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Autore: Switch    17/07/2019    2 recensioni
Terza storia della serie Heart's mutation, dopo SITR e JTWYA. TMNT 2003
Isabel e Raphael vivono il loro idillio, circondati dall'affetto della famiglia, ma non tutto va sempre liscio.
Tra tornei, battaglie, misteri che si infittiscono e si accumulano, la relazione crescerà o si romperà. E poi, un mistero potrebbe portare a nuove conoscenze, a capirsi meglio.
E un sacrificio non è sempre solo dolore.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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La vita insieme a quella nuova, stramba famiglia era assurda. Sembrava quasi il nome di una sit-com, quando lo pensava nella sua testa: Sam tra i mutanti.
O la mia nuova famiglia di mutanti.
Non che Sam avesse intenzione di dirlo ad alta voce, ma tutti loro la facevano sentire come se per davvero avesse una famiglia. La sua prima famiglia.

C'era Isabel, tanto per iniziare, che sembrava come una sorella maggiore. Dopo il momento che avevano condiviso, di confronto e conforto, tra loro era sorto un buon legame: Isabel era dolce e premurosa, eppure tosta; la sua presenza era rassicurante, ma non assillante.
Sapeva quando palesarsi e parlare con lei e quando tenersi alla larga, e in più sembrava non temerla per niente, anche se Sam ci provava, di tanto in tanto.
Donatello e Leonardo erano molto gentili, emanavano un'aura di pacatezza e tranquillità che all'inizio l'aveva confusa e irritata: non era brava a relazionarsi con persone che la trattavano così, la facevano sentire vulnerabile e fragile, come se dovesse rompersi da un momento all'altro.
E non sapeva come gestire la cosa. Sapeva confrontarsi con pugni e sarcasmo, ma non contro genuina, pura gentilezza.

Raphael le piaceva molto. Non in quel senso, Isabel l'avrebbe uccisa se solo avesse provato a guardarlo in modo strano e ad essere sincera, erano troppo simili perché potesse piacerle in quel senso; ma lui la capiva.
Sembrava capire quella rabbia che aveva dentro e come la dominasse, come la rendesse intrattabile. Come le rendesse tutto insopportabile.
Fin dal suo primo giorno ufficiale al rifugio, dopo che aveva portato tutte le sue cose e si era trasferita nella stanza di Isabel, Raphael le aveva messo a disposizione il suo sacco da boxe, esortandola a prenderlo a pugni ogni volta volesse sfogarsi.
E Sam lo ringraziò, segretamente. Amava la sensazione delle nocche contro il cuoio consunto, il peso che si spostava sotto i suoi colpi, la rabbia che si consumava pian piano ad ogni pugno.
Non curava il suo dolore, ma la faceva sentire un po' meglio.

Splinter era il più enigmatico, almeno per lei. Era sempre calmo e silenzioso, attento ad osservare i figli e gli stati d'animo di tutti, e le poche volte che interveniva nei discorsi era per dispensare una massima filosofica che sembravano capire tutti tranne lei.

Aveva conosciuto gli umani della famiglia: I Jones, Casey e April, lei dolce e furba tanto da compensare alla schiettezza e ruvidezza di lui, le erano piaciuti molto, erano una coppia assurda ma assolutamente perfetta. I piccoli Jones erano abbastanza tranquilli, Sam non amava particolarmente i bambini, ma erano buoni e curiosi, non invadenti, perfino spassosi, nel caso di Carl, il maggiore; August era un fagottino di sei mesi che non faceva che gorgogliare, non le dava fastidio e in realtà lo trovava perfino carino, anche se si rifiutò di prenderlo in braccio. Avrebbe potuto farlo cadere troppo facilmente.
Steve appariva quasi tutte le mattine per la colazione e la sera per le lezioni nel dojo: era un ragazzino timido e fin troppo educato, ma con buon potenziale, e si era già accorta che metterlo in imbarazzo era uno spasso, perciò si era mentalmente ripromessa di farlo spesso.
E Angel era stata una rivelazione: si era costruita una buona reputazione per le strade, in passato, -tanto che perfino Sam ne conosceva il nome,- prima di sparire nel nulla. Si erano salutate con un pugno chiuso, entrambe colpite dalla tostaggine dell'altra, spiriti affini.
Tutti loro avevano conosciuto Melissa, anche se come Mork, e le raccontavano quello che ricordavano, con affetto e dolore, con pazienza e nostalgia.
Erano un gruppo decisamente variegato eppure interessante. E le piacevano più di quanto non volesse.

