Comincio a essere seriamente preoccupata riguardo alle condizioni di Cristina. Il solo pensiero non mi fa stare tranquilla come, forse invece, dovrei. Sono giorni che non fa che evitarmi: evira le mie telefonate e cerca ogni modo pur di non incontrarmi nemmeno per sbaglio. Le mie amiche, per fortuna, non sembrano aver notato particolari cambiamenti in lei; ma d'altronde Giulia è in vacanza per un viaggio romantico di coppia che lei ed Emiliano si sono concessi e non voglio davvero che si addossi una tale inquietudine, quando invece dovrebbe godersi il suo fidanzato e il relax del momento. Carlotta, altrettanto: con la convivenza che lei e Federico hanno messo in atto, ha la testa altrove. Ma è normale, l'unica a conoscere il suo segreto sono io.
Emetto
uno sbuffo, davanti alla continua reticenza della mia amica: non si
rende conto che sta solo aggirando il problema e ora, più che
mai, non ha bisogno di affrontarlo da sola.
Ma poi mi accorgo che anche io stia facendo lo stesso con Lucia. Da
quando siamo stati in casa famiglia, io e Luca non siamo più
ritornati sull'argomento e sono spaventata all'idea che lui possa
nominarla in qualche modo. Luca non mi pare molto d'accordo, eppure mi
sembra che rispetti la mia idea, tenendosi ben lontano dal parlarmene.
Per il momento mi conviene così e continuo a crogiolarmi
nell'idea che vada tutto bene, anche se no, non va bene proprio niente.
Eppure non voglio pensarci.
Così torno a concentrarmi sul lavoro, cercando di protrarre la
tranquillità che sembra respirarsi oggi tra queste quattro mura.
Poi, il silenzio viene improvvisamente squarciato da qualcuno che bussa con insistenza alla porta del mio studio.
Mi porto una mano alla tempia destra, scuotendo lievemente il capo: addio pace.
"Avanti..."acconsento, trattenendomi dall'essere infastidita.
"Ciao, Anita".
Rialzo lo sguardo e i miei occhi vengono invasi dalla sorpresa quando mi rendo conto che sulla soglia ci sia Edoardo.
"Edo..." sussurro, lasciandogli intravedere tutta la mia confusione davanti alla sua presenza qui.
Lui richiede la porta alle sue spalle, fermandosi poi al centro della stanza.
"Devo parlarti, Anita" esordisce con un tono che non ammette repliche.
Annuisco lievemente, alzandomi per andargli incontro.
"Certo" lo incalzo a parlare, appoggiandomi alla scrivania dietro di me. "Dimmi pure".
Ma nel momento in cui incrocio il suo sguardo, mi rendo conto che conosca benissimo il motivo per cui lui sia qui.
Edoardo acconsente con la testa, passandosi una mano tra i capelli e sospirando a lungo.
"Si tratta di Cristina..."proferisce, inforcando le mani nelle tasche e infossando le spalle.
Cerco di mostrarmi indifferente davanti alle sue parole, come se non
sapessi cosa stia per dirmi, invece lo so, eccome, e mi sento invadere
dall'ansia al solo pensiero di mentire.
"È strana in questi giorni, è sfuggente e agitata, come
se qualcosa la preoccupasse e davvero non riesco a capire il
perché" continua.
Mentre me ne parla, non posso fare a meno di notare quanto il suo
comportamento lo stia logorando. Mi accorgo, mentre mi avvicino, per
porgli il mio sostegno, del suo volto stanco e segnato da profonde
occhiaie. E questo, nell'ambito lavorativo, non gioca mai a nostro
favore. Ci è richiesta massima lucidità e non possiamo
permetterci che qualcosa che ci turba intacchi con il resto.
Gli accarezzo un braccio, cercando di accennare un sorriso, ma intuisco
che mi venga difficile. "Sta' tranquillo, Edo. Vedrai che è solo
un periodo".
Vorrei davvero fargli presente che il nostro turbamento sia comune, ma
nonostante non condivida il modo di fare di Cristina, non posso venire
meno alla promessa che mi ha chiesto di mantenere.
Edoardo annuisce poco convinto.
"Pensavo sapessi qualcosa" mi fa notare, facendo spallucce.
Distolgo lo sguardo dal suo, negando col capo. "No, Edo, mi dispiace"
gli replico, riconoscendomi profondamente bugiarda. "Ma ti prego,
qualsiasi cosa stia succedendo a Cristina, stalle vicino. Non lasciarla
sola" gli consiglio, sperando di risultargli convincente.
