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Autore: ElfaNike    01/07/2019    1 recensioni
"A mille ce n'è...
nel mio cuore di fiabe da narrar...
Venite con me...
nel mio mondo incantato per sognar..."

Uno spin off della fan fiction "Rise of the Brave Tangled Drangons". E' inverno e i nostri grandi quattro trovano un modo interessante per passare il tempo. Situato in un momento random del capitolo "Inverno"
Mettere gli avvertimenti è un po' complicato, perchè in certi momenti sono ooc, in altri no, ogni tanto è AU, ogni tanto no...
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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-Benissimo.- disse quindi Jack -Ora tocca a Merida.-
-Cosa?! E perché a me?-
-Perché è un po' che non ti sentiamo raccontare qualcosa.-
-È vero.- gli diede corda Rapunzel -A parte la storia di Tremotino non ti abbiamo più sentito raccontare niente.-
Merida le fece una smorfia che voleva dire: "Ma tu da che parte stai?!"
Anche Hiccup annuì: -In effetti...-
Merida si vide messa alle strette.
-Va bene.- sbuffò dopo un po' -E dire che ci avevo preso gusto a stare ad ascoltarvi... datemi un momento che penso a qualcosa.-
Ci fu un momento di silenzio, in cui nessuno staccava gli occhi dalla massa di ricci di Merida, che riflettendo aveva chinato la testa e li aveva lasciati cadere in avanti.
Dopo un po', Jack esclamò: -Entro la fine dell'inverno, se possibile!-
Lei gli fece la linguaccia.
-Non te ne viene in mente nessuna?- domandò Rapunzel.
-La fine dell'inverno... la fine dell'inverno... in realtà sì.- mormorò lei sovrapensiero -Però non è della mia gente. Viene dal sud. Dalla terra degli Juti.-
-Dei vichinghi Juti?- si accese Hiccup.
-Già, magari la conosci, parla dell'inverno e di uno specchio magico...-
Lui scosse la testa: -Temo di no. L'unica storia di quella terra che sia mai giunta a Berk racconta di una fanciulla con una coda di pesce al posto delle gambe.-
-Davvero?!- Rapunzel si aprì in un sorriso entusiasta -Poi potremo sentirla?-
Ma Hiccup scosse la testa: -Troppo deprimente...-
Rapunzel si rilassò, mentre Merida si schiariva la voce: -Allora vi toccherà ascoltare la mia.-

C'era una volta un diavolo, Pitch Black, che aveva inventato uno specchio magico: qualunque cosa positiva vi si specchiasse fniva per essere deturpata e diventare negativa, mentre qulunque cosa negativa veniva moltiplicata cento volte.
Capitò un giorno d'inverno che Pitch Black stesse volando tra le nuvole pesanti cariche di neve, quando lo specchio si ruppe fra le sue mani e le sue schegge precipitarono sul mondo. A quello spettacolo il diavolo rise divertito, perché ogni scheggia aveva mantenuto intatto il potere dello specchio intero: così, cadendo, finiva nei cuori delle persone, che non riuscivano più a sentire il calore dell'amore o dell'amicizia, o nei loro occhi, impedendo loro di vedere il bello che li circondava.

Merida tappò la bocca a Jack, che l'aveva aperta sicuramente per qulche domanda: -Aspetta, c'entra. Ci arrivo.-

