Ritorno al passato
«Avanti, Isabelle. Metti una mano qui» — sussurra
pacatamente il ragazzo, prendendo le mani della ragazzina e portandole
sui suoi fianchi. — «Non aver paura. Sai che sei la
più brava» — mormora al suo orecchio, cercando di
essere più seducente possibile. Ma no, non è seducente.
Ad Izzy fa ribrezzo. E fanno ribrezzo le sue mani sul suo corpo. E gli
fanno vomitare le sue labbra che percorrono il lobo del suo orecchio.
«Per
favore» — sussurra Isabelle, supplicandolo con la voce che
trema e gli occhi che pizzicano. Due semplici parole per esprimere il
dissenso. Due parole che urlano un no che
è grande quanto una casa. Ma non ce la fa. Non riesce a dire
quelle due paroline. Non ce la fa ad opporsi. E sente che le forze la
stanno abbandonando. La vista si fa sempre più nitida. Il cuore
sembra martellarle nel petto. E non ha più la salivazione. Le
mani tremano e le gambe cedono tra meno di dieci secondi. Il ragazzo
continua a vagare le sue mani sul suo corpo. E Isabelle continua a
sentire la terra mancarle sotto i piedi.
Alec, dove sei, per favore, riesce
a pensare solo nella sua testa, con la speranza che suo fratello possa
salvarla come la salva la sera quando fa gli incubi e si rifugia nel
suo letto e Alec le racconta storie mitologiche per distrarla. Ad
Isabelle non piace la mitologia, però Alec sa distrarla. E
allora le va bene anche sentire la storia del Minotauro, basta che Alec
allontani i brutti pensieri da lei.
Qualcuno allontana Isabelle dal ragazzo. Sente una forte presa sui suoi
fianchi, ma stavolta regge. Non si spaventa. Conosce quelle mani. E
anche se sono possenti, sono le mani più buone che esistano al
mondo.
«Alec»
— riesce a sussurrare, con le lacrime che percorrono le sue
guance, mentre si piega in due e si accovaccia sulle ginocchia. L'anima
le brucia. E sente un fuoco ardere dentro di lei. Non capisce
ciò che la sta circondando. Riesce a sentire da lontano il
rumore di uno schiaffo, quelli forti, e che le fanno girare la testa al
solo pensiero. No, non ce la fa.
Schiaffi. Si tappa le orecchie con le
mani per sfuggire a quel suono disgustoso. E non sa se sono le orecchie
otturate o sta davvero cedendo, perché non riesce a sentire
altro che delle voci che urlano il suo nome.
Sente di nuovo delle mani sui fianchi, e si rilassa nuovamente quando
riconosce il proprietario di quelle mani. Poi, lo stordimento prende il
sopravvento, e Isabelle non sente altro che un eco di voci e gli occhi
farsi sempre più pesanti.
*** Ritorno al presente
«Izzy» — sussurra di nuovo Magnus, dando dei colpi
alla porta con la mano. La testa gli gira, ma non può cedere
proprio adesso che la sua amica ha bisogno di lui. — «Izzy,
sono Magnus, per favore» — la supplica, posando la testa
sulla porta e ascoltando i singhiozzi strozzati di Isabelle.
«Ma.. Magnus» — bofonchia la ragazza per la prima volta da quando Magnus è lì. Gli occhi gli si fanno lucidi nel sentire la sua amica stare male.
«Mi fai entrare, per favore? Non preoccuparti se non sei del tutto vestita. Lo sai che per me non c'è problema» — dice Magnus, con la voce che gli trema, tentando di sdrammatizzare la situazione così drammatica. Sente Isabelle schioccare le labbra in un piccolo sorriso, e il cuore gli diventa più leggero, anche se continua a pompare come un matto.
«Sono
vestita» — mormora dall'altra parte. Sente la chiave girare
nella serratura della porta, e poi uno scatto, segno che la porta
è aperta. La spalanca, richiudendola con un calcio alle sue
spalle e sente l'ossigeno non arrivare al cervello quando vede la
figura di Isabelle accovacciata su sé stessa e il trucco
completamente sciolto.
Chi cazzo ti ha ridotta così, pensa, e
istintivamente sferra i pugni. La vena del collo gli dà un
fastidio cane per quanto pulsa, ma deve lasciar scorrere un attimo gli
istinti omicidi verso chi l'abbia ridotta in questo modo e deve
concentrarsi sulla sua amica.
