Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Jigokuko    14/07/2019    1 recensioni
Storia ambientata trent'anni dopo la fine dell'anime, che vede come protagonisti gli eredi dei precedenti predestinati.
-
Un drago, una duellante misteriosa ed una canzone che stordisce chiunque l'ascolti.
Cosa sta succedendo a Nuova Domino? Toccherà a quattro ragazzi ed un pappagallo venire a capo del mistero e scoprire se Stelle Cadenti può essere considerata un'alleata od un temibile nemico.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Altri, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: Kidfic | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Livello 3

Scommessa

 

Un altro giorno, un'altra sfida da vincere controvoglia, sotto la sua guida.
Ma doveva stringere i denti, continuare a lottare, per loro. Saranno mai stati fieri di lei, in questo modo?
Sospirò, allacciandosi il casco e tirando su la zip della tuta, la trovava ridicola, ancora una volta, non un lamento...
Quando la visiera era abbassata, si vietava di parlare, solo il canto le sarebbe uscito dalla bocca.
La sua voce raggiunse le sue orecchie, carica di preoccupazione.
-Fa attenzione, mi raccomando.-
Trasgredì la regola autoimpostasi, sibilando parole di conforto verso la sua persona.
Le scappò un invisibile sorriso quando si rese conto che era interessato alla sua incolumità.
Forse non stava facendo tutto ciò per un futile motivo, serviva davvero a qualcosa e ciò la spingeva a lottare ancor di più.
La Duel Runner era lì, ad aspettarla, sentiva già il suo scalpitare, nonostante fosse ancora spenta. 
Montò in sella e girò la chiave d'accensione; il display davanti a lei lampeggiò e la due ruote tremò tutta sotto il suo corpo snello, per poi accendersi.
Il suono che emetteva quel potentissimo motore era per le sue orecchie come il canto di mille angeli, lo avrebbe ascoltato fino alla morte e non se ne sarebbe mai stancata; per quanto il suo canto fosse apprezzato ed avesse contribuito ad accrescerne la popolarità, non era paragonabile alla voce della moto, mai e poi mai.
Questo era ciò che pensava.
E, le duoleva dirlo, ma neanche la voce di Krigsgaldr lo era.
... Krigsgaldr?
L'incontro avuto il giorno prima con quel ragazzo biondo tornò alla sua mente, facendole storcere il naso sotto la visiera a specchio; così grande e grosso... eppure la sua voce tremava, nel tentativo di spiccicare parola.
L'aveva trovato ridicolo, assolutamente ridicolo.
Cantargli la prima cosa che le fosse venuta in mente, per poi andarsene, fu la furbata migliore che potesse mettere in atto.
La mototiclista venne distratta da una voce fin troppo familiare che risuonò all'interno del suo casco, con l'aiuto di un minuscolo altoparlante nascosto ad hoc.
-Prova microfono. Mi senti?-
-Forte e chiaro.-
Pronunciò quelle tre parole in un lieve sussurro, ma completamente certa che colui dall'altro capo del microfono le avesse udite.
-Ottimo, ne approfitto per ribadirti di fare attenzione...
Devi entrare nel circuito e raggiungere il tuo avversario, prima dell'inizio del duello dovrete fare un giro di pista e salutare il pubblico.-
-Come se non lo sapessi.-
-Era giusto per puntualizzare... Stelle Cadenti.-
Sentì che in quella frase trattenne qualche parola, sicuramente stava rischiando di chiamarla con il suo vero nome.
-Ti sento solo io, puoi parlare liberamente.-
-È sempre meglio rimanere vaghi, non si sa mai. Ora non parlare più, a meno che tu non debba evocare il tuo drago.-
-Ricevuto.-
-Ti ho detto di non parlare!!--
Le labbra rosee fecero una piccola curva verso l'alto ed andarono a formare un sorrisino beffardo.
Il pensiero, però, ricadde di nuovo sul biondo; aveva detto che l'avrebbe sconfitta e, successivamente, rivelatone l'identità, ma non poteva permettergli un lusso tanto grande.
Nemmeno con una sconfitta, mai e poi mai qualcuno sarebbe venuto a conoscenza della sua identità, non voleva finire come la sfortunata protagonista di quella canzone.