In una città della Terra c'erano due finestre di due mansarde una dirimpetto all'altra. I due tetti spioventi in cui si trovavano erano adiacenti, ed erano uniti da una grondaia. In quelle due mansarde vivevano due bambini, una femminuccia, Merida, e un maschietto, Jack, che a forza di farsi gesti e smorfie da dietro il vetro erano diventati amici. Addirittura, d'estate, i loro genitori mettevano un vaso di rose sulla grondaia per mettere una barriera col bordo del tetto, e i due bambini potevano uscire dalle finestre e giocare assieme tutto il pomeriggio.
Ma quando arrivava l'inverno Jack e Merida non potevano più uscire sul tetto per giocare insieme. In quel periodo dell'anno potevano solo farsi le smorfie dalle finestre
Una sera, dopo che Merida gli aveva dato la buonanotte, Jack rimase un secondo ad osservare i fiocchi di neve cadere sul tetto. Aveva sentito le storie delle nonne, che avvertivano di non seguire mai la Regina della Neve, ché poi non sarebbero più tornati indietro. Lui ovviemente non credeva che sarebbe caduto così facilmente nella trappola tesa dalla Regina della Neve.
Osservava i fiocchi di neve, dicevo, quando ne vide uno posarsi proprio davanti a lui e prendere a crescere a vista d'occhio, fino a formare una donna coperta da sottilissimi veli candidi, i cui occhi brillavano come stelle ma non erano né tranquilli né in pace. Fissò Jack e gli fece un cenno di saluto con la mano, lui corse lontano dalla finestra e si nascose sotto le coperte.
Quella notte una scheggia dello specchio magico andò a conficcarsi nel suo cuore e un'altra nel suo occhio.
Merida notò da subito che il suo amico era cambiato, perché alla finestra non rideva e non scherzava più. Quando si trovavano a giocare per strada lui si divertiva a prendere in giro e a imitare i difetti di tutti, compresa Merida, che gli voleva bene come a un fratello e ci rimaneva malissimo.
Un giorno che giocavano con gli slittini nella piazza della città, i ragazzi più grandi si sfidarono a chi lega lo slittino alle slitte per farsi trascinare. Jack non era certo il più grande, ma si riteneva abbastanza coraggioso da poterlo fare anche lui. Gli passò accanto una slitta candida come la neve, e lui subito legò il suo slittino e si lasciò portare via. Infatti quella era la slitta della Regina della Neve, i cui cavalli bianchi presero la via principale, uscirono dalle porte della città e portarono slitta e slittino nel bosco. In quel momento la neve cominciò a cadere fitta e loro si fermarono solo quando furono molto lontani. La Regina, avvolta nella sua bianca pelliccia, lo fece sedere accanto a lei, con un bacio in fronte gli fece dimenticare il freddo e con un altro tutti i suoi amici e la sua famiglia, compresa Merida.
Merida che invano gli aveva urlato di staccarsi, di non andare, lui a causa del suo cuore ghiacciato non l'aveva sentita più.

Nei giorni che seguirono la ragazzina si rese conto di quanto il suo amico mancava a tutti, e decise di andarlo a cercare. Si avventurò nel bosco e arrivò a un fiume, ma nell'attraversarlo finì in acqua e la corrente la portò via. Lei cercò invano di raggiungere la riva, ma senza risultato. Fu ripescata da una vecchina, che la portò a casa sua, l'asciugò e si fece raccontare la sua storia. Mentre ascoltava le pettinava i capelli, pensando che avrebbe davvero voluto una bambina come lei, e a ogni pettinata Merida dimenticava Jack e la sua volontà di ritrovarlo.
La donna che conosceva la magia, dalla casa piena di colibrì, al punto che sembrava un colibrì lei stessa, la tenne quindi con sé, facendo ben attenzione a nascondere sotto terra i suoi roseti e a cancellare ogni traccia di questo fiore dalla casa: temeva infatti che se Merida si fosse ricordata del vaso di rose davanti alla sua finestra, avrebbe ricordato insieme anche Jack e se ne sarebbe andata. Cancellò tutte le rose, quindi, ma si dimenticò di quella dipinta con altri fiori sul suo cappello da giardino, e un giorno a Merida capitò di vederla. Cominciò quindi a ricordare: andò dove la rose erano state nascoste sotto terra dalla donna che conosceva la magia e pianse: allora le rose, grazie alle sue lacrime, ripresero a fiorire alla luce del giorno.
Merida chiese loro se, finché erano sotto terra, non avessero visto Jack.
-Noi siamo state dove stanno tutti i morti.- risposero loro -Non ti preoccupare: lui non è fra loro.-
Merida fu sollevata a quelle parole, andò fino al cancello e sgusciò fuori prima che la donna che conosceva la magia se ne accorgesse.