A quel punto il mio amico assottiglia gli occhi, lanciandomi un'occhiata di sbieco.
"Quindi c'è qualcosa..."proferisce, sospettoso.
"No, Edoardo. Non c'è niente" gli replico, incrociando le
braccia dietro la schiena ingenuamente. Ma ormai mi sono fregata con le
mie stesse mani.
Lui, allora, scuote il capo, arricciando le labbra in un ghigno sarcastico.
"Non dirmi cazzate, Anita. Sei sua amica, è normale che tu
sappia qualcosa" mi fa presente con una punta di acidità nella
voce. Poi il suo sguardo si fa quasi supplichevole. "Quindi, ti prego,
qualsiasi cosa stia succedendo, dimmelo..."mi chiede, afferrandomi per
un braccio.
Mi accorgo mentre avverto i suoi occhi scrutarmi con una certa
insistenza che mi venga difficile nascondergli questa cosa, ma non
posso fare altrimenti.
Quindi, abbasso lo sguardo, tremendamente combattuta.
"Non posso, Edo. Perdonami" proferisco in un sussurro.
Anche lui sembra rassegnarsi perché poco dopo rilascia il mio braccio, riservandomi un'occhiata di pura delusione.
"Pensavo fossimo amici, Anita" mi riferisce, prima di voltarmi le spalle.
Così, nel momento in cui lo guardo richiudersi la porta, socchiudo gli occhi, battendo un piede a terra con frustrazione.
"Mannaggia, a te Cristina, mannaggia a te!" borbotto.
Di una cosa sono, però, sicura: ai guai non c'è davvero mai fine.
"Cosa c'è, Anita?" mi domanda Maria, mentre siamo sedute al
tavolo della mensa, per goderci la pausa pranzo prima di ritornare al
lavoro. Mi desto all'improvviso, rimanendo con la forchetta sospesa a
mezz'aria. Non mi ero accorta di essermi richiusa nei miei pensieri.
Arianna soffoca un risolino divertito, indicandomi, ma abbassa presto
lo sguardo quando si rende conto io la stia fulminando con gli occhi.
Punto allora la mia attenzione su Maria che mi scruta con un cipiglio
attento e serioso, pronta a prevedere tutte le mie azioni e,
chissà, magari anche i miei pensieri. Ammetto che in questi
giorni che è stata lontana dall'ospedale per un'influenza, mi
sia mancata davvero tantissimo.
E so anche che, se le aprissi il mio cuore, lei saprebbe capirmi come
forse solo la mia mamma riesce a fare, ma non mi sento propriamente
pronta a esprimere cosa mi turbi.
"Oh, niente. Tranquilla" ammetto, sciogliendomi in un sorriso per rassicurarla.
Maria socchiude gli occhi, soppesando il suo sguardo su di me.
"Ok..."replica, poco convinta, giocando con la forchetta nel piatto. E
mi rendo conto che sia calato uno strano silenzio, interrotto sotto dal
ticchettio delle posate contro i nostri piatti.
Sostengo i suoi occhi, facendole intuire che volessi dirle tutto il
contrario e Arianna deve far caso al nostro scambio di occhiate
perché poco dopo rilascia un sospiro colmo di rassegnazione.
"Okok, ho capito" proferisce, facendo spallucce. "Vi lascio sole".
La scruto alzarsi e riappropriarsi del suo vassoio per stringerlo al petto.
"Arianna..."sciorino in un tono carico di scuse.
Lei accenna un sorriso nella nostra direzione; non sembra davvero
infastidita dal mio gesto e questo mi rassicura in parte. "Tranquilla,
torno al lavoro" aggiunge, dimostrando una certa no chalance davanti
alla questione. Poi si allontana e io la seguo con lo sguardo, fin
quando non scompare oltre il corridoio. Mi sento un po' in colpa, a
dire il vero, ma non ho saputo fare altrimenti.
"Pensavo foste amiche tu e Arianna" mi fa notare Maria, una volta
rimaste sole. Incrocio i suoi occhi e mi accorgo che il suo volto sia
contratto in un'espressione colpita ma confusa.
Mi porto una mano dietro alla nuca in imbarazzo. "Oh, sì. Lo siamo" le professo, a disagio.