-"Mistero di vita e di morte
ch'or t'arrendi a me..."-

Senza rendersene conto, ne stava cantando l'ultima frase, la sua preferita, con una tonalità più bassa del normale, ma perfettamente udibile.
Una tale voce da usignolo non sarebbe mai passata inosservata, né tantomeno con dei sussurri.

-"Notturno."-

Neanche a dirlo, si sentì una mano sfiorare la spalla che la fece voltare; davanti alla sua persona c'era un ragazzo piuttosto giovane, forse di vent'anni, altezza nella media, fisico non troppo asciutto, capelli corti e castani ed occhi azzurri, indossava una tuta da motociclista rossa piena di sponsor, il casco, anch'esso decorato dalle pubblicità, sottobraccio.
Era abbastanza anonimo per i suoi gusti, ma si diceva fosse una stella nascente nel mondo dei duelli turbo.
... Ne avrebbe avuto la conferma tra poco. 
-Hai una bellissima voce...!-
Disse quelle parole con un casto e puro sorriso sulle labbra, mentre la motociclista si stava limitando ad osservarlo senza alcuna reazione.

Vista la totale indifferenza della ragazza (o donna, per quanto se ne sapeva), ebbe un sussulto.
-P-Perdona il mio comportamento invasivo, è che sono stato stregato dal tuo canto...!-
Lo dicevano tutti, mai che qualcuno l'avesse apprezzata per le sue abilità in quanto duellante. Anonimo nell'aspetto, anonimo nel carattere, anonimo nella sua inutile esistenza.
-Mi chiamo Ren, piacere di conoscerti, Stelle Cadenti! Spero che il nostro duello amichevole possa far scaturire un'amicizia anche tra noi!-
Detto ciò le porse la mano, che afferrò e strinse, fingendo un interessamento pur di accontentarlo.
Successivamente se ne andò verso i box per recuperare la sua moto, lasciandola di nuovo sola.
-Cambio di programma, lo spacco al primo turno.-
Sussurrò al microfono e lo spense, ignorando le conseguenti imprecazioni che le giunsero alle orecchie.
Fece partire la Duel Runner ed entrò in pista; nonappena si presentò, migliaia di persone cominciarono ad acclamare il suo nome e, come un'automa, rispondeva salutando con il braccio alzato, simulando devozione al pubblico.
Compiuto un giro completo, si fermò alla linea di partenza e venne raggiunta subito dopo dall'avversario.
Si chiese se fosse pronto per l'immane figuraccia che gli avrebbe riservato.

Durante il tragitto che l'avrebbe portato all'Arena Kaiba, luogo in cui sarebbe avvenuto il duello amichevole disputato tra Stelle Cadenti ed un certo Ren, il biondo passò di nuovo dinanzi al piccolo negozio nel quale lavorava Yuichi. Diede un'occhiata all'interno della vetrina di sfuggita, ma non lo notò. Quella non fu però fonte di preoccupazione, magari era già uscito, oppure si trovava in magazzino.

