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Autore: TheBrainStealer    12/07/2019    0 recensioni
Hekseville, mattino.
Le due guardiane della città si svegliano e vanno a fare il loro solito giro di perlustrazione quando improvvisamente si verificano una serie di eventi che costringeranno Syd a dir loro la verità: Hekseville e Jirga Para Lao sono minacciate da un terribile individuo.
i tre per la prima volta devono affrontare una minaccia introvabile nascosta nella popolazione.
tra delitti e eventi terribili, la caccia a Diva inizia....
ATTENZIONE: SPOILER.
SE NON AVETE ANCORA GIOCATO (O GUARDATO I GAME-PLAY) AI DUE TITOLI POTRESTE NON CAPIRE ALCUNI ELEMENTI DEL GIOCO OPPURE RICEVERE DEGLI SPOILER.
Questa è la mia prima fan-fiction e ho deciso di scriverla su uno dei giochi a parer mio più belli.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 4
PARTE PRIMA: OLTRE LE NUVOLE
Città di Eto, mattino.
Bianco…
Questo sarebbe stato l’unico colore che avrebbe potuto vedere un eventuale straniero se si fosse trovato per assurdo all’interno della città di Eto, l’incredibile luogo posto in cima al pilastro del mondo.
Del resto, questa ha sempre dato una visione incredibile di sé: un gigantesco centro abitato dove le case dei cittadini erano poste all’interno di colossali pinacoli di pietra innevati, mentre sopra a tutto e a tutti dominava il grande palazzo reale che sembrava fatto di cristallo.
Erano accadute molte cose durante gli ultimi anni, ma quel luogo riusciva ancora a donare una visione magnifica.
Tanto magnifica quanto inutile, anche perché arrivare in quello strano agglomerato urbano era praticamente impossibile: la città era in cima al pilastro del mondo e per arrivarci bisognava avere il fegato, oltre che per volare ad un’altitudine mostruosa, di riuscire ad attraversare alcune piccole e strane tempeste gravitazionali poste ad anello intorno alla gigantesca colonna di pietra.
Un’impresa impossibile per chiunque…almeno così viene da pensare.
Infatti, anche gli abitanti della stessa città pensavano che nessuno potesse arrivare dove stavano loro, ma negli ultimi anni si erano presentate davanti a loro le prove viventi che perfino un’impresa ritenuta impossibile come quella era possibile.
Kat e Raven avevano dimostrato a Eto che niente era davvero irraggiungibile…
E lo avevano dimostrato anche a colui che allora aveva il dominio politico della città per poi porre fine al suo regno, senza che nessuno si preoccupasse di dove fosse finito una volta scomparso.
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La figura di muoveva sotto le coperte polverose, in balia di quello che doveva sicuramente essere un sogno non molto piacevole.
Il piccolo corpo continuava ad agitarsi, emettendo dei sussulti che sarebbero stati udibili solo se ci si fosse avvicinati a qualche centimetro dal suo volto.
Egli sognava: sognava il passato e il presente che si scontravano tra loro e, proprio da tale scontro, nasceva un senso di angoscia e di ingiustizia così forte da invadere tutti i tessuti del suo corpo, facendolo irrigidire di tanto in tanto.
<< il mio sogno…i miei scopi…i miei… >>
Sussurrava strane parole nel sonno, ma quando l’incubo prese il sopravvento la paura lo fece svegliare in un sussulto.
Aperti gli occhi, si fermò due secondi a riflettere in modo da riprendersi da quello che era stato un sogno decisamente sgradevole.
La sua mente iniziò a funzionare e a riflettere nuovamente in maniera normale.
“stavo solo sognando”
Si prese un paio di minuti: era ancora stanco e, tristemente consapevole di dove si trovava, non si preoccupava di spendere due minuti in più o in meno: la dentro di tempo ne aveva da vendere.
Quando finalmente si tolse le coperte logore di dosso si mise a sedere sulla propria branda per poi guardare la stanza nella quale si trovava.
Lo sgabello in metallo arrugginito, il tavolino di legno marcio, la macchia di muffa sul soffitto e la crepa nel muro.
Egli vide e studiò ancora una volta tutti i dettagli che potevano essere offerti dalla cella dove era stato costretto a vivere, tutti illuminati dalla luce del sole che entrava timidamente a capofitto nella stanza attraverso la piccola finestra inferriata posta quasi in cima alla parete.
Lo faceva tutti i giorni: si svegliava, si metteva seduto sul proprio lettino e si metteva ad osservare tutto ciò che lo circondava nella speranza di trovare un giorno un qualche nuovo dettagli che avrebbe animato la sua giornata piena di noia e attese.
“un altro giorno da passare in questo schifo di posto”, pensò.
Era disgustato all’idea che un tempo viveva nel grande palazzo di corte ad occuparsi delle faccende da re mentre adesso era costretto a passare il suo tempo in una cella logora nel carcere di massima sicurezza di Eto.
Il suo tempo…il suo preziosissimo tempo.
Gli avevano tolto tutto: la sua carica politica, la sua residenza, il suo potere e il suo tempo.
L’unica cosa che gli era rimasta era il suo nome: Cai
Il re bambino era caduto…
E adesso, dopo più di due anni di prigionia, eccolo lì che ancora cerca di abituarsi ad una vita alla quale non sarà mai in grado di accettare.
Infatti, come molti ragazzini fanno, il piccolo tredicenne faceva di tutto per mantenere vivi i suoi ricordi: la vita di corte, i colloqui coi cittadini che si presentavano all’interno di questa per spiegare la loro situazione e i loro problemi e i risvegli nel letto del palazzo reale, subito dopo i quali i maggiordomi gli preparavano la colazione e lo svagavano nell’attesa che fosse stata raggiunta l’ora in cui si doveva sbrigare le faccende da re.
Per lui quei ricordi erano importanti, importanti quanto essenziali dal momento che cercava di mantenerli in vita in modo tale da poterci vivere lui stessi all’interno di questi, in modo tale da riuscire anche minimamente a fuggire dalla triste realtà che lo circondava.
Ma, come è ben risaputo, vivere nei ricordi non aiuta molto a vivere il presente.
Tantomeno ad affrontarlo.
Infatti, da quando era stato rinchiuso la dentro, la mente del giovane iniziò a plasmarsi: man mano che il tempo passava egli rimuginava su tutto quello che gli era accaduto nel breve periodo che aveva preceduto la sua cattura.
Ancora non riusciva a concepirlo: due ragazze provenienti da un livello più basso del mondo conosciuto erano arrivate lì per innescare una serie di eventi che avevano portato il suo regno alla rovina.
Com’era possibile?
Sapeva bene cos’era successo: cento anni dopo che il cancelliere Xicero aveva scagliato giù dalla cima del pilastro la giovane Alua a causa della sua debolezza, quest’ultima e la sua controparte dai capelli corvini avevano sentito il richiamo della propria città natale. Una volta arrivate colei che si faceva chiamare Kat scoprì, oltre il suo vero nome, che un tempo era regina di Eto. Subito dopo le avevano cancellato la memoria per evitare che causasse guai alla corte di Cai. Tuttavia, qualcosa era andato storto: per puro caso era riuscita ad evitare le guardie che proteggevano la cella di Raven, la quale in qualche modo aveva fatto tornare la memoria a breve termine alla signorina.
