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Autore: Longriffiths    29/06/2019    6 recensioni
Quando la porta si richiuse alle spalle dell'amica, ne era ancor più convinto ascoltando il suono della sua voce allegra, e guardando lo specchio dinanzi a lui. Eccome, se era innamorato di lei.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Gli horror non erano più quelli di un tempo. Certo, era una frase grossa per una diciannovenne. Malgrado la tecnologia avesse fatto passi da gigante in tutti i campi, ed un perfetto esempio era il loro bestione cibernetico dal cuore d'oro, quel genere di storie erano molto più belle quando gli effetti 'speciali' consistevano in qualche macchia di ketchup sui vestiti delle vittime. D'altronde, a lei non faceva paura più niente da quella data, o quasi. Per una che di creepy ne aveva una più del diavolo da raccontare, che poi era il suo stesso creatore in parte, questi lungometraggi cinematografici erano un piacevole racconto della buonanotte. Robin si era abbandonato al sonno quasi a forza già da un'ora dall'altra parte del divano a sette piazze. Al leader non piaceva mostrarsi debole, in questo erano molto simili. Lui era il pilastro, il collante della torre, se crollava lui crollavano tutti e cinque, se si permetteva ogni tanto di mostrare una debolezza, era il momento di sentirsi allertati. Un semplice film come quello in play al grande schermo del salone era una stupidaggine, ma incuteva in tutti quanti un timore non indifferente, specie quando le sinapsi erano state distrutte da ore di battaglia e la mente era nel suo lato più vulnerabile, influenzata dal sonno e anche dalle due di notte passate. Rifugiarsi nel sonno alle volte non era poi la scelta più sbagliata. Stellarubia ci aveva rinunciato non appena la palla con l'otto aveva sputato fuori 'The Conjuring' tra la lista dei titoli scelti da ogni membro dei Titans, e si era rintanata nella sua camera. Per Cyborg, l'horror dopo la pizza era qualcosa di inaccettabile a priori. Per quale assurdo motivo ancora sconosciuto alla strega, il mutaforma poco più giovane di lei era rimasto attivo fino ai titoli di coda malgrado stesse dando l'impressione di farsela effettivamente addosso, con il naso e gli occhi coperti da un lembo del suo mantello, e le dita infilate nelle orecchie per coprire qualsiasi altro suono. Il volume contribuiva a rendere il tutto più coinvolgente. 
Il videoregistratore si spense, gli occhi di Corvina ormai staccatisi dalla proiezione vagarono sulla figura del suo migliore amico, ormai perso nel mondo di Morfeo. 
« Non credi sia il caso di portarlo in camera sua?»
« Cioè tu ti stai preoccupando per lui? Io non riuscirò a dormire così stanotte!»
« Se ti fanno così paura perché ti ostini a guardarli?»
«E' una scusa per permetterti di stare vicino a me quando la trama s'infittisce!»
«Ma se è mezz'ora che piagnucoli sotto il mio mantello.»
«Non volevo lasciarti sola in balia di queste scene.»

Quelle semplici parole la colpirono inaspettatamente. Perché faceva quello che faceva? Malgrado i suoi infallibili poteri empatici, Corvina era sempre più convinta di non essere capace di comprendere quel ragazzo. Poteva essere interpretata da altri come semplice premura, eppure alle volte si chiedeva se i suoi neuroni fossero stati ritardati dal virus, o se fosse naturalmente fatto così, anche nel modo di ragionare. Il suo sopracciglio non s'inarcò come al solito dinanzi ad un evento a lei bizzarro o inspiegabile per tanti motivi, al contrario piegò le ginocchia sui cuscini del divano e si espose roteando il busto in modo da guardare in faccia il suo amico, e parlargli come se stesse colloquiando con un bambino.
«Bibi io ci vivo di questo genere di cose. Vengo dall'inferno, te lo sei scordato? »
«Smettila di dire così, sei nata nell'aldiquà!»
«Questo non mi rende diversa dai miei pari.»
«Non ci sono pari, tu sei un ibrido, come me.»
«Stai dicendo che sono un fenomeno da baraccone?»
«Sai cosa, lascia perdere, fa' finta che non ho parlato come fai sempre. »
Il silenzio tra loro dopo un semplice dialogo era pesante quanto l'intera struttura della loro abitazione. L'aria era soffocante e non era dato dai quaranta gradi di giugno, senza darsi una spiegazione razionale come al fronte di ogni attimo vissuto dal suo schematico modo di essere, la metteva a disagio. Non le piaceva affatto neanche l'accenno di uno screzio col ragazzo bestia, anche se era l'unico membro del gruppo al quale rivolgeva le frecciatine più taglienti, gli insulti gratuiti e le continue prese in giro sull'aspetto fisico, i suoi difetti comportamentali più grandi e qualsiasi altra cosa mettesse a tacere quell'aria da eterno immune ai problemi. In realtà, amava la complicità che aveva accompagnato la loro amicizia sviluppatasi nel tempo, ma per certi versi, si chiedeva se Beastboy di tanto in tanto cercasse ancora un minimo della sua approvazione, quando ormai avrebbe dovuto essere sicuro della percezione dell'affetto che aveva nei suoi confronti come amico e persona, e la stima innegabile.
