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Autore: Kim WinterNight    04/07/2019    3 recensioni
Dal primo capitolo:
La sua voce tremava, ma non sapeva fare di meglio. Quella canzone raccontava ciò che era successo con Mike, e lei cominciava sempre così i suoi concerti. Voleva far comprendere ai suoi ascoltatori quanto fosse legata a lui.
Dal secondo capitolo:
«Non posso accettare…» bofonchiò la ragazza.
«Dai! Tu come ti chiami?» volle sapere, sfoderando un sorriso accattivante che fece tremare le gambe della ragazza.
Solo in quel momento si rese conto degli occhi scuri e penetranti che la scrutavano con attenzione, dei lineamenti attraenti e del fatto che non le dispiacesse poi tanto ricevere quelle attenzioni da un uomo tanto affascinante.
«Arianna» replicò lei […]

Dal terzo capitolo:
Arianna si sentiva sempre più inquieta, e non riusciva a concentrarsi minimamente sulla musica prodotta dal gruppo spalla. Non sapeva neanche come si chiamava, non le importava più di tanto. Forse non sarebbe dovuta neanche andare a quel dannato concerto, perché si era lasciata convincere da Carolina?
- PRIMA CLASSIFICATA a pari merito a “Il Contest Sdolcinato” indetto da MaryLondon sul forum di EFP.
- SECONDA CLASSIFICATA al contest “Music is my best disaster” indetto da Soul_Shine sul forum di EFP.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mike Patton, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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provanvu
You’re saying that she’s all that you desire
 
 
 
 
 
 
 
 
23 giugno 2008
 
 
Arianna stava sistemando dei dolcetti all’interno della vetrina, quando il campanellino tintinnò, annunciando l’ingresso di un nuovo cliente.
Era appena cominciata l’estate e la proprietaria del negozio aveva deciso di accendere l’aria condizionata. Si moriva di caldo, Bologna in estate era invivibile.
«Salve» salutò il nuovo arrivato.
Arianna notò subito l’accento affatto italiano, così sollevò di scatto lo sguardo e mise a fuoco la figura di un uomo sui quarant’anni, ben piazzato e dall’aria simpatica.
«Buongiorno! Prego, mi dica» esordì in tono cortese, rivolgendogli un breve sorriso.
«Mi può fare un panino?» chiese lui, mettendo in mostra ancora una volta il suo accento straniero.
Lei non sapeva come identificarlo, e non era sua abitudine impicciarsi degli affari altrui. La sua titolare le ripeteva spesso che doveva essere più spigliata e socievole con i clienti, comportarsi un po’ come Carolina, lei che sapeva sempre come rabbonire anche le persone più esigenti.
«Ma certo! Che cosa le do? Uno sfilatino, uno di questi all’olio…» cominciò a elencare, mostrandogli diversi tipi di pane.
«Quello che vuoi» tagliò corto lui.
Arianna aggrottò le sopracciglia, ma evitò di domandargli perché avesse cominciato a darle del tu. «Signore, scelga lei…»
«Quello» disse lui. «Con la mortadella.»
Ad Arianna si illuminarono gli occhi. «Certo, con la mortadella» ripeté.
«Sono americano, ma mi piace molto» commentò lui.
«È un prodotto amato in tutto il mondo» si lasciò sfuggire lei, mentre afferrava il panino e lo tagliava per poterlo imbottire.
«Io la mangio molto. E si vede» scherzò l’uomo.
Arianna gli rivolse un’occhiata incerta, per poi lasciarsi contagiare dalla leggera e cristallina risata di lui.
«Ma no!»
«Sì, guarda come sono!» proseguì lui.
Lei trovava singolare il modo in cui lui ironizzava su se stesso, il modo maldestro con cui pronunciava alcune parole, il modo in cui interagiva con disinvoltura, fregandosene degli strafalcioni.
«Sta bene, signore, non dica così» lo rassicurò Arianna, arrossendo lievemente.
«Signore? Io sono Mike» disse lui con semplicità.
«Mike, certo. Ecco, il suo panino è pronto. Fa un euro e sessanta» disse.
«Ecco, il resto lo tieni tu» decise Mike, poggiando una moneta da due euro sul bancone.
«Non posso accettare…» bofonchiò la ragazza.
«Dai! Tu come ti chiami?» volle sapere, sfoderando un sorriso accattivante che fece tremare le gambe della ragazza.
Solo in quel momento si rese conto degli occhi scuri e penetranti che la scrutavano con attenzione, dei lineamenti attraenti e del fatto che non le dispiacesse poi tanto ricevere quelle attenzioni da un uomo tanto affascinante.
«Arianna» replicò lei, strappando lo scontrino dal registratore di cassa e porgendolo a Mike.
«Arianna» ripeté lui, le sillabe scivolarono sinuose fuori dalle sue labbra sottili. «Grazie. Per questo» aggiunse poi, agitando il sacchetto contenente il suo fragrante panino.
«Si figuri, dovere» borbottò lei, sentendosi sempre più a disagio.
«Tra un mese suono nella piazza Santo Stefano. Ci vieni?» propose d’un tratto Mike, facendo trasalire Arianna, già pronta a rilassarsi perché quel bizzarro cliente se ne sarebbe presto andato.
«Davvero?» fu tutto ciò che riuscì a dire.
Mike confermò con un suono a bocca chiusa. «Ti piace Celentano?»
Arianna strabuzzò gli occhi, gesto che fece scoppiare a ridere Mike. Ancora una volta quella risata cristallina e contagiosa raggiunse le orecchie della ragazza, facendola fremere un poco.
«Canto pure lui» proseguì l’uomo, sorridendo ancora. «Ci vieni?»
Arianna si ritrovò ad annuire senza nemmeno rendersene conto, e quando si accorse di ciò che aveva fatto, era ormai troppo tardi. Un gruppetto di clienti abituali irruppe nel negozio, e quando la commessa si guardò attorno in cerca di Mike, lui era già scomparso.
Sbatté le palpebre, credendo di esserselo soltanto immaginato.
 
