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Autore: Nao Yoshikawa    25/06/2019    6 recensioni
Minilong - Starker - Titanic!AU
Dal capitolo uno:
Il mio desiderio è sempre stato quello di volare. Potrei farlo, adesso. Volare per poi cadere in mare. Respirare, anche se per un attimo, la libertà.
Aveva fatto di tutto per trovare una soluzione, com’era solito a fare. Era grazie alla sua capacità di vedere il lato positivo nelle cose che era andato avanti. Ma adesso, anche volendo, non avrebbe trovato niente di positivo.
Tremò profondamente e scavalcò il parapetto, reggendosi. Sotto di sé, il mare era scuro e profondo. Lo avrebbero inghiottito. Oppure sarebbe morto per il gelo. L’idea lo spaventata. Morire faceva paura, ma gli faceva ancora più paura l’idea di continuare ad esistere senza poter effettivamente vivere.

Dal capitolo due:
Tony lesse una grande malinconia nel suo tono. Visto dall’esterno, quel ragazzo possedeva tutto che si poteva desiderare. Ma bastava davvero poco per capire che soffrisse di tante mancanze, la libertà prima fra tutti. Lo aveva capito, Tony. Perché di fatto lui possedeva solo quella.
«Si usano ancora i matrimoni combinati? Che cosa medievale. Perché non provi a ribellarti?»
Peter sorrise tristemente.
«Perché non so come si fa.»

7/7
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Loki, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Continuò a ripetersi a mente quelle parole, Peter, mentre percorreva il corridoio a grandi passi, tremando per il freddo, nonostante il cappotto che aveva addosso. La poca gente che gli capitava di incontrare sul suo cammino, andava nella direzione opposta e probabilmente doveva ritrovarsi a pensare che quel ragazzino fosse un pazzo ad andare incontro ad una probabile morte.
«Ascensore, ascensore!» esclamò, giungendo a quest’ultimo, sbracciandosi per attirare l’attenzione dell’ascensorista. «Portatemi giù!»
«Sono spiacente signorino, l’ascensore è fuori uso.»
Imprecò mentalmente. Cos’è che gli era stato insegnato? Ad essere sempre gentile, educato, posato?
«Al diavolo!» esclamò entrando e strattonando l’ascensorista. «Mi porti subito giù se non vuole ritrovarsi un pugno stampato in viso!»
Se si fosse visto dall’esterno, probabilmente non si sarebbe riconosciuto, ma era stato necessario far uscire un po’ fuori la sua aggressività. L’ascensore scese al piano successivo e quasi Peter imprecò quando sentì l’acqua gelida bagnargli le caviglie. Quella parte del Titanic era già sommersa dall’acqua.
«Ah, non provate a premere quel pulsante!» esclamò aprendo le porte e in seguito ansimando a causa del gelo. L’acqua, infatti, gli arrivava fino alle ginocchia. Tentò di non badare al suo respiro, quanto più a raggiungere la meta. Ma camminare era sempre più difficile a causa del gelo, così iniziò ad invocare il suo nome, nella speranza di essere udito.
«Tony! Tony, sono io! Dove sei? Ti prego, rispondimi!»
 
