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Autore: Mave    08/07/2019    0 recensioni
[Non Dirlo al Mio Capo]
Rimescoliamo le carte! Lisa ed Enrico sono sposati e hanno tre figli. Non sarà facile gestire la famiglia, soprattutto a fronte di un evento che fa vacillare tutte le loro certezze.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Tommy!”

Intorno tutto era nero, buio e scuro. Anche la voce veniva assorbita da quelle tenebre.

Gridava ma non sentiva nulla. Era cieco, sordo e muto?

Forse no ma era come se lo fosse. Si trattava del solito incubo.

Lo aveva fatto così spesso negli ultimi tempi che aveva iniziato ad abituarcisi.

Enrico si era svegliato all’alba, madido di sudore e incatenato alla tristezza: da quando suo fratello Tommaso era morto in mare, molti anni prima, lui non era più stato lo stesso.

Facendo attenzione a non svegliare Lisa che dormiva al suo fianco, si era alzato barcollando nell’oscurità.

Aveva sorpassato la libreria del soggiorno, piena di volumi intonsi e di soprammobili costosi e aveva preso al volo penne, matite e il fascicolo del caso a cui stava lavorando.

In poco meno di mezz’ora il tavolo della cucina era diventato un’isola rettangolare di disordine nella pulizia impeccabile della stanza.

Concentrarsi sul lavoro lo aveva distratto dai ricordi dolorosi di suo fratello e dal pensiero di suo figlio.

Ad un certo punto gli era venuta fame, aveva preso la dispensa e si era messo a sgranocchiare i cereali dei bambini.


“Colazione sana, stamattina?”

Era così preso dalle sue carte da non essersi accorto che erano già le sette e che, in due ore, aveva fatto fuori mezza scatola di corn flakes.

La giornata di Lisa iniziava sempre con un sorriso ma, di quei tempi, nessuno in casa era troppo sereno.

Si era avvicinata con disinvoltura ai cestini della raccolta differenziata, dove smaltire la siringa usata e il batuffolo di cotone pregno di disinfettante che teneva in mano.

Quel particolare e la scia di alcol che aveva lasciato dietro avevano serrato in una morsa lo stomaco di Enrico.

“Ci starebbe bene una bella tazza di latte!”

Lisa aveva continuato con quel suo tono giocoso additando i cereali ma suo marito non era in vena per risponderle a tono.

La donna si era allontanata ed era tornata, poco dopo, con un vassoio su cu teneva in equilibrio tazze e piattini. Le aveva appoggiate con cura sul tavolo.

“Resti in piedi?”

Le aveva chiesto Enrico con un’indifferenza che mostrava che per lui poteva fare come voleva, tanto era uguale. Il sorriso che lei gli rivolse lo fece sentire così stupido che gli montò la rabbia.

“Di che caso ti stai occupando?”

“Di un ex modella sfigurata dopo un intervento di chirurgia estetica. Come suo avvocato voglio presentare un’istanza per accelerare i tempi del processo penale…”

Un sorriso malinconico si era dipinto sul viso di Lisa. Lei era un’avvocatessa brava, preparata e sensibile e spesso si era rivelata un’ottima collaboratrice per lo studio Vinci. Peccato che la famiglia adesso assorbisse tutte le sue energie!

“Senti avvocato Marcelli perché non te ne occupi tu?”

“Di cosa?”

Aveva chiesto con l’espressione di chi cade dalle nuvole.

“Di questo caso. Siamo soci, giusto? Invertiamo i ruoli per questa settimana: tu vai in ufficio e io resto a casa!”

Era seguito un periodo di silenzio e poi Enrico aveva visto le labbra di sua moglie distendersi in una smorfietta che adorava.

“Perché sorridi?”

“Non avrei mai pensato che un giorno l’irreprensibile Enrico Vinci finisse a fare il mammo! La tua filosofia di un tempo era: soltanto i deficienti si sposano e mettono al mondo dei figli. I figli sono delle seccature: fanno le recite, li devi sfamare…Si ammalano!”

L’ultima parola era stata come toccare un nervo scoperto ed entrambi erano tornati seri. Enrico aveva tossicchiato per schiarirsi la voce e dissimulare il suo disagio.

“Come sta stamattina?”

“Tuo figlio? Quello a cui ho dovuto dare il buongiorno con l’ennesima puntura? Che tra prelievi e iniezioni ha le braccia e le natiche ridotte ad un colabrodo? Che è così sfinito da tutta questa situazione che si è riaddormentato quasi subito?”

“Lisa ti prego, basta!”

“Sapresti che Romeo ha bisogno anche di te se soltanto facessi lo sforzo di passare un po' di tempo insieme a lui!”


Romeo, Antonio e Giuseppe sono i suoi cuccioli d’uomo e vorrebbe dar loro solo le cose migliori, invece finisce per fare errori su errori .

In quel momento Antonio era arrivato in cucina quatto quatto, sfregandosi gli occhietti ancora assonnati.

“Dormito bene, amore?”

“Ho fatto un brutto sogno. C’era un mostro gigantesco e si portava via Romeo!”

Enrico lo aveva lasciato sedere sulle sue gambe per coccolarselo un po'. Dopo il dolore dei primi giorni, la cosa più bella dopo l’operazione a cui lo avevano sottoposto erano quelle razioni di coccole extra che i genitori non gli lesinavano.

“Nessun mostro, nemmeno uno piccolo così, ce lo porterà via!”

Intanto era arrivato anche Giuseppe che era andato di filata all’altro capo del tavolo e, dopo aver tirato indietro una sedia con troppa foga, vi si era seduto con le braccia incrociate e gli occhi socchiusi in due fessure minacciose.

Era il suo modo di sfidarli.

Lisa gli aveva avvicinato una tazza di latte ma il bambino l’aveva ignorata.

“Io non faccio colazione!”

“Fai lo sciopero della fame?”

Lo aveva preso in giro Antonio. I genitori però non avevano per nulla voglia di scherzare.

“Giovanotto sei ancora in punizione!”

Il piccolo aveva sbuffato e si era andato a chiudere in camera sua.

“Ci pensi tu a farlo uscire da lì e ad accompagnare lui ed Antonio a scuola? Io vado a prepararmi per la mia giornata in ufficio…Buona fortuna amore!”

Lisa aveva fatto l’occhiolino e salutato Enrico con un bacio a fior di labbra.

Faceva bene sua moglie ad augurargli buona fortuna! La giornata si preannunciava decisamente impegnativa e molto, molto lunga.

   
 
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