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Autore: Lisaralin    29/06/2019    4 recensioni
"One single master equation, unification of the great and small."
(The Theory of Everything, Ayreon)
L'ambizioso apprendista di Radiant Garden, il Freddo Accademico dell'Organizzazione XIII, lo scienziato in cerca di redenzione. La raccolta definitiva sul personaggio più figo di tutto Kingdom Hearts, nonché vero eroe morale e materiale di Kingdom Hearts III.
[Even/Vexen + apprendisti, Organizzazione XIII, personaggi Disney e Final Fantasy (anche non apparsi nella saga) | Coppie varie e non canoniche]
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Organizzazione XIII, Vexen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti
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Warning: questa storia si prende poco sul serio.

Stavolta siamo dopo il finale di KH3, ma prima del filmato dell'ending in cui Naminé finalmente si risveglia.

In un mondo ideale avrei scritto tutte le storie in ordine cronologico, partendo dalla giovinezza di Even pre-BBS fino ad arrivare al post KH3. Ma chiaramente non viviamo in un mondo ideale.


#081 - Romance Addiction 

 

"... e poi, proprio mentre stavo per uscire allo scoperto, ecco che arriva lui. Alto, capelli neri, camminata sicura da padrone della spiaggia. Beh, in effetti potrebbe benissimo essere il padrone della spiaggia. Un principe, a quanto pare. La mia solita iella."
La fase successiva del procedimento era cruciale, e Even gettò uno sguardo critico al monitor su cui lampeggiavano i parametri vitali della replica. Decisamente non uno dei modelli più avanzati, oltretutto arrivato in laboratorio in pessime condizioni (stando al racconto di Riku, era rimasto abbandonato in mezzo a tempeste di sabbia e sommovimenti tettonici per quasi tutta la battaglia tra le Sette Luci e le Tredici Oscurità. Oggigiorno erano tutti bravi a far roteare un Keyblade, ma appena c'era bisogno di un lavoro di perizia e finezza eccoli là, puntuali come gli orologi del Bianconiglio, in fila a piagnucolare davanti agli scienziati).
Solo un generosissimo 10% della sua attenzione era sintonizzato sul blaterare di Demyx.
"... ma quando l'ho sentita pronunciare il nome del principe, ho capito che per me non c'erano chance. 'Eric…' . Giuro, si sentivano i brillantini rosa nella voce. E io che pensavo nuotasse fino alla spiaggia perché le piaceva la mia musica!"
"Non si chiamava Eric pure quell'altro?"
Aveva risposto per automatismo, ma i suoi occhi setacciavano la scrivania invasa di schemi e diagrammi alla ricerca del fascicolo che gli serviva. Pur avendo a disposizione tecnologie come il DTD o i sistemi avanzati del Castello dell'Oblio, Even aveva sempre preferito lavorare su carta. Gli trasmetteva quella sensazione di tangibilità e certezza che aveva sempre reso la scienza così affascinante ai suoi occhi. 
Eccola, la relazione completa dei primi sette giorni di vita di No. i. Il frutto più prezioso delle ricerche di una vita. Di tre vite, per l'esattezza.
Even. Vexen. Even che aveva accettato di ridiventare Vexen.
Tre vite che potevano salvarne molte altre.
"Ora che ci penso è vero. Deve essere una maledizione!"
Un odore improvviso e inconfondibile lo informò che, ai margini del suo campo visivo, Demyx aveva appena aperto un pacchetto di patatine nel suo laboratorio. Si voltò e fece per strapparglielo di mano, ma l'ex numero IX dell'Organizzazione fu più rapido, disimpegnandosi con un balzo all'indietro.
"Facciamo che se mi permetti di mangiarle te ne offro la metà. Ti preeeeego!"
Even lo inchiodò con uno sguardo omicida.
"Purché tu non faccia cadere neanche una briciola." concesse infine. Raddoppiò l'intensità dello sguardo omicida per essere sicuro che Demyx recepisse correttamente il messaggio.
“Grazie! Sei il migliore, Even!”
Saltellando come un bambino felice, il Notturno Melodico si lasciò cadere su una poltrona con lo schienale reclinabile e iniziò ad aggredire le patatine con l’implacabilità di un rullo compressore.