Da lì le cose per il re bambino iniziarono ad andare veramente male. Non voleva che la ragazza creasse problemi, anche perché, secondo lui, ne aveva causati già abbastanza cento anni prima quando voleva accogliere gli abitanti del mondo sottostante per salvarli dalla tempesta gravitazionale che avrebbe inghiottito per sempre le loro civiltà in qualche centinaio di anni, per poi arrivare anche a Eto entro la fine dello stesso millennio.
A Cai questo non andava affatto bene: non voleva mescolarsi con quegli esseri inferiori e nemmeno ospitarli nella sua preziosissima città.
Per questo aveva imprigionato il suo corpo nel palazzo e aveva imprigionato la sua mente togliendole la memoria: non voleva che la storia di cento anni prima si ripetesse.
Tuttavia, malgrado i suoi sforzi, non era riuscito a trattenerla, anche perché il cancelliere Xicero, a causa dei suoi sensi di colpa nei confronti della ragazza, stava pianificando insieme ad un altro individuo mascherato un piano per spodestare il re e far tornare al governo Alua.
Questa era una delle cose che faceva arrabbiare il giovane e, anni dopo, ancora si infuriava al solo pensiero del tradimento del grande cancelliere.
“ho fatto bene ad uccidere quel maledetto traditore” pensava ogni volta.
Fu allora che qualcosa irruppe nella mente di Cai: rabbia. La stessa rabbia che lo fece impazzire a tal punto che quando scoprì che Kat e Raven erano fuggite fece l’impensabile: liberare la potentissima entità imprigionata nel palazzo, chiamata Elektricite, ed allearsi con l’ancora più potente mostruosità chiamata forza distruttiva per distruggere l’intero mondo sottostante a Eto.
Il giovane pensò che se Alua avesse voluto continuare a salvare coloro che vivevano al di sotto di Eto, lui stesso avrebbe distrutto il loro mondo, in modo da non far rimanere nessuno da soccorrere.
Cai sobbalzò al solo ricordo dell’attacco a Hekseville.
L’assalto fù imponente: da sola Electricite era riuscita a distruggere l’intero esercito avversario e aveva persino messo alle strette Raven.
Quando fu sconfitta da entrambe le shifter, la forza distruttiva era arrivata per mettre in ginocchio anche loro due.
La gente era in preda al panico e alla disperazione e gran parte degli edifici era stata rasa al suolo. La sconfitta sembrava impossibile.
Eppure, Cai aveva assistito all’intera scena: le due, anche grazie all’aiuto di Syd, erano riuscite a far riunire i loro guardiani per poi incanalare tutta la loro potenza in Kat, la quale aveva accumulato talmente tanta energia da riuscire a liberarla in un attacco così potente da disintegrare il gigantesco mostro che minacciava di distruggere tutto il creato in un solo colpo.
Lì, il mondo cadde addosso a Cai: i suoi sforzi erano stati inutili e le autorità lo avevano catturato.
Infatti, l’unico motivo per il quale era evaso dal carcere di Hekseville era che non voleva stare sotto la custodia della feccia del mondo…aveva preferito costituirsi a Eto.
Cai ricordava perfettamente il suo arrivo alla prigione: era distrutto per la sconfitta, ma allo stesso tempo era intenzionato a vendicarsi di quello che era successo: l’avrebbe fatta pagare ad Alua a qualsiasi costo.
Cercò quindi di far passare il tempo per far sì che le persone dimenticassero l’accaduto per poi iniziare a controllare dall’interno della sa cella se qualcuno era ancora fedele al vecchio re.
E infatti qualcuno trovò: incredibilmente, alcune delle guardie della prigione erano ancora fedeli e lui e ai suoi ideali sulla purezza delle persone di Eto rispetto agli altri e, proprio da lì, il giovane re caduto aveva iniziato a sfruttare tutto quel tempo a suo vantaggio per ideare un piano di vendetta.
Inviò delle spie alla corte, inviò degli infiltrati nei regni sottostanti e attese.
Un giorno, una delle guardie gli aveva rivelato una scoperta tanto importante quanto bizzarra: Alua era scomparsa.
Il periodo seguente a quella notizia fu l’unico nel quale Cai aveva rischiato di impazzire, anche perché adesso, oltre che la sua vita, il mondo gli aveva portato via anche il suo scopo…e senza scopo era rimasto fino a quando, due anni dopo, qualcuno gli aveva rivelato che Alua era tornata, facendo sì che il malizioso giallo delle iridi del ragazzino tornasse a brillare di speranza.
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Ogni giorno Cai ricostruiva appena sveglio quel corso degli eventi nella sua totale interezza in modo da mantenere costantemente ardente il suo desiderio di vendetta.
e quel giorno non era da meno…
l’ex governatore indossò le ciabatte logore e sporche che la prigione gli aveva messo a disposizione per poi alarsi in piedi.
“speriamo che oggi arrivi come prestabilito” pensò.
Gli si poteva leggere negli occhi un filo d’ansia: era stato abituato fin da piccolo al fatto che tutto doveva andare secondo le sue volontà e che tutti dovessero seguire un determinato programma e quell’abitudine viveva ancora dentro di lui.
Mancava ancora un po’ all’ora della veglia dei detenuti ma lui non poteva farci niente anche perché ogni mattina, per qualche strano motivo anche a lui sconosciuto, si alzava sempre almeno un ora prima dell’inizio del controllo mattutino da parte delle guardie.
Accadeva ogni giorno, ma in quella giornata si era alzato molto presto per un buon motivo…
 “ma quando arriva?” continuava a pensare in modo ossessivo.
Non fece in tempo a finire quel pensiero che sentì un rumore metallico provenire dall’entrata principale del reparto di massima sicurezza dove lui e gli altri detenuti erano tenuti.
Si mise dietro le sbarre, cecando di capire con attenzione chi fosse il tizio che stesse entrando per dare finalmente il via alla ronda mattutina.
“eccolo! finalmente”
Vide la persona che stava cercando: una guardia del carcere che sarà stata almeno alta un metro e novanta che indossava una veste bianca ornata con motivi blu.
L’uomo, il quale avrà avuto si e no una cinquantina d’anni (almeno l’aspetto diceva così, anche se in realtà poteva averne parecchie centinaia in proporzione alla vita media di una persona proveniente da Hekseville) era davvero possente, e la combinazione dei suoi occhi color ghiaccio e la folta barba scura ma allo stesso tempo ben tenuta incuteva a chiunque lo guardasse un profondo rispetto.
Infatti, appena questo si avvicinava alle celle dei vari detenuti per effettuare i controlli mattutini, questi si allontanavano prontamente dalle sbarre e non osavano muovere neanche un muscolo anche quando l’uomo entrava nella cella stessa per perquisirli: quel tipo si era decisamente fatto un nome.
Cai si ricordò che la sua stanza sarebbe stata l’ultima nella lista, perciò si mise a sedere e attese pazientemente.