Tony Stark non aveva fiatato quando lo avevano portato lì e ammanettato ad una colonna di cemento. No, non avrebbe dato loro quella soddisfazione. Gli era bastato poco per capire che la situazione fosse però molto più grave di quel che credeva. Dal suo oblò adesso vedeva acqua, acqua e nulla più. E poi, l’acqua aveva preso ad entrare da sotto la porta, dandogli una conferma: il Titanic si trovava in un ostato d’emergenza e tutti loro erano in pericolo. Aveva imprecato, perché di certo non intendeva morire così da miserabile. E a quel punto gli era toccato chiedere aiuto. La sua ora non era ancora giunta.
«Qualcuno mi sente? Aiuto! Venite a soccorrermi, sono bloccato qui! Ehi!»
Peter aveva continuato a correre senza fiato, in modo frenetico. Ed era già pronto a lasciarsi andare allo sconforto, quando sentì, tra lo scrosciare dell’acqua, una voce implorare aiuto. E riconobbe immediatamente che non poteva essere che lui.
«Tony? Tony! Sei tu? Dove sei?!»
In un primo momento Tony credette di averlo immaginato, ma al sentirsi chiamare per la seconda volta capì che doveva essere reale. Non sapeva come, ma Peter era lì.
«Peter! Sono qui dentro! Vieni a darmi una mano!»
Tentò con la voce di sovrastare il rumore dell’acqua, sempre più forte.
Peter individuò ben presto il luogo da cui aveva sentito provenire la sua voce. Si mosse nell’acqua, con gran difficoltà, fin quando non arrivò: davanti a lui, Tony era ammanettato e completamente bloccato.
«Peter», sussurrò con immane sollievo. Il ragazzo aveva le lacrime agli occhi, stava di nuovo piangendo. Non avrebbe voluto, non in quel momento, ma era stato quasi naturale.
«Tony, Tony!» ansimò, stanco, il cuore martellava forte nel petto, ma felice. Lo abbracciò, stringendolo forte a sé. «Mi dispiace, perdonami se non ti ho creduto, non avrei dovuto dubitare di te!»
«Peter, sapevo che saresti venuto a cercarmi. Loki mi ha messo il diamante nella tasca e io non…»
«Sssh, lo so, so tutto. Mi dispiace», ripeté, passandosi una mano sul viso. «Come faccio a liberarti? Non c’è una chiave?»
«Temo di no. È per questo che devi andare a cercare aiuto», disse guardandolo negli occhi. «Il livello dell’acqua sale velocemente. Trova qualcuno. O trova qualcosa che può aiutarci. Ti prego, Peter. Lo so che  hai paura, te lo leggo in faccia. Ma mi fido di te.»
Peter serrò le labbra. La paura era tanta da scoppiargli nel petto, ma la vita di Tony dipendeva da lui. Anche se aveva paura di andare da solo, lo avrebbe fatto comunque.
Strizzò gli occhi e gli posò un bacio sulle labbra.
«Farò più in fretta che posso. Tu aspettami.»
Tony annuì, accennando un sorriso rassegnato.
«Non ho altra scelta, mi pare.»
 
Il livello dell’acqua si alzava velocemente, ma non si aspettava fino a questo punto. Si ritrovava sommerso, adesso fino ai fianchi e ciò rendeva ancora più difficoltoso il suo cammino. E come se non bastasse, sentiva di star gelando. Si sbrigò a risalire le scale e a giungere nel corridoio deserto. Cominciò a chiamare aiuto, ma dubitava che ci fosse anima viva disposto ad aiutarlo.
«Dannazione!» imprecò. «Possibile che non ci sia nessuno?!»
Si immobilizzò ad un tratto, avvertendo la nave fare uno strano rumore. Ricordava bene la parole del signor Banner, sarebbero sprofondati nell’oceano e lui non aveva alcuna intenzione di morire. Sarebbe andato via di lì con Tony. Si voltò e vide sulla parete, vicino all’estintore, una teca al muro, contenente un’ascia. E sgranò gli occhi. Forse aveva trovato la soluzione.
 
Tony aveva cercato quanto meglio poteva di tenersi lontano dall’acqua, ma quest’ultima avanzava indisturbata, raggelandogli il sangue nelle osa. Temeva che fosse capitato qualcosa a Peter e quando se lo vide arrivare davanti, tirò un sospiro di sollievo.
«Cos’hai lì?»
«Un’ascia, credo», annaspò. «Può funzionare?»
«Immagino di sì. Hai una buona mira?»
«I-io non lo so, in realtà.»
«Va bene, non importa», Tony irrigidì le braccia, mostrandogli il punto della catena da colpire. «Un colpo secco, capito? Cerca di non tremare. Io mi fido di te.»
Peter annuì. E chiuse gli occhi, non voleva guardare.  Trattenne il piato e poi sferrò un colpo. Si udì un sonoro “ding”, segno che le manette dovevano essersi spezzate.
«Peter, apri gli occhi! Ce l’hai fatta!»
«C-ce l’ho fatta?!» esclamò felice e sollevato. L’uomo gli si avvicinò, gli afferrò il viso e lo baciò caldamente.
«Adesso andiamo via di qui se non vogliamo morire affogati. Tieniti stretto a me!»
La sua mano si ancorò a quella del ragazzo. L’acqua era salita ancora e il gelo si era loro insinuato sotto la pelle e nelle ossa. E in corridoio la situazione non era migliore.
«Noi dovremmo andare di lì, ma non possiamo, c’è troppa acqua!» esclamò Peter indicando la sua destra.
«Allora vorrà a dire che andremo a sinistra.»