 
 
 
18 luglio 2008
 
 
Piazza Santo Stefano era gremita di persone. Si vociferava di un concerto epocale, i cartelloni affissi per tutta la città non avevano fatto che accrescere l’ansia che Arianna aveva provato dal giorno in cui Mike l’aveva invitata al suo concerto.
«Neanche lo conosco, Caro, eppure mi sento una cretina…» si lamentava Arianna, mentre la sua amica e collega la teneva sottobraccio e si guardava intorno in cerca del famoso Mike.
«Quello ci provava, peccato che non c’ero» ribatté l’altra, schermandosi gli occhi per proteggerli dal sole.
«Come no, ma va’…»
La gente attorno a loro era impaziente, non vedeva l’ora che lo spettacolo cominciasse, ma rimaneva comunque discreta e piuttosto silenziosa: si trattava pur sempre di uno spettacolo orchestrale, e la gente provava sempre una certa soggezione per eventi di quel tipo.
Era il 18 luglio e Arianna rimpiangeva di non essere rimasta a casa a rinfrescarsi con il condizionatore al massimo, ma Carolina era in fibrillazione. A quanto pare conosceva già Mike Patton, era il cantante di un gruppo che ascoltava negli anni Novanta, e non aveva voluto sentire ragioni quando era venuta a conoscenza del concerto.
«Se non ci godiamo questa roba, Mariangela si pente di averci dato il giorno libero insieme!» le aveva detto, prima di trascinarla fuori di casa.
E adesso si trovavano lì, in mezzo a un sacco di persone eccitate e sudate.
Quando la performance ebbe inizio, l’atmosfera si fece subito nostalgica e intima: tutto il pubblico cantò all’unisono con Mike, mentre l’orchestra eseguiva egregiamente un suggestivo strumentale.
Arianna rimase a bocca aperta, mentre il cuore batteva a mille e i suoi occhi si appannavano per l’emozione.
Quella voce la stava penetrando, le toglieva il respiro e la faceva sentire immensamente inadeguata.
 
Quando sei qui con me
Questa stanza non ha più pareti
Ma alberi, alberi infiniti
Quando tu sei qui vicino a me
Questo soffitto viola
No, non esiste più

Io vedo il cielo sopra noi
Che restiamo qui abbandonati
Come se non ci fosse più
Niente, più niente al mondo
 
«Il cielo in una stanza? È folle!» strillò Carolina, ma Arianna non le prestava attenzione.
Tutto di lei era completamente catturato da quell’uomo che sapeva come mettere in scena uno show sensazionale, come emozionare e sorprendere.
Come farsi amare.
Ripensando a quando, un mese prima, Mike era entrato con nonchalance nel panificio e aveva flirtato spudoratamente con lei, le venne quasi da ridere. non poteva essere successo davvero, era surreale.
Ascoltò con profondo interesse, estraniandosi da ciò che la circondava. Non le era mai successo qualcosa del genere a un concerto.
 