Malgrado la guardia carceraria aveva una stazza enorme e incuteva terrore nei confronti di tutti, quando arrivò alla stanza del giovane qualcosa nel suo volto cambiò: gli occhi non mostravano più rabbia e la ua postura smise di essere rigida.
Piuttosto, si limitò ad inchinarsi e a sussurrare le sue prime parole di quella mattinata.
<< buongiorno sire >>
<< buongiorno Al >>
Al era una guardia carceraria che fin dal primo giorno aveva preso in simpatia quel piccolo detenuto. Egli era devoto a quello che considerava l’unico vero re che era degno di governare tutta Eto, oltre che a proteggere la sua purezza.
E con “proteggere la sua purezza” si intendeva evitare a tutti i costi la mescolanza con altre civiltà, ritenute inferiori a priori.
I suoi ideali coincidevano esattamente con quelli del piccolo re caduto che in quel momento lo stava guardando al di là delle sbarre in acciaio che lo separavano da lui.
Questo lo portò a parlare con l’altro fin dai primi giorni in cui era stato portato in cella a marcire, facendo si che la sua fedeltà nei suoi confronti crescesse ancora di quanto non lo era già prima, a tal punto da allearsi segretamente con lui ed eseguire qualsiasi ordine gli fosse partito da parte del ragazzino, il quale grazie a lui si sentiva in piccola parte di nuovo un re.
Ci fu un attimo di pausa nel quale Al si guardò intorno per assicurarsi che nessun detenuto (o peggio, qualche collega) fosse nei paraggi ad origliare.
Finalmente Cai riprese a parlare.
<< mi fa piacere vederti Al. Dimmi…come stanno andando le cose alla corte? >>
<< non bene mio re: l’attuale governatore di Eto sta cercando di porre rimedio alle “atrocità” che lei ha commesso e intende iniziare a contattare per poi aprire delle rotte commerciali con Hekseville e Jirga Para Lhao >>
<< questo è inaccettabile! Come può pensare di far mescolare le persone della nostra amata città con la feccia composta da quegli esseri inferiori? Eto è perfetta così com’è adesso e non ha certo bisogno di mettersi in contatto con altri, soprattutto adesso che la tempesta gravitazionale che minacciava anche le città sottostanti alla nostra è stata fermata…che accidenti vogliono adesso? E perché si sente tanto il bisogno di mettersi in contatto con quelle larve? >>
<< feccia…larve…non poteva utilizzare termini migliori. Le assicuro che farò tutto quello che dice per fare in modo che il suo sogno si realizzi >>
<< grazie Al…sei un buon servitore. Ti assicuro che quando tutto sarà finito verrai ricompensato a dovere >>
<< per me è già una ricompensa la possibilità di servirla, vostra maestà >>
<< a proposito, come stanno andando le cose…laggiù >>
<< ho delle buone notizie e una cattiva >>
<< dimmi prima le buone >>
<< molto bene: i nostri agenti hanno ispezionato tutti i quartieri di Hekseville e Jirga Para Lhao e, a quanto sembra, la gente ha buttato alle proprie spalle quello che è successo due anni fa quando ha cercato di cancellare loro e le loro città dall’esistenza, anche se però alcuni segni nella loro economia e nelle loro strutture sono ancora visibili a causa dei danni inflitti alla popolazione. In conclusione, in questo momento nessuno di loro si aspetterebbe niente >>
<< ottimo…davvero ottimo… >>
<< c’è dell’altro…i nostri infiltrati nella polizia sono riusciti a procurarsi dei dati molto sensibili in entrambi i paesi >>
<< e quindi? >>
<< è stato trovato un elemento in comune tra le due polizie di stato: le città sono attualmente colpite da una sorta di flagello >>
<< come sarebbe? >>
<< stanno morendo molte persone sia a Hekseville che a Jirga Para Lhao e ogni settimana spariscono delle persone che spesso vengono ritrovate morte, a volte anche molto dopo il decesso >>
<< pazzesco! Conosciamo la causa di questi eventi? >>
<< no sire, abbiamo trovato soltanto la lista dei deceduti, me l’ha consegnata uno dei nostri agenti sotto copertura in persona >>
<< fammi vedere >>
<< certamente >>
<< vediamo un po’…qualche imprenditore di Lei Colmosna…il figlio di un ricchissimo signore di Lei Havina…qualche barbone indebitato con gente losca..aspetta un attimo…il direttore delle forze di polizia di Hekseville!? >>
<< si sire… >>
<< l’elenco continua. Ci sarebbero ancora tantissimi nomi…ma quanta gente è stata uccisa?! In ogni caso terrò questo elenco nascosto nella mia cella, magari trovo ancora qualcosa di interessante. Comunque, questo è decisamente un punto a nostro favore. Tuttavia…hai detto che c’era una cattiva notizia? >>
<< si mio re >>
<< ovvero? >>
Al ebbe un attimo di esitazione: non gli piaceva dare una brutta notizia a Cai, soprattutto una come questa.
<< uno dei nostri agenti…non è rientrato >>
<< cosa? >>
<< proprio così sire. Harald è scomparso >>
Lo sguardo del giovane si incupì, iniziando ad esprimere un nervosismo tale che se fosse ancora stato re, tutti i suoi servitori si sarebbero allontanati a distanza di sicurezza.
<< spiegati meglio… >>
<< l’ultimo gruppo di agenti in incognito che abbiamo mandato, oltre che a comunicarci la situazione generale dei nostri obbiettivi, ha riferito che il loro collega è scomparso. Lo hanno cercato in lungo e in largo ma ancora non sono riusciti a trovarlo. >>
<< questo è inaccettabile! Com’è possibile che uno dei nostri agenti sia scomparso?! Scommetto che è stata una di quelle due maledette…magari con l’aiuto di quel buffone >>
<< non saprei sire. Il gruppo ha affermato che Alua e la sua controparte non sono mai riuscite a rivelarli…il che non mi sorprenderebbe dal momento che sono tutti ben addestrati: sono stati scelti in modo molto accurato. In ogni caso attendono suoi ordini…vuole cheli facciamo rientrare? >>
<< no…aspettiamo un altro po’ e poi agiamo come abbiamo pianificato. Sei riuscito a trovare altri seguaci? >>
<< si mio re. Anche se non è facile trovare i suoi fedeli a cause delle leggi imposta dal nuovo re di Eto che hanno reso illegale la vostra politica di un tempo, molti le sono rimasti fedeli proprio come lo sono io >>
<< quanti sono? >>
<< molti sire. Almeno duecento, e ogni giorno le nostre sette nascoste per tutta la città ricevono nuovi membri >>
<< ottimo. Continua a cercare Al. Presto avremo tutto il necessario per attuare il nostro piano e allora niente e nessuno potrà fermarci >>
<< ne sono sicuro...ora mi perdoni, ma devo andare. Se qualcuno ci vedesse parlare così a lungo potremmo passare entrambi guai seri maestà >>
<< nessun problema, ci aggiorneremo sulla situazione la prossima settimana, durante il tuo prossimo turno di ronda. Io intanto leggerò la lista dei deceduti a Hekseville e Jirga Para Lhao a causa dello strano flagello che le ha colpite >>
<< bene…arrivederci mio re >>
La guardia si incamminò lungo il corridoio mentre Cai pensava a quanto fosse stimolante il fatto che ancora qualcuno lo chiamasse sire o maestà.
