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Autore: Nemesis01    25/06/2019    6 recensioni
E se Anakin fosse un normale adolescente esperto in arti marziali?
E se Obi Wan fosse il suo maestro di Aikido?
E se Anakin ammettesse di voler bene ad Obi Wan?
[ Storia scritta per la challange "Look at the mirror" del gruppo Boys Love - what if / AU ]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anche io ti voglio bene.

 

 

Quelle fiamme roventi non erano sufficienti per sconfiggere l’odio e la rabbia che si portava dietro già da un po’. Neanche quando il suo maestro Jedi gli aveva reciso un arto aveva considerato l’ipotesi di arrendersi; in lui viveva una Forza superiore, quella della disperazione.

 

- Ahn… no… ahn… -

 

I suoi occhi azzurri erano contaminati dal rosso delle ceneri ardenti che, prepotenti, gli avevano bruciacchiato i vestiti.

- È finita, Anakin! Sto più in alto di te! –

- Tu sottovaluti il mio potere! –

- Non provarci… -

 

- No… maestro… -

 

- Tu eri il Prescelto! Era scritto che distruggessi i Sith, non che ti unissi a loro! Dovevi portare equilibrio nella Forza, non lasciarla nelle tenebre! –

- Io ti odio!!! –

- Eri mio fratello, Anakin. Ti volevo bene. – La voce del suo maestro, per la prima volta, gli sembrò piena di sentimenti. Il suo sguardo, quello di chi spera di non doverlo fare, divenne sofferente mentre sollevava la spada laser.

 

- NO!!! -

 

 

Anakin si svegliò di soprassalto. Aveva gli occhi sgranati e il cuore gli batteva ancora fortissimo dopo quell’incubo tanto agitato. Era la terza volta che faceva quel sogno e ogni volta diventava sempre più reale. Faticò nel riprendere piena coscienza di sé e impiegò cinque minuti buoni per rendersi conto di aver ancora tutti gli arti a disposizione.

Quando si sentì abbastanza sicuro da lasciare il letto morbido, si tolse le coperte da dosso e corse in bagno per darsi una sistemata. Era zuppo di sudore e aveva bisogno di una doccia fredda prima di andare a scuola.

Si spogliò svogliatamente degli shorts e dei boxer, e si fiondò sotto la doccia, regolando il getto in maniera tale che fosse freddo e potente.

 

Tutte le volte, in quel sogno maledetto, il suo maestro lo uccideva; sembrava non aver imparato nulla dalle sue lezioni. Invidiava l’abilità di Obi Wan Kenobi di restare sempre calmo e senza turbamenti di sorta. A lui bastava quell’incubo per rendere precario il suo equilibrio mentale. Del resto, non era forse vero il fatto che non aveva imparato a sufficienza?

Si strofinò i capelli ricci con una grande dose di shampoo che il flusso dell’acqua mandò via in un lampo. Avrebbe voluto lavasse via anche i suoi brutti pensieri, le sue preoccupazioni, la sua inadeguatezza, quei perturbamenti nella Forza.

 

- Anakin! –

 

Il fruscio dell’acqua lo aiutava a concentrarsi su altro ma non abbastanza da evitare di graffiarsi la pelle con le unghie a causa del troppo strofinare sotto quella pioggia di acqua gelata.

 

- Anakin, mi senti? –

 

Il ragazzo uscì dalla cabina e si avvolse in un accappatoio di spugna più grande di lui; era quello del suo maestro. Obi Wan glielo aveva prestato una volta di ritorno da uno stage di Aikido; alcuni ragazzi, indispettiti da una sconfitta, avevano ridotto a brandelli il suo accappatoio e lui, una volta fuori dalla doccia, si era ritrovato zuppo d’acqua, nudo e senza alcunché con cui asciugarsi e coprirsi.