Cosa ne poteva sapere, lui, che aveva guardato per non più di cinque secondi, mentre passava alla velocità minima di sessanta chilometri orari?
Non gli ci volle molto tempo per arrivare a destinazione e nemmeno per capire che, nonostante fosse una semplice amichevole, un sacco di persone erano venute a vedere quella sfida, a giudicare dalle decine e decine di automobili e moto parcheggiate.
Dopo essere entrato nello stadio, estrasse il cellulare dalla tasca, trovando con sorpresa un messaggio di Yuichi, arrivato circa dieci minuti prima.
"Forse non ti sembrerà opportuno, ma posso farti una richiesta?"
"Finché non mi dici di che si tratta, non potrà esserlo."
Notò che lo lesse pochi secondi dopo e la sua risposta non tardò ad arrivare.
"Se non dovessi essere presente, proteggeresti Ryoko da sé stessa e dai pericoli in cui incorrerà?"
La sua domanda gli provocò una sorta di confusione, perché così all'improvviso e per messaggio? Non glielo avrebbe mai chiesto in quel modo, dato che sembrava essere una cosa importante per lui.
"Che vuoi dire?"
"Quello che ho scritto. Io, un giorno, potrei mancare e, conoscendo mia sorella, lei si caccerebbe in guai grossi senza la mia presenza. Quindi, per favore, vorrei che la proteggessi."
Non ne sapeva esattamente il motivo, ma quelle parole risultarono fortemente inquietanti nella sua testa.
"... Mi stai dicendo che vuoi suicidarti?
Non ci provare."
"Ma che hai capito?!"
"Non scrivere cose da depresso facilmente fraintendibili!"
"E tu non cambiare discorso.
Per favore, dammi una risposta.
L'accetterò, qualunque essa sia."
"Accetto."
"Davvero?"
"Si. Proteggerò la tua cara gallina isterica."
"... Ne sono felice."
Sorrise a quell'affermazione, sentiva che davvero la persona dall'altra parte dello schermo era felice della risposta datagli, e sapeva che quello, per lui, era un gran traguardo.
Prima di riporre lo smartphone nella tasca, Håkan si soffermò ad osservare la foto profilo dell'amico per qualche secondo; risaleva sicuramente a qualche anno prima, Yuichi indossava una tuta da motociclista e posava accanto alla moto rossa acquisita da Ryoko. Ciò che più lo colpì, oltre alla sua estrema somiglianza con il padre per via dei capelli sciolti, fu la luce che emanavano i suoi occhi castani ed il suo sorriso... sembrava davvero felice, totalmente un'altra persona.
Si ritrovò a sospirare ed a chiedersi se mai sarebbe tornato a sorridere in quel modo, ma dovette abbandonare quel pensiero per affrettarsi a vedere l'entrata di Stelle Cadenti.
Nonappena poterono udire il rombo della sua Duel Runner, tutte le persone presenti iniziarono ad urlare e ad agitarsi, quando si presentò fu ancora peggio, c'era persino chi aveva tentato di scavalcare le recinzioni per raggiungerla...!
Ma nessun rumore, neanche l'esplosione di una bomba, avrebbe distolto il figlio di Jack Atlas da quell'eterea figura femminile in tuta bianca che stava su quella moto come una principessa stava su un cavallo.
Sarebbe anche potuta essere senza testa e l'avrebbe amata lo stesso; sembrava così delicata nei movimenti, ma al contempo così decisa e sicura di sé.
Un angelo non avrebbe mai potuto eguagliare la sua persona.
Pochi secondi dopo si presentò accanto a lei il suo sfidante ed insieme fecero un giro di pista per decidere chi avrebbe partecipato; partirono entrambi velocemente, ma all'improvviso Stelle Cadenti rallentò, facendosi superare.
A quanto pare, aveva deciso di cominciare per seconda.
Il ragazzo, Ren, come prima mossa mise sul terreno due carte coperte e successivamente un mostro con millecinquecento punti di attacco, non male come inizio, ma a meno che quelle trappole o magie che aveva posizionato non servissero a fare un miracolo, quel gladiatore non sarebbe resistito a lungo.
Nonappena le fu passata la mano, l'avversaria evocò quattro mostri di seguito. Nessun tuner. Al primo, evocato specialmente, il biondo pensò volesse subito fare un'evocazione synchro per richiamare il suo drago, ma non fu però così, perché bloccò gli effetti delle carte coperte e mise fine al duello istantaneamente.
Anche se non aveva cantato, rimase comunque affascinato dal suo gioco, ogni volta che la vedeva combattere si stupiva sempre più, ma a quanto pare il pubblico non gradì, a giudicare dai fischi e dagli insulti che stavano iniziando a volare contro di lei. Seriamente la stavano minacciando di morte solo perché aveva finito il duello in fretta, senza aver avuto bisogno della voce? Si rifiutava categoricamente di crederci, non se lo meritava affatto.

