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Autore: taisa    10/07/2019    2 recensioni
Bulma ha le potenzialità per realizzare tutti i suoi sogni, ma può riuscirci mantenendo un segreto chiamato Vegeta?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I conti tornano

Tights ogni tanto si ricordava che aveva ancora le chiavi della casa dei suoi genitori e, ancor più raramente, le veniva in mente di portarle quando andava a far loro visita.
Entrando rischiò quasi d'inciampare su una borsa posta subito accanto all'ingresso. La sacca era di sua sorella, la riconobbe perché Bulma era solita utilizzarla quando veniva a stare la notte a casa sua. Tuttavia non mancò di notare che non era stata chiusa con il lucchetto com'era solita fare la sorellina. Il gancio aveva una combinazione numerica che conosceva solo la proprietaria, ed era quindi rimasto appeso alla zip senza sfruttare il suo potenziale.
Qualcun altro doveva aver appoggiato la borsa sotto il mobiletto adiacente all'uscio e la giovane ipotizzò fosse opera della mamma.
“Ciao a tutti” esordì entrando in cucina. Mentre i suoi genitori sollevarono lo sguardo per salutarla, dandole un caloroso benvenuto, lei ebbe il tempo di guardarsi attorno e studiare la situazione.
In un angolo della stanza erano stati stipati pannolini per la prima infanzia, assieme ad un intero kit dedito alla cura di un neonato poggiato su un piccolo tavolino non molto distante.
Suo padre era seduto attorno al tavolo principale della sala, alle prese con alcuni documenti che stava studiando e che occupavano metà della superficie sulla quale l'uomo era appoggiato. Li aveva divisi in diversi blocchetti, consultandoli a turno per poi scrivere alcune annotazioni su un taccuino.
Accanto a lui e ai suoi pezzi di carta, era adagiato un vassoio imbandito con posate, bicchiere e bottiglia d'acqua. Il piatto che vi era posato al suo interno era ancora vuoto. La madre era impegnata ai fornelli a cucinare la pietanza che era destinato alla ciotola.
Tights lo fissò per un istante in più, sapendo con certezza dove il portavivande fosse diretto. Bulma era ancora chiusa in camera sua dopotutto e se in buona parte era dovuto alle sue attuali condizioni fisiche, gran parte non lo era.
Si accomodò sulla sedia accanto a quella di suo padre ed osservò la documentazione. Erano perlopiù estratti conti, tasse, pagamenti e fatture ottenute dai clienti. “Ah, papà, ti ho portato questo” gli disse afferrando la borsetta che teneva ancora sulla spalla e che si adagiò sulle ginocchia. Immerse le mani al suo interno per alcuni istanti e ne estrasse un foglio mettendolo davanti al padre.
Brief lo consultò “Ti ho fatto il bonifico che mi hai chiesto. Spero che basti perché non ho molto altro” lo informò la figlia “Oh! Ti ringrazio cara, con questi dovremmo quasi esserci” mormorò lui scrivendo un appunto sul blocchetto e mettendo il documento appena acquisito assieme a quelli della categoria corrispondente sul tavolo.
“Io e il papà te li ridaremo appena ne avremo la possibilità” la rassicurò Panchy, girando con un mestolo il pranzo che bolliva nella pentola. “Lo so, tranquilla mamma” poi si rivolse ancora al padre, “Quanto vi manca per pagare la prima rata?”.
L'uomo fece un po' di conteggi, come la figlia minore per lui la matematica non aveva segreti e gli bastarono pochi secondi per far quadrare i conti. “Più o meno duecentocinquanta” concluse, grattandosi il mento.
Panchy si voltò ad osservare la figlia “La scadenza è tra una settimana, dovremmo riuscire a trovarli” poi si rivolse al marito “Vero caro?” Brief annuì. “Sì, un paio di clienti hanno degli arretrati da pagare e la prima retta dovrebbe essere pronta” asserì fiducioso.
Tights sospirò “E questa è solo la prima... quando bisogna pagare la prossima?” s'informò. Suo padre le passo il foglio che l'università aveva mandato insieme alla lettera di accettazione. La giovane lo consultò ed emise un fischio quando si accorse dei prezzi riportati “Accidenti! Sapevo che era costosa, ma non mi aspettavo così tanto!” esclamò scioccata “Come hai fatto a pagarla quando l'hai frequentata tu, papà?” “Ho lavorato mentre studiavo, ma hanno anche aumentato i costi in questi anni” le riferì Brief.
“Mh, certo che quella borsa di studio sarebbe tornata utile” commentò amareggiata Tights, “È inutile disperarsi per questo, tesoro. Nessuno può farci più nulla ormai” sancì la madre in un tono che voleva essere rassicurante.
La figlia la guardò “E la moto? Non siete riusciti a venderla?” chiese, non le era certo sfuggita la motocicletta ancora parcheggiata in giardino che aveva intravisto dal cancello mentre stava entrando. “Avevamo un compratore, ma tua sorella non se l'è sentita” rispose Brief. Tights inarcò un sopracciglio “Perché no?”.
Ufficialmente Bulma era la proprietaria del veicolo ed essendo ora maggiorenne era lei che doveva apporre la firma sul contratto di vendita. Tuttavia tra un trambusto e l'altro era diventato assai complicato riuscire a liberarsene. Sapeva che la sua famiglia aveva bisogno di soldi ed era ben disposta a venderla, ma questo era prima.
“Abbi pazienza cara, era la moto di Vegeta. Tua sorella non ha ancora superato quello che è successo” le ricordò Panchy. La figlia si limitò ad uno sguardo rattristato accompagnato da un sussurrato “Già”.
Ci fu un attimo di silenzio.
“A proposito, come sta Bulma?” s'informò Tights. La madre scosse il capo “Non troppo bene purtroppo” “Sono sicuro che si riprenderà presto. La nostra Bulma è più forte di quello che sembra” aggiunse Brief cercando di essere rassicurante per tutti e tre. Madre e figlia annuirono in comune accordo.
Panchy tornò ai fornelli “Piuttosto Tights, perché non mi aiuti a portarle da mangiare visto che sei qui” le disse.

