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Autore: Nao Yoshikawa    04/07/2019    11 recensioni
Belle è una giovane bibliotecaria che un giorno conosce un gentiluomo... Molto particolare.
«Ci vogliono occhi ben aperti in una città come New York», Robin sollevò fiero la borsetta appartenente alla ragazza. Quest’ultima sgranò gli occhi, sorpresa.
«Quando…? Ma come ha fatto a…?» tornò a guardarlo, dopo qualche attimo di stordimento. «È un ladro!»
«Un ladro professionista, aggiungerei.»
Belle capì di ritrovarsi in una situazione strana. Non temeva Robin, anzi, conversava con lui con incredibile naturalezza. Eppure era un ladro. Non era un bene andare contro la legge!
«Ma… rubare è sbagliato! Non si dovrebbe fare, non è onesto!»
«In un modo o nell’altro bisogna sopravvivere, signorina Belle. Non lo faccio con piacere. Spero non vorrà denunciarmi, sarebbe un problema.»
Robin aveva un modo di parlare calmo e gentile, non appariva minaccioso e se Belle non avesse avuto la certezza, non avrebbe mai detto che fosse un ladro. Quell’uomo aveva un paio d’occhi pieni di bontà, occhi che dovevano nascondere sofferenze e chissà quali storie che non conosceva.

[Terza classificata al contest "Diamo spazio alle crack pairing!" indetto da Elettra.C sul forum di efp]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Belle, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il criminale gentiluomo


«Oh, no!»
Belle French non poteva immaginare che, una volta uscita dalla biblioteca, sarebbe finita col cadere rovinosamente contro l’asfalto, sbucciandosi un ginocchio e macchiandosi la gonna con il cappuccino preso poco prima.
Certo, la colpa non era stata del tutto sua: qualcuno l’aveva urtata, qualcuno che a quanto pare non l’aveva vista, finendole addosso con assai poca grazia.
A fatica tentò di rialzarsi, impresa ardua a causa della gonna, piagnucolando.
«Il mio povero ginocchio», sospirò, osservando il punto offeso, ora scorticato. Chi mai poteva essere il folle che correva per le strade di New York senza neanche guardare? Poteva essere pericoloso!
Non aveva ancora alzato lo sguardo. E non aveva alzato lo sguardo fino a quando lui, il colpevole di quel misfatto, aveva pronunciato parola.
«Sta bene? Si è fatta male?»
Belle, con la fronte aggrottata, sollevò lo sguardo. Avrebbe voluto rispondere che in realtà no, bene non stava per niente, che si era fatta male ad un ginocchio e che si era anche guadagnata una bella scottatura. Ma non sarebbe stato da lei, dopotutto – con ogni probabilità – si era trattato di un incidente.
«Amh. Sì, sto bene», rispose accennando un sorriso, le guance lievemente arrossate. Il colpevole era un uomo dallo sguardo gentile, che adesso le stava porgendo una mano.
«Sono davvero mortificato, signorina. Ma andavo di fretta e non mi sono proprio accorto di…»
«Va tutto bene, davvero», lo rassicurò lei, adesso sorridendo incoraggiante. «Un incidente può capitare a tutti.»
Già, un incidente poteva capitare a tutti.
L’uomo sembrò quasi sollevato a quella sua risposta, ma bastarono pochi istanti per vedere la paura nei suoi occhi.
In fondo alla strada, dall’incrocio, era comparsa una volante della polizia.
«Oh, no. Devo andare. Devo andare assolutamente!»
Belle avrebbe voluto chiedere “Che cosa?”, ma in realtà riuscì solo a formulare quella domanda a mente. L’uomo era scomparso dalla sua vista dopo un breve e fugace attimo, con la volante che adesso gli correva dietro a sirene spiegate.
Rimase per qualche attimo stordita dal rumore. Quella macchina stava inseguendo lui? Aveva appena incontrato un galante criminale o si era forse immaginata tutto?

Come la maggior parte degli incontri fugaci, anche quello sarebbe stato ben presto dimenticato. Uscita da lavoro, aveva sperato di rilassarsi un po’, ma era stata costretta a passare da una farmacia per comprare dei cerotti. E la gonna, oh la gonna! Avrebbe dovuto portarla in lavanderia, ma adesso non c’era tempo. Aveva cercato di mandar via la macchia con un fazzoletto imbevuto d’acqua, ma a poco era servito. E alla fine, l’ora di pranzo era giunta. Poiché prendere una metro alle due del pomeriggio era impensabile, Belle pensò che fosse meglio fermarsi a mangiare da qualche parte. Da brava vegetariana qual era, sarebbe stato difficile trovare qualcosa che la soddisfacesse, ma si sarebbe arrangiata.