Stelle Cadenti ignorò completamente i fischi e rientrò nei box, raggiunta subito dopo dal ragazzo con cui aveva combattuto, il quale era in lacrime.
Piangere per aver perso ad un gioco di carte? Lei non capiva affatto tutta quella emotività, non era nulla di grave, ma aveva appurato che quella "stella nascente", come lo chiamavano in tv, era solo uno dei tanti.
Dopo averla parcheggiata, spense la moto e scese, con l'intenzione di raggiungere il suo partner, la persona a cui aveva mutato il microfono solamente pochi minuti prima, ma qualcosa la fece desistere istantaneamente:
Un sacco di persone stavano correndo verso di lei e urlavano minacce di ogni tipo, bramavano il suo canto.
Dopo un'impronunciabile imprecazione urlata mentalmente, fece una mezza piroetta e si mise a correre più veloce che potesse, tentando di seminare quell'orda di pazzi somiglianti più a zombie che a "fan".
Correndo a caso per l'edificio, si ritrovò in cima ad una scalinata, ma venne colta di sorpresa da un paio di persone che tentavano di immobilizzarla e farla cadere all'indietro, approfittando anche della situazione per mettere le mani un po' ovunque. Qualcuno riuscì anche a slacciarle il casco; se gliel'avessero tolto sarebbe finita all'istante.

