Anime & Manga > The Seven Deadly Sins / Nanatsu No Taizai
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Autore: Yume18    28/06/2019    0 recensioni
In un periodo di assoluta pace, una vicenda molto particolare porta scompiglio tra i membri dei Sette Peccati Capitali.
(Tratto dal Capitolo 2)
“…Presto tutti quanti avevano visto. In mezzo a loro, al posto del solito capitano, c’era un piccolo Meliodas che li fissava inespressivo ed innocente con i suoi grandi occhi verde smeraldo. Ban sollevò un sopracciglio con aria confusa. Elaine dal canto suo pensava che non ci potesse essere creatura sulla terra più carina di quel bambino. Diane era dello stesso avviso, ma una certa inquietudine la turbava. King non credeva ai suoi occhi, ed Elizabeth… Elizabeth lo stava ancora abbracciando, quindi allentò la presa, e concluse il gesto passando una mano fra i capelli del piccolo. Quei capelli come al solito scompigliati e più biondi del grano d’estate...”
Ma la verità dietro queste inaspettate vicende è oscura e arcana. I destini si intrecciano. Il tempo si contorce. Tutta la storia da tremila anni a questa parte sembra essere coinvolta. Ecco gli avvenimenti che determineranno l’intero destino del mondo...
(SPOILER ALERT per tutti coloro che non leggono il manga)
P.S. Per qualunque chiarimento o simili non esitate a chiedere.
Buona Lettura!
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ban, Elizabeth Liones, Meliodas, Sorpresa
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo 5


Dal momento in cui Gowther aveva scagliato il colpo, tutte le vicende successive si erano svolte nel giro di qualche istante. Momenti in cui tutti tennero il fiato sospeso, ma alla fine l’esito fu chiaro e tragico. Meliodas si riscosse dall’immobilità che il potere di Gowther gli aveva imposto, e si scagliò contro qualunque ostacolo gli si ponesse di fronte con una furia ancora maggiore. Elizabeth venne teletrasportata fuori dalla traiettoria di Meliodas da Merlin un attimo prima di essere colpita dal demone. La maga spedì Elizabeth fra le mani di Diane. La gigantessa quindi si apprestò a posare a terra la ragazza, al fianco di Escanor, pronto a sostenerla. Elizabeth però non poté fare a meno di notare la terribile escoriazione lasciata dal potere oscuro di Meliodas sulla mano di Diane. E quindi si accinse a curarla con i suoi poteri.

-Mi di spiace molto… non sono stata affatto utile.-

-Bè, hai comunque fatto del tuo meglio.-

Le rispose dolcemente la gigantessa.

-Già.-

Asserì Escanor, che in quanto ad utilità in quel momento toccava il fondo. Ma non poteva farci niente. Il cielo, come aveva preannunciato Gowther si era fatto cupo e nuvoloso. L’aria era umida e afosa, si preparava un temporale estivo piuttosto violento. E il sole era nascosto da quelle nubi, non che prossimo a calare dietro l’orizzonte. In quel momento King si lanciò ancora all’inseguimento. Gowther dopo l’attacco fallito, era caduto a terra e là era rimasto. Per un po' persino il suo sofisticato corpo di bambola aveva tremato come un vero corpo, come conseguenza dell’essere venuto in contatto con il vero demone Meliodas nella sua mente. Ban, che li aveva raggiunti, aveva osservato tutta la scena e poi aveva teso una mano a Gowther aiutandolo a rialzarsi. Non ebbe bisogno di chiedere al peccato della lussuria cosa avesse visto dentro la mente di Meliodas, se lo poteva bene immaginare.

-Merlin, resta con tutti loro, ti affido anche Elaine, ci penso io al capitano.-

Disse giungendo nella radura dove ora si trovavano tutti tranne King. Elaine raggiunse l’amato e provò a contestare questa sua decisione. Ma lui le fece segno di non insistere oltre e di non seguirlo. Lei alla fine acconsentì, anche se preoccupata. Merlin a sua volta non contestò la decisione di Ban e lui partì.


Raggiunse King e Meliodas quando erano ormai molto vicini alla città, la si intravvedeva a qualche chilometro di distanza, un po' celata dalla foschia umida di quel pomeriggio estivo. Inutile dire che quando King riusciva a fermare Meliodas dalla sua fuga si trovava in netto vantaggio. Ma l’esito dello scontro non era mai scontato, tantopiù perché il piccolo demone continuava a sgusciare via veloce e inafferrabile. Ban ne approfittò di un momento in cui i due combattevano a bassa quota, vicino al suolo, per intervenire nello scontro. Ormai la foresta si era diradata e davanti a loro prima della città si estendevano solo lunghi campi di grano maturo, che ondeggiava placido al vento.

