ribatté il ragazzo cercando di entrare in casa mentre l'altra cercava di bloccarlo: “Gine ha avuto una brutta giornata! In questo momento ha solo bisogno di stare tranquilla! Quando se la sentirà ti dirà tutto ma adesso lasciala stare!!!” “Mi dirà tutto?! Che cosa diamine le è successo, Echalotte?!” “Te ne parlerà lei ma ti prego, anzi, ti scongiuro! Vattene e non disturbarla!”

Nonostante le preghiere di Echalotte, Bardack riuscì a divincolarsi dalla presa ferrea della compagna ed entrò nell'appartamento, restando senza parole.

C'era Gine, vestita con una vecchia e larga tuta da ginnastica, seduta sul divano del salotto del piccolo appartamento, con gli occhi rossi pieni di lacrime che abbracciava un cuscino.

Bardack!” sussultò la giovane non appena lo vide e il ragazzo, avvicinandosi a lei, le domandò: “Sì, sono io! Cosa ti è successo? Ero preoccupato, non riuscivo a trovarti da nessuna parte...” “Bardack, io... io...” singhiozzò Gine ma, alla fine, si coprì il viso con il cuscino e ricominciò a piangere forte.

Bardack, Nappa e Vegeta, i quali avevano raggiunto l'amico, rimasero senza parole.

Ma cosa le era successo?

Con un sospiro, Echalotte si avvicinò all'amica e, accarezzandole la testa, le domandò: “Senti, vuoi che glielo dica io?” “Sì, ti prego... non ce la faccio...” annuì la giovane, premendo sempre di più la faccia sul cuscino.

Ma, insomma, cos'è successo, si può sapere?!” protestò Bardack, stufo di tutti quei misteri, ed Echalotte, senza troppi preamboli, annunciò: “Gine è incinta.”

Per un attimo, fu come se un silenzio di tomba fosse sceso nell'appartamento ma tutti i presenti furono scioccati dalla notizia.

Persino Vegeta, il quale era famoso in tutta la scuola per essere imperturbabile, sgranò gli occhi senza parole mentre Bardack, al contrario, era sconvolto.

Gine era incinta?!

Ma quando...?!

Alla fine, il silenzio nella stanza venne interrotto da Vegeta, il quale, dando una leggera pacca sulle spalle dell'amico, si congratulò, in tono neutro: “Congratulazioni, futuro papà.”

Alla fine, Bardack domandò ad Echalotte, ancora sconvolto dall'accaduto: “Ma... io quindi... diventerò papà?” “Ovvio, idiota. Il bambino è tuo!” “Ah... capisco... ma quando è successo?” “Senti, i dettagli dovresti saperli tu mica io!” “Eh già... hai ragione...”

Lui e Gine l'avevano fatto solo una volta, durante il campeggio... per la precisione, l'ultima sera quando l'aveva baciata e lei, molto goffamente, gli aveva chiesto di farlo e lui l'aveva accontentata, dato che l'amava...

Da allora erano passati tre mesi e non l'avevano più fatto, anche se avevano continuato a stare insieme... però, a quanto sembrava, una volta era bastata...

Mentre Bardack rifletteva, Vegeta si avvicinò ad Echalotte e le sussurrò all'orecchio: “Se si trova qui ed è in questo stato, temo che i suoi non l'abbiano presa tanto bene...” “L'hanno buttata fuori di casa quando glielo ha annunciato.” rivelò, sempre sottovoce, la ragazza “Era disperata, non sapeva cosa fare... così è andata da me. E io l'ho subito fatta entrare. E' da ieri notte che è in questo stato... volevo che si calmasse un po' prima di fare l'annuncio a Bardack e per decidere sul da farsi... ma è andata così. Non ci rimane che scoprire cosa conta di fare Bardack per Gine e per il suo futuro figlio...”

Bardack rimase in silenzio a osservare la fidanzata, la quale continuava a piangere disperata con la faccia sul cuscino.

Alla fine, si sedette di fianco a lei e , mettendosi una mano dietro alla testa, come faceva tutte le volte che non sapeva come fare, le disse: “Senti, Gine, di solito nei polpettoni romantici non succede proprio così ma... vuoi sposarmi?”

Gine, sentendo quelle parole, alzò gli occhi lucidi dal cuscino e osservò, senza parole, il suo ragazzo.

Sul serio le aveva appena proposto di sposarlo?!

Io ti amo e mio padre sarà felice alla notizia del nostro matrimonio. Gli sei sempre piaciuta e il pensiero che presto diventerà nonno lo renderà al settimo cielo.” ammise con semplicità e rudezza il ragazzo, arrossendo vistosamente.

Gine non riusciva a trattenersi della gioia... le sembrava di sognare...

TI AMO ANCH'IO, BARDACK!!!!” urlò la ragazza, abbracciando forte il ragazzo, e affondando il suo viso bagnato sul suo petto.