Col ginocchio adesso meno dolorante, Belle si incamminò per le strade affollate della Grande Mela, tra uomini d’affari che tornavano a casa e ragazzini che uscivano da scuola. Sperò di non incappare nel caos dell’ora di punta, ma fu abbastanza fortunata da trovare un Subway non troppo affollato. Quando entrò, adocchiò un gruppo di ragazzini attorno ad un tavolo e un uomo seduto in fondo, vicino ai bagni. Ordinò il suo sandwich al pomodoro e formaggio, sedendosi poi a mangiare. Doveva fare in fretta e tornare in biblioteca. Anche se a darle il cambio ci aveva pensato la sua amica e collega Ruby, Belle si rendeva conto di come quest’ultima si approcciasse… in modo un po’ sbagliato alla gente.
Meglio quindi fare in fretta. Contava di non perdere più di venti minuti, completamente ignara del fatto che il destino avesse incrociato il suo cammino con quello di un galante criminale, seduto due tavoli alle sue spalle.
Robin Locksley era un criminale, sì, senza ombra di dubbio. Ma era anche un gentiluomo, che rispettava le donne di ogni età. Perché insomma, anche un criminale doveva avere i suoi principi. E quando aveva visto entrare quella graziosa ragazza che aveva urtato un paio d’ore prima, non aveva potuto trattenersi. Doveva assolutamente chiederle scusa per il suo comportamento irriguardoso.
Non era molto riconoscibile, teneva lo sguardo basso e un cappuccio sulla testa, quindi Belle non ci fece troppo caso quando lo vide, con la coda dell’occhio, avvicinarsi. Poi però Robin le si sedette davanti e allora lei fu costretta a scostare lo sguardo dal cellulare.
In un primo istante si spaventò, ma immediatamente l’uomo si tolse il cappuccio, prendendo a parlare.
«La prego di non alzare la voce. Sto cercando di non attirare l’attenzione.»
Belle spalancò la bocca. Quello era lo stesso tipo che l’aveva urtata malamente per poi scappare! Quello era il criminale che la volante della polizia aveva preso ad inseguire! Come ci si comportava in certi casi? Belle non si era mai ritrovata in una situazione del genere.
«Lei… io…» balbettò incerta.
«Non mi guardi così, non mordo mica», la rassicurò, gentile. Aveva davvero uno splendido sorriso.
«Ma lei è…» si schiarì la voce, sussurrando. «Lei è la persona che stamattina mi è venuta addosso.»
«Proprio per questo volevo parlarle. Avrei prestato sicuramente più attenzione se solo…»
Se solo non fossi stato troppo occupato a scappare dalla polizia. Questo Robin lo pensò, senza però dirlo. Non ci sarebbe stato neanche bisogno di parlare, poiché Belle era abbastanza sveglia da capire, bastava solo guardare la sua espressione colpevole.
«Se solo non avesse avuto problemi con la polizia, vero? Esattamente come immaginavo.»
«La prego, non sono pericoloso, signorina…?»
«Belle French», rispose.
«Belle», ripeté lui. «Io sono Robin Locksley. E come immagino abbia capito… sono un criminale. Per la cronaca, non sono un pazzo omicida.»
«Questo ho avuto modo di intuirlo», stranamente Belle si sentiva adesso più a suo agio. Nonostante Robin avesse appena dato una conferma ai suoi dubbi, sentiva che non avrebbe potuto farle del male nemmeno volendolo. «A questo punto immagino non sarebbe indiscreto chiederle… sì, insomma, che razza di criminale sia? »
Robin sorrise divertito. Gli piaceva quella ragazza, non sembrava intimorita da lui, eppure non pareva neanche ingenua.
«Provi a guardare alla sua destra.»
Belle avrebbe giurato che di fianco a lei ci fosse la sua borsa, eppure, quando si voltò, non trovò nulla.
«Ma cosa…?»
«Ci vogliono occhi ben aperti in una città come New York», Robin sollevò fiero la borsetta appartenente alla ragazza. Quest’ultima sgranò gli occhi, sorpresa.
«Quando…? Ma come ha fatto a…?» tornò a guardarlo, dopo qualche attimo di stordimento. «È un ladro!»
