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Autore: TheManiae    24/06/2019    1 recensioni
Due nuovi nemici scendono in campo, e stavolta sono molto più potenti e pericolosi di qualsiasi altri affrontati prima d'ora. I nostri eroi dovranno unire le forze e scavare dentro l'essenza dei loro Miraculous, o il mondo pagherà il prezzo più alto:
La Fine.
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: Corvi e Farfalle danzano nelle tenebre




Marinette raggiunse la casa del Maestro Fu poco prima di mezzogiorno. Vista la sconfitta di Ladybug e Chat Noir a opera di quei misteriosi e pericolosi individui, la città era in uno stato d'allarme. Il sindaco aveva intimato a tutti di restare chiusi in casa e aveva fatto chiudere le scuole.

I suoi genitori ovviamente non volevano che lei uscisse di casa, e aveva dovuto trasformarsi per poter andarsene, mentendo e dicendo che sarebbe rimasta in camera a studiare e di non disturbarla. Non le piaceva doverlo fare, ma sapeva che doveva trovare una soluzione. 
Entrò, annunciandosi. «Maestro?»

L'ometto comparì da una porta. «Benvenuta, Marinette» disse, unendo le mani e chinandosi leggermente in avanti con la schiena. La giovane fece lo stesso gesto. «Vieni. Ho preparato del tè.»

Marinette lo seguì. Su un tavolo basso e circolare c'erano una teiera fumante e tre tazze vuote. Il maestro si sedette e versò il tè in tutte e tre, spingendone una verso di lei. «Prego, siediti. Vi aspettavo»

Lei ubbidì, inginocchiandosi. Tikki uscì dalla sua borsa e si inchinò. «Salve maestro»

Lui le sorrise, chinando la testa e indicandole la terza tazza, alla quale stava bevendo anche Wayzz. I due Kwami si salutarono calorosamente e presero alcuni sorsi.

«Sapevate che sarei venuta?»

«Ieri mi trovavo casualmente vicino alla Torre Eiffel, e ho visto lo scontro con quei due esseri. Inoltre, Plagg è venuto a farmi visita ieri notte. Era così infuriato che avevo paura distruggesse mezza città.» Un lieve sorriso si accese sul volto del vecchio uomo, ma si spense quasi subito, e il suo sguardo si fece serio e preoccupato. «Tikki ti ha parlato del Rituale, non è vero?»

«Mi ha detto che mi avrebbe aiutato a sconfiggere quei due mostri, ma non mi ha detto altro. Di che si tratta?»

L'uomo sospirò. «E' qualcosa di molto pericoloso, Marinette. Sei sicura di volerlo sapere?

«Voi avete visto quei due all'opera. Ci hanno sconfitto con una facilità incredibile, e forse non hanno nemmeno usato la loro piena forza! Se non li sconfiggiamo... Parigi... Il mondo...» guardò in basso, cercando di non pensare a un così orribile futuro.

«Molto bene» Wang Fu annuì con sguardo teso. «Il Rituale è un antica cerimonia, con la quale i Portatori sbloccavano il vero potere dei propri Miraculous.»

«Il vero potere?»

«Marinette, tu conosci il mito di Tifone?»

Per un istante, la giovane non capì cosa intendesse. Poi si riprese. «Si, l'abbiamo studiato a scuola l'anno scorso.» Il mito narrava di come Gea, la madre terra, avesse generato Tifone, un essere gigantesco e mostruoso, per distruggere le divinità greche e, soprattutto, Zeus. La battaglia che ne risultò scolpì le terre, spianò le montagne e scavò mari, e terminò solo quando il Re degli Dei bloccò il mostro sotto una montagna, creando la Sicilia. «Ma cosa c'entra con questa storia?»

Wang Fu ridacchiò, passandosi la mano sul pizzetto. «Vedi, non è esattamente un mito. Zeus e Tifone furono due antichi portatori che avevano sbloccato il vero potere dei loro Miraculous, quello del Gallo e del Drago.»