"Ma non ti fidi di lei?" ritenta lei, con tono indagatore.
Scuoto il capo, arricciando le labbra in una smorfia. "No, Maria, non
è questo. Ma lei non conosce tutti i dettagli della questione..."
"E pensi che non capirebbe?" finisce lei per me.
Annuisco, portandomi una mano alla tempia. "Sì..."
Maria addolcisce il suo sguardo, comprensiva, sporgendo le sue mani
verso le mie, affinché le stringa. "Allora?" mi domanda,
incalzandomi a parlare. "Cosa ti succede?"
Rilascio un respiro profondo, stringendo l' apice del naso con due dita
per placare l'esasperazione da cui avverto pervadermi. Poi comincio a
parlare.
"Ho rivisto Lucia, qualche giorno fa" le confesso tutto d'un fiato.
"Oh..." lei mi appare sorpresa, ma felice della notizia. "E come è successo?" indaga, curiosa.
"Siamo andati in casa famiglia, io e Luca. È tornata lì e
sta male, davvero molto male" le riferisco, contritamente.
Maria contrae le labbra in una smorfia addolorata. "Povera piccina..."esordisce.
"Già..." concordo con lei, riferendole il motivo profondo del mio malessere.
"Anita" la voce della mia collega assume un'inclinazione seria. "Non
c'è bisogno che io ti dica quale sia la soluzione più
giusta per Lucia, vero?"
Scuoto il capo, rilasciando un sbuffo. "Maria, non è così
semplice" piagnucolo, mantenendomi la testa tra le mani. "Non so che
fare".
Lei mi accarezza il capo con un fare premuroso. "Qui ti sbagli, Anita.
Tu sai esattamente cosa fare, devi solo parlarne con Luca" mi fa
presente. "Ma ti prego, non abbandonarla a un destino infelice, non
lasciarla sola".
Mi rendo conto che il suo sguardo incroci il mio, supplichevole.
E io mi ritrovo ad annuire con le lacrime che premono per affiorare dai miei occhi.
Continuo a pensare a quello che mi ha detto Maria, insistentemente.
Vorrei poterne parlare con Luca in questo preciso istante eppure ho
paura della sua reazione. E se non fosse quello che lui vuole? Che
decisione potrei prendere io, da sola?
Infilo le mani nelle tasche del mio camice, attraversando i corridoi
dell'ospedale, muovendomi come un'automa, poi improvvisamente una
figura attira la mia attenzione.
Mi affretto a velocizzare il mio passo pur di stare al suo e quando le
sono accanto, afferro un suo braccio per far in modo che arresti il suo
cammino.
"Cris?!" la richiamo esterrefatta.
Lei incrocia il mio sguardo, divincolandosi dalla mia presa.
"Lasciami stare, Anita. Ho fretta" mi fa presente, riprendendo a muoversi per ricavare sempre più distanza.
Ma la tallono, intralciando i suoi passi.
"Che ci fai qui?"
Lei rotea gli occhi al cielo, infastidita dalla mia curiosità.
"Ho fatto una visita ginecologica, ok?" sbotta poi fuori con esasperazione.
"Oh..."sussurro, colta da un'illuminazione speranzosa. "E il bambino come sta?" le domando, sciogliendomi in un sorriso.
Riso che, però, la mia amica ricambia con un'occhiata fulminea.
"Ho deciso di abortire" mi confessa con un tono che non ammette
repliche, evadendo però dal mio sguardo.
"C-cosa?" le domando, ancora incredula. "Non stai facendo sul serio..."
Questa volta è lei a fronteggiare me, incrociando le braccia al
petto. "Sì, sto facendo sul serio, ok? Anita, la vita è
mia, decido io cosa sia più giusto per me. E se ti dico che
questo non è il momento più adatto per una gravidanza, tu
non puoi proibirmi niente. Tantomeno costringermi ad avere questo
figlio, ok?" strepita, in un impeto rabbioso.
Ma ormai anche io ho abbandonato ogni segno di accondiscendenza. "Ti
prego, Cris, io non voglio costringerti a fare nulla, ma ripensaci. Non
è la scelta migliore e lo sai. Non dirmi che non hai provato
niente nel sentire il suo cuore battere" le faccio presente, giungendo
le mani davanti al viso, mentre spero che il mio sguardo implorante la
scalfisca.
Lei contrae le labbra in un'espressione dura, socchiudendo gli occhi.