«Un ladro professionista, aggiungerei.»
Belle capì di ritrovarsi in una situazione strana. Non temeva Robin, anzi, conversava con lui con incredibile naturalezza. Eppure era un ladro. Non era un bene andare contro la legge!
«Ma… rubare è sbagliato! Non si dovrebbe fare, non è onesto!»
«In un modo o nell’altro bisogna sopravvivere, signorina Belle. Non lo faccio con piacere. Spero non vorrà denunciarmi, sarebbe un problema.»
Robin aveva un modo di parlare calmo e gentile, non appariva minaccioso e se Belle non ne avesse avuto la certezza, non avrebbe mai detto che fosse un ladro. Quell’uomo aveva un paio d’occhi pieni di bontà, occhi che dovevano nascondere sofferenze e chissà quali storie che non conosceva.
In un’occasione diversa si sarebbe comportata in tutt’altro modo.
«Capisco… effettivamente non ha tutti i torti, Robin.»
«Ti prego, dammi pure del tu. Puoi star tranquilla, non ho intenzione di derubarti. Rispetto in particolar modo le donne e tengo di tenerle fuori dai miei affari loschi.»
Un gentiluomo d’altri tempi, senza ombra di dubbio. Sicuramente Belle si sentì affascinata.
«E immagino che tu abbia un lavoro, non è vero?» domandò Robin interessato.
«Faccio la bibliotecaria. I libri sono una mia grande passione.»
Robin sorrise, mostrando una fila di denti bianchi e splendenti.
«Non so perché, ma lo immaginavo.»
In seguito, Robin e Belle parlarono a lungo, seduti a quel tavolo. Lei si dimenticò dei suoi impegni lavorativi e lui dimenticò di essere un ladro ricercato dalla polizia, per godere di qualche attimo di serenità. Lui scoprì che lei si era laureata in letteratura un anno prima e che adesso lavorava come bibliotecaria in attesa dell’impiego della vita, scoprì che amava i viaggi, le rose e che aveva un’indole romantica. E lei scoprì che Robin aveva la passione per il tiro con l’arco, i film d’avventura e che la sfortuna gli si era abbattuta contro.
«Non ho finito la scuola, sono sempre stato un po’ troppo scapestrato. Ho sempre lavorato sin dall’età di quattordici anni e purtroppo non ho parenti che possano darmi una mano. Per fortuna ho una casa, non è un granché, però beh… è casa. Il quartiere in cui vivo non ha una bella nomina, è abitato più che altro da persone come me. E ci sono bambini e famiglie. Ammetto che molto spesso cerco di dar loro una mano come posso, anche se mi rendo conto, ciò non giustifica il rubare.»
Belle era rimasta ad ascoltarlo, incantata. Ancora una volta aveva trovato conferma ai suoi dubbi, Robin Locksley aveva davvero un’anima candida, bastava guardarlo e sentire ciò che aveva da dire. Molto spesso le ripetevano che era troppo buona, troppo ostentata nel voler vedere la bontà in tutti. Forse era vero, ma avrebbe continuato a farlo.
«Questo… è molto sorprendente. Hai mai pensato di trovarti un lavoro?»
«E come potrei? Non ho un titolo di studio e sono ricercato dalla polizia per furto. Non è un bel biglietto da visita.»
A Belle venne da sorridere. Poi, come se fosse caduta dalle nuvole, si ricordò di star facendo tardi.
«Accidenti. Devo tornare alla biblioteca, mi sono messa a parlare e non mi sono resa conto del tempo che passava.»
«Mi spiace. Ti ho trattenuta troppo.»
Belle arrossì, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Quella a cui stava pensando era una follia bella e buona, lo sapeva. Lo sapeva, ma non poteva farci nulla. A guidarla erano sempre più i sentimenti che la ragione.
Veloce, frugò nel suo borsellino, estraendone poi un bigliettino.
«Questo è l’indirizzo in cui si trova la biblioteca. Se volessi un lavoro, probabilmente potremmo trovare qualcosa per te.»
Robin era sorpreso. Aveva capito che Belle fosse diversa, con una sensibilità profonda, ma non credeva sarebbe arrivata addirittura a fidarsi.
Non riuscì a dire una parola, rimase semplicemente a fissare il bigliettino, mentre quella ragazza gli rivolgeva un saluto veloce ed usciva.