Marinette restò ammutolita. Il mastro sorrise e continuò: «E non sono i soli. Le cinque bestie sacre della Cina, il pantheon egiziano, Quetzalcoatl, Oberon e Titania, Jormungandr e molti altri. Tutti erano grandi Portatori, alcuni buoni, altri malvagi, che nei secoli sono stati venerati e divinizzati dalle antiche popolazioni del mondo.»

«E di preciso quanto è forte un portatore col questo potere?» chiese lei, cercando di accettare quelle parole come verità.

«Questa domanda richiedere qualcuno con una conoscenza più diretta della mia» rispose il maestro, rivolgendo lo sguardo al Kwami della Tartaruga. «Wayzz?»

La piccola creaturina verde si voltò, annuì al compagno ed amico, si ripulì la bocca con la zampina e si rivolse a Marinette. «Moltissimi anni fa, fui affidato a un nobile  tedesco. Winhelm si chiamava, e comandava su un castello vicino alla Foresta Nera. Un regnante rivale lanciò un attacco, e pur di vincere scatenò le catapulte contro il castello, con l'obiettivo di raderlo al suolo e uccidere tutti al loro interno.»

«E che accadde?»

«Winhelm e io generammo uno scudo sopra tutto il castello» un lieve sorriso d'orgoglio apparì sul volto di Wayzz. «Resistemmo tre giorni a centinaia di pietre e massi finché un alleato non sconfisse il rivale.»

«Tre giorni!?» esclamò Marinette, sporgendosi in avanti e stringendo il bordo del tavolino con le mani. «E il limite di tempo?»

«Esiste solo perché i Kwami, nella loro forma indebolita, hanno accesso a nemmeno un decimo della loro reale potenza» rispose Wang Fu. «Quando si sblocca il vero potere, l'energia del Kwami e del Portatore diventano una cosa sola. Finché l'umano avrà la forza di combattere, la trasformazione continuerà.»

La giovane stilita si rimise a sedere, guardando la sua tazza con aria pensierosa. Un vortice di emozioni si agitavano nel suo animo, e lei non sapeva bene quale seguire. Nuova speranza, confusione, meraviglia, rabbia. «Perché non l'avete detto quando mi avete dato il Miraculous?» chiese infine, fissando il maestro con un misto di rabbia e confusione. «Con un simile potere, a quest'ora avremmo sconfitto Papillon da mesi!»

L'aveva detto con più furia di quanto volesse, ma tutte le complicazioni che aveva passato per colpa della sua seconda vita le ritornarono in mente, gettando benzina sul fuoco che le ribolliva nel petto. L'umiliazione subita il giorno prima non aiutava di certo.

«Calmati Marinette» disse Fu, la voce e lo sguardo perfettamente calmi e composti. «La rabbia avvelena le parole e i pensieri.»

Marinette gli rivolse uno sguardo stizzito, ma sapeva che aveva ragione, perciò prese un profondo respiro. Si sentì subito meglio, come se espirando avesse buttato fuori buona parte di quel fuoco. Eppure, le braci nel suo petto erano ancora calde, le ferite troppo recenti per svanire presto. 

«Vedi, non è così semplice come pensi, Marinette. Il Rituale è qualcosa di estremamente pericoloso, tenuto segreto a tutti gli iniziati. Solo quando il legame tra Kwami e Portatore era forte, gli Anziani concedevano questa informazione, e anche in questo caso i rischi erano alti.»
Marinette rimase in silenzio, ma la sua espressione tradiva le sue emozioni. 

«Il Rituale consiste nell'entrare in comunicazione con l'Essenza del Miraculous, la sua natura più profonda e pura. Solo quando l'anima del Portatore è una sola cosa col suo Kwami può usarne il pieno potere» si interruppe, e la sua espressione si fece triste. «Tuttavia, superare la prova non è facile. In molti hanno fallito, perdendo per sempre ogni connessione col loro Kwami e non potendo trasformarsi mai più. Non riuscivano più a vederli, e tenere in mano il proprio Miraculous per loro era come stringere un carbone ardente. Quelli che fallivano venivano espulsi dal Monastero, costretti da un incantesimo a non parlarne con nessuno.»