Loki si chiese come aveva potuto essere così stupido da lasciare andare Peter da solo. Lì dentro era il caos e lì fuori la gente imprecava, urlava, spingeva, completamente in panico. E poi, in sottofondo, il dolce rumore dei violini, un connubio decisamente ironico.
«Se non torna entro due minuti, giuro che vado a cercarlo», sibilò.
«Loki, non dire assurdità. Non lo sai cosa troverai lì dentro.»
«Non lo sapeva neanche Peter, eppure è andato comunque! E se morisse? Te lo perdoneresti?» gli domandò, acido. Carol Denvers aveva aggrottato la fronte. Stimava profondamente Peter per il suo coraggio, ma ce l’aveva a morte con Loki, di fatto era strato lui che lo aveva portato ad agire così.
«Oh, vi prego. Dateci un taglio. Avreste dovuto pesarci prima di incastrare Stark. Sapevate sin dall’inizio che Peter lo amava e avete fatto di tutto per tenerli lontani.»
«Mentre voi invece avete fatto di tutto per tenerli vicini. Siete migliore di me, d’accordo», rispose lui sarcastico.
«Perdonate, non credo che questo sia il momento giusto per parlarne», si intromise Thor. «Lady Denvers, voi dovete andare. Prometto che non andrò via di qui prima di aver messo Peter al sicuro, parola mia»
A Carol, Loki non era mai piaciuto, ma Thor era completamente diverso da lui e sapeva che poteva fidarsi.
«Mi fido di voi», disse greve. Di fianco a loro, gli ufficiali si stavano occupando di riempire l’ennesima scialuppa. Ma per le donne era difficile separarsi da amanti e mariti, per i figli era terribile separarsi dai padri.
Era difficile per Natasha staccarsi da Clint. Perché lui l’aveva sempre seguita come un’ombra e ora non poteva immaginare di mettersi in salvo e lasciarlo lì.
«Non posso andare. Non posso.»
«Ne abbiamo già parlato, Nat», le rivolse quel soprannome che era solito a darle nell’intimità delle loro notti. «Tutte le donne devono andare. Io, Thor e Loki e anche Peter sopravvivremo.»
«Come posso esserne certa?» domandò seria, gli occhi luccicanti a causa delle lacrime. Clint sospirò.
«Perché mi sono ripromesso che una volta tornati a casa, sarei stato con te per sempre. Avrei voluto aspettare a dirtelo.»
Lei sgranò gli occhi, leggermente. La prospettiva di poter vivere con lui alla luce del sole, senza doversi nascondere e suscitare scalpore, le faceva venire voglia di sperare. Lo guardò e dimenticandosi per un attimo di tutto il mondo poggiò le labbra rosse alle sue, disperatamente.
«Sopravvivi, torna da me, torna da me», sussurrò, con la voce spezzata dal pianto.
Lui la strinse.
«Tornerò da te, Nat.»
Non c’era niente di più triste degli amanti costretti a separarsi, forse a dirsi addio, convenne Thor. Almeno lui, in quello era fortunato. Che fosse morto o sopravvissuto, lo avrebbe fatto accanto a Loki.
 