Era un uomo che non sapeva amare
Era un uomo che non sapeva amare

Scusami, non lo farò mai più
Perdonami, io cambierò per te
Ora capisco il male che ti ho fatto
Ero un uomo che non sapeva amare
 
Arianna lasciava scivolare le note e le parole nelle sue orecchie, fin nelle viscere, mentre il cuore si faceva sempre più furioso e difficile da controllare.
 
Quando tutto finì, non le parve neanche vero. Si ritrovò nuovamente nel mondo reale, solo con una consapevolezza in più: lui era fantastico, si era perdutamente innamorata della sua voce e lo avrebbe seguito ad altri concerti, se ne avesse avuto la possibilità.
«Per me ha fatto qualcosa di grande! Anche se quelle canzoni le ascoltava mio nonno…» commentò Carolina, accendendosi una sigaretta.
Arianna si stava costruendo la sua ed evitò di replicare, rendendosi conto che a lei sarebbe andato bene anche se Mike avesse cantato l’elenco del telefono.
Carolina si sedette su un basso muretto di cemento e fumò con calma, lasciando scorrere gli occhi verdi sulle persone che pian piano lasciavano il luogo del concerto. «Ari, ci sei?»
«Sì, sì… certo. È stato… singolare» se ne uscì, finendo di chiudere la sua stecca di tabacco.
L’amica le porse un accendino e Arianna lo accettò.
«Dove hai la macchina?» chiese Carolina.
Arianna stava per rispondere, quando qualcuno le batté piano sulla spalla, facendola sobbalzare. La ragazza si voltò e si ritrovò faccia a faccia con uno scimmione della security.
Sbiancò, indietreggiando appena. «Mi scusi, ce ne andiamo subito…» farfugliò.
«Non si preoccupi. Il signor Patton chiede di lei» le comunicò l’uomo, regalandole un’occhiata amichevole.
Carolina balzò in piedi e si affiancò a lei. «Parla sul serio o ci prende in giro?» intervenne.
«Mai stato più serio di così. Dice che la conosce e che l’ha vista e vuole salutarla. Se vuole seguirmi…»
Arianna si sentì andare a fuoco e si voltò a fissare la sua amica. «Caro…»
«Vai, che cosa stai aspettando? Io ti aspetto qui» la incoraggiò l’altra, annuendo per dare ancora più senso alle sue parole.
L’addetto alla sicurezza cominciò a far strada alla ragazza, e lei si ritrovò a seguirlo senza neanche comprendere cosa stesse per succedere. Mentre avanzava, si rese conto che non era neanche riuscita a fumare la sua sigaretta.
In breve si ritrovarono sul lato del palco, e quando Arianna si guardò indietro, poté scorgere chiaramente Carolina. Forse Mike l’aveva vista da lì e aveva mandato quello scimmione a chiamarla.
Era allibita.
«Ciao.»
Sobbalzò e tornò a voltarsi, ritrovandosi di fronte il viso sorridente di Mike. «Ciao. Complimenti… per oggi» balbettò, non sapendo cos’altro dire.
Lui si strinse nelle spalle. «Non ho dimenticato il panino. Era buono» replicò il cantante.
«Mi fa piacere. Come mai volevi vedermi?» riuscì a chiedere Arianna, sentendo le mani sudate e la gola secca.
«Così. Mi piace parlarti.»
La ragazza si stupì di quanto lui fosse schietto. «Ah… grazie.»
«La tua amica ti aspetta, eh? Vengo a trovarti in negozio, torno spesso a Bologna» affermò lui tranquillo, allungandosi per darle una breve carezza sui capelli con la mano sinistra. «Ci vediamo» concluse.
Arianna per poco non scappò via a gambe levate. Il cuore le stava per schizzare fuori dal petto e non seppe neanche spiegarsi come riuscì a rientrare a casa.
Era un uomo che non sapeva amare.
Ma è impossibile non amarlo.
 