L'idea di perdere per sempre Tikki fu come una sberla sul viso per Marinette. «E' terribile...» D'istinto accarezzò la testa della Kwami, come per accertarsi che non sparisse di colpo. Lei strofinò la testa contro le sue dita. 

«E c'è di peggio» aggiunse il maestro. «La forma pura si basa totalmente sul rapporto tra Portatore e Kwami. Se questo legame viene sconvolto durante la trasformazione, il Portatore non può resistere alle energie del Miraculous e viene fatto a pezzi dall'interno dalle sue energie incontrollabili.»

Stavolta, più che una sberla, sembrava che qualcuno avesse colpito Marinette allo stomaco con un pugno di ferro. Una serie di immagini orribili che comprendevano lei e Chat Noir le passarono davanti agli occhi, immagini di loro due che esplodevano in mille pezzi dal potere dei rispettivi Miraculous.

«Non avevo intenzione di farti conoscere questo potere prima del tempo, ma hai ragione. Questi avversari sono troppo potenti, però devo chiedertelo: Anche conoscendo i rischi ai quali vai incontro, sei sicura di volerlo fare?»

Un terrore abissale strinse il cuore di Marinette, come se le zanne nere di un mostruoso ragno le penetrassero nell'anima e l'avvelenassero, rendendola debole e avvilita. Le sue mani cominciarono a tremare senza controllo, nonostante tentasse di tenerle ferme, e la sua mente era assalita di immagini oscure e pensieri ancora più spaventosi. 

All'improvviso, sentì un tocco delicato sulla guancia. Come risvegliandosi da una cecità improvvisa, vide Tikki davanti al suo viso, che la fissava dritta negli occhi con uno sguardo carico di determinazione, la stessa che aveva mostrato la sera precedente.

E nonostante il terrore e la paura, la minaccia di perdere i poteri o addirittura la vita, un fuoco le si accese nel petto. Non era più rabbia, ma qualcosa di più forte e puro, quella luce che dissolve le tenebre quando ogni cosa sembra perduta. Sorrise e accarezzò la testa della Kwami, mormorandole un grazie dal profondo del cuore, per poi rivolgersi al suo maestro. «Si, devo farlo. Farei qualsiasi cosa per proteggere Parigi e i suoi cittadini, sia da Papillon che da qualsiasi altra minaccia.»

Un piccolo sorriso si formò sul volto del maestro che si alzò. «Bene allora» esclamò, accarezzandosi il pizzetto con indice e pollice. «Ma è meglio che tu torni a casa ora. C'è il coprifuoco, e stanotte dovrai fare visita agli altri.»

«Gli altri?»

«Ovvio» rispose lui, sorridendo. Cliccando un pulsante segreto, dal giradischi fuoriuscì una scatola esagonale di legno nero e lucido, piena di scomparti chiusi e con uno strano disegno color cremisi sulla facciata superiore. «Poteri divini o meno, questa non è certo una sfida che potrai affrontare da sola.»






Alya sbadigliò in modo molto poco femminile, alzò le braccia e si stiracchiò la schiena e le spalle. Stava lavorando al blog da quasi due ore, e fuori la luna splendeva alta nel cielo. Era tempo di andare a letto. Sistemò le ultime cose e spense il pc. Si stese sul letto e si avvolse nelle coperte, chiudendo gli occhi e immaginando il suo amato sopra di lei. 

Prima che potesse immaginare altro, sentì cinque colpi contro il vetro. Aprì gli occhi, imbarazzata e spaventata, e si guardò attorno. Con sorpresa, vide Ladybug alla finestra. In mano reggeva qualcosa di arancione e bianco. 






All'interno di un appartamento anonimo, in un palazzo anonimo, due potenti e terribili entità stavano guardando la televisione.

Kishin era sdraiato sul divano, con una fetta di pizza nella mano destra. La sinistra invece avvolgeva la sorella, che se ne stava serena, la testa poggiata al braccio del fratello. Stavano guardando un horror-poliziesco, godendosi un raro momento di calma fraterna.

«Secondo me moriranno tutti» disse Kishin, dando un morso alla pizza.

«Per te moriranno tutti in ogni singolo programma.» 