Dai, non fare così, Gine...” borbottò, sempre più imbarazzato il ragazzo “E solo che i cavalieri devono sempre aiutare le ragazze in difficoltà...” “Lo sapete, vero, che dovrete lasciare la scuola se vi sposate e avrete un bambino?” ricordò Nappa, cercando di essere il più delicato possibile, ma Bardack annunciò, per nulla preoccupato dalla notizia, con tono neutro: “Sono sempre stato un pessimo studente. Tanto avevo già in mente di finire la scuola e di cominciare subito a lavorare. Comunque, sarebbe meglio se, quando andremo a dare l'annuncio a mio padre, cambi vestito.” “Perché?” domandò, incuriosita, Gine e il ragazzo rivelò: “Beh, sai, è un po' imbarazzante annunciare al proprio vecchio che sto per sposarmi e avere un figlio con una vestita con una vecchia e logora tuta da ginnastica...”


Nappa chiuse gli occhi e fece un sospiro.

Quanti anni erano passati da quel giorno...

E, adesso, Radish, il figlio che Gine stava aspettando quel giorno, era sospeso su un sottile filo tra la vita e la morte...

Quel giorno, nessuno dei presenti avrebbe mai immaginato un destino simile per quel piccolo esserino che stava nella pancia di Gine... così come nessuno avrebbe mai immaginato che, anni dopo, l'unico testimone vivo di quella rivelazione sarebbe stato proprio lui.

Tutti gli altri erano morti la vigilia di Natale di undici anni prima... diciotto anni dopo la nascita del piccolo Radish... certo che la vita sapeva essere davvero strano, assurda e inaspettata...

In quel momento si sentì davvero impotente.

Grande e grosso com'era, si sentiva soltanto una piccola e misera pedina nelle mani del destino... un pensiero del genere, in un altro momento, l'avrebbe soltanto fatto ridere oppure l'avrebbe semplicemente ignorato.

Dopo le sue riflessioni filosofiche, guardò Bulma e le domandò: “L'hai detto a Tights?” “Le ho mandato un messaggio. Mi ha risposto chiedendomi di avvisarla se succede qualcosa... ma non credo che accadrà.” rispose la ragazza.

Nappa fece un sospiro.

Vegeta gli aveva rivelato com'erano andate le cose tra quei due... e, francamente, un po' gli dispiaceva di com'erano andate le cose tra loro... si vedeva lontano un miglio che erano innamorati pazzi l'uno dell'altra...

Tuttavia, mostrò a Bulma un zainetto e disse: “Sono andato nell'appartamento di Radish e ho preso qualche ricambio per il piccoletto... ci ho messo anche qualche giocattolo per risollevargli il morale, anche se non credo che servirà...” “Non importa. Sei stato davvero gentile a portarli.” lo rassicurò la giovane donna.

La turchina prese lo zaino e, avvicinandolo al bambino, disse, dolcemente: “Goku... qui ci sono i tuoi giochi... vuoi giocare?” “No, grazie.” “Allora vuoi tirare fuori un ricambio?” “Ok...”

Goku, come un automa, aprì lo zaino e cominciò a tirare fuori gli oggetti al suo interno, alla ricerca del suo ricambio, mettendoli sul divano.

Uno di essi, una piccola palla di un colore arancione accesso, ruzzolò giù dal divano e si fermò proprio davanti a dei piccoli piedini i quali erano appena entrati silenziosamente nel salotto.

Una piccola mano, raccolse la sfera e, poi, avvicinandosi a Goku, gliela allungò, dicendo: “Ehi, Goku... questa è tua.”

Il bambino smise di cercare nel suo zaino e alzò lo sguardo.

Davanti a lui, con il suo solito e mite sorriso, c'era Tarble che gli stava allungando una piccola sfera con al suo interno quattro stelle.

Non m'interessa... tienila tu.” mugugnò il piccolo, abbassando lo sguardo, e Tarble, incredulo, gli disse: “Ma è la sfera di tuo nonno... e, poi, non era capace di esaudire un desiderio?”

Sentendo quelle parole, tutti i presenti osservarono, senza parole, Tarble.

Il bambino, imbarazzato per essere finito al centro dell'attenzione, diventò tutto rosso e balbettò: “Beh, l'aveva raccontata una volta la sorellona Tights... quando eravamo al campeggio... è stato quando Goku ha confuso il vino di Nappa col succo di lampone e si è ubriacato... aveva tirato fuori la sfera e voi due avevate notato che assomigliava a quella che avevate a casa, così è saltata fuori la leggenda...”

Goku rimase in silenzio, ad osservare la sfera.

Forse, se quella leggenda fosse stata vera, suo fratello si sarebbe potuto salvare...

Bulma, potresti prestarmi la sfera che hai?” domandò Goku, riprendendo le sue energie, e la giovane, sorpresa, ammise: “E' a casa dei miei... ma perché la vuoi?” “Voglio provare a radunarle tutte e sette ed esprimere il desiderio di salvare Radish! Ti prego, devo salvare mio fratello!” l'implorò il bambino.

Bulma rimase in silenzio.

Dopotutto, quella non era altro che una leggenda... poteva benissimo non portare a niente... ma Goku sembrava aver ripreso a vivere non appena si era aggrappato a questa particolare speranza...

D'accordo! Ti aiuterò a trovare le altre!” promise Bulma.

Dopotutto, che male c'era ad aggrapparsi ad una speranza, anche se piccola e improbabile?

   
 
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