Alla base della scalinata, si trovava per caso il biondo, che assistì a tutta la scena.
Inizialmente non sapeva come reagire, ma riuscì a ragionare nel momento in cui lei allungò il braccio sinistro, unico arto libero, in sua direzione. Subito corse per le scale e l'afferrò per il polso, tirandola bruscamente verso di sé e rischiando di far rotolare entrambi fino a terra.
Assicuratosi di non averle fatto male, riprese a correre, non mollando la presa per nulla al mondo.
Non sapeva minimamente dove andare, ma si infilò nella prima porta che si trovò davanti, chiudendosela subito alle spalle e, per sicurezza, spostandoci davanti un grosso tavolo.
In quella stanza erano presenti due tavoli, una sedia, qualche pianta e degli scaffali pieni di faldoni, probabilmente contenenti dei documenti.
Entrambi si chiesero cosa ci facesse una specie di ufficio all'interno di uno stadio.
Poi Håkan si rese conto della situazione: era chiuso a chiave in una stanza senza finestre assieme alla, per lui, creatura più bella dell'universo. Quasi gli si bloccarono le gambe.
Dovette tirare un grosso respiro profondo per riprendersi e voltarsi verso di lei, che nel frattempo si era procurata un foglio, una penna e si era appropriata dell'unica sedia presente. Il giovane fu quindi costretto a sedersi sul tavolo.
L'inchiostro blu scorreva sulla purezza della carta, formando lettere in stampatello.
"Perché mi hai aiutata?"
Il ragazzo si sporse verso di lei per poter leggere, poi le sorrise.
-Perché non avrei dovuto aiutare qualcuno in evidente pericolo?-
"Lo hai fatto solo perché vuoi che canti, vero?
Siete tutti così."
Scosse violentemente il capo. Non voleva sentirsi paragonato a quelle specie di zombie, lui amava ogni cosa di lei, che cantasse o no.
-Io no.-
Si posò una mano sul petto, con un'espressione veramente ridicola sul viso.
-Aspetta a dirmi che tutti ti hanno dato questa risposta, ma stammi ad ascoltare.
È vero, lo ammetto, la prima cosa di te che mi ha colpito è stato il tuo canto, non avevo mai sentito una voce tanto bella, ma poi... guardando come duellavi, il tuo atteggiamento su quella moto...
La canzone che usi per evocare quel mostro non significava più nulla, era solo una piccola parte di te, ma a me piaci nell'insieme. Anche se non canti, sei perfetta.
... Oddio, l'ho detto davvero?-
Stelle Cadenti dovette trattenersi dal ridere per quel discorso imbarazzante, quindi si mise a scrivere.
"Ho capito, ho capito.
Ne sono contenta..."
Non lo era affatto, in realtà, ma era sempre meglio far finta di si.
"Dato che mi hai aiutata, ti concederò tre domande prima di andarmene. Sceglile bene."
Subito, il biondo si mise a pensare a cosa chiederle, fino a giungere ad una conclusione.
-Quella frase di ieri.
Cosa voleva dire?
Hu war opkam har a hit lot, intendo.-
"Hverr of kom her á hitt land?"
-Così mi confondi ancora di più.-
"Chi ha portato l’orda nella terra lontana?
È parte dell'iscrizione runica che si trova sulla pietra di Eggja e di una canzone."
Non scrisse altro e ciò lo spinse a chiedere il motivo per il quale avesse cantato proprio quella frase, ma non voleva sprecare altre preziose domande.
-Ma un'ami... conoscente mi ha detto che era svedese e l'aveva tradotta tutta in un'altro modo.-
"La tua conoscente ti ha preso in giro."
Non ne fu affatto sorpreso, anzi. Gli era sembrato strano fin da subito che Ryoko conoscesse lo svedese, che svedese non era.
Il suo pensiero sfociò in una risata di autocommiserazione, giusto per non autoetichettarsi come scemo, stupido ed idiota allo stesso tempo.
-Meglio che io passi alla seconda domanda.
Perché nascondi la tua identità?-
"Hai appena sprecato una domanda, mi avvalgo della facoltà di non rispondere."
La sua stessa mano gli si stampò in fronte, colpendo involontariamente anche il naso incerottato, che di conseguenza rievocò il dolore provato il giorno prima.
Ormai, aveva avuto la conferma di essere stupido oltre ogni limite immaginabile, perché quella era effettivamente una domanda inutile, ora che ci aveva pensato bene.
Lei ticchettò con le dita sul legno del tavolo, come per rimembrargli la sua presenza. La stavano aspettando.
-Ho capito, ti farò un'ultima domanda.-
Dopo essersi massaggiato il setto nasale, riprese a parlare.
-Mi concederai mai una sfida?-
"Solamente in un torneo ufficiale. Non combatto per non ottenere nulla."
-Allora aspettami, perché un modo lo troverò presto.-
La duellante si alzò in piedi, avvicinandosi al giovane. In punta di piedi, si sporse verso di lui, avvolgendolo in un abbraccio non troppo stretto.
Håkan ci mise qualche secondo a realizzare di quel gesto, ma poi ricambiò posandole delicatamente le mani sulle scapole.
Non ci stava credendo, Stelle Cadenti lo stava abbracciando?!
Dopo qualche secondo indietreggiò da lui e spostò il tavolo che bloccava la porta, per poi uscire correndo.
-Non ci credo, non ci credo!-
Si schiaffeggiò più volte le guance arrossate per appurare che quella non fosse stata solamente un'allucinazione o, peggio, un sogno.
Poi, si diede uno schiaffo ancora più forte.
-No, Håkan, sei fottutamente ridicolo.
Ryoko ti prenderebbe per il culo a vita.-

Durante il tragitto verso casa, si ricordò di un dettaglio importantissimo:
Ma Yusei?! Che fosse arrivato tardi e non l'avesse trovato perché troppo impegnato a chiudersi in uno sgabuzzino con una ragazza in tutina attillata?
Non sarebbe stato contento, perché si era preso la briga di venire e lui stesso gli aveva dato buca.
Sospirò, pronto a subirsi le sue ire.