Le infinite volte in cui in quegli anni trascorsi insieme aveva cercato di strapparle una risata, fallendo miseramente per la grossa parte di esse non gli avevano mai dato un fermo. Non si arrendeva, era una specie di obiettivo giornaliero. Lui era capace di far ridere un'intera stanza di persone solo con lo sprizzante temperamento, le battute sempre a portata di mano ed il suo sorriso a zanne, e cercava l'approvazione proprio dell'unica persona la quale ogni momento di dolcezza, leggerezza e relax erano dovuti da conseguenza ad un crollo mentale ed emotivo. Stava facendo senza ombra di dubbio più di tutto il resto della sua nuova ed unica famiglia l'unica cosa che Corvina non si aspettava dalle persone nei suoi riguardi: scavare sotto il mantello, sotto i quattro occhi neri, sotto i tentacoli, per cercare la parte in cui non avrebbe avuto paura né bisogno di nascondere le sue emozioni. Negli ultimi tempi però, stava premendo in lui quacosa di più complesso. Lo avvertiva dai sentimenti che riusciva a leggere nelle persone. Era un interesse che la spaventava. I cambiamenti la terrorizzavano. Una mente abituata a tener tutto sotto controllo, neanche con la volontà di ogni particella del proprio io, poteva accettare di nuotare in qualcosa di tanto incognito e profondo. Specie dal momento in cui, quando entrambi avevano provato interesse per altre persone, si erano trovati crudelmente illusi e traditi. E lui, nonostante le belle attenzioni e l'atteggiamento cauto e comprensivo nei suoi confonti, era ancora parecchio immaturo, per affrontare qualcosa come il suo amore, un amore che lei stessa non sapeva ancora riconoscere e gestire. Non si sarebbe buttata nel vuoto, né avrebbe trascinato qualcuno a cui teneva talmente tanto in un'avventura del quale conosceva a stento l'inizio, e per niente la fine.  Il fatto di dover alzarsi ogni giorno e far finta di non cogliere le sottintese e distaccate avances stava diventando una situazione insostenibile, era complicata, ma anche vera e trasparente, e questo alone di mistero che accompagnava la vita con Garfield significava solo bugie e disagi. Non poteva uscire da quella situazione. Non avrebbe mai iniziato un discorso del genere, non sapendo dire se fosse solo un'idea stupida e fare la figura della sciocca davanti ad una negazione, e in caso di ragione, come affrontarlo? Lei era un assoluto labirinto di incertezze e paranoie a cui nessuna mente umana normale avrebbe fatto fronte senza uscirne impazzito e stanco, chiunque avrebbe mollato. Sarebbe stata proprio lei, volontariamente o non, a portare un ipotetico partner emotivo all'esasperazione e alla convinzione di meritare di meglio di una ragazza piena di crisi d'identità. Aveva bisogno di meditare, lo sentiva. Le sue personalità si stavano agitando, doveva schiarire i pensieri. Stava per annunciarsi nel silenzio spiazzante, quando la candida voce di Bibi ormai sulla strada della nota di un uomo l'anticipò.
«Quindi.. tu, sei capace di quello?»
«Di che cosa?»
«Anche tu riesci a.. far fare alla gente quelle cose? Entrare dentro di loro e.. beh..»
«Possederli? »
In parte morto dalla vergogna, Bibi annuì quasi impercettibilmente. Era stato in grado di chiederle, quello che a detta sua, tutti i suoi amici erano curiosi di sapere ma che nessuno aveva mai il coraggio di porre quando si trattava della sua metà demoniaca. 
«No. Io sono nata con un corpo, non ho fortunatamente questo tipo di poteri. Al massimo potrei provocare un bello spavento.» Bibi rise di gusto, rammentando il giorno in cui erano riusciti a piegare Gizmo al loro volere solo mostrandogli cosa nascondeva lei sotto il mantello. Era sollevato, dal semplice fatto che l'amica non avesse dato di matto dopo quella domanda non così assurda. Solitamente, erano queste, e quelle in cui lui cercava di rifilarle uno sherzo idiota, le situazioni che gli regalavano un brutto quarto d'ora tra lanci di incantesimi e fuga da una palla di tentacoli neri. 
«Sei così tetra eppure sei così divertente e nemmeno te ne accorgi!»
«Sei tu che trovi spassosa qualsiasi cosa, sei peggio dei bambini.»
«Forse hai ragione, ho un talento innato per la simpatia. Il re della burla qui presente è il mago dell'allegria, peccato che tu non abbia la qualità giusta per apprezzare la mia indole!»