«Ehi» — sussurra Magnus, piegandosi sulle ginocchia e permettendo ad Izzy di fiondarsi completamente nelle sue braccia. Sente la camicia bagnarsi e stropicciarsi tra le dita di Isabelle, ma non ci dà peso. Porta dei ciuffi, che son scesi dall'elastico, dietro l'orecchio, e le accarezza la schiena con movimenti circolatori. Non si sente di chiedere cosa sia successo, perché può immaginarlo. Conosce bene la sua amica e sa quando c'è bisogno di usare il tatto e quando può parlare liberamente con lei.
«Io, ehm, mi dispiace» — mormora sulla sua spalla, mentre Magnus continua a tenerla stretta. Il ragazzo socchiude gli occhi, e poi le prende il viso tra le guance, attento a non spaventarla troppo.
«Non devi dispiacerti, okay? Non è colpa tua» — sussurra Magnus. — «Non è colpa tua»
«Per favore, chiama Alec» — sussurra Isabelle, sciogliendo l'abbraccio e portandosi una mano sul petto. Il cuore batte troppo forte e la tachicardia le sta provocando un dolore lancinante alla testa. Magnus la guarda.
«Sei sicura?» — chiede timoroso. Sa quanto vuole proteggere suo fratello quando le crisi sopravvengono. Isabelle annuisce solamente, respirando a fatica.
«Tu
tranquilla, okay? Ci sono io. Respira Izzy» — le dice
Magnus, controllando il respiro insieme a lei. Le stringe la mano,
mentre con quella libera cerca di frugare nella borsa abbandonata sul
lavandino. Riesce a trovare il cellulare e si catapulta nella rubrica
della ragazza.
Alec <3.
Sorride flebilmente nel vedere la foto che ha con lui nel suo contatto
di rubrica. È un selfie di Isabelle che gli bacia la guancia,
mentre Alec scatta e ha su un cappello di Babbo Natale. Scuote la testa
e preme sul numero.
Alec
abbandona la sua testa sul tavolo, godendosi di letteralmente tre
secondi di pace, prima di dover cimentarsi in una ripetizione di tutta
la pappardella che ha studiato fino ad ora. Addenta un biscotto che
Izzy gli ha rimasto sul piatto accanto al suo libro prima di uscire, ma
lo sputa alquanto disgustato.
«Seriamente Izzy?» — chiede con tono alto, pur
essendo solo in casa. — «Biscotti allo zenzero?»
— continua amareggiato da quanto provato. Chi è che crea i
biscotti allo zenzero? Sono legali? Si pizzica un pelo della barba e
chiude il libro, pronto per mettersi a ripetere e vedere quanto
effettivamente ha capito di quello che ha studiato. Il sedere sembra
essergli fatto quadrato per tutto il tempo che sta passando su quella
sedia. Quante ore sono che studia? Alec non sa nemmeno spiegarselo. Sta
per aprire bocca, ma il suono del cellulare interrompe la sua
ripetizione.
Isabelle.
Aggrotta la fronte e porta il cellulare all'orecchio, dopo aver risposto.
«Izzy per piacere, sto studiando. Non ho tempo di sentire musica ad alto vol...»
«Alec» — mormora Magnus con un po' di imbarazzo nella voce.
«Magnus?» — chiede Alec scettico. — «È successo qualcosa ad Isabelle?» — chiede, cominciando a sentire caldo. Slaccia il bottone della maglia bianca e cerca di regolarizzare il respiro.
«Do... dovesti venire qui» — dice solamente e Alec sente il sangue nelle vene raggelarsi.
«Metto le scarpe e arrivo» — borbotta Alec, mentre la testa gli pulsa e le gambe si muovono da sole per la casa.
«Ti giro la posizione su Whatsapp» — dice, prima di chiudere, ma Alec non lo ha nemmeno ascoltato probabilmente.
«Dove
cazzo sono le scarpe» — urla disperato, sbattendo l'armadio
in cui tiene le scarpe. Riesce a trovare il primo paio che gli capitano
sott'occhio. Se le allaccia come meglio riesce e si fionda in strada
solo dopo aver preso le chiavi. Il suono di un messaggio lo distrae dai
pensieri e apre il messaggio solo perché capisce che è
Magnus che gli ha inviato la posizione del luogo in cui si trovano. Si
carica in macchina e parte a tutto gas.