Gli piaceva l’idea di spodestare questo nuovo re: il suo eccessivo buonismo e debolezza avrebbe potuto mettere a repentaglio il futuro di questa grandiosa città
Si sedette sullo sgabello, il quale gli rispose con un sonoro cigolio simile ad un lamento, per poi guardare fuori, fantasticando su come sarebbero cambiate le cose da lì a poco.
 
PARTE SECONDA: SCOMPARSA
Jirga Para Lhao, quartiere di Lei Havina, notte fonda.
La squadra di polizia aveva appena concluso quel colpo incredibile e molti erano già pronti a festeggiare, fino a quando l’assassino non si era fatto sentire attraverso la radio della polizia.
Erano tutti sorpresi, soprattutto Syd: sapeva che c’era la possibilità che qualcosa andasse storto ma non credeva che potesse accadere qualcosa di simile, forse perché nella sua mente oramai esausta era riuscita ad infiltrarsi un esile quantità di speranza dovuta alla sua situazione mentale che oramai si stava avvicinando sempre di più al totale esaurimento nervoso.
<< portatelo via…molto probabilmente potremo scoprire qualcosa da lui…sperando che non muoia subito >>
<< in che senso capo? >>
Syd si ricordò che lui, Kat, Raven e il suo compare delle forze di polizia utilizzavano un canale privato, e quindi nessuno a parte loro quattro avevano sentito il messaggio di quella mostruosità.
<< niente, lascia perdere…piuttosto portate quell’uomo il più velocemente alla centrale e iniziate ad interrogarlo immediatamente >>
<< subito signore! >>
una città composta soltanto da noi Diva…”
“se davvero riesce a far eseguire qualsiasi ordine a chiunque lui voglia attraverso ricatti ben piazzati allora siamo veramente tutti in balia di questa persona…due interi corpi di polizia in balia di un singolo essere umano…”
L’uomo era davvero esasperato, ma allo stesso tempo era uno dei pochi che aveva sentito le parole di Diva e doveva quindi comportarsi di conseguenza.
“quel bastardo ci ha ingannato di nuovo. È sempre due passi avanti a noi…com’è possibile? In ogni caso devo controllare la situazione: il fatto che Diva si sia fatto sentire, soprattutto sul mio canale privato, non mi piace affatto. Spero che gli altri stiano tutti bene”
Prese la radio e se la portò con un certo nervosismo vicino all’orecchio.
<< Raven, sono Syd…tu e il mio collega state bene? >>
<< qui Raven. Sì tutto ok >>
<< ottimo, adesso mi metterò in contatto con Kat e vedo come sta. Voi due tenete gli occhi ben aperti >>
<< ok capito >>
Sentire la voce di Raven che affermava che lei e l’altro stavano bene gli dette un lieve sollievo.
Prese un profondo respiro, cercando di tranquillizzarsi allo stesso tempo ammirando l’ambiente di lusso di Lei Havina illuminato dalle lievi luci dei lampioni disposti in modo molto ordinato.
<< Kat, qui Syd. Mi ricevi? >>
Attese per una risposta, ma da parte dell’apparecchio che aveva in mano ottenne solo silenzio.
<< Kat…mi ricevi? >>
Ancora niente.
L’ansia iniziò a scorrere nelle vene dello sfortunato, pervaso della terribile sensazione che la sua ancor più sfortunata amica si fosse cacciata in un guaio molto serio.
“cazzo, sarà meglio avvisare subito l’amica, anche se non sarà facile”
<< Raven, qui Syd >>
<< qui Raven, ti ricevo >>
<< devi venire immediatamente qui >>
<< che succede? >>
<< ti spiego appena arrivi…fa presto >>
<< arrivo >>
Il minuto che seguì fu sufficiente per far arrivare la ragazza dai capelli corvini al cospetto di Syd.
<< Syd, che sta succedendo? >>
<< non lo so ma…Raven… >>
<< Syd, dov’è Kat? Dovevamo riunirci qui subito dopo l’arresto >>
<< Raven…Kat non risponde alla radio, devi subit- >>
<< NO! >>
Non fece in tempo a finire quella frase che la shifter iniziò a brillare di un blu intenso per poi sfrecciare a tutta velocità verso quella che era fino a poco prima la postazione dalla quale Kat osservava gli avvenimenti svolti secondo il piano.
“spero con tutto il cuore che non le sia successo niente…mi farebbe troppo male” pensò Syd.
Voleva bene a Kat come se fosse una figlia e se in quel momento le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, anche perché era stato lui a introdurle tutta questa faccenda dopo un sacco di tempo nel quale le aveva ascosto tutto quanto, in modo tale che non accadessero proprio eventi di questo tipo.
Intanto, Raven era arrivata sulla cima della villetta che era stata decisa come postazione dell’alstra shifter, dove poteva a malapena vedere a causa della quasi completa oscurità che c’era lassù.
Tuttavia, della sua amica non c’era traccia.
Il corpo di Raven venne investito dal panico in modo così violento che in quel momento si sentì come se fosse stata appena investita da un treno a vapore.
Iniziò a guardarsi intorno alla disperata ricerca di qualunque cosa potesse ricondurre alla sua presenza.
<< no…non può essere… >>
Un accenno di lacrime invase i suoi occhi mentre la giovane riprese a volare a destra e a manca sperando di vedere la persona alla quale voleva bene più che a chiunque altro, mentre le sue corde vocali si sforzavano al massimo per chiamare il nome dell’amica.
Syd stava assistendo alla scena e aveva già capito tutto: Kat era scomparsa e ne lui e tantomeno nessun altro avrebbe potuto capire se ci fosse la possibilità di trovarla viva.
Aveva il cuore a pezzi, ma non poteva mollare…doveva essere forte per se e per gli altri, soprattutto, per Raven.
La vedeva girare per tutto il parco, notando che col passare del tempo il luccichio nei suoi occhi aumentava.
“povere Kat e Raven…hanno affrontato gli atti di tirannia di governi ingiusti, hanno affrontato mostruosità che minacciavano di distruggere il mondo e adesso questo. Nessuna ragazza della loro età dovrebbe affrontare queste cose”
Appena fini quel pensiero, vide Raven atterrare a pochi metri da lui con la faccia sconvolta dalla realizzazione diventata sempre più forte durante la sua perlustrazione.
<< Syd! Lei è sparita! Dobbiamo cercarla! Chiama qualcuno! >>
<< Raven, non… >>
<< dobbiamo fare qualcosa! Chiama l’esercito! Yunica e Permet la troveranno! >>
L’uomo inclinò la testa, distrutto da quelle parole e dalla tristezza che le stavano accompagnando.