Arrivò quindi ad un palazzo dove il principe e la principessa ascoltarono al sua storia e decisero di aiutarla: le permisero di ristorarsi dal lungo viaggio e le prepararono una carrozza e dei vestiti caldi, perché stava andando sempre più verso nord e stava diventando sempre più freddo.
Merida ripartì dunque nella carrozza, ma durante la traversata del bosco dei briganti aggredirono il convoglio: i lacchè furono uccisi e la carrozza saccheggiata.
Merida fu portata davanti al capo dei briganti, che volle decretare che le si prendessero i begli abiti e che poi la si uccidesse come gli altri, ma sua figlia, Cremina, decise che la voleva per sé, e fece talmente tanti capricci, pestando i piedi e tirando i capelli alla madre, che i genitori cedettero.
Portò quindi Merida nel covo e le mostrò il suo letto: -Tu dormirai qui vicino a me. Ma fai attenzione: se mi disturbi o mi svegli...- e con questo estrasse un coltello e punzecchiò il fianco a una povera renna, che aveva voluto, anche quella, a tutti i costi e che si era ostinata finché non le avevano permesso di tenerla in cametra con lei. Tormentarla col coltello era il suo trastullo preferito ogni sera prima di andare a dormire, dopo aver messo il coltello sotto il cuscino, ovviamente.
Merida non osò dire niente ma, nella notte, dopo che la figlia del brigante si fu addormentata, scivolò fuori dal letto e slegò silenziosamente la renna, con cui uscì dal covo in punta di piedi.
Quando furono fuori, lei saltò in groppa alla renna e presero a correre, poco importa che i branganti si svegliassero, tanto ormai erano lontane.
-Io ho visto il ragazzo che stai cercando.- le disse la renna tra uno sbuffo e l'altro: -È passato da qui qualche tempo fa. Era sulla slitta della Regina della Neve, che abita a nord.-
-E tu potresti portarmici?-
La renna annuì e accelerò il passo.

Arrivarono fino il Lapponia e si fermarono vicino ad una casupola, da cui uscì una donna: -Oh poverina!- esclamò, quando vide Merida: -Ma tu sei tutta congelata!-
Infatti gli abiti pesanti del principe e della principessa se li era tenuti la figlia del brigante, e Merida aveva viaggiato per tutto il tempo con abiti troppo leggeri.
La donna le ristorò e fornì una pelliccia, guanti e stivali a Merida e loro ripartirono. Arrivarono in Finlandia, da un'amica della donna di Lapponia, che le accolse per la notte.
Il mattino dopo la ragazza salutò la renna, che aveva deciso di restare con la donna di Finlandia: -Da qui in poi non posso più accompagnarti.Ma penserò sempre a te. Buona fortuna nella tua ricerca!-
Merida salutò con la mano e riprese la sua strada.

In tutto quel tempo, la Regina della Neve aveva tenuto Jack con sé. Di notte lo lasciava giocare mentre di giorno lo guardava dormire ai piedi del suo trono. Quando aveva manifestato il desiderio di tornare a casa, gli aveva detto: -Se con i pezzi di ghiaccio riuscirai a comporre la perola "eternità", allora sarai libero.-
Ma il pezzettino di specchio nel cuore del ragazzo gli impediva di arrivare all'ultima lettera.
Fu così che lo trovò Merida, intento al suo compito. Quando gli saltò al collo dalla felicità, però, lui non la riconobbe e lei si mise a piangere. Le sue lacrime scaldarono il cuore di Jack, da cui uscì il pezzettino di vetro e questo portò anche lui a piangere di sollievo. Fu così che, grazie a quel pianto, il ragazzo si liberò anche della scheggia nel suo occhio e poté finalmente riconoscere Merida.
Quale gioia una volta che si furono riconosciuti!
Approfittando che la Regina non era in casa, Merida prese Jack per mano e lo ricondusse a casa.

-Aspetta!- la interruppe Jack: -E se ne vanno così, senza un po' di avventura?-
-Non ti basta quello che lei ha passato finora per il suo amico?- rispose Merida.
-Sì, ma tutte le volte riesce a scappare senza che nessuno se ne accorga!- protestò lui -Così non vale! E poi il ragazzino non fa niente, è lì solo per essere salvato!-
-Ma se la storia finisce così...!- provò a impuntarsi Merida.
-No che non finisce così.- borbottò Jack: -Adesso state ad ascoltare me...-