-Yo! King, Capitano.-

Li salutò il peccato della volpe quasi canticchiando, e poi, con un pugno estremamente violento e improvviso, spedì King al suolo.
Dopo un movimento rotatorio, Ban, ancora sospeso in aria, con un altro pugno altrettanto forte e impietoso scaraventò verso il basso anche il piccolo demone. Alla fine atterrò anch’egli nel campo di grano sottostante. King in un attimo lo raggiunse di nuovo, infuriato. Chiese spiegazioni minacciando il compagno con la lancia. Ban si limitò a guardarlo con sufficienza e disse:

-Vai da Diane e dagli altri, sono tutti d’accordo che da ora in poi me ne occupi io.-

-Non se ne parla! E comunque non è un valido motivo per colpirmi.-

-Fai come ti dico perché…-

In quel momento Meliodas tentò di colpirlo da dietro. Ma era stanco lo si capiva bene, l’oscurità che lo circondava era diminuita, e il suo viso dopo tutto quel tempo stava finalmente tornando ad assumere espressioni reali, contraendosi in smorfie di rabbia. A Ban bastò un pugno per mandare ancora a terra Meliodas. Poi si volse verso King per l’ultima volta e concluse la sua frase.

-...Perché io sta dalla parte di Meliodas. Quindi sparisci se non vuoi farti male sul serio.-

Un calcio di Ban volò verso il re delle fate, che era rimasto alquanto sorpreso da quell’affermazione. King schivò il colpo. Si fermò un attimo a riflettere, e poi voltò le spalle al compagno e volò via. Quella volta, almeno per una volta, aveva deciso di fidarsi di Ban. Il peccato dell’avarizia si stava comportando in modo strano, più strano del solito: doveva avere in mente un piano o qualcosa del genere, e doveva essere un piano delicato, se Ban era arrivato a colpire un suo stesso compagno. Con un notevole sforzo di volontà, King non si guardò indietro.
Fino a quel momento nessuno aveva potuto fare niente, nemmeno Elizabeth. Non restava che Ban. E Ban dopotutto, era il miglior amico di Meliodas. Non c’era scelta.


Meliodas si stava alzando ancora, asciugandosi un rivoletto di sangue che gli usciva dal labbro spaccato. Respirava con un po' di affanno, e l’oscurità si era totalmente dileguata, lasciandolo spoglio e indifeso. Eppure lui manteneva la sua dignità, in piedi e dritto, guardava ancora con superiorità l’avversario. L’unica nota che incrinava l’aspetto di quel piccolo guerriero perfetto, era una nota di dubbio che attraversava i suoi occhi smeraldini. Era rimasto sorpreso dalle parole pronunciate da Ban e dall’atteggiamento da lui tenuto nei confronti di un suo stesso compagno. Meliodas si lanciò ancora all’attacco. Saltò fino al volto di Ban pronto a colpirlo, ma Ban lo afferrò per un braccio bloccandolo a mezz’aria.

-Piantala moccioso. Sei sordo o cosa? Ho detto che sto dalla tua parte.-

-Lasciami andare! Cosa significa tutto questo? Cosa speri di ottenere da me?-

-Niente di particolare. Sei già stanco e inoffensivo, se soltanto lo volessi potrei facilmente prenderti e riportarti indietro dagli altri in qualunque momento. Ma come vedi siamo qua. Se hai intenzione di distruggere la città, io verrò con te e potrai contare sul mio aiuto.-

Si fissarono per un attimo, Meliodas che cercava di leggere le intenzioni di quell’inaspettato alleato.

-In ogni caso non mi sembri in condizione di attaccare la città adesso. Inoltre sta per piovere, è meglio che ci troviamo un riparo.-

E Ban, quasi con noncuranza, si incamminò attraverso il campo di grano. Meliodas faticava a comprendere le azioni di quello strano alto uomo.

-Bastardo, non prenderti gioco di me! Io sono un demone assai potente, non sottovalutare la mia capacità di recupero!-

Ban lo ignorò bellamente. Così il piccolo alla fine lo seguì, ma per un bel po' continuò ad inveire contro il peccato dell’avarizia.

-Fai un passo falso e non appena mi sarò ripreso te la farò pagare, stanne certo! Lurido insulso infimo uomo!-

-Sì sì come ti pare, adesso però zittati un attimo stupido moccioso.-
   
 
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