<< non possiamo chiamare l’esercito. Se questo interviene può farlo solo su larga scala…scoppierebbe il panico in ogni dove >>
<< m-m d-dobbiamo…per favore… >>
<< mi dispiace Raven…dobbiamo sperare di trovarla per conto nostro e sperare che sia possibile >>
Per la prima volta dopo tantissimo tempo, Raven si abbandonò a un pianto disperato, tuffandosi a capofitto tra le braccia di Syd.
L’altro la strinse più forte che poteva, osservando quasi con curiosità una reazione che era molto difficile da avere da parte di Raven. Sicuramente, solo pochissime persone avrebbero potuto affermare con sincerità di averla vista piangere e di vedere tutto il lato umano e sensibile di quella ragazza che si dimostrava un tantino fredda un po’ con tutti, anche se in realtà era solo un’apparenza.
Malgrado ciò, in quel momento Syd era tutto fuori che curioso, stava piuttosto cercando di mantenere la testa sulle spalle ed essere forte anche in quel momento difficile, in modo tale da poter rappresentare anche solo in piccola parte un appiglio di speranza e forza di volontà per la persona che in quel piangeva nel suo abbraccio sporcandogli la divisa con lacrime amare.
Dopo dieci minuti di pianto la radio attaccata alla gamba di Syd squillò.
A malincuore questo provò a calmare l’amica per provare a non farla singhiozzare temporaneamente
<< signore, qui è la centrale. Volevamo comunicarle che la persona che abbiamo arrestato poco fa è deceduta >>
Qualcosa nella mente di Syd scattò: ne aveva avuto abbastanza per quel giorno e al momento era occupato a far tornare la forza di andare avanti alla povera creatura che aveva appena smesso di piangere.
<< capisco…procedete con l’autopsia. Chiudo >> rispose bruscamente.
Guardò gli occhi della shifter: contenevano uno strano contrasto tra l’azzurro intenso delle sue iridi e il rossore dovuto dal pianto.
<< Raven ti prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per ritrovarla…dovessi morire stremato dalla fatica >> le disse lui accarezzandole la guancia.
L’altra non disse niente, limitandosi ad annuire con la testa.
<< torniamo a casa, veglierò io su di te per adesso >> continuò lui.
Raven gli rispose con un sorriso appena accennato: non aveva mai avuto un padre vero e proprio ma se qualcuno si avvicinava di più a quel tipo di figura, questo era sicuramente Syd.
Iniziò a brillare, per poi trasportare sé stessa e l’uomo fino alla casa tubo.
Fortunatamente, solo loro due sapevano cosa fosse accaduto all’altra regina della gravità e sapevano benissimo che se la notizia si fosse sparsa a giro, molte persone non si sarebbero sentite più al sicuro, con o senza la consapevolezza del fatto che un brutale assassino si aggirava per le città.
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PARTE TERZA: NELLA TANA DEL BIANCONIGLIO
Ora: sconosciuta. Ubicazione: sconosciuta.
La città dormiva e tutti i cittadini di Hekseville e Jirga Para Lhao stavano quasi tutti sotto le coperte a godersi le loro meritate ore di sonno dopo le loro giornate faticose. il cielo senza nuvole lasciava notare a coloro che si stavano concedendo una passeggiata notturna l’incommensurabile bellezza del luccichio delle stelle.
Senza dubbio era una delle notti più incantevoli che si fossero mai viste.
Nessuno…proprio nessuno si sarebbe immaginato che proprio sotto i loro piedi, a decine (se non centinaia) di metri di distanza, da qualche parte nei condotti fognari o magari in un magazzino sotterraneo e abbandonato si trovava la regina della gravità che tutti amavano e che, per ironia della sorte, era proprio una di quelle persone che rendeva tranquillo e sereno il riposo di molte persone.
Infatti, in una stanza buia e fredda a causa della profondità, c’erano tre individui, due dei quali legati ben stretti ad una sedia.
Diva era lì, immobile in mezzo alla camera completamente buia, mentre indossava il suo equipaggiamento dotato anche di quello che era un visore notturno molto avanzato.
Stava così fermo che, se qualcuno fosse riuscito per assurdo a trovare quel posto per poi entrarci, lo avrebbe scambiato sicuramente per un manichino.
Era lì…che guardava la persona addormentata che aveva appena sedato per poi portarla proprio dove voleva.
Non era certo la prima volta che rapiva qualcuno, ma mai aveva sequestrato una persona dotata di poteri sovraumani: manipolare la gravità non era certo una cosa che si vedeva tutti i giorni…quella era un’occasione perfetta per studiare più da vicino un essere umano di quella tipologia.
Aveva appena finito di analizzare il gatto che l’accompagnava ovunque lei andasse: aveva già capito da tempo che i poteri della ragazza derivavano da lui ma voleva capire se c’era altro che poteva scoprire.
Si mise quindi davanti a lei, spostando lievemente la sedia con sopra l’altro ostaggio per fornirsi un poco di spazio vitale in più.
L’uomo legato alla sedia emise un lamento ma Diva lo ignorò: in quel momento era davvero occupato… si sarebbe occupato di lui più tardi.
Si avvicinò quindi al volto della giovane.
Aveva già notato lo strano color rosso acceso dei suoi suoi occhi: la colorazione delle iridi delle persone che vivevano a Hekseville e a Jirga Para Lhao erano totalmente differenti rispetto a quella di coloro che vivevano nel posto dal quale proveniva.
Del resto…la terra era differente anche per moltissimi altri aspetti.
Passò le dita coperte dai finissimi guanti speciali neri tra i capelli di Kat: malgrado le potenzialità della ragazza nessuna strana anomalia.
Diva sapeva già tutto di lei, eppure cercava qualcosa anche se di preciso non sapeva cos’altro cercare: stava semplicemente cercando di utilizzare il tempo che aveva a disposizione al meglio che poteva.
Aveva finito di ispezionare il felino e preparato tutto il necessario per l’interrogatorio che avrebbe svolto da lì a poco.
Aveva svolto tutte le sue commissioni in modo talmente impeccabile (come al solito) che quel giorno aveva qualche minuto a disposizione nel quale avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.
Molte persone al posto suo avrebbero fatto qualsiasi cosa: chi avrebbe passato il tempo in qualche modo banale, chi avrebbe sfregiato il corpo della vittima solo per divertimento e chi invece avrebbe privato all’ultima arrivata delle sue vesti, per poi trasformarsi in una bestia per qualche minuto, magari anche dopo il risveglio della poveretta.
Tuttavia, quello non rientrava certo nelle mansioni di Diva. L’assassino riteneva che questa tipologia di attività non sarebbero servite a nulla, e l’idea di fare qualcosa di brutto alla ragazza non lo avrebbe sfiorato in alcun modo, eccetto il caso in cui si sarebbero rivelate utili tecniche di pressione psicologica molto particolari valide per continuare una tortura che avrebbe mirato all’estorsione di informazioni importanti.
Ma Diva non l’aveva portata lì per prendere informazioni…sapeva già tutto.
Era così che pensava e agiva di conseguenza: per Diva non esisteva una scelta giusta o sbagliata. Non esistevano azioni moralmente errate, orrende o buone…la persona che nascondeva il volto dietro a quell’aderente ed inquietante casco agiva semplicemente secondo la logica, una logica che metteva in evidenza ai soggetti più attenti che le azioni che venivano eseguite da quel terrificante individuo erano eseguite da qualcuno che semplicemente non provava alcun tipo di sentimento.