***

Da qualche parte nella stanza buia, Bulma udì il suo telefono vibrare. Ipotizzò che fosse un messaggio da parte di uno dei suoi amici, alla quale si era aggiunto Goku. Ne aveva ricevuti parecchi da quando era successo, ma non li aveva neanche letti.
Voleva bene ad ognuno di loro, soprattutto dopo che li aveva uditi urlare sotto la sua finestra alcune settimane fa. Tuttavia non aveva voglia di vederli.
Preferiva restare sdraiata sul suo letto incurante del dolore alla schiena o al resto del suo pesante corpo.
E nonostante ogni muscolo fosse dolente, la sua sofferenza fisica non era nulla in confronto con quello che la stava lacerando dentro. Ogni volta che ci pensava il mondo tornava a crollarle sotto i piedi.
La porta della sua camera si aprì, ma la ragazza non si voltò per controllare chi fosse. I suoi occhi si scostarono sull'orologio sopra il comò per un secondo, prima di tornare a fissare il vuoto. Era da poco passato mezzogiorno.
“Come ti senti cara?” bisbigliò Panchy entrando nella stanza con il vassoio tra le mani. La figlia non le rispose e la donna la guardò per un attimo, sdraiata su un fianco e coperta da un leggero lenzuolo.
La madre si avvicinò, poggiò la vettovaglia sulla scrivania e si sedette sul materasso accanto alla ragazza. La figlia maggiore la seguì a ruota, adagiando una bottiglia d'acqua e una seconda portata sul tavolo accanto al vassoio. Tights si adagiò al banco di legno ed osservò in silenzio la scena.
Panchy cercò di sbirciare oltre la spalla della giovane per cercare il suo sguardo “Tesoro, vuoi mangiare qualcosa?” “Non ho fame” farfugliò la ragazzina. Sua madre le scostò una ciocca di capelli dalla fronte “Lo so che non hai fame, ma ne abbiamo discusso anche l'altro giorno, digiunare non fa bene al bambino” le rammentò.
Bulma se ne rendeva perfettamente conto, questo discorso l'aveva già sentito diverse volte. Trunks aveva bisogno di nutrimento e l'unico modo in cui poteva ottenerlo era tramite sua madre.
L'espressione della giovane si contrasse in una smorfia di dolore. A Panchy non sfuggì, “Va tutto bene cara?” le domandò con delicatezza. Bulma scosse il capo “No... fa male” confessò.
La madre la studiò per un istante, scostò il lenzuolo e si accorse che lei aveva entrambe le mani premute nel punto più basso del pancione. Ci ragionò su.
“Ti ha fatto male altre volte?” le chiese con tutta calma, Bulma affermò di nuovo con un gesto del capo, “Ricordi quanto tempo è passato dall'ultima volta che ti ha fatto male?” “Non lo so” “Pensaci tesoro, è importante”.
Bulma tornò a guardare l'orologio “Non ricordo, mezz'ora, forse” rispose restando sul vago.
Tights si ritrovò ad incrociare lo sguardo con quello di sua madre “Tesoro” le disse lei “Ti dispiace andare giù e dire al papà di tirare fuori la macchina e di tenersi pronto?”. Sgranò gli occhi quando comprese quello che le stava dicendo “Vado” esclamò avviandosi verso la porta della stanza.
Non aveva fatto che un solo passo oltre la soglia, “Tights” la richiamò la donna “Fai in modo che non si dimentichi la borsa all'ingresso” puntualizzò. La figlia annuì e sparì nel corridoio.
Panchy tornò verso la minore “Cara, credo sia una buona idea se cominci ad alzarti” disse poggiandole una mano sotto il gomito per aiutarla a mettersi seduta. “Perché? Che succede?” le chiese la giovane un po' frastornata.
Ancora una volta la madre le scostò una ciocca di capelli, “Non è nulla di grave, cara. Il tuo Trunks sta arrivando” la informò.
Il cervello di Bulma era in uno stato apatico da molto tempo ed impiegò un attimo prima di registrare l'informazione che le era stata fornita, “Cosa?!” esclamò quando tornò ad essere cosciente.
Un fremito di paura s'impossessò di lei. L'idea la terrorizzò a tal punto da percuoterla visibilmente. No! Non voleva che ciò accadesse, non voleva che un bambino sgusciasse fuori dalle sue intimità. Non era pronta e non lo voleva, nonostante avesse atteso nove mesi proprio per questo.
Avrebbe preferito serrare le gambe e fare in modo che ciò non accadesse mai!
“No! Mamma, non voglio” mormorò al limite dell'isteria.
Panchy le strinse le spalle “Non hai molta scelta, cara. Tra qualche ora diventerai mamma anche tu”.


CONTINUA…

  
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