"Solo perché tu sogni di essere madre a tutti costi, non puoi
pensare che sia quello che vogliamo tutte!" sputa fuori con disdegno.
Sbarro gli occhi davanti alla sua rivelazione. Mi porto una mano alle
labbra per soffocare un singulto, sconvolta dalla sua accusa, ma quando
sembra che io mi sia ripresa dallo shock, non riesco a non utilizzare
parole dure nei suoi confronti.
"Non stai dicendo sul serio..." le faccio notare, scuotendo il capo.
Cristina ridacchia sarcasticamente, sporgendosi verso di me, in segno
di affronto."Non sono mai stata più seria di così".
"E allora sono io a dire una cosa a te! Sei cattiva e irrispettosa nei
confronti di chi farebbe di tutto pur di provare questa gioia. E sai?
Credo proprio che tu faccia bene ad abortire perché questo
bambino non lo meriti!"
Mi accorgo, solo in un secondo momento di cosa le abbia detto, eppure
ormai è troppo tardi per pentirsene. Ce ne siamo urlate di cotte
e crude, scaricandoci addosso parole di cui ci pentiremmo presto,
accecate dalla rabbia e dalla voglia di farci male a vicenda.
Così, mentre avverto la mia amica fare un passo indietro,
tentennado con lo sguardo lucido su di me, io mi rendo conto che vorrei
cancellare tutta questa conversazione. Ma non ci viene dato modo.
Le parole mi si incastrano in gola, mentre ci osservo ansanti per lo sfogo ed entrambe mortificate nei confronti dell'altra.
"Oh, bene!" la voce di Edoardo ci fa voltare entrambe. "Quando si dice prendere due piccioni con una fava!"
Sussulto alla sua vista e la reazione di Cristina è la stessa,
così nel momento in cui lo osservo portarsi le braccia al petto,
riservandoci uno sguardo indagatore, mi viene da pensare che sia
davvero arrivata la resa dei conti.
"Adesso voi due mi direte cosa sta succedendo!" ci fa notare, lasciando
vagare i suoi occhi prima su di me e poi sulla sua ragazza al mio
fianco.
Mi passo una mano sul viso, scuotendo il capo, scrutando di sottecchi la mia amica in difficoltà.
"Non succede proprio nulla" gli replica, poi, assottigliando lo sguardo.
"Oh, ma ne sei davvero sicura?" ribatte Edoardo, allargando le braccia
in un gesto plateale, il tono puramente sarcastico e irrisorio. "E
allora, dimmi, cosa ci facevi qui in ospedale per una visita
ginecologica?"
Cristina sbarra gli occhi, colpita nel vivo. È chiaro che posta
davanti all'evidenza, non sappia più come scappare. Ma vorrei
che capisse non ne ha bisogno, perché Edo è qui e la ama
da impazzire; non vedo per quale motivo abbia paura di dirglielo.
A quel punto, proprio quando lui mi fa segno di allontanarmi, io
acconsento e comincio a macinare passi lontano da loro, sperando che
questo possa aiutarli a capirsi.
Eppure, questa situazione mi ha appena lasciata con l'amaro in bocca.
Quello che Cristina mi ha detto, nonostante sono sicura non lo pensasse
davvero, non fa che torturarmi.
Intravedo la porta del mio studio come se fosse un miraggio; voglio
potermici rifugiare e rimanere sola, sfuggendo a qualsiasi altra cosa
mi circondi. Per oggi credo di aver dato abbastanza. Così,
quando riesco a raggiungerlo senza essere incappata in richieste di
aiuto o richiami, mi richiudo la porta alle spalle, appoggiandomi
contro di essa e rilasciando un lungo respiro.
Luca è qui, seduto alla mia scrivania, mentre gioca
distrattamente con una penna, facendola roteare tra le dita e io mi
sento pervadere alla sua vista dalla sorpresa.
Non appena il suo sguardo incrocia il mio, la lascia ricadere sulla
scrivania, facendo affiorare un sorriso luminoso sulle sue labbra.
"Oh, Luca, sei qui..." mormoro.
Lui annuisce, allargando le braccia e indicandosi con le mani. "Non sei contenta di vedermi?" domanda in un sogghigno.
A quel punto gli sorrido, consumando passi nella sua direzione pur di accorciare le distanze.