Sarebbe potuto benissimo essere un automa robotico: avrebbe contenuto la stessa quantità di emozioni.
Calcoli, previsioni, piani di azioni e uccisioni perfette…Diva era decisamente un’arma terrificante.
Eppure, ci furono dei secondi nei quali avrebbe giurato di sentire una strana sensazione di calore crescere dentro di lui dopo alcuni minuti che la sua mano stava a contatto con la nuca della ragazza.
Per un istante Diva ebbe un dubbio.
“che cos’è questo?”
Lei era completamente inerme e addormentata e non si sarebbe svegliata nemmeno se lo avesse sentito sparare un colpo con la sua pistola.
Era come stare in compagnia di una statua. Eppure, malgrado non ci fosse nessun tipo di interazione da parte di Kat, questo era il contatto umano più prolungato che il sicario avesse mai avuto negli ultimi due anni.
Non parlava mai con nessuno, non aveva legami con nessuno e non aveva mai sperimentato il contatto fisico prolungato, se non per combattimenti corpo a corpo, assassini e altre azioni orribili.
Difficilmente però, si presentava davanti ai suoi occhi la possibilità di avvicinarsi a qualcuno che non avrebbe dovuto uccidere nel giro di pochi istanti o un altro lasso di tempo, il quale dipendeva da qual era il piano prestabilito.
“è dunque questo il contatto umano?”
Sentì un lamento provenire dalla ragazza: a breve si sarebbe svegliata.
“non ho tempo per queste cose” pensò diva, così si affrettò a prendere una fialetta dal una delle tasche della sua veste da combattimento nella quale stava uno strano liquido.
Mise la boccetta dalla forma ovale molto schiacciata in uno scompartimento speciale del suo vestito.
Premette un pulsante e il liquido si sparse nel suo corpo attraverso le arterie.
Sospirò: adesso poteva rimanere una macchina per un altro lungo periodo.
Guardò quante fossero le ampolle rimaste nella tasca: non ne erano rimaste molte e pensò che aveva fatto bene a diminuire la frequenza di assunzione nel tempo in modo tale da far durare la sua scorta.
Sapeva però che prima o poi questa sarebbe terminata.
Tuttavia, questo non avrebbe cambiato le cose: aveva altre faccende da sbrigare.
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Cambio del punto di vista.
Buio…
Freddo…
Silenzio…
“non vedo niente…è tutto buio…sono morta?”
Kat era immersa in un’oscurità talmente densa da non capire nemmeno se stesse tenendo gli occhi aperti o meno. Inoltre, non riusciva neanche a muoversi.
Richiese un intero minuto affinché la sua memoria iniziasse nuovamente a dare segni di vita.
“Aspetta…il tetto…mi ha presa e…dove sono adesso?”
La ragazza era ancora confusa e la sua testa continuava a darle pensieri sconnessi, mentre il suo naso inspirava un’aria che odorava pesantemente di umidità, muffa e altri fetori terribili che non riusciva a distinguere e neanche a definire.
Iniziò a dimenarsi per provare a liberarsi ma non servì a niente.
“forse se manipolo la gravità” pensò in modo ingenuo.
Provò a canalizzare il suo potere, ma il suo corpo non ne voleva sapere di brillare. Il buio continuava ad avere la meglio su quella stanza.
L’ansia iniziò a farla agitare, oltre che a svegliarla in maniera definitiva.
“aspetta, dov’è Dusty? Spero che non gli sia successo niente”
Da quanto tempo era lì? E soprattutto, dov’era lì?
“devo restare calma, altrimenti non avrò alcuna possibilità”
Aveva già affrontato delle situazioni di pericolo, anche se non riusciva a ricordare l’ultima volta che era stata rapita e imprigionata.
L’ultima volta era stato nel villaggio di Boutoume, ma questo Kat non poteva ricordarlo bene, anche perché la sua amica aveva diviso cancellato il piano esistenziale di Sachya da quello di Zaza e gli altri bambini del villaggio.
Ma adesso aveva questioni più importanti delle quali preoccuparsi.
Era in pensiero per Raven, Syd e il suo amico felino.
<< Dusty…Dusty! >>
Lo chiamava usando un tono non troppo alto, come se inconsciamente avesse paura che qualcuno in quella stanza la stesse osservando attentamente.
E infatti, malgrado non sentiva rumori eccetto il suo respiro, aveva ragione.
I suoi occhi iniziarono a farle male: ci mise alcuni istanti per capire che una piccola luce attaccata al soffitto aveva preso vita per irrompere nell’oscurità e nei suoi occhi che si erano ormai abituati ad essa.
La shifter li chiuse istintivamente per alcuni secondi in modo da abituarsi.
Poi li aprì, pentendosi subito dopo di averlo fatto.
Gridò per lo spavento e per ciò che aveva di fronte.
La prima cosa che vide fu infatti la maschera bianca e inespressiva dell’assassino che l’aveva rapita.
L’uomo (o la donna, per quanto ne poteva sapere) era alto e indossava una strana veste nera piena di tasche strane. Inoltre, sul suo corpo erano agganciati quelli che dovevano essere equipaggiamenti di vario tipo utili a svolgere gli sporchi lavori che svolgeva.
Evidentemente era stato lì ad osservarla per tutto il tempo.
La ragazza inorridì al pensiero che fosse stato vicino a lei anche mentre era incosciente e cacciò degli orribili pensieri dalla sua testa.
Intorno a lei la stanza si era finalmente mostrata: doveva essere una sorta di sgabuzzino nascosto chissà dove, con le pareti piene di macchie di umidità e di muffa che tappezzavano la camera, oltre che a quelle di sangue che riempivano il pavimento.
Questo la spaventava ancora di più, ma adesso non era certo il momento di andare nel panico. Sapeva che avrebbe dovuto fare del suo meglio per non farsi intimorire dal sicario. Doveva trovare Dusty e un modo per fuggire ad ogni costo.
Dopo qualche secondo, il silenzio fu interrotto dalla voce spaventosa proveniente dalla maschera di Diva.
<< il tuo gatto non verrà >>
<< bastardo! Che cosa gli hai fatto >>
<< non gli è stato fatto alcun male, esattamente come a te. In questo momento sta dormendo in una gabbietta a distanza di sicurezza, in modo tale che tu non possa utilizzare in alcun modo i tuoi poteri. In questo momento sei una ragazza come tutte le altre, quindi non farti venire strane idee >>
Kat, che aveva provato a mantenere la calma, smise di riuscire a trattenersi.
<< CHE ACCIDENTI VUOI DA ME?! >>
<< abbassa la voce. Qui nessuno può sentirti e tantomeno può trovarti >>
<< MALEDETTO BASTARDO, HAI UCCISO TUTTE QUELLE PERSONE! SE HAI PROVATO ANCHE SOLO A TOCCARE I MIEI AMICI IO… >>
Cominciò a dimenarsi cercando inutilmente di liberarsi, scuotendo il suo corpo a destra e a sinistra.