“In effetti anche quell’altro si chiamava Eric” commentò a bocca piena. Even continuava a sfogliare il fascicolo, ma la voce di Demyx aveva una qualità stridula e trapanante che tendeva a reclamare in modo decisamente violento l’attenzione delle sue sinapsi.
“Quello inquietante che viveva dietro lo specchio. Un altro rivale imbattibile.” Le labbra sporche di briciole si aprirono in un sospiro teatrale, e il ragazzo sprofondò ancora più a fondo nella poltrona. “Giuro, pensavo che fosse uno stalker da due soldi, ma poi l’ho sentito cantare. Roba dell’altro mondo. Ci credo che Christine era stregata da lui. Morale della favola: diffidare dei tizi di nome Eric. Ti fregano le ragazze.”
“Perché qualcuno possa ‘fregartele’ devono prima essere tue.”
“Ehi! Questo era un colpo basso!”
Una spia rossa lampeggiò sul monitor. Even richiamò sullo schermo alcuni parametri, poi studiò la capsula di sospensione con le sopracciglia aggrottate. La replica, ancora totalmente priva di tratti somatici, fluttuava placida nel liquido al di là del vetro senza mostrare segni di agitazione. I valori di temperatura e pressione all’interno della capsula erano nella norma. Eppure, il battito cardiaco risultava inspiegabilmente accelerato.
Ancora quella strana anomalia.
“Dì la verità, sei solo geloso perché io mi godo la nostra nuova, meravigliosa libertà mentre tu stai tutto il giorno chiuso qui dentro a lavorare.”
“Io… “
Dovrei parlarne con il Maestro Ansem e con Ienzo. Se Ienzo si degnerà di rivolgermi la parola, s’intende.
“... sono esattamente dove dovrei essere.”
"Ma troppo tardi", aveva dichiarato Ienzo. "Ti eri stancato di giocare all'eroe?" 
Non importava quanto avesse rischiato per sottrarre una replica agli sgherri di Xehanort, o che fosse riuscito a riportare il Maestro Ansem sano e salvo a Radiant Garden. Ienzo non gli aveva perdonato il suo ritorno all’Organizzazione, anche se era stato per uno scopo nobile. Roxas lo aveva accolto con gratitudine, Xion continuava a chiamarlo sul Gummiphone per bombardarlo di domande su come era stata creata, persino Lea aveva biascicato delle scuse per "quel brutto incidente", trovando addirittura il coraggio di offrirgli un gelato al sale marino.
Even si era redento agli occhi di tutti, tranne che del ragazzo che aveva amato come un figlio.
“Ehi, non è che per caso sai preparare filtri d’amore?”
“Sono uno scienziato, non una fattucchiera da due soldi.”
Distolse lo sguardo dalla capsula e fissò Demyx con severità. Non sapeva quanti anni avesse, né gli era mai interessato chiederlo, ma non doveva essere troppo più grande di Ienzo. Per il resto, i due non potevano essere più diversi.
“Cos’è questa improvvisa fissazione? Ti infatui di qualcuno in ogni mondo in cui metti piede.”
“Per la prima volta dopo anni ho un cuore e la libertà. È tanto strano?”
Cristallino. Semplice. Puro, a suo modo. Per la prima volta, Even rimase a corto di risposte.
Si chiese se fosse quello il vero motivo per cui, una volta risvegliato, aveva accettato di infiltrarsi nell’Organizzazione. Una missione folle e per certi versi suicida. Perché non aveva fatto in tempo ad aprire gli occhi che un macigno di emozioni gli era piombato addosso, rotolando dalla vertiginosa altezza di dieci anni da Nessuno.
Improvvisamente gli tornarono alla mente altre parole di Demyx, riecheggiate anni prima nel vuoto freddo dell’Area Grigia, ai tempi in cui entrambi erano privi di cuore:
“Ti viene mai voglia di fare qualcosa di stupido… ma semplicemente FANTASTICO?”
Dubitava che Ienzo avrebbe mai accettato una spiegazione simile. Mi dispiace Ienzo, ma le emozioni mi hanno sopraffatto e ho deciso di fare qualcosa di stupido ma semplicemente  fantastico.
Eppure, la scienza insegnava che spesso le soluzioni più semplici sono anche quelle esatte.
“Suppongo di no” ammise infine. “Dopotutto sei giovane.”
“Hai appena ammesso di essere vecchio.”
