Anime & Manga > The Seven Deadly Sins / Nanatsu No Taizai
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Autore: Yume18    05/07/2019    0 recensioni
In un periodo di assoluta pace, una vicenda molto particolare porta scompiglio tra i membri dei Sette Peccati Capitali.
(Tratto dal Capitolo 2)
“…Presto tutti quanti avevano visto. In mezzo a loro, al posto del solito capitano, c’era un piccolo Meliodas che li fissava inespressivo ed innocente con i suoi grandi occhi verde smeraldo. Ban sollevò un sopracciglio con aria confusa. Elaine dal canto suo pensava che non ci potesse essere creatura sulla terra più carina di quel bambino. Diane era dello stesso avviso, ma una certa inquietudine la turbava. King non credeva ai suoi occhi, ed Elizabeth… Elizabeth lo stava ancora abbracciando, quindi allentò la presa, e concluse il gesto passando una mano fra i capelli del piccolo. Quei capelli come al solito scompigliati e più biondi del grano d’estate...”
Ma la verità dietro queste inaspettate vicende è oscura e arcana. I destini si intrecciano. Il tempo si contorce. Tutta la storia da tremila anni a questa parte sembra essere coinvolta. Ecco gli avvenimenti che determineranno l’intero destino del mondo...
(SPOILER ALERT per tutti coloro che non leggono il manga)
P.S. Per qualunque chiarimento o simili non esitate a chiedere.
Buona Lettura!
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ban, Elizabeth Liones, Meliodas, Sorpresa
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo 13


-Capisco.-

Rispose Ban dopo quella rivelazione. Quindi Meliodas proseguì nel suo racconto.

-E in effetti per molto tempo è un sogno, che ho creduto essere, quei ricordi. Un bel sogno estremamente realistico. Ma era stato fin troppo bello, e fin troppo inspiegabile. A lungo ho portato con me le parole che tu e Bartra mi diceste. Ma non contribuirono a migliorare la mia situazione nel regno dei demoni, anzi, resero il bambino che ero sempre più triste e desideroso di ritrovare quella meraviglia perduta. Dopo molti conflitti interiori, finii per classificare il mio ricordo come uno stupido e infantile intralcio verso il mio futuro da erede del re dei demoni. Cacciai via ogni sentimento, quasi arrendendomi a quel destino scelto da altri per me. Inutile mentire: per un po' questa decisione mi portò soddisfazioni e riconoscimenti. Le sofferenze erano finite. La mia forza demoniaca aumentava ogni giorno che passava, e i mio animo si oscurava sempre di più.-

Il sole fece capolino sopra le colline, irradiando lance di luce dorata che fendettero le tenebre dormienti del mondo.   

-Poi arrivò Elizabeth. Lei mi parlò, oltre a darmele di santa ragione. E fu come se una debole fiammella si accendesse di nuovo in me. Reminiscenza di un tepore lontano. Lei mi era familiare, la sua voce, il suo aspetto, ogni cosa di lei mi portava a provare un piacere inspiegabile. L’amore fiorì di nuovo nel mio cuore. E allora non mi seppi spiegare il motivo, come avrei potuto? I ricordi di quel sogno lontano, ormai non esistevano più nella mia memoria. Non c’era verso di riesumarli dopo averli seppelliti con tanto odio e sangue. Ma quell’amore, poté fiorire soltanto perché il terreno su cui nacque era già stato in precedenza seminato e innaffiato con cura. In altri termini, senza le parole di Bartra e tue, non mi sarei mai potuto innamorare di Elizabeth, e quindi niente di tutto ciò che è accaduto finora sarebbe stato lo stesso. Nessuna sofferenza, ma nemmeno nessuna gioia. E queste gioie, sono valse ogni dolore.-

Ban cominciava a capire. E cominciava a comprendere le azioni quasi sconsiderate compiute dal re il giorno precedente, pur di compiere il proprio dovere. Ne era dipeso l’intero corso della storia da tremila anni a quella parte. Si sentì parte di un grande disegno superiore e non poté fare a meno di rimanere un attimo senza parole. Riflesse un po' su quanto appena appreso. Infine domandò:

-Ma allora, se non è con Elizabeth che hai ricordato tutto quando, quando è successo?-