Il maestro Kenobi gli prestò l’accappatoio che aveva in più e gli aveva detto di tenerselo, che tanto a lui non serviva. Così aveva fatto e da quel momento era diventato suo.

 

- Anakin Skywalker! –

 

Il giovane si guardò allo specchio e si sentì stupido. Il cappuccio gli copriva gran parte della fronte, divisa a metà da un riccio umido, e le maniche riuscivano a nascondergli le dita.

Voleva essere un buon allievo per il suo maestro e desiderava che Obi Wan lo considerasse il migliore, che potesse vantarsi di avere il discepolo più bravo dell’universo. Ma, per quanto s’impegnasse, risultava a malapena mediocre.

 

- Anakin, farai tardi a scuola! –

Il picchiettio, generato dalle mani spazientite di sua madre, lo riportarono alla realtà.

- Arrivo mamma, sono appena uscito dalla doccia! –

- Va bene, tesoro. Ti ho preparato la colazione. –

 

Anakin si tamponò i capelli con il cotone morbido e profumato dell’accappatoio e poi andò in camera sua per rivestirsi. Il pomeriggio sarebbe andato alla lezione di Aikido e avrebbe avuto modo di fare colpo sul suo maestro.

 

***

 

Il tonfo generato dalla caduta di Anakin echeggiò nella palestra. Il ragazzo fece fatica a rialzarsi; aveva battuto la schiena contro un supporto di metallo e, per cercare di fare attrito, aveva finito per strofinare la pelle dei gomiti sul tatami appiccicoso. Con il kimono sporco di sangue si rimise in piedi, recuperò la spada di legno di quercia e mise su un’espressione determinata.

- Sono pronto, maestro. –

- Sei distratto, giovane Skywalker. –

- Sono pronto! – esclamò, deciso, Anakin. Non poteva, non voleva fare la figura dello sprovveduto.

 

L’arroganza del ragazzo fu premiata dagli occhi gelidi del suo mentore. Anakin riconobbe quello sguardo: era lo stesso del sogno, piena di delusione e rassegnazione; tuttavia, non fu abbastanza per trattenersi e, nonostante il dolore, si mise in posizione da combattimento. Gli altri ragazzi erano rimasti fermi e in silenzio a guardare la scena.

Skywalker faticava a restare in piedi ma la combo fatale di vanità, orgoglio e volontà gli vietò di demordere. Attese un cenno dal suo maestro che non dovette faticare per batterlo: non riuscì a fare mezzo passo e finì col cadere a terra.

 

- Alzati, Skywalker! – gli ordinò Kenobi.

Anakin ci provò ad occhi stretti per l’imbarazzo di quella caduta ma non riuscì a mettersi in piedi. Avvertiva un forte dolore lombare che non gli permetteva di restare in posizione eretta troppo a lungo e cadde di nuovo due secondi dopo.

- Ho detto alzati, Skywalker! – ripeté il maestro. Obi Wan sapeva benissimo che Anakin non era in grado di mettersi in piedi ma voleva impartirgli una lezione diversa, qualcosa che andava oltre le sue abilità di aikidoka.

Quella scena di ripeté più volte, sotto lo sguardo attonito degli altri allievi.

- Maestro Kenobi, - intervenne una ragazzina. Aveva i capelli castani raccolti in due trecce e guardava la scena preoccupata.

- Dimmi, Amidala, - le concesse Obi Wan con tono gentile.

- C-credo che Skywalker si sia fatto male, forse è per questo che non riesce ad alzarsi… -

- Lo so benissimo, Amidala. Ma Anakin non sa ancora capire quando poter oltrepassare i limiti e quando, invece, fermarsi per imparare a migliorarsi. –

- Io ce la faccio ad alzarmi, - urlò Anakin, con gli occhi gonfi di collera. Fece leva con la sua bokken e si mise in piedi. Era ancora barcollante e gli tremavano anche le braccia. Non poteva fare la figura del debole, soprattutto dopo che perfino Padme Amidala, una scialba ragazzina, lo aveva difeso.