Era capitato un giorno d'autunno che Jack (prima che venisse colpito dalla scheggia dello specchio etc. etc.), nel bosco a raccoglier legna con la mamma, fosse avvicinato da una vecchina, gobba e con un corvo sulla spalla, che gli aveva chiesto: -Tu che sei piccino, scendi per quel tronco cavo. Troverai tre cani che fanno la guardia a tre tesori: quello con gli occhi grandi come scodelle che veglia su uno scrigno pieno di monete di rame, quello con gli occhi grandi come le ruote di un mulino su uno scrigno pieno di monete d'argento, e quello con gli occhi grandi come la Torre Rotonda di Kaupmannahǫfn su uno scrigno pieno di monete d'oro. Non temere per i cani, coprili col mio grembiule a righe e non saranno pericolosi. Prendi tutti i soldi che vuoi, l'importante è che mi porti l'acciarino che si trova là sotto.-
Il bambino aveva ubbidito, un po' perplesso, e quando era sceso aveva scoperto effettivamente i tre cani e i tre scrigni. Ma, essendo ancora un bambino, più che gli scrigni fu attratto da quei cani così strani, e dall'acciarino che la vecchietta voleva a tutti i costi.
Lo aveva dunque preso e si era arrampicato fuori, ma non aveva visto subito la vecchietta: si era nascosta perché la sua mamma stava venendo a cercarlo. Allora Jack aveva legato il grembiule della vecchieta a un ramo (mica voleva rubarglielo!) e, presa la mamma per mano, se ne era tornato a casa con l'acciarino in tasca.

Adesso facciamo un salto e torniamo al palazzo della Regina della Neve, dove Merida aveva appena ritrovato Jack.
I due erano usciti dal castello quando si udì un rombo di tempesta: la Regina era tornata e li aveva sorpresi. I due amici si misero a correre, ma il freddo li raggiunse e presto furono troppo congelati per poter correre. Allora Jack si ricordò dell'acciarino e, nella speranza di scaldarsi, lo sfregò una volta sul pantalone per accenderlo. Con loro immensa sorpresa, comparve però il cane dagli occhi grandi come scodelle, che offrì loro il dorso per farli montare: con un po' di titubanza loro accettarono e lui prese a correre più veloce del vento, allontanandosi dal Regno della Neve, superando la Finlandia, dove Merida salutò la sua amica renna con la mano, superando la terra di Lapponia, con la donna di Lapponia e la sua casupola, e raggiunse i confini del regno del Principe e della Pincipessa.

Qui i due amici credettero potersi rilassare, ma dopo poche ore di cammino si scoprirono circondati: Cremina non era stata contenta del furto della renna e a suon di strilli e capricci aveva messo tutti i briganti sulle tracce di Merida.
I due amici presero a correre ma furono presto cirdondati da briganti con le lame tra i denti e gli occhi assetati di sangue.
Jack estrasse il suo acciarino e lo sfregò due volte. Comparve allora il cane dagli occhi grandi come le ruote di un mulino e ringhiando prese a girare intorno ai due ragazzi, spaventando i briganti che si ritraevano, ma poi tornavano subito all'attacco. Jack gli montò in groppa e tese una mano a Merida, facendola salire sul cane proprio un istante prima che Cremina le saltasse addosso.
Così il cane prese a correre come il fulmine, riportando i due amici al fiume, passando con un balzo sopra il castello della Principessa e del Principe che li avevano guardati passare con la bocca aperta.

Al fiume Merida tirò un sospiro di sollievo: ormai era quasi arrivati. Ma nella sua avventura si era dimenticata della donna che sapeva usare la magia.
Quando era scappata, la donna colibrì si era disperata tanto che tutti i fiori del suo giardino si erano messi alla ricerca della scomparsa Merida, e finalmente l'avevano trovata.
Già con le loro radici le avvolgevano le gambe e le braccia, trascinandola verso il loro giardino, implorandola di tornare, quando Jack sfregò il suo acciarino per tre volte e comparve il cane dagli occhi grandi come la Torre Rotonda di Kaupmannahǫfn, che lo prese subito in groppa e corse a recuperare Merida: coi denti afferrò delicatamente la ragazza per la maglia e la tirò via da quel groviglio di rami e radici. La posò poi davanti a Jack e prese la via per casa, più veloce del pensiero.

Arrivarono quindi alla loro città, davanti alle cui porte furono deposati dal terzo cane, che sparì come gli altri due. Ma prima di poter rientrare trovarono una brutta sorpresa: la Regina della Neve reclamava il suo prigioniero, che non aveva saputo superare la sua prova per liberarsi.
In effetti, convinto di non saperlo fare Jack non ci aveva più pensato, ma ora che era libero dalla scheggia dello specchio si rese conto che poteva sì superare quella prova. Così prese i ghiaccioli che gli erano comparsi intorno e compose sotto lo sguardo della Regina della Neve la parola "eternità". Fu così che la videro svanire davanti ai loro occhi, come neve che si scioglie al sole.
Prima di entrare in città, Jack tornò all'albero cavo e rigettò dentro l'acciarino. Che la vecchietta chiedesse a qualche soldato di recuperarglielo!
Tornato dalla sua amica, Jack e Merida si presero la mano e tornarono finalmente dalle loro famiglie.