«Non puoi dire che non renderebbe le cose più interessanti.» Kishin ridacchiò, mostrando le pericolose zanne da squalo. Un sorriso divertito si formò sulle labbra di lei. «Vero.»

All'improvviso Raven spalancò gli occhi e si alzò a sedere, guardandosi attorno, sentendo qualcosa. Kishin si mosse più lentamente, quasi con pigrizia. «Che hai sentito?»

Lei si voltò verso la finestra. «Sta arrivando qualcosa.»

Una decina di rovi neri, coperti di spine ricurve, spuntarono dalla schiena di Kishin, crescendo e allungandosi lungo tutta la stanza, le punte aguzze rivolte verso la finestra. Un sorriso feroce era stampato sul volto del ragazzo, pronto a qualsiasi cosa.

Dalla finestra entrò una farfalla.

I due erano sorpresi, ma non era un evento del tutto inaspettato. L'insetto era grande all'incirca quanto un palmo, con ampie ali nere, che splendevano di un'inquietante luce viola. La farfalla volteggiò sopra di loro alcuni secondi, muovendosi sinuosa tra i rovi di sangue nero, e scese verso di loro. Raven sollevò una mano, e appena essa si posò, un'ombra scura ricoprì il volto della strega, e una luce brillante color viola dalla forma stilizzata di una farfalla le apparì attorno agli occhi. Una voce risuonò nella sua testa.

«Salve Raven. Io sono Papillon.»

Lei rivolse un gesto silenzioso al fratello. Kishin poggiò la mano sulla sua spalla, e l'ombra e la luce viola apparirono anche sul suo volto. 
«Salve anche a te, Kishin. Ero davvero curioso di conoscervi.»

«Papillon, vero?» rispose Kishin, fissando la farfalla. «Abbiamo sentito molto parlare di te.»

«Cosa vuoi da noi?»

«Vi ho visti lottare contro Ladybug e Chat Noir. Siamo alleati in questo. Voglio proporvi un'alleanza per distruggerli una volta per tutte.»
Kishin sorrise divertito. «Hai fallito così tante volte che vuoi usare due sconosciuti appena arrivati, vero?»

Anche attraverso l'Akuma, i due sentirono chiaramente la rabbia dell'uomo, ma la sua voce non tradì alcuna emozione. Questo fece divertire Kishin ancora di più. «Purtroppo quei due si sono rivelati più forti di quanto mi aspettassi.»

«E cosa ci offri per questa alleanza?»

Entrambi avvertirono la sensazione di trionfo e vittoria. «Potere. Siete due umani incredibilmente forti.» Kishin ridacchiò alla parola "Umani". «Ma io posso aumentare i vostri poteri a livelli che non potete nemmeno immaginare. Grazie a me conquisterete il mondo senza alcun problema.»

«E tu cosa ne ricavi?»

«Voglio i Miraculous di Ladybug e Chat Noir. Solo questo.»

«Per il potere supremo, non è vero?» chiese Raven. «Perché? Cos'è che desidera il famoso Papillon tanto da giocare con le vite dei suoi innocenti concittadini?»

Stavolta i due sentirono chiaramente la tristezza, la malinconia e la rabbia. «Queste sono cose private che non vi riguardano, chiaro?» rispose con una nota furente, riacquistando subito la sua compostezza. «Sappiate che quando avrò ottenuto ciò che voglio, non vi darò alcun disturbo e potrete fare quello che vi pare coi Miraculous. Che ne dite?»

I due fratelli si scambiarono un lungo sguardo, ragionando e consultandosi nel silenzio totale. Un sorriso folle si accese sul volto di Kishin, e come uno specchio, anche Raven sorrise, anche se più gentilmente. Si rivolse alla farfalla e disse: «No.»

Sorpresa e confusione, unite a una rabbia crescente. «Come sarebbe no?»

«Significa che non ci serve il tuo potere, Papy» rispose Kishin, il sorriso che si allargava fino alle orecchie, strappando la pelle delle guance e rivelando la melma nera sotto di esse. «Non abbiamo bisogno del tuo aiuto. Abbiamo umiliato quei fastidiosi moscerini senza nemmeno usare un decimo del nostro potere, e quando arriverà il momento li uccideremo senza di te. Dopodiché uccideremo ogni singolo uomo, donna o bambino di questa patetica città.»