-Le mie storie sono tutte lunghe, mi dispiace, ma altrettanto lunga è stata la mia vita. Bene, ti spiegherò. Questa volta il racconto comincia da Danafor, la città che sedici anni fa ho finito col distruggere. Lì conobbi Liz, la 106ª reincarnazione di Elizabeth. Insieme andammo a vivere in una casetta appena fuori dalle mura delle città. Sentivo che quel posto aveva qualcosa di particolare, mi portava a provare sensazioni strane e dall’origine ignota, come se appunto mi richiamasse memorie lontane e perdute. Mi sentivo bene ed in pace. Eravamo molto felici. Con lei vissi alcuni dei migliori ricordi da centinaia di anni a quella parte. Eravamo entrambi cavalieri. Vestivamo le insegne di Danafor e le sue divise. Combattevamo fianco a fianco. Poi tutto finì, e la mia ira esplose senza ritegno come non faceva da molto tempo. Distrussi ogni cosa, incapace di contenere il dolore straziante che si tramutava in rabbia. Da quel momento molte cose accaddero, e finii per incontrare una dopo l’altra, tutte le persone che erano state presenti in quel mio vecchio sogno. Prima il re Bartra, di cui divenni sottoposto e cavaliere. Poi il piccolo Gil, al castello del re. Successivamente con Merlin decidemmo di fondare i sette peccati capitali, e quindi uno ad uno conobbi voi. Ed ogni volta, sapevo che eravate quelli giusti, perché me lo sentivo dentro. Un pezzo dopo l’altro, qualcosa dentro di me si stava ricostruendo. Riaffioravano sensazioni e frammenti di discorsi. Colori, odori, sentimenti. Ma mancava ancora qualcosa. Ancora non riuscivo a vedere bene l’insieme. Ed era frustrante. Non riuscivo a capire. Solo ieri finalmente, il cerchio si è chiuso. Mi viene da ridere a pensarci, per quanto sia una banalità assurda. Ho ricordato, solo per via degli stessi vestiti che ora indosso.-

Ban non capì immediatamente a cosa si riferisse Meliodas.

-Quando ieri sera mi sono svegliato, mi sono ritrovato addosso vestiti strani, che non ricordavo di essermi messo o di possedere. Erano arrocciati e accorciati. Vestiti con lo stemma di Danafor, puoi vederlo tu stesso, qui davanti, grande sulla camicia. E in un attimo ho rivissuto quegli attimi, il mio sogno, il mio ricordo. L’ho visto e sentito sulla pelle, reale, vicino, come se non si fosse svolto in un passato lontanissimo, ma appena qualche secondo prima. Tutto si è ricollegato. Tutto si è fatto chiaro, anche se non è semplice da spiegare. Da piccolo ho indossato questi vestiti e dormito in quella casa fuori dalle mura. A Danafor i ricordi hanno cominciato a tornare, sollecitati dalle somiglianze con ciò che si svolse quando ero un bambino. E ieri, con questi vestiti, gli stessi identici che indossavo nel mio sogno, ho ricordato ogni cosa. Li ho riconosciuti, ed è stato come non essermeli mai levati per 3000 anni. Come vivere in un loop.-

Ban rise. Era davvero una storia incredibile, persino per lui che l’aveva vissuta e aveva contribuito a far sì che si svolgesse. E rise anche perché, proprio dei vestiti gli avevano fatto ricordare, e non le persone stesse.  

-Ban spiegami un po' come avete fatto a far vivere quelle cose al me bambino. Sono 3000 anni che me lo chiedo. Scommetto che si tratta di qualche potente incantesimo. C’entra Merlin vero? Gowther non sa proprio mentire...!-

E allora il peccato della volpe gli spiegò per filo e per segno come erano andate davvero le cose. Alla fine anche Meliodas rise e disse:

-Secondo me fa tutto parte di un suo piano, è Merlin che ha sempre tirato le fila di queste complicate vicende. Non può essersi trattato di un suo semplice capriccio in nome della conoscenza, arrivare a riportarmi bambino e finire col cambiare per sempre la storia. Lei sa cose oltre l’immaginabile e vede più in là di chiunque altro, forse più in là persino di Bartra. Deve aver abilmente calcolato ogni cosa, persino il momento preciso in cui lanciarmi l’incantesimo. Non lo escluderei.-

-In ogni caso eccoci qua capitano.-

-Eccoci qua.-

Convenne Meliodas. Ormai l’alba era giunta. Il cielo aveva transitato dal blu al rosa e adesso volgeva verso l’arancio. Il peccato d’ira prese un profondo respiro.

-Grazie Ban.-

-Per cosa?-

-Te lo devo da allora, ricordi? Bastardo che non sei altro.-

-Ahhhh capitano, nessuno è bastardo quanto te.-
 




FINE
   
 
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