Gli allaccio le braccia al collo e Luca mi aiuta a sistemarmi sulle sue
gambe, tenendomi per i fianchi. Prima che possa aggiungere altro,
lascio che le mie labbra cerchino le sue, riversando tutta la mia
tensione in questo bacio.
"Devo presupporre che sì, tu sia davvero contenta di
vedermi..."sussurra lui sulle mie labbra, accarezzando con il pollice
la mia guancia. Socchiudo gli occhi sotto il suo tocco, rilasciando un
respiro profondo.
"Abbracciami, per favore..."lo imploro, aggrappandomi al suo corpo.
Luca non se lo lascia ripetere due volte e mentre mi appoggio al suo
petto, con i battiti dei nostri cuori a riecheggiare nelle mie
orecchie, mi rendo conto che quando sono accanto a lui, tutto il resto
scomparga.
Lui mi stringe, mi accarezza, lascia che le sue dita si muovano su e
giù lungo le mie braccia, provocandomi la pelle d'oca, senza mai
perdere il contatto visivo. Rischio di potermici perdere nei suoi occhi.
"Brutta giornata?" mi chiede, abbassandosi per baciarmi tra i capelli.
Rialzo lo sguardo per puntarlo nel suo, carezzandogli il petto con le dita.
"Già" ammetto, tornando ad accoccolarmi a lui. "Ho un paio di cose da dirti".
Luca rilascia un sospiro, puntando lo sguardo dritto davanti a sé. "In verità anche io..."
Incrocio i suoi occhi velocemente, sporgendomi verso di lui, per
baciarlo ancora e perdermi sotto il suo tocco. "Prima tu..."gli
sussurro, trattenendo il suo viso tra le mani, senza volerlo lasciare
andare sul serio.
Luca ridacchia sotto il segno delle mie mani che si muovono sul suo
viso e poi lungo il suo collo, per scendere a circondargli le spalle.
"Mi rendi le cose difficili così, però" mi fa notare, ridendo divertito.
Lo colpisco scherzosamente a una spalla, incalzandolo con lo sguardo a parlare.
Avverto le sue dita accarezzare la mia spalla mentre i suoi occhi si
posano con insistenza su di me. "Stavo pensando a una cosa. Tra pochi
giorni sarà il compleanno di Lucia, no? Ricordi che le avevamo
promosso una festa?" mi esorta con un sorriso.
"Luca..." all'improvviso tutto il mio turbamento riaffiora.
"Cosa c'è, Anita?" mi domanda, circondandomi il viso con le mani.
Ma le parole di Maria tornano a farsi presente nella mia mente.
Non abbandonarla a un destino infelice...
"Potremmo chiedere di farle passare un giorno fuori dalla casa
famiglia. Non trovi?" ritenta lui, sporgendosi verso di me, speranzoso.
Ma io abbasso lo sguardo, evitando i suoi occhi brucianti su di me.
"Sai cosa significherebbe questo per lei?" gli confesso i miei dubbi, ma Luca non sembra comprenderne la gravità.
"Che passerà una giornata in nostra compagnia?!" mi fa presente, confuso.
"Luca..."lo richiamo, roteando gli occhi al cielo. "Non è giusto illuderla per qualcosa che non possiamo permetterle".
Ormai non c'è più spazio per i sogni, ho fatto già
duramente i conti con la realtà, una volta, e ora più che
mai ho solo bisogno di certezze anche io.
Ma evidentemente Luca, alle mie parole, si ritrova messo alle strette perché non osa replicare.
E io avverto il mio cuore stringersi piano, piano, dilaniato dall'impotenza di non poter davvero fare nulla.
Mia piccola Lucia perdonami...
ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno!
Un altro capitolo che arriva ancora a distanza di pochi giorni,
ma come vi ho già fatto presente precedentemente, ormai non
faccio che scrivere e tutto il successo che la storia sta riscuotendo
mi invoglia solo a fare meglio.
Quindi, nuovo capitolo, nuove vicissitudini! Cosa ne pensate? Come
credete andrà a finire la situazione di Lucia? Pensate davvero
che Anita abbandonerà la piccolina al suo destino? E Luca?
Beh, non vi resta che continuare a seguire per saperlo, ma intanto,
fatemi sapere che ne pensate! È davvero importante per me.
Intanto, grazie mille a chiunque segue la storia, l'aggiunge nelle sue
liste e la commenta. Grazie mille! Stiamo raggiungendo traguardi
importantissimi 😍
Buon weekend e a presto con un nuovo capitolo❤