«E sappilo, caro Papillon» aggiunse Raven, con una voce tanto dolce quanto spietata e sadica. «Verremo a prendere anche il tuo Miraculous.»

Paura.

La strega chiuse le dita pallide e sottili sulla farfalla, e una fiamma zaffiro avvolse l'Akuma, che morì in un atroce grido di dolore.

Dolore.






Molto lontano, all'interno di Villa Agreste, Papillon cadde in ginocchio, urlando e reggendosi la testa. Il volto era contratto dal dolore, i denti stretti e le dita premute contro il cranio come se stesse per scoppiare.

Dolore.

Sentiva come migliaia di aghi roventi che gli perforavano la carne e le ossa ovunque, e gli sembrava che la testa fosse bloccata in una morsa di ferro.  Il legame con l'Akuma era stato reciso di netto, bruciato da quelle fiamme infernali. 

Per fortuna il dolore durò solo alcuni secondi. Si rialzò dolorante, tenendosi la testa con una mano. Il suo costume svanì in una nuvola violastra, e il suo Kwami gli volò vicino al volto.

«Maestro! State bene?» esclamò Nooroo, preoccupatissimo. Gabriel alzò una mano tra lui e il Kwami. «Si... sto bene..» rispose con voce dolorante. 

Nooroo si allontanò. Sapeva quanto il suo padrone detestasse mostrarsi debole davanti agli altri. «Credete che quei... mostri... parlassero sul serio?»

Per un istante, Nooroo pensò di aver visto della paura negli occhi di Gabriel, ma solo per un istante. L'attimo dopo il suo padrone aveva ripreso il suo caratteristico sguardo freddo, gelido come il ghiaccio. «Forse.» Attivò l'ascensore. «Vieni Nooroo.»

Il Kwami annuì timidamente, obbedendo. E mentre scendevano fino al suo studio, un pensiero assurdo si insinuò nella mente di Gabriel Agreste, che mai credeva di poter pensare una cosa del genere: Sperava che Ladybug e Chat Noir sconfiggessero quei due mostri.






Raven aprì la mano. Tutto ciò che restava dell'Akuma era una sorta di melma scura, che pulsava di luce violacea come un cuore morente. La strega-corvo fissò la gelatina per alcuni secondi, per poi portarla alla bocca. Quando la inghiottì, i suoi occhi brillarono come zaffiri e ametiste.

«La vedi?» chiese Kishin.

«Si» rispose lei, fissando l'aria. Una scia luminosa nera e viola si dipanava nell'aria, come un lungo serpente che dalla sua mano si attorcigliava lungo la stanza e usciva dalla finestra, verso il luogo da cui il suo maestro l'aveva mandata. «La vedo.»

La ragazza prese un lungo respiro col naso e chiuse gli occhi. Quando riaprì la bocca ne uscì un fumo nero e oleoso, che invase rapidamente una grande porzione della stanza. Dentro alla nuvola di tenebre decine di piccole luci color zaffiro si accesero, e con un suono di battere di ali, una ventina di grossi corvi neri emersero dal buio. Il loro cranio era ben in vista, pallido, come se qualcuno li avesse scorticati. Grosse zanne albergavano nel loro becco, e nelle orbite vuote brillavano piccoli fuochi fatui.  Tutti i "corvi" fissarono Raven, attendendo istruzioni.

«Andate!» ordinò, puntando il dito verso la finestra. Lo stormo si alzò in volo, gracchiando con versi mostruosi e uscì in una tempesta di piume nere.

Raven e Kishin li osservarono svanire nel buio della notte, sorridendo. 








 
Avrei dovuto pubblicare ieri ma alcuni impegni me l'hanno impedito. Chiedo scusa.
Oberon e Titania sono una piccola citazione a La Farfalla senza occhi, di Aliasor.
Andatevelo a leggere, perchè è Brv!
Spero vi piaccia ciò che scrivo.
Alla prossima
-La Follia mi scorre nelle vene

 
   
 
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