Peter non riusciva a credere allì’idea che sarebbe morto. Come poteva morire dal momento che aveva scoperto solo da poco cosa volesse dire vivere? In qualche modo, era convinto che lui e Tony sarebbero sopravvissuti entrambi, sarebbe bastato uscire di lì. Quell’uomo aveva una volontà di vivere e andare avanti tanto quanto lui, soprattutto quando lo vide sfondare una porta dopo aver preso la rincorsa, sbucando in un altro corridoio, all’asciutto e senza la minima presenza d’acqua.
«Ahi, che botta. Tony, stai bene?» domandò Peter preoccupato.
«Sono stato meglio», confidò, un po’ stordito. Dal vociferare che udivano, dovevano esserci delle persone a poca distanza da loro. Dovettero camminare poco prima di ritrovarsi davanti ad un mucchio di gente che sulle scale protestava, poiché a sbarrare loro la strada vi era una sorta di cancello che era stato appositamente chiuso. Gente di terza classe, donne e anche bambini, ovviamente una cosa del genere non sarebbe mai successa ad un nobile.
«Ma che succede, non si passa di qui?» domandò Peter. Tony fece una smorfia. Aveva appreso da Peter che i posti in scialuppa bastavano appena per la metà dei passeggeri, non c’era quindi da sorprendersi che stessero cercando di tenere lontani la metà che forse non meritava di essere salvata.
«Lo vedremo», sibilò. Poi si insinuò, facendosi spazio tra le persone che si accalcavano e protestavano.
«Ehi, voi!» esclamò rivolgendosi ai due ufficiali che stavano cercando di contenere il caos. «Qui ci sono tante donne e anche tanti bambini, potreste almeno far passare loro. Tenerci qui e impedirci di salvarci è disumano!»
«Indietro! State indietro ho detto!»
Tony imprecò, farsi ascoltare in mezzo al delirio e al panico non era impresa facile. Quindi indietreggiò e raggiunse Peter, rimasto giù.
«Allora? Come facciamo adesso?» mormorò, battendo i denti per il freddo.
«Mio Dio, Peter. Stai congelando, hai la pelle quasi blu», notò, prendendo le sue mani tra le proprie nel tentativo di riscaldarlo. «Dobbiamo trovare il modo di passare.»
Il ragazzo sospirò appena, godendo di quel lieve e piacevole calore. Poi delle voci familiari giunsero al suo orecchio.
«Tony! Peter!»
Il primo sgranò gli occhi e con la gioia negli occhi abbracciò caldamente il suo migliore amico.
«Steve! Bucky! Ma allora state bene.»
«Sì che stiamo bene. Ma non durerà molto se non sfondiamo quel dannato cancello», si lamentò Bucky. «Vogliono lasciarci qui a morire!»
Tony guardò Peter. Non poteva permettersi di arrendersi, doveva salvarsi, ma soprattutto doveva salvare lui. Dovevano vedere il sole tramontare in riva al mare.
«Col cavolo! Bucky, Steve, seguitemi. Tu, Peter, stacci dietro e fai attenzione.»
Ancora una volta, Tony risalì le scale, deciso a far udire la sua voce.
«Voi maledetti, mi ascoltate o no? Fateci uscire di qui, non siamo carne da macello»
«Di qui non passerà nessuno!» gridò l’ufficiale. Steve imprecò ad alta voce, lanciando maledizioni, ma Tony gli picchiettò su una spalla.
«Senti Rogers, se non ci fanno passare, sfondiamo noi questo dannato cancello! Tu e Bucky aiutatemi. Peter, anche tu»
«Io?! Che devo fare?!»
Era confuso, ma una cosa l’aveva ben capita, Tony era determinato a sopravvivere a tutti i costi. E d’altro canto lo era anche lui. Capì meglio quando lo vide, assieme a Steve e Bucky, sradicare dal pavimento una panca in legno. E allora capì, non stava scherzando, voleva davvero sfondarlo.
«Oh, cavolo. Indietro, state tutti indietro, spostatevi!» gridò. «Tony, ti aiuto!»
«Molto bene, ragazzo. Allora andiamo al mio tre, tutti intesi?»
«Non osate fare un singolo passo!» gridò l’ufficiale dall’altro lato.
«Tre. Due. Uno. Adesso!»
Andarono contro il cancello, una prima volta. Poi una seconda, più forte. E infine la terza volta, che servì a sfondarlo completamente. A quel punto, le persone intrappolate erano libere di fuggire via.
«Ben fatto, Stark!» si congratulò Steve.
«Fammi i complimenti alla fine, Rogers. Peter, andiamo. Si va via di qui»
Afferrò la mano del ragazzo. Ad attenderli c’era la salvezza.
O forse no.
 
 
Nota dell’autrice
Almeno per il momento, Steve, Bucky, Peter e Tony si sono salvati, ma come ben sappiamo la vera sofferenza arriverà solo dopo. Loki, dal canto suo, è molto preoccupato per le sorti del ragazzo, ma Thor cerca di tranquillizzarlo. Separare Nat e Clint è stato un colpo al cuore, ma dovevo *sigh*. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ^^
 
 
 
 
 
   
 
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