Improvvisamente, l’immonda figura al centro della stanza si avvicinò bruscamente alla shifter.
Questa sgranò gli occhi, aveva la maschera di Diva a pochi centimetri dal suo volto e notò che non aveva mai visto quell’abominio così da vicino.
<< sei una persona ingenua Alua, forse non hai capito bene la situazione in cui ti trovi. Quindi direi di cominciare con le dovute presentazioni >>
Lei era pietrificata: come sapeva che il suo vecchio nome era Alua? che altro sapeva?
E cosa intendeva con “presentazioni”?
Diva si spostò di qualche passo indietro per poi rimuovere con uno strattone un telo da una strana figura che ci celava sotto di questo.
Kat non poteva credere ai suoi occhi.
Sotto al telo, c’era un uomo completamente svestito. Gli mancavano almeno quattro dita in tutto ed era pallido per il sangue che aveva perso. Aveva ferite dappertutto e aveva un panno in bocca.
Inoltre, era pieno di vomito addosso: evidentemente le torture che gli erano state procurate erano così dolorose che non era riuscito a trattenersi.
L’unica cosa che aveva intatta era il volto.
Aveva gli occhi chiusi, che fosse morto?
Il sicario prese un coltello dal suo vestito tattico per poi colpire violentemente con la parte del manico la nuca del poveraccio.
<< svegliati >> disse togliendo contemporaneamente il panno dalla sua bocca per concedergli la parola.
L’individuo tossì e emise alcuni lamenti.
<< a..vevi…detto..c-che se parlavo… >>
L’assassino lo interruppe, rivolgendosi adesso alla ragazza,
<< ecco Alua, lui è Harald. Proviene da Eto e a quanto sembra ti conosce. Dimmi Harald…è lei l’Alua che state cercando? >>
Prese la testa dell’altro ostaggio e la girò con forza verso di lei.
Il disgraziato iniziò a lamentarsi più forte: era davvero scosso dalla presenza della ex regina, soprattutto in quel contesto.
Kat era terrorizzata: aveva visto un sacco di cose crudeli nella sua vita, ma non era abituata a un tale livello di violenza.
A lei non importava chi fosse e cosa aveva fatto, anche perché secondo lei nessuno meritava un trattamento del genere…qualunque cosa potesse aver fatto la persona in questione.
Però aveva detto Eto…
La voce di Diva interruppe i suoi pensieri.
<< Alua, sai chi è quest’uomo? Sai dirmi qualcosa sul suo conto? >>
Aveva lasciato intatto il suo volto proprio per far in modo che la ragazza potesse eventualmente riconoscerlo, ma quest’ultima si limitò a fare cenno di no con la testa: era troppo sconvolta dalla situazione.
<< allora Harald qui il tuo lavoro è finito >>
Quando Harald vide che il suo sequestratore stata impugnando con forza il coltello iniziò a dimenarsi e a usare tutte le sue forze in modo da poter scandire per bene le parole.
<< Aspetta! Avevi detto che s-se collaboravo me ne sarei potuto andare >>
<< non ho detto che te ne saresti andato vivo…ecco la libertà che ti offro >>
Diva andò dietro l’uomo per poi afferrargli la testa per i capelli per poi inclinarla all’indietro.
Harald ebbe appena tempo di gridare prima che la lama gli tagliasse la gola, dando così il via a una fontana di sangue che schizzava da tutte le parti, macchiando di rosso con alcuni schizzi anche il vestito della ragazza.
Un caldo zampillo color porpora arrivò anche sul suo viso.
Subito dopo Kat gridò per poi iniziare a lacrimare: aveva perso nuovamente il controllo di sé, lasciandosi invadere completamente dalla paura, la quale impediva del tutto di ragionare in maniera lucida.
<< GIURO CHE SE RIESCO A LIBERARMI TE LA FACCIO PAGARE >>
<< sei solo una stupida. Non hai ancora capito che se sei ancora in vita è solo perché mi servi viva? L’unico motivo per il quale non ho mai eliminato te, la tua amica e Syd è che grazie a voi la mia economia può andare avanti in modo più efficiente? >>
<< MA CHE ACCIDENTI STAI DICENDO? >>
<< voi siete il simbolo di speranza che fa sentire inutilmente protette le persone, illudendole del fatto che finché ci sarete voi in città, a loro non potrà accadere mai niente. Questa è semplice psicologia di base. Tu e Raven vivete nell’illusione che le persone siano tutte buone…è questa la vostra debolezza: siete delle ingenue. Se tutti i giorni là fuori non ci fosse qualcuno che vuole morto un altro essere umano io non esisterei >>
<< PERCHÉ MI DICI TUTTE QUESTE COSE? >>
<< perché adesso è necessario che tu sia consapevole di certe questioni. Esistono persone che sono disposte a ingaggiarmi e non solo, esiste anche di peggio. Quel “peggio” sta venendo qui >>
Kat cercò di controllarsi, quelle parole erano davvero bizzarre. Che volevano dire?
<< di che stai parlando? >>
<< la persona che ho appena eliminato, come ho già detto, proviene da Eto. Si muoveva insieme ad altre piccole truppe di spie infiltrate nella società. Quando l’ho rapito stava girando insieme ai suoi colleghi per Jirga Para Lhao. sono tutti addestrati e hanno perlustrato Hekseville e jirga Para Lhao per mesi, riuscendosi persino ad infiltrarsi in entrambi i corpi di polizia. Non mi stupirebbe se avessero trovato delle (troppo) vaghe informazioni sul mio conto. >>
La giovane ricordò improvvisamente la conversazione con Misai sui tizi che avevano provato a fare alcune domande agli abitanti del villaggio dei Banga.
<< cosa volevano? >>
<< studiarvi. Vi hanno studiato per un sacco di tempo e lo stanno facendo anche adesso. Vengono a ondate e portano informazioni a Cai >>
Quel nome fece gelare il sangue a Kat.
“non è possibile, Cai? Il bambino che governava Eto?” pensò lei.
<< che succede? >> sussurrò la shifter.
<< le cose per voi si metteranno male: verranno qui in moltissimi e moriranno moltissime persone. Il loro piano è un attacco su larga scala su tutta Hekseville e Jirga Para Lhao. Se vinceranno metteranno in schiavitù tutte le popolazioni conquistate >>
<< e a te che importa? Sei solo un mostro che ammazza uomini, donne e bambini per soldi! >>
<< esattamente: se muoiono troppe persone e i sopravvissuti verranno sottomessi nessuno proverà interesse nell’ingaggiarmi. La vittoria di Eto quindi non conviene né a me né a voi >>
<< STAI DICENDO CHE VUOI ALLEARTI CON ME E GLI ALTRI?! NON STAREMO A FIANCO DI UNA PERSONA COME TE! >>
La mano di Diva scattò in avanti, tappando la bocca dell’unico ostaggio rimasto in vita, sotto gli occhi sorpresi e impauriti di Kat.
<< sto dicendo che presto le cose si metteranno male e che non posso risolvere la questione per voi >>
Tolse la mano per farla parlare.