Salta i semafori, schiva i pedoni e cerca di arrivare sano e salvo a
destinazione. Riceverà sicuramente qualche multa a casa e gli
toglieranno qualche punto dalla patente, ma non gli interessa
minimamente in questo momento. Sente una morsa allo stomaco e un conato
di vomito salirgli alla gola, che Alec cerca di mandar giù con
tutte le sue forze. La testa sembra non farlo ragionare per quanto fa
male, ma Alec deve rimanere lucido e soprattutto non deve incutere
energie negative a sua sorella.
Rilassati, Alec. Stai studiando per questo. Non puoi permetterti di crollare. Ma
Alec crolla sempre quando si tratta di sua sorella. Fa una manovra di
parcheggio, una delle peggiori che abbia mai fatto, ed esce dall'auto
correndo come un disperato verso l'ingresso del locale. Corre tra le
persone, con qualcuno che gli grida Testa di cazzo o Ma dove vai, cretino, e
altri amorevoli nomignoli, ma Alec continua a scavalcare la fila.
Arriva davanti a due omoni, che fanno resistenza per farlo entrare.
Che cazzo faccio, vorrebbe gridare,
ma non può farlo. Cerca di regolarizzare il suo respiro e, con
un minimo di freddezza che gli è rimasta, chiama di nuovo al
numero di Isabelle.
«Alec» — risponde Magnus dopo neanche uno squillo.
«Magnus sono qui fuori, ma non mi fanno entrare» — risponde Alec nel panico totale. Magnus, dall'altra parte, scuote il capo. Non aveva pensato ad informare Alec.
«Dì
che sei qui per Magnus Bane. Siamo nei bagni delle ragazze»
— dice Magnus e attacca senza aggiungere altro. Alec fissa lo
schermo del cellulare, scurirsi sempre di più, e poi ripone il
telefono in tasca. Fa come detto da Magnus e finalmente i bodyguard gli
danno il via libera. Corre come un dannato tra le persone, facendo
slalom tra i vari drink e le persone che gli si incollano addosso, e
segue le indicazioni per i bagni. Sussurra uno scusa ad
un ragazzo per avergli pestato il piede e continua la sua lunga corsa
nel locale. Si ferma quando vede una porta socchiusa e bussa con un
cenno della mano. La porta si spalanca e sente il mondo crollare
addosso quando vede Isabelle con il trucco completamente sciolto e il
respiro non del tutto regolare. Guarda Magnus che le tiene stretta la
mano, e istintivamente porta la mano al suo petto.
Tranquillo, Alec, ripete nella sua testa, Non puoi farti vedere agitato da Izzy, o si agiterà di più.
«Izzy, ehi» — sussurra Alec, risvegliandosi dal suo stato di trance. Si abbassa sulle ginocchia e si mette davanti a sua sorella. Le prende il polso tra le mani, cercando di contare i battiti.
«Alec» — sussurra Izzy, posando la mano sulla guancia di suo fratello. Alec si morde l'interno guancia per evitare di crollare davanti a lei. — «Scusa, scusa, scusa. Non volevo chiamarti ma...» — continua la ragazza, mentre le lacrime ricominciano a scenderle dagli occhi.
«Ehi, ehi, no. È tutto ok. Hai fatto bene» — dice Alec, sorridendo lievemente. — «Ora ci sono qui io, ok?» — sussurra ancora, abbracciandola, mentre Magnus fa qualche passo indietro per lasciare i due fratelli.
«Io... Io non so cosa mi sia preso. Un ragazzo mi ha offerto da bere, ma non c'era nessuna malizia nei suoi occhi, davvero. Ad un certo punto ha posato la mano sulla mia, ma con tutta la tranquillità del mondo, e io ho iniziato a sentirmi male» — racconta Izzy, mentre Alec le esercita dei movimenti circolatori per aiutare a regolarizzare il suo respiro. Si ferma nuovamente, prendendo un lungo respiro, e Alec le accarezza la gote con il polpastrello.
«Se non ce la fai a raccontare, non importa. Ti porto a casa, ok?» — sorride Alec, tentando di trasmetterle fiducia e lei annuisce. Alec si alza dalle sue ginocchia e le porge il palmo per aiutare sua sorella a rialzarsi. — «Magnus, vieni anche tu?» — chiede Alec, voltando lo sguardo verso di lui. Il castano sobbalza sentendosi interpellato, e annuisce con il capo, mostrando gratitudine ad Alec con il suo sguardo. Alec deve riuscire a coglierlo, perché gli volge un sorriso. Poi si affretta a prendere Isabelle per mano e trascinarla fuori da quel calvario.