***

Arrivato nel vialetto, dovette benedire ogni santo esistente o non dopo aver visto il garage della casa aperto.
Il corvino, all'interno, non sembrava passarsela bene; sul pavimento era sparso un intero deck e lui era ricoperto di olio motore dalla testa ai piedi.
Subito, il più giovane, accorse ad aiutarlo, prendendo le carte finite ovunque per riformare il mazzo.
-Perdonami se non sono venuto, ma questa Duel Runner mi sta facendo dannare. Ti ripagherò il biglietto andato sprecato.-
-Oh, non ce n'è bisogno, davvero. Mi è costato veramente poco.-
-AAAAH, NON CE LA FACCIO PIÙ!-
Yusei alzò la voce, in preda alla disperazione.
-Prima la centralina non la faceva nemmeno accendere, poi il Duel Disk montato si rompe, poi il serbatoio dell'olio. Lo sapevo che non dovevo accettare di riparate una moto così danneggiata, è troppo anche per me. Ci rinuncio!-
Scaraventò la chiave inglese che aveva in mano sul pavimento provocando un fortissimo tonfo metallico, si alzò e rientrò in casa sibilando imprecazioni di ogni tipo. Doveva assolutamente farsi una doccia, l'olio gli era persino finito sui capelli.
-Poveretto.-
Mormorò l'altro, mentre raccoglieva l'ultima carta. Ripose il mazzo completo su un tavolo lì vicino ed entrò anche lui in casa, trovando Ryoko seduta sul divano che giocava ad un gioco per cellulare.
Le si sedette estremamente vicino, esibendole un sorriso compiaciuto.
-Saaaaiiii...-
-Muoviti a dirmi che vuoi, sono impegnata. L'Abissale di Hríd non si risolverà da sola se continuerai a sconcentrarmi.-
Fire Emblem Heroes, la rossa aveva una gran fissa per quel gioco, ed era veramente brava.
-Ho parlato con Stelle Cadenti.-
-Stelle Cadenti non parla.-
-Lei scriveva, appunto.
Le ho chiesto cosa volesse dire "Hu War Opkam Har a Hit Lot" e mi ha detto che è runico, non svedese come dicevi tu.-
-Google Traduttore dice che è svedese.-
-Lo hai cercato lì?!-
-Non allungare inutilmente il discorso con domande stupide, è ovvio che l'ho fatto.-
-Mi ha anche abbracciato, comunque.-
-Ma non mi direee.-
Allungò l'ultima parola con totale disinteressamento.
-Potresti dimostrare un po' più di apprezzamento per la mia nobile impresa, però.-
-No, ma ti propongo una scommessa.
Se Stelle Cadenti, una volta svelata la sua identità, si rivelerà più brutta di me, farò ciò che vuoi. Ma se non lo sarà, dovrai fare tu ciò che voglio.-
-Ogni cosa?-
-Ogni cosa.-
-Accetto.-

 


Ciao a tutti, come va? A me bene, ho ricominciato a ruolare ed una mia amica mi ha detto che 250 parole sono circa una pagina di romanzo, quindi mi sento super proud a scriverne circa tremila a capitolo.

Che altro? Ah, si! Come potrete aver notato, questo capitolo è scritto in terza persona. Il motivo è che, più sarebbe andata avanti la storia, più i differenti punti di vista avrebbero incasinato la narrazione, quindi ho preso la decisione di riscrivere i precedenti capitoli in terza persona e di continuare su questa linea, a breve li sistemerò tutti, impaginazione compresa.
Spero che questo non crei molti disagi... :')

Se vi va di leggerla, ho scritto una breve song-fic per il compleanno di Yusei, la trovate sul mio profilo.

Ci si rivede al prossimo capitolo, ditemi che ne pensate di questo e, soprattutto, se vi sta piacendo la storia!

Jigokuko

 

   
 
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