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Autore: Kharonte87    23/06/2019    0 recensioni
Arthas e Jaina si ritrovano insieme, dopo una notte di passione. Tutto sembra perfetto, ma il pensiero che tutto possa finire presto, insinua nei due amanti dubbi, paure, speranze... e promesse.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano sul letto, l'uno a fianco all'altra. Arthas era riuscito a far entrare di nascosto Jaina nelle sue stanze, l'aveva fatto così tante volte quando erano bambini che ora sembrava quasi uno scherzo farla arrivare fin lì, di certo la paura di essere scoperti e di ricevere una sonora sgridata da parte di suo padre non c'era più. Ora erano cresciuti, lui così come lei, non erano più dei bambini. Si erano appena abbandonati l'uno all'altra, in quel piacere che, Arthas sapeva, solo il calore di una donna poteva dare. Perchè era questo che Jaina era ora. Non era più la piccola figlia dell'Ammiraglio Daelin Proudmoore che aveva visto tanti anni prima nella piccola cappella delle stanze di palazzo, no. Jaina ora era una donna, la più bella che Arthas avesse mai visto in tutta la sua giovane vita, e giaceva lì, nel suo letto, nuda come nudo era lui, con solo le coperte a coprire i loro corpi.
Ancora una volta, Arthas si trovò a perdersi nel viso dormiente della sua amata, a contare ogni filo d'oro che scendeva sul suo volto, che componeva la sua bellissima, fluente e delicata chioma. Fece per muovere la mano, per accarezzarle il viso, ma prima che le sue dita potessero provare il delicato tocco delle guance di lei, Jaina iniziò a risvegliarsi da quel leggero sonno che l'aveva colta dopo aver dato sé stessa al suo Principe.
“I tuoi studi di magia a Dalaran ti hanno insegnato a stare sempre all'erta?” le chiese Arthas in tono scherzoso, con un leggero sorriso sulle labbra.
“Questa stanza e questo letto sono gli ultimi posti su Azeroth in cui desidero stare all'erta” disse lei mentre stava riaprendo gli occhi. Ogni volta che Arthas vedeva quelle finestre sull'oceano spalancarsi davanti ai suoi occhi, restava senza fiato, gli occhi di Jaina erano sempre stati una fonte di stupore per la sua mente e di piacere per il suo cuore. “Specie quando ho il Principe di Lordaeron in persona a proteggermi” concluse l'incantatrice, sfoderando il più incredibile dei sorrisi che Arthas ricordasse, anche se pensava questa cosa ogni volta che la vedeva sorridere.
Per un attimo che sembrò infinito, gli sguardi di Arthas Menthil e Jaina Proudmoore si fissarono l'uno sull'altra, le loro anime si stavano sorridendo, era come se l'una fosse lo specchio dell'altra, l'una a completare l'altra.
“Ti capita mai di voler fermare il tempo? Di volerlo sospendere in un momento, in un'ora, in una notte?”
Sulla fronte di Jaina comparve una piccola ruga, che Arthas ormai aveva preso a chiamare “il segno della sorpresa” poiché faceva la sua comparsa ogni volta che la giovane incantatrice era sorpresa da qualcosa. Jaina non rispose, ma invece si alzò dal letto, e si diresse verso la finestra aperta dalla quale entrava la luce della Luna, in quel momento l'unica fonte d'illuminazione della stanza del Principe. Da quella finestra Jaina si affacciò, non preoccupandosi di non aver addosso alcun indumento, le stanze del Principe erano tra le più alte del castello e le guardie erano troppo lontane, troppo in basso per riuscire a vederla. Fu in quel momento che la mente di Arthas corse ad una giornata della sua infanzia, quando gli venne raccontato degli dei e di come i loro corpi fossero perfetti, incomprensibilmente belli agli occhi dei mortali. Arthas era sempre stato scettico sulla possibilità che esistessero realmente tali divinità...almeno fino a quel momento, fino a quando Arthas non vide la pallida luce della Luna stagliarsi sul corpo nudo di Jaina Proudmoore di Kul Tiras. In quel momento Arthas iniziò davvero a credere all'esistenza degli dei e che forse uno di loro era proprio davanti a lui, affacciata alla finestra della sua stanza.
“A chi non è mai capitato, Arthas?” rispose infine Jaina. Il tono della sua voce era a metà tra il malinconico ed il desideroso, quasi a voler suggerire che Jaina avesse più volte desiderato di fermare il tempo in un esatto momento. “A chi non è mai capitato un momento di vera felicità con il proprio marito, la propria moglie, o anche da soli con sé stessi in cui ha desiderato vivere quel momento all'infinito?” 
Si girò verso di lui, i capelli le scivolavano sui seni, alti, tonici come lo era tutto il suo corpo, sembravano sfidare la forza di gravità, e lei stessa sembrava davvero l'opera di un qualche scultore di Lordaeron, o forse no, perché all'interno di quel corpo marmoreo che era davanti ai suoi occhi, Arthas sapeva bene trovarsi un'anima fragile, spesso insicura, un mare tempestoso le cui onde delle emozioni s'infrangevano sempre nella perfezione del suo corpo, in un'eterna lotta con il suo aspetto esteriore.
“Si, ci ho pensato anch'io, più volte di quanto non voglia ammettere, quasi sempre quando mi sono trovata con te, come adesso. Purtroppo però, questa possibilità non ci è concessa, ed a noi forse, meno che agli altri. I nostri doveri ci sono addosso Arthas, il tuo lignaggio, i miei studi presso la Cittadella Violacea.. Il tempo sospeso non ci è concesso, per questo dobbiamo vivere ed assaporare ogni attimo felice che ci capita nelle nostre vite, sapendo che saranno sempre più rari.”
Arthas guardò Jaina senza dire nulla. Aveva ragione e forse anche lui era a conoscenza di quella verità prima ancora di formulare quella domanda alla sua donna. Si voltò, e per un attimo volse il suo sguardo al medaglione che lei le aveva regalato qualche giorno prima, che ora si trovava adagiato su un piccolo mobile accanto al suo letto. “Così quando lo vedrai ti ricorderai di me” le aveva detto quando glielo aveva donato. Si alzò dal letto, ed andò incontro a Jaina fino a ritrovarsi ad un passo da lei. Le passò una mano tra i capelli, poi le accarezzò il viso.
“Quanto è ingiusta questa vita, e quanto crudeli sono stati gli dei con noi, imprigionandoci in questa gabbia dorata alla quale hanno dato il nome di nobiltà. Vivremo ed assaporeremo ogni momento che ci verrà concesso insieme Jaina, e non fino a quando saranno diventati prima rari e poi spariti del tutto, ma fino a quando tutta la nostra vita sarà composta solamente da questi momenti” disse il Principe Arthas Menethil di Lordaeron prima di baciare sulle labbra Jaina Proudmoore di Kul Tiras. Quanto sarebbe stato bello il tempo sospeso, come l'aveva chiamato lei.
   
 
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