Il viaggio in auto si svolge in un assoluto silenzio che, mai come questa volta, Alec sente un fastidio enorme nel non sentire neanche una mosca volare. Pagherebbe oro per sentire la sorella parlare di moda in questo momento. Izzy socchiude gli occhi e si accascia sul sedile dell'auto di Alec. Magnus guarda la città scorrere dal finestrino. E Alec tiene lo sguardo sulla strada, lanciando qualche occhiata ogni tanto al suo fianco per controllare Izzy. Poi volge qualche sguardo sullo specchietto retrovisore per guardare Magnus, che sembra essere della stessa idea di Alec. Stira le labbra in un sorriso, e occhi blu ricambia, abbassando di nuovo gli occhi sulla strada. Arrivano fuori il condominio di Alec e quest'ultimo spegne il motore. I due ragazzi escono dall'auto in contemporanea. Alec si affretta per aprire il portone, mentre Magnus si dedica ad Izzy.
«Ce la fai, tesoro?» — chiede Magnus ad Isabelle, che annuisce solamente. Magnus cinge le spalle della ragazza, e i tre si dirigono all'interno della casa di Alec.
«Vado a prepararti una camomilla» — le dice Alec, lasciandole una carezza sulla gamba, e poi dirigendosi in cucina. Si pizzica nervosamente il mento, combattendo contro l'istinto di scoppiare a piangere. Si muove per la cucina prendendo il bollitore e una tazza, mentre muove freneticamente la gamba destra. È nervoso, tanto. E non riesce nemmeno a formulare un pensiero sensato. Si stringe nelle sue spalle e si morde il labbro inferiore.
«Alec» — sussurra una voce maschile che riscuote occhi azzurri dai suoi pensieri. Volta il capo e osserva la figura appoggiata allo stipite della porta.
«Ehi, entra» — gli dice, mentre Magnus si appoggia al ripiano della cucina.
«Si è addormentata» — sussurra Magnus, strofinandosi il palmo sulla sua guancia. Alec annuisce, guardando l'infuso della camomilla davanti a lui.
«Vorrà dire che la berrò io. Ne vuoi anche tu?» — chiede, girando distrattamente l'infuso all'interno della sua tazza. Magnus sospira.
«No, grazie» — risponde lui. — «Era da un po' che non succedeva» — ammette Magnus, guardando il soffitto. Alec si scotta con la camomilla, che sembra bruciargli in gola. Tossisce lievemente per non svegliare Izzy.
«Sai tutto?» — chiede Alec, socchiudendo gli occhi. Magnus annuisce semplicemente. — «Si fida tanto di te. È una cosa che non racconta a nessuno, nemmeno a Jace l'ha mai raccontato» — continua Alec, guardando un punto indefinito davanti a sè. Alec si siede davanti al tavolo e invia Magnus a fare lo stesso.
«Quando l'ho scoperto, ho cercato informazioni su di lui perché volevo mettergli le mani addosso. Poi, per mia gioia, ho saputo che è a marcire in carcere» — dice Magnus, giocherellando con i suoi anelli. Alec si morde nuovamente il labbro inferiore.
«È stata dura, ma almeno ci rimarrà per un bel po' di tempo. Quando chiudo gli occhi, penso a quello stronzo che tocca mia sorella e mi viene voglia di ammazzarlo con le mie stesse mani. Ci è mancato poco che lo ammazzassi davvero» — ammette Alec, incrociando le gambe sotto il tavolo. Magnus annuisce, sorridendo leggermente.
«Sì, Isabelle me l'ha raccontato. Lei parla sempre di te» — aggiunge il castano e Alec scuote il capo, sorridendo. — «È bello sentirla parlare di te»
«Spero dica cose belle su di me» — sorride Alec, bevendo un altro sorso di camomilla. È la seconda della giornata e il suo stomaco sta andando in fiamme.
«Esclusi i tuoi gusti in arredi e abbigliamento, sì. Dice sempre cose meravigliose» — dice ridacchiando, mentre Alec rotea gli occhi divertito. — «Siete sempre stati così legati?» — chiede curioso.
«Uhm, sì. Ma il nostro rapporto si è rafforzato prima con questo» — dice tristemente,
riferendosi alla violenza subita da Izzy. — «E poi, quando
ho confessato ai miei genitori che.. uhm..» — si ferma,
mentre Magnus lo guarda interrogativo. — «Ecco, sì.
