Gli tremano le mani. È questa la prima cosa che è certo Yuma noti, malgrado prema con forza i polpastrelli sulle labbra gonfie dell’altro per tentare di tenere a bada quel tremore assurdo e incontrollato – pazzo, senza freni, come lui – e forse pure se stesso. Per tentare di mentire a entrambi per l’ennesima volta. E allora spinge con le unghie contro quel voluttuoso lembo di velluto, rosso come il sangue e succoso come unshu-mikan. Yuma non fa domande, è insolitamente docile e la pelle fredda al di sotto di Vector è più stabile di quanto si aspetti. Yuma in primis è più lucido. Stupido ragazzino. Perché non vacilli?
 

«È solo un gioco, Rei-kun.»

Ma tu vuoi davvero giocare, Yuma-kun?

Gli strappa un gemito. E un altro. E un altro. Ancora. Si imbeve dei suoi lamenti fino a quando non sente la testa girargli, ubriaca, e il suo respiro affannoso contro le vene del collo tirato. Tanto non può ribellarsi, non può, non quella notte. Non quella notte in cui si sono spogliati di loro stessi e sono rimasti a schernirsi reciprocamente le ferite con quell’ingenua crudeltà di chi non è ancora maturo a sufficienza per distinguere i margini.
È anche buio, perché non devono vedersi. Yuma non deve vederlo. Se lo facesse, frantumerebbe tutto, tutto quanto. E l’equilibrio non si può spezzare, soprattutto se vacillante come le sue mani.

 

E allora chiudi gli occhi e gioca con me. Gioca con me, Yuma-kun.

Ansima anche lui e si avventa sulla pelle ora bollente dell’altro. Stacca la spina e svuota la mente fino a scordarsi del buio, dei loro corpi e delle loro cicatrici, delle mani che tremano e non si placano, di Rei e di Vector. Non devono esistere più. Perché niente ha più senso, ora. Niente deve più averlo. Solo così la felicità, quella vera, lo potrà invadere. Si potrà spingere fin dentro i polmoni, fino a fargli male. Perché fa male, sì, fa male la vera felicità. Oh, se fa male. Tu non lo sai, ragazzino.
Per questo continua. Per questo Yuma non dice più niente. Non c’è più nulla da dire. Solo da raschiare a fondo ed ascoltare il pulsare del cuore. Solo da premere con i denti contro quella bocca tumida e farsi sedurre dal gusto ferroso del sangue.

 

Ti prego, Yuma-kun.

E, malgrado siano attorniati dalle tenebre, Vector – Rei-kun – è certo che Yuma il suo sorriso sia riuscito a coglierlo.

Note:
Unshu-mikan: si tratta della varietà di mandarini più popolare in Giappone. Maturano circa all’inizio dell’inverno (cambiando la buccia dal giallo all’arancione) e hanno la polpa molto morbida e succosa.

Angolo autrice

COSA DIAMINE HO SCRITTO
COSA DIAM-
…
*tossicchia, ricomponendosi*
Ahem-
Questa… questa cosa è nata per merito di una challenge ad opera dell’autrice carachiel che consisteva nell’elaborare una flashfic sul prompt: "gioco" (più annesso bonus: “l’amore è un gioco?”), ivi per cui, se qualcuno è rimasto traumatizzato da quanto ha letto, beh, è con lei che se la deve riprendere!  
Che poi, in realtà, è a marcire nelle note da parecchi mesi c-c, però, adesso che mi sono finalmente liberata della sessione estiva, posso tornare a tormentare un po’ il fandom!~
Ovviamente, per esigenze di trama, Yuma qui ha più di tredici anni!
À bientôt! ♥

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