Stava prendendo in considerazione l’idea di strangolarlo, ma l’altro allungò il pacchetto di patatine nella sua direzione con un sorriso da combinaguai impenitente, e Even ricordò all’improvviso di aver saltato colazione e pranzo per tenere sotto controllo la replica. Accettò l’offerta con un mugugno di ringraziamento.
“Dato che io sono vecchio, perché non vai a raccontare i tuoi patemi amorosi a qualche coetaneo invece di infestarmi il laboratorio?”
Si pentì immediatamente della domanda. Dannazione, era ovvio.
“Chi altri potrebbe darmi buoni consigli se non il mio fedele complice?”
Tradotto: sono solo come un cane. Non conosceva il passato di Demyx, non sapeva neppure il suo vero nome. Ma un ragazzo così giovane, totalmente privo di ambizioni di potere o conoscenza, che si ritrova invischiato per ben due volte in un’Organizzazione votata a seminare caos nei mondi, difficilmente poteva provenire da una famiglia stabile, o avere una folla di amici fedeli pronti a supportarlo.
Il sorriso del ragazzo, tuttavia, sembrava sincero. Aveva reclinato lo schienale all’indietro, e ora fissava il soffitto con aria sognante. Il pacchetto di patatine era rimasto tra le mani di Even, che si decise finalmente a riporre il fascicolo e a sedersi a sua volta su uno sgabello per spazzolare quello che era rimasto. In passato non avrebbe mai consumato pasti in laboratorio, tantomeno avrebbe permesso ad altri di farlo. Forse stava davvero diventando vecchio.
Basso e regolare, il ronzio del sistema di alimentazione della capsula cullava i suoi pensieri.
Non mi sono scordato di te, Naminé. Dammi solo il tempo di recuperare energie.
“Sai una cosa?”
Demyx aveva storto il collo per arrivare a incontrare il suo sguardo. Ora che i segni della possessione di Xehanort erano spariti, i suoi occhi erano tornati chiari come uno specchio d’acqua, con appena una punta di verde. Even non gli aveva mai visto in faccia un’espressione così seria.
“Dicevano che tu eri un rompiscatole, e io un idiota. Ci hanno sbattuti tra le riserve senza guardarci due volte. I deboli, gli scarsi. Eppure li abbiamo fregati alla grande.”
Suo malgrado, Even sentì le proprie labbra distendersi in un sorriso. Avrebbe potuto fargli notare che Vexen era stato messo tra le riserve perché la sua ricerca era fondamentale per i piani dell'Organizzazione, e Xehanort non poteva rischiare di perderlo spedendolo in prima linea come uno scagnozzo qualunque. Ma il sorriso di Demyx era così pieno di orgoglio che non se la sentì di rovinare il momento con le sue constatazioni da vecchio disilluso. Una parte di lui avrebbe davvero voluto credere alla storia dei due eroi venuti dal nulla che avevano unito le forze e assestato un duro colpo al male senza nemmeno bisogno del potere del Keyblade.
Suonava sicuramente meglio di un musicista solo al mondo finito tra i cattivi per puro caso e uno scienziato disperato alla ricerca di una redenzione impossibile. 
“Io credo che noi due, amico mio, abbiamo fatto qualcosa di fantastico.”


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Note: ho cercato di essere il più vaga possibile riguardo la storia di Demyx, ma sono sicura che Re:Mind o KHUX smentiranno alla grande anche il poco che ho scritto. Più che altro, temo che Demyx avrà un destino diverso che girare per i mondi a caccia di avventure amorose per poi riversare il suo male di vivere su un certo scienziato di nostra conoscenza. Tuttavia, a me piacerebbe se alla fine venisse inglobato nella famiglia allargata di Radiant Garden, visto che per il momento condivide più trascorsi con loro che con i suoi presunti "compagni" dei tempi di KHUX. 

La citazione di Demyx nell'Area Grigia è una frase che dice realmente in Days se Roxas interagisce con lui a un certo punto del gioco; non sono sicura che avvenisse prima della morte di Vexen, ma direi che ha poca importanza. Ricchi premi per chi indovina da che opere provengono i due Eric che fregano le ragazze a Demyx XD (vabbè, uno è anche comparso in KH, quindi è facile).

  
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