Erano soli nella verdeggiante vallata; Chrom, Frederick e il grande faggio sotto il quale i due giovani erano soliti incontrarsi.
La vista offerta da quel luogo era magnifica; l'intero regno sembrava essere ai loro piedi ma Frederick, poggiato contro il tronco dell'albero, preferiva guardare Chrom, tenendolo stretto tra le sue braccia e dispensandogli talora tenui baci sulla fronte.
Quando però il cavaliere portò lentamente le proprie labbra a quelle di Chrom, baciandolo, le guance del principe si
velarono di rosso, come quello del calar del sole e dei papaveri che sbucavano ondeggiando dall’erba alta mossi dalla leggera brezza estiva.
Continuava ad esserci una certa nota di imbarazzo in Chrom, ma amava il modo in cui Frederick riusciva a farlo sentire con così poco.
Quel bacio sembrò destinato a durare in eterno;
distante anni luce dal tempo in cui i doveri, e sopratutto la guerra, avevano impresso nei loro animi una paura bensì più grande della morte stessa: la paura di perdersi.
Il fato aveva già strappato a Chrom l'adorata sorella maggiore, non poteva permettersi di perdere anche colui che da sempre si trovava al suo fianco.
Il solo pensiero costrinse Chrom ad allontanarsi momentaneamente dalla presa di Frederick corrucciando la fronte, per poi fissare i suoi occhi, blu come la notte, su quelli verdi del cavaliere, pronto a celare dietro un sorriso rassicurante lo stesso dolore che stingeva come in una morsa il cuore del principe.
«qualunque cosa accada,
continuerò ad amarti.»
Mormorò il cavaliere avvicinando a sé la mano di Chrom, per poi baciarla delicatamente.
Il principe allora ritornò tra le braccia dell'amato, lasciando che le sue carezze scacciassero via i brutti pensieri.