Jack finì di raccontare con un sorriso vittorioso.
-Effettivamente...- mormorò Hiccup sovrappensiero -...così il personaggio del ragazzino ha molto più senso.-
Anche Merida fu costretta ad ammettere che non era così male, in fondo.
-Ma Jack...- chiese Rapunzel a mezza voce -...quindi la Regina della Neve... esiste veramente?-
Jack tentennò a rispondere, e quando aprì la bocca la fessura della finestra cedette.
La neve invase la stanza e spense il fuoco, il vento si infilò in ogni angolo della torre. Hiccup e Merida si precipitarono alle imposte e le richiusero a forza di braccia, mentre Rapunzel lo chiudeva con un coccio incastrato nelle maniglie.
-Domani avrai da fare.- commentò con un sorriso a Hiccup.
Lui annuì e Jack attirò la loro attenzione: -Non preoccupatevi per me. Uscirò da un lucernario.-
-Niente più storie?- domandò delusa Merida.
-Per stasera no.- Jack le scopigliò i capelli e fu scrollato via con indignazione -La prossima volta.-
Lo spirito uscì con un agile salto e tornò nella bufera. Nel Regno della Neve.

 


 



Angolino dell'autrice:
Ed eccomi finalmente con un nuovo capitolo! 
Finito il periodo occupatissimo approfitto delle vacanze super calde per raccontare... una storia d'inverno. Come per la fanfiction di cui questa è lo spin off. La mia dev'essere un'abitudine.
Allora, andiamo con ordine: il contesto della storia. Merida dice che viene dalla terra degli Juti, aka lo Jutland, ovvero l'antico nome della Danimarca. La fiaba della Regina della Neve è infatti una delle innumerevoli scritte da Hans Christian Andersen, nello specifico la più lunga, divisa in sette racconti. Io l'ho condensata in due pagine, perdendo un sacco di personaggi e di episodi, ma era da fare, soprattutto in vista dell'intromissione di Jack. 
Infatti il capitolo contiene riferimenti anche ad altre due fiabe di Andersen, la Sirenetta e L'acciarino. La prima è effettivamente un po' splatter, come dice Hiccup (altro che la metaforica pallina di luce che Ursula estrae dalla gola di Ariel, qui la strega del mare le taglia direttamente la lingua, ed è solo l'inizio... sicuri di volere che vada avanti?), mentre la seconda presta a Jack il famoso acciarino.
Questa seconda storia racconta effettivamente di un soldato che scende in un tronco cavo per trovare l'acciarino di una strega, ma poi i tre cani li usa per far portare la principessa nella sua casa ogni notte e, quando scoperto, per uccidere il re e la regina e sposarsi la principessa. Decisamente meno encomiabile e sicuramente per nulla adatto al nostro Jack. Ma l'idea dei cani era bella, e trovo bilanciasse bene le azioni dei due protagonisti. Diciamocelo: senza gli episodi dell'acciarino la storia sarebbe davvero finita con loro due che rientrano mano nella mano in città e Jack avrebbe fatto il Marzio di turno.
Un appunto: la vecchietta che manda Jack giù per il tronco dice che il terzo cane ha gli occhi grandi come la Torre Rotonda di Kaupmannahǫfn: si tratta di una torre che esiste realmente e si trova a Copenhagen, di cui Kaupmannahǫfn è il nome più antico che sia riuscita a trovare.
Con ciò ho quasi concluso. L'ultimo appunto riguarda la Regina della Neve. Mi sono chiesta se non inserire Elsa nel suo ruolo, facendole fare un cameo nella storia da cui è effettivamente tratta. Non mi sono risposta, e lascio al lettore la libertà di immaginarsela come la regina di Arendelle, oppure... così.
Con ciò, vado a sciogliermi al sole. Buone vacanze a tutti, anche a chi le inizierà dopo i tanto sudati esami.
Nike

  
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