Avrebbe più rivisto Robin? Si augurava di non leggere il suo nome in un telegiornale, si augurava che non fosse preso e messo in prigione. Sarebbe stato terribile! Rubare era sbagliato, ma l’animo di quell’uomo era nobile. Non era solo gentile e premuroso, ma anche sincero, trasparente, doti che in genere non si addicevano ad un ladro.
«Terra chiama Belle! Ma ci sei oppure no?»
Ruby Lucas, sua collega e grande amica, tentò di richiamare la sua attenzione, mentre sistemavano i libri sullo scaffale. Oramai era quasi buio e l’orario di chiusura era vicino.
«Eh? Ah, sì. Scusa, stavo solo pensando.»
«L’avevo capito. Ha per caso a che fare con il tuo ritardo di oggi?» chiese con malizia.
«Te l’ho detto, ho solo avuto un semplice contrattempo», rispose vaga, sistemando due grossi tomi sullo scaffale. Già, un contrattempo dallo splendido sorriso. Ci stava pensando troppo. Aveva un’anima romantica, ma non per questo poteva prendersi una sbandata così, su due piedi!
Ruby, più cinica su certi argomenti, le avrebbe sicuramente dato della sciocca. Magari un po’ sciocca lo era davvero, chissà.
Assorta nei suoi pensieri, non badò allo scampanellio sopra la porta, segno che qualcuno doveva essere appena entrato.
«Ci dispiace, la biblioteca sta…»
Ruby si bloccò nel ritrovarsi davanti un uomo piuttosto affascinante e giusto un po’ intimidito.
«Ciao, Belle. Scusa, so che è tardi…» disse in imbarazzo.
La ragazza aveva gli occhi pieni di sorpresa. Aveva sperato che lui venisse, ma non contava così presto. Le labbra di Ruby intanto si erano curvate in un sorriso divertito.
«Vi conoscete? Ah, adesso capisco tutto. Brava, Belle. Da te non me lo aspettavo!»
«Ruby…»
«Cosa? Ah, giusto!» esclamò poggiando i libri sul pavimento. «Io vado a sistemare la sezione romanzi storici. Mi eclisso!»
Belle sospirò, adesso più sollevata.
«Scusala, Ruby è così…»
«No, sembra simpatica. Perdonami se ci ho messo tanto, ma ero davvero indeciso se…» i suoi occhi si posarono sul ginocchio ancora incerottato di lei. «Ma… ti sei fatta male?»
«Cosa? Questo? Ah, non è niente di che, non ti preoccupare. Solo un graffio, davvero!» tentò di rassicurarlo, seppur inutilmente. Robin ricollegò quella ferita alla caduta del giorno stesso.
«Se avessi saputo, oggi, non sarei di certo scappato in quel modo.»
«Non devi preoccuparti, non è niente di che», si sentì lusingata da quelle attenzioni. Robin era molto attento. «Piuttosto… alla fine sei arrivato prima di quel che credevo.»
«Già. Come facevi ad essere sicura che sarei venuto?» domandò, guardandosi intorno con curiosità.
Belle ci pensò un po’ su.
«Non lo so, ma immagino che sia per lo stesso motivo che mi ha portato a fidarmi di te e a non giudicarti. Lo ammetto, inizialmente era un po’ spaventata, ma parlando con te… ho visto qualcosa… Quindi, o io sono brava a leggere l’anima delle persone, o tu, Robin Locksley, sei un ottimo impostore.»
Robin rise.
«Sono solo un povero ladro che è venuto qui stasera nella speranza che una dolce e sensibile bibliotecaria gli dia una mano. Io non leggo molto, però… posso eseguire qualsiasi ordine tu mi dia.»
Belle si portò una mano sul viso, tentando di nascondere una risatina e il rossore.
«Un assistente mi farebbe comodo. Certo, dovresti lavorare fianco a fianco a Ruby, ma secondo me andreste d’accordo.»
«Non so perché ma lo credo anche io.»
Belle gli andò vicino, porgendogli un libro e incatenando gli occhi ai suoi. Mare nel mare e pioggia nella pioggia. Belle non sapeva quanto ancora ci fosse da scoprire in Robin Locksley, ma non vedeva l’ora di aprire il nuovo capitolo di quella storia.


Nota dell’autrice
Scrivere su delle coppe improbabili mi piace. Robin e Belle, nonostante tutto, sono carini insieme, secondo me potrebbero funzionare, malgrado io sia una ferma Rumbelle shipper. Spero che questa coppia strana sia risultata piacevole da leggere.
   
 
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