 
 
 
 
3 settembre 2008
 
 
Mike mantenne la sua promessa: tornò a trovare Arianna.
Ordinava sempre un panino con la mortadella bolognese, e a volte si fermava a mangiarlo e a chiacchierare con la ragazza, se non c’erano altri clienti in vista.
Un pomeriggio di inizio settembre, Mike le chiese di uscire con lui a prendere un gelato.
«Sto lavorando, Mike» declinò cortesemente lei, rivolgendogli un piccolo sorriso.
«Dopo?» insistette lui, sfoderando tutto il suo charme, quello a cui Arianna non sapeva proprio resistere, quello che le faceva tremare le gambe e battere il cuore all’impazzata.
«Non so se sia il caso…» farfugliò Arianna.
«Dai! Ti porto in una gelateria buonissima!» si entusiasmò lui, e quando faceva così sembrava un ragazzino.
Lei arrossì e si sfilò i guanti, per poi uscire da dietro il banco e prendere a risistemare i suoi capelli tinti di viola. Li legò nuovamente in una coda di cavallo, sentendo lo sguardo di Mike addosso: seguiva ogni suo gesto, la scrutava e sembrava volerla studiare approfonditamente.
Arianna si sentiva nuda sotto quegli occhi pungenti e indagatori.
«Va bene» cedette infine, lanciandogli un breve sorriso.
«Ah sì? Hai detto davvero sì?» scherzò, allungando una mano per lasciarle un tenero buffetto sulla guancia.
«Sì, Mike! Chiudo tra due ore» gli comunicò, scappando nuovamente dietro il banco. Ogni volta che lui la toccava, si sentiva andare a fuoco.
«Torno dopo» concluse lui, poi lasciò il negozio, mentre due ragazze si accingevano a entrare.
Arianna non vedeva l’ora di rivederlo.
 
«Avevi ragione: è buonissimo!» disse la ragazza, immergendosi nel suo cono stracolmo di gelato fragola e pistacchio.
«Mangia veloce che si scioglie» farfugliò Mike, stravaccato sulla poltroncina in plastica, il corpo proteso in avanti in modo da non rischiare che il gelato gli sgocciolasse addosso.
«Io detesto la stracciatella» commentò Arianna, lanciando un’occhiata in tralice a ciò che lui stava gustando.
«Il gusto migliore» la contraddisse Mike.
I due rimasero in silenzio finché non ebbero finito i loro gelati, dopodiché si ripulirono accuratamente le mani e rimasero a chiacchierare a lungo.
Arianna si sentiva a suo agio con lui, anche se a volte lo trovava estremamente riservato e impenetrabile. Era raro che Mike parlasse di qualcosa di personale, si limitava a scherzare e a chiedere informazioni su di lei e sulla sua vita. Quando lei provava a fare lo stesso, lui si chiudeva a riccio e cambiava argomento.
La cosa le suscitava non pochi dubbi, eppure tentava di non farci troppo caso e di accontentarsi di quel poco che poteva sapere su di lui. Parlavano di musica, di libri, di viaggi e di cinema.
Mike adorava i videogames, ma Arianna era negata in materia e non riusciva mai a capire granché dei suoi discorsi a riguardo.
Quella sera faceva insolitamente fresco e si stava bene, Arianna sarebbe voluta restare con lui a parlare per tutta la notte, ma a un certo punto comprese che era il caso di rientrare: il mattino seguente doveva essere al lavoro alle sette.
«Mi tocca andare» annunciò, dispiaciuta per quella decisione.
«Vai già via?» si dispiacque Mike.
«Domani mattina lavoro» sospirò lei, mettendosi in piedi.
«Vado a pagare e ti accompagno alla macchina» decise lui, scomparendo all’interno della gelateria prima che potesse fermarlo.
Il cuore di Arianna era in subbuglio, e da tempo ormai un pulsante desiderio la tormentava: voleva perdersi tra le braccia di Mike, voleva baciarlo e stringerlo a sé. Le piaceva, ormai ne era completamente innamorata, e non aveva più la forza di negarlo neanche a se stessa.
Carolina glielo aveva detto fin da subito, eppure lei non ci aveva fatto caso e aveva cercato di ignorare la cosa.
Lei e Mike si avviarono a piedi verso la vecchia Punto verde di lei, chiacchierando e ridendo come al solito.
Arianna si ritrovò piuttosto vicina a lui, e lasciò che le circondasse le spalle con un braccio e la attirasse al suo fianco. Il cuore le batteva furioso, non sapeva come gestire la situazione e si sentiva come un’adolescente alle prese con la prima cotta.
«Mi sono divertito» disse Mike, rompendo il silenzio che si era creato tra loro. La sua pronuncia dell’italiano, che solitamente risultava buffa, in quel momento giunse alle orecchie di lei come un’ulteriore conferma di quanto lui fosse sensuale e attraente.
«Anche io, Mike. Grazie.»
Giunsero all’auto di Arianna e si fermarono. Lei si scostò da lui, ma Mike la afferrò per i fianchi e la spinse contro lo sportello della macchina. I loro visi erano talmente vicini da permettere ai loro respiri di fondersi.
Arianna non ebbe la forza di aprire gli occhi, né di compiere il minimo movimento.
«Just keep on passing it mouth to mouth… to mouth…» sussurrò Mike, per poi baciarla.
Fu inaspettatamente forte, passionale, come lei non si sarebbe mai immaginata. E rispose con lo stesso ardore, spingendo il suo corpo contro quello di lui, circondandogli le spalle con le braccia e permettendo alle loro lingue di giocare e scontrarsi.
Quando si staccarono, Mike sorrideva sornione. Poi sollevò la mano destra e la fissò con disappunto. «Vorrei sentire il tuo corpo anche con questa, ma da giovane ho fatto una cazzata» commentò.
«Mike…» Arianna pronunciò il suo nome, poi posò delicatamente le labbra sul dorso della mano destra di lui. «Non importa.»
«Buonanotte, Ariana» la salutò, senza mai smettere di sorriderle.
Non decisero quando si sarebbero rivisti, ma lei sapeva che lui avrebbe trovato il modo per rincontrarla.
Mentre guidava verso casa, sintonizzò lo stereo su Virgin Radio e lasciò che l’abitacolo venisse invaso dalle note di una canzone. Le sembrava di star levitando su una nuvola, era talmente felice ed eccitata che non badò minimamente alle note di Liar dei Korn.
O forse non voleva prestare attenzione a ciò che il testo le stava suggerendo.
 