Quando ho fatto coming out. Sono gay» — mormora, bevendo un
altro sorso di camomilla. Lo sguardo di Magnus quasi lo fa strozzare.
— «C'è qualche problema?» — chiede
accigliato.
«Secondo te?» — chiede Magnus.
«Non pensavo che fossi un etero così... suscettibile» — mormora Alec infastidito. O omofobo, vorrebbe dire. Magnus rotea gli occhi stupito, scoppiando poi a ridere.
«Io ti sembro etero?» — chiede Magnus, ridendo ancora. Alec rischia di strozzarsi ancora una volta con la sua stessa saliva ed è costretto a bere come un dannato la camomilla, scottandosi nuovamente la lingua, mentre le guance si dipingono di rosa.
«Ah» — mormora Alec, ridacchiando. — «Quindi uhm, puoi capirmi» — dice semplicemente, mentre Magnus annuisce.
«Beh, direi di sì»
«Tu e Isabelle siete molto legati, vero? A volte mi ha parlato di te» — confessa Alec, cambiando discorso.
«Sì, molto. Izzy è davvero una persona fantastica. Senza di lei, le lezioni all'accademia non sarebbero lo stesso» — ammette Magnus, con un sorriso sghembo sul volto. Alec annuisce, con gli occhi illuminati, e consapevoli di quanto sua sorella sia speciale. — «E tu?»
«Io cosa?» — chiede Alec, leggermente confuso.
«Isabelle mi ha raccontato più volte che lavori per mantenerti gli studi. Cosa frequenti?» — chiede Magnus interessato.
«Sono iscritto ad un'università telematica. Studio Psicologia» — dice Alec, e Magnus allarga la bocca. E Alec può giurare di aver visto gli occhi verdi dell'altro farsi leggermente lucidi.
«Studi...» — si schiarisce la voce. — «Ehm, studi Psicologia per Isabelle o..?» — chiede Magnus imbarazzato. Alec sorride, lasciando perdere la sua tazza.
«Sì, diciamo di sì. Sono sempre stato appassionato dalle materie umanistiche, ma quando è successa la cosa ad Isabelle, uhm, sentendo l'esigenza di starle accanto, ho capito che la strada della Psicologia mi piacesse. E anche tanto» — aggiunge, torturandosi le mani per l'imbarazzo. Magnus posa una mano sulla sua spalla, costringendo l'altro a guardarlo.
«È una cosa davvero bella» — mormora occhi verdi, e Alec per un attimo sente che quegli siano gli occhi più belli che abbia mai visto, dopo quelli di Isabelle. — «Isabelle è fortunata ad avere te come fratello» — ammette, dandogli una leggera pacca sulla spalla per allietare la situazione. E Alec gli sorride riconoscente.
«È fortunata ad avere te come amico» — mormora di rimando, mentre le guance gli si colorano leggermente. — «Posso chiederti una cosa?»
«Certo»
«Perché mi hai detto di dire il tuo nome al bodyguard?» — chiede Alec. Magnus ridacchia, sistemandosi sulla sedia.
«Potrei o non potrei essere uno dei proprietari del Pandemonium» — risponde grattandosi il mento, mentre Alec lo guarda sgranando gli occhi.
«Scusa, ma non hai l'età di Isabelle?»
«No» — risponde Magnus. — «Ne ho ventitré, ma grazie per avermi fatto sentire più giovane di qualche anno» — continua, ridendo. Alec sta per ribattere, ma Magnus fa un veloce cenno della mano. — «Tu ventidue»
«Ah, Isabelle ti dice proprio tutto» — dice Alec ridendo.
«So anche il tuo vero nome. E so anche che ti da fastidio essere chiamato così» — dice Magnus. — «Alexander» — conclude. E il modo sinuoso con cui Magnus pronuncia il suo nome, lo fa vergognare per un attimo per i pensieri impuri che stanno facendo largo nella sua mente.
«È... pesante come nome» — mormora Alec, completamente estasiato dal suono del suo nome dalla bocca di Magnus.
«È particolare. A me piace, Alexander» — ripete ancora.
Spazio Autrice
Eccoci qui anche con il sesto capitolo in cui abbiamo conosciuto perché i due siano così tanto legati alla ragazza. Vi chiedo scusa per essermi dilungata più del solito, ma ho cercato il più possibile di non essere superficiale e di dare il più spazio possibile alla vicenda. Spero tanto vi sia piaciuto. A presto :)