<< già...a te non importa niente. Non provi niente nemmeno per il posto che dovresti chiamare casa, neanche quando sta per essere attaccata dai tizi di cui mi hai parlato adesso >> disse lei con gli occhi arrossati dalle lacrime.
<< io e te non apparteniamo allo stesso mondo >>
<< che vuoi dire? >>
<< non scenderò nei dettagli per motivi professionali. In ogni caso, dai risultati che avete ottenuto provando a darmi la caccia, direi che conosco Hekseville e Jirga Para Lhao meglio dei suoi abitanti… >>
Kat strinse i denti: iniziava davvero a stufarsi della situazione in cui si trovava. si fece coraggio e continuò a parlare.
<< perché vuoi aiutarci? >>
<< io non voglio aiutarvi, sto facendo in modo che siate tutti preparati. Per quanto stiate cercando di arrestarmi da tempo e mi odiate per quello che faccio non potrete non ascoltarmi…la salvezza delle città è conveniente per tutti >>
<< COME PUOI PRETENDERE CHE ADESSO CI METTIAMO A CREDERE A QUELLO CHE DICI?! SEI SOLO UN MOSTRO…TU UCCIDI I BAMBINI! E ADESSO CREDI CHE STAREMO TUTTI A PENDERE DALLE TUE LABBRA?! >>
Ci fu un attimo in cui Diva restò in silenzio, facendo sentire lievemente il suono dei suoi respiri contorto dal distorsore della voce che risiedeva nella sua maschera.
<< io non credo. Io so. Sono perfettamente consapevole che non siete inclini a credere alle mie parole, ma so anche che quando vedrete Cai arrivare qui crederete a quello che vi ho detto. Non è rimasto molto tempo…e non ne è rimasto molto nemmeno per me >>
Kat guardò l’inquietante figura davanti a lui, cercando di capire a fondo il significato celato a quelle ultime parole.
Diva interruppe i suoi pensieri.
<< Adesso devi stare ferma Alua, ti risveglierai a casa tua. Io non ti ucciderò solo perché contribuisci al continuo della mia stessa economia…ma prova a fermarmi o ad agire contro la mia persona in qualunque modo e le cose cambieranno in modo drastico >>
Alla ragazza si gelò il sangue.
Pochi istanti dopo, l’assassino prese una siringa e la infilò delicatamente in un braccio di Kat, la quale chiuse altrettanto delicatamente gli occhi per poi sprofondare in un sonno senza sogni.
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Hekseville, Aldnuoir, casa tubo, notte fonda.
Quella notte, Raven stava sotto le coperte del letto della casa tubo dove abitava da più di due anni con la sua amica: era appena riuscita ad addormentarsi dopo ore di insonnia solo a causa dello sfinimento fisico causato da quella lunga notte di servizio e dagli sforzi immani dei giorni precedenti.
Lì vicino, ancora sveglio, Syd stava seduto sulla sedia a bere un goccio da una lattina di birra della sua marca preferita.
Dopo quello che era successo parecchie ore prima si era promesso che avrebbe vegliato tutta la notte sulla ragazza dai capelli corvini a qualunque costo.
Sorseggiò la bevanda mentre la sua testa sfornava continuamente pensieri.
Pensava soprattutto a Kat.
“chissà dove potrebbe essere in questo momento. Kat…la nostra Kat. una delle persone più buone che abbia mai conosciuto. Spero con tutto il cuore che non le sia stato fatto niente…come si potrebbe fare del male a una ragazza come lei?”
Tirò giù un'altra sorsata di birra. Ancora non riusciva a perdonarsi di averla mandata su quel tetto dove era stata rapita alcune ore dopo sotto il naso di tutti.
Intanto, fuori vigeva il silenzio, accompagnato soltanto dallo scorrere dell’acqua che scorreva all’interno delle tubature dell’impianto idraulico di Auldnoir.
“è colpa mia. Avrei dovuto agire diversamente. Avrei dovuto tenerla al mio fianco e proteggerla come una figlia. Forse era meglio se non le avessi proprio parlato di questo caso”
Sospirò, e proprio quando stava per portarsi nuovamente il bordo della lattina alla bocca, sentì bussare sul bordo dell’apertura del tubo che formava la casa.
Qualcuno al di la della tenda che fungeva come porta d’ingresso aveva appena bussato.
Syd poggiò lentamente la latta a terra per poi estrarre istintivamente la pistola.
Si avviò verso i teli che lo dividevano dal mondo esterno cercando di non emettere nessun rumore, mentre l’adrenalina si accumulava dentro di lui.
Spostò di colpo il tendaggio con la mano libera, guardando in tutte le direzioni per vedere se a giro ci fosse la persona che lui sospettava.
“nessuno…magari me lo sono solo immag…”
Quando guardò ai suoi piedi si mise immediatamente una mano alla bocca per evitare di emettere un urlo in piena notte.
Ai suoi piedi c’era la ragazza alla quale aveva pensato giusto pochi minuti fa.
Lasciò cadere l’arma da fuoco, per poi cadere sulle ginocchia.
Per un attimo pensò che fosse morta. Già si esasperava per il fatto che non sapeva come avrebbe potuto dirlo a Raven.
Poi lo vide.
“o mio dio respira! Allora è viva!”
Infatti, poteva vedere chiaramente il corpo della shifter gonfiarsi lievemente d’aria per poi espirare dolcemente.
A Syd vennero le lacrime agli occhi.
Dopo qualche secondo, vide un piccolo biglietto agganciato al vestito di Kat.
Lo sfilò delicatamente e lo aprì per leggere ciò che c’era scritto.
“stato di salute: ottimale.
Risveglio previsto entro due ore”
Si mise il foglio di carta in tasca per poi controllare minuziosamente che non le fosse stato fatto alcun male: era meglio essere sicuri al cento per cento.
Quando ebbe finito si porto la testa della giovane al petto e le accarezzò i capelli.
La sua felicità era incommensurabile, ma adesso non voleva svegliare Raven, anche perché se avesse visto ciò cha aveva appena visto lui non avrebbe dormito almeno per una altra giornata.
Raccolse la pistola da terra e la rimise nella fondina. Poi prese in braccio Kat per poi portarla in casa.
I suoi movimenti erano così delicati che pareva stesse trasportando un oggetto di cristallo.
La mise sul letto accanto all’amica e la coprì dolcemente con le coperte.
Le dette un bacio sulla fronte e si avviò di nuovo verso la sedia.
Sorrise, per poi portarsi alla bocca la lattina in modo da finire la birra che aveva lasciato a metà
Continua…
Note dell’autore: sì è vero, era tanto che non pubblicavo un nuovo capitolo di questa storia, ma annuncio ufficialmente che la voglia di tornare a scrivere è tornata.
In ogni caso, sarei davvero felice di vedere qualche recensione a questo capitolo, anche perché sono passati davvero tanti mesi dall’ultima volta che ho dedicato del tempo alla scrittura di questa fanfiction e mi piacerebbe sapere se questa parte di storia vi è piaciuta, se ho perso quel poco di smalto che avevo o se il mio stile di scrittura è cambiato.
Un saluto dal BrainStealer...
   
 
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