Sbadigliando in una marcata smorfia e stiracchiandosi la schiena, Bibi staccò finalmente le terga dal cuscino. 
«Buonanotte dama di ghiaccio. Non so proprio come tu faccia a non divertirti mai..» Fu in quel momento, mentre Bibi lasciava il salone per andare a cullarsi nel disordine cronico della sua stanza, che il sopracciglio di Corvina schizzò in alto. E fu portando la tazza contenente una tisana ormai fredda al labbro scuro, che si sentì in dovere di convertire quel colpo incassato come la provocazione che le era appena stata fatta nel proprio divertimento.
Il mattino non tardò. Era tutto organizzato alla perfezione. Robin saltava dal letto alle sei, si lavava, si cambiava, preparava la colazione. Stella si svegliava estasiata dal profumo di bacon malgrado trovasse deliziose anche le schifezze del suo pianeta natale, Corvina lasciava la stanza solo dopo qualche ora dalla lettura dei suoi testi e intensa meditazione, e Cyborg litigava con Robin su chi dei due dovesse tirare per le orecchie appuntite Bibi per farlo arrivare puntuale agli allenamenti del mattino. Bibi per logica, era l'ultimo ad entrare in bagno. Routine che ripetevano da anni, quotidianità che a loro piaceva e che non avrebbero cambiato. Il mutaforma si lasciava alle spalle le prediche del leader mentre chiudeva la porta del bagno alle sue spalle, e sbuffava assonnato strofinandosi un occhio. Chiuse la tenda della doccia e si lasciò andare per qualche minuto, uscendo dalla vasca ancora fradicio e con un asciugamano avvolto intorno al bacino. Si avviò verso lo specchio del lavandino, specchiandosi come di consuetudine in pose alquanto ridicole, ma che lui adorava, sentendosi oltremodo irresistibile malgrado fosse verde, cosa che la sua cara amica Corvina che quella mattina non si era ancora fatta viva, non perdeva occasione di fargli notare. Spremette il tubo del dentifricio dando modo alla pasta di poggiarsi sulle setole dello spazzolino, ed iniziò a pulire i suoi singolari denti vampireschi, di cui uno visibile anche quando le labbra erano chiuse. Il suo riflesso seguiva esattamente i suoi movimenti, nella superficie dello specchio poteva seguire ogni passo ed analizzare che la pulizia fosse impeccabile. Finalmente ripose lo spazzolino, e si chinò per prendere una sorsata d'acqua dal rubinetto con la quale sciacquarsi. La sua immagine però non lo seguì, era ferma immobile nella stessa posizione di prima, e lo osservava con lo sguardo verso il basso. Beastboy fronteggiò nuovamente la parete, aggrottando la fronte quando notò che la sua bocca era ancora coperta da liquame biancastro. Portò un dito alle labbra trovandole pulite e asciutte, eppure il riflesso mostrava tutt'altro. Incredulo e basito, si avvicinò sempre di più allo specchio per trovare una spiegazione, e fu allora che i suoi occhi si scomposero neri come la pece mostrando le orbite vuote, la bocca si dilatò in un'espressione minacciosa e orribile, un volto deturpato e inquietante seguito da un verso simile ad un grugnito composto da due voci distinte. Il cuore del ragazzo perse diversi battiti, fu in grado solo di urlare mentre cadeva all'indietro sul freddo pavimento, sbiancato dal terrore e con gli occhi coperti dalle mani tremanti, le ginocchia al petto in segno di difesa e respinsione. 
Subito dopo, un portale violaceo si aprì dinanzi a lui, e la strega ne uscì attraversando lo specchio, piegata dalle risate. Le iridi viola coperte da una patina lucida, osservava il povero malcapitato in terra, attonito e confuso in presa ad un attacco di panico, con una mano premuta all'altezza del cuore quasi impaurito di vederlo uscire dal petto da un momento all'altro. La strega osservava soddisfatta la sua piccola vendetta, con l'ombra della sua risata cristallina ancora in viso.
«Mi trovi ancora divertente?» Lo lasciò lì, sparendo dalla sua vista, incapace di reagire e controbattere. Quando la porta si richiuse alle spalle dell'amica, ne era ancor più convinto ascoltando il suono della sua voce allegra, e guardando lo specchio dinanzi a lui. Eccome, se era innamorato di lei.




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Salve ragazzi! 
Beh Keep Calm and Ship BBRAE! 
Corvina è il mio DC Character preferito, nonché mio cosplay più bello, trovo sia così simile a me e piena di sfaccettature che ci vorrebbe una vita a scrivere una storia, infatti confido in una prossima long.. naturalmente era solo una prova buttata giù dopo aver visto per la decima volta il mio episodio preferito, al momento, mi sono troppo divertita a descrivere qualcosa che contestasse la loro similitudine e diversità con un tema apposito, ovvero, lui che ride ogni momento e lei che non fa che sbuffare. 
Alla prossima!!
❤❤
 
   
 
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