Doveva essere il migliore, quello più apprezzato, il più forte, il più amato da tutti ma soprattutto voleva l’ammirazione del suo maestro.

Stavolta non attese alcun cenno e si lanciò all’attacco, sguainando la spada. Un dolore acuto, però, gli trafisse la schiena e, ad occhi chiusi, cadde nuovamente per terra con un tonfo.

 

***

 

- Come sta? –

- Il ragazzo se la caverà. Lei è? –

- Obi Wan Kenobi, sono il suo maestro… l'ho portato io in ospedale! –

- Ha avuto una contusione al coccige che ha causato una lieve infiammazione. Diciamo che la questione più grave è la frattura del braccio destro ma, se resta a riposo e segue la terapia senza obiezioni, tornerà come nuovo in meno di un mese! –

- La ringrazio dottore! –

- SI figuri! La famiglia è stata informata? –

- Sì, ho provveduto a contattare sua madre, arriverà qui a momenti. –

 

Il medico sorrise gentile prima di lasciare la camera asettica e Obi Wan si avvicinò al letto dove riposava Anakin. Il maestro non aveva avuto modo di togliere l’hakama da dosso per l'urgenza di accompagnare il ragazzo in ospedale. Anakin fece uan smorfia dolorante e aprì gli occhi di scatto, risvegliandosi dal sonno. Non riconobbe il posto in cui si era ritrovato e fece per alzarsi, quasi volesse fuggire, ma una forte pressione lo costrinse a restare steso: era il braccio del maestro Kenobi.

Il ragazzo lo guardò accigliato. - Ce la faccio ad alzarmi. –

- Devi riposare, Anakin. Non puoi farcela in queste condizioni. –

- Lei sottovaluta la mia potenza! –

- Smettila con questa storia, Anakin! Sei stato un mio kohai anche prima che diventassi un maestro.  Ti conosco da quando avevi dieci anni e giocavi con i robottini. Sei come un fratello per me, Anakin. –

- Non provarci ad addolcire la pillola in questo modo! L’ho visto, sai? Tu preferisci Padme a me! Ho visto come la guardi, solo perché lei ti ascolta non vuol dire che io non… non valga! –

- Smettila! Lo sai che ti voglio bene più che ogni altro lì dentro, e proprio perché è così non posso far vedere che sei il mio preferito. –

- Non è vero! Tu non… non… -

Sì bloccò. Gli venne in mente quello stupido sogno che riguardava l'incapacità di comprendere cosa gli accadeva intorno e chiuse gli occhi rilassandosi sul letto d'ospedale, senza aggiungere altro. Del resto, “doveva portare equilibrio nella Forza, non lasciarla cadere nelle tenebre”.

 

- Tua madre arriverà a momenti, - aggiunse Obi Wan prima di mettersi in piedi e raggiungere la porta.

- Maestro Kenobi, - chiamò il ragazzo a voce bassa. Non aveva aperto gli occhi ma percepiva la presenza del suo mentore. - Anche io ti voglio bene. –

 

***

 

The N. side

 

Ebbene sì, con mooolto ritardo ho scoperto il bellissimo mondo di Star Wars. Non mi sento ancora ferrata da poterci scrivere delle belle fan fiction, ma, in onore del mio compleanno (che è oggi, quindi tanti auguri a me), ho deciso di uscire dalla mia “comfort zone” e mettermi d’impegno per scrivere in un nuovo fandom.

 

Vi lascio il link della scena da cui ho preso ispirazione!

Per spoiler, info, chiacchiere e insulti prego visitare la mia pagina facebook!

 

Grazie a tutti coloro che apprezzeranno o che, pur non facendolo, sono arrivati fin qui. Vi ricordo che questa storia partecipa alla challange “look at the mirror” del gruppo Boy’s love su facebook.

   
 
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