Hey you
You're saying that she's all that you desire
Liar
Hey you
You think you can throw water on this fire
Liar
 
 
 
 
 
 
 
 
♫ ♪ ♫ ♪ ♫
 
Ed eccoci giunti al secondo capitolo ^^
Allora, abbiamo visto finalmente Mike, e vorrei sapere da voi cosa pensate del suo personaggio: vi piace o vi inquieta? A me entrambe le cose, onostamente, ed è per questo che lo adoro :D
Okay, allora, solite spiegazioni di rito: avete visto il testo di due canzoni italiane, e queste fanno parte del progetto Mondo Cane di Mike; con questo progetto lui ha portato – e porta ancora – in giro successi italiani degli anni 50 e 60, cantando interamente in italiano e venendo accompagnato da un’orchestra!
Vi consiglio di ascoltare Il cielo in una stanza e L’uomo che non sapeva amare nella versione di Mike, almeno potete farvi un’idea di ciò che Arianna ha sentito ^^
La data e il luogo del concerto sono veri, ma come sempre tutto il resto è frutto dei miei vaneggi XD
La canzone che Arianna ascolta in macchina su Virgin Radio (XD) è Liar dei Korn, mi sembrava appropriato come testo ^^
La frase “Just keep on passing it mouth to mouth to mouth” che Mike pronuncia prima di baciare Arianna, è tratta dal brano Mouth To Mouth dei Faith No More, facente parte di Album Of The Year del 1997.
Come ultima cosa volevo parlare del citato incidente di Mike alla mano destra: una volta era sul palco e ha avuto un incidente, una bottiglia di vetro rotta gli recise tendini e nervi. I medici gli assicurarono che avrebbe recuperato le piene funzionalità, ma questo non avvenne mai e tuttora Mike è privo della sensibilità alla mano destra.
Spero di essere stata chiara, ma come sempre vi esorto e farmi sapere cosa ne pensate, se avete domande, curiosità o perplessità!
Grazie e al prossimo (e ultimo) capitolo ♥
  
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