E poi c'era Michelangelo.
Il sempre presente, sempre entusiasta, sempre chiacchierone Michelangelo. Che appariva dal nulla ogni volta in cui si sentiva prendere dallo sconforto, quasi come se lo percepisse, e la trascinava in mille cose da fare: tornei infiniti di videogiochi, -che Sam adorava,- lezioni di skateboard, serate a guardare film trash commentando con la bocca piena di popcorn, sessioni a leggere fumetti assieme, e ogni volta che lui le spoilerava qualcosa si beccava un pugno sulla spalla, mentre rideva.
Michelangelo era chiassoso, invadente, solare, logorroico, allegro, euforico e casinista. Non accettava un no come risposta, rideva se lei si arrabbiava con lui e perfino le sue minacce fisiche non sortivano nessun effetto su di lui.
Michelangelo era una presenza totale, travolgente, riempiva ogni spazio, riempiva ogni momento e ogni pensiero, e Sam ne era intimamente grata, a dispetto della sua aria burbera. Le anestetizzava il dolore, le rendeva le giornate leggere, le impediva di soffrire troppo.

Solo la notte, chiusa nelle quattro mura della stanza di Isabel, i pensieri tornavano a sua sorella e allora si lasciava andare al pianto, scossa da singhiozzi e gola bruciante, senza nessuno che la potesse distrarre.
In quei momenti sentiva la mancanza di Michelangelo, e più di una volta si era bloccata un attimo prima di andarlo a chiamare per stare con lei.
Perché non era giusto, lo sapeva.
Michelangelo non era il suo clown, non era il suo pupazzo o svago e non poteva approfittare della sua gentilezza, anche se era allettante.
Perché rendeva le cose migliori e disperdeva la sua rabbia. Perché si interessava genuinamente a lei.
Ma Michelangelo non sarebbe stato sempre con lei. Non era per sempre. Una volta che tutto fosse finito le loro strade si sarebbero divise e lei sarebbe andata via, senza sapere più nulla di lui e della sua stramba eppure perfetta famiglia allargata.
Era così che funzionava. Lei non serviva a nessuno, non era mai stata voluta da nessuno.


Era passata già una settimana da quando era arrivata, erano entrati nel mese di Settembre.
Da una parte fervevano i preparativi per l'imminente matrimonio, quasi maniacali, dall'altra quelli per trovare almeno la più piccola traccia di Hersen; Sam aiutava per entrambi, non poteva fare altrimenti dato che era bloccata là sotto, preda di una lieve inquietudine che cresceva ogni giorno più forte.

Donatello aveva saltato parecchi turni di ronda per continuare ad investigare, e Sam glien'era davvero grata, ma aveva trovato pochissime informazioni, che già conoscevano: Hersen non aveva possedimenti, famigliari o amici, e non c'erano tracce di suoi avvistamenti in giro per la città.
Ma, e se non fosse a New York? Potrebbe essere andato lontano” disse Leonardo una sera, in cui erano tutti nel laboratorio di Don per discutere.
Potrebbe essere. Sa che noi siamo qui e che lo fermeremmo se lo trovassimo.”
Avete detto che la seconda mutazione l'ha reso pazzo. Potrebbe essere morto in un attacco di follia” si intromise Isabel, pensierosa. “Magari si è fatto del male da solo. Magari è morto di fame.”
Michelangelo emise un mugolio soffocato, attirando la loro attenzione.

Ne dubito. Per come parlava, penso invece che intendesse rifare da capo tutto quanto. Nel senso di rapire altri innocenti e mutarli per potersi curare.”

Donnie, cerca segnalazioni di sparizioni nelle città confinanti” suggerì Leo, immediatamente.
Le dita del genio volarono sulla tastiera del pc, mentre loro attendevano con apprensione, un innaturale silenzio nella stanza.

Ci sono... oh cavolo!” esclamò Don un istante più tardi, l'espressione del suo viso grave.
Si avvicinarono tutti alla scrivania inconsciamente, ma ovviamente non potevano vedere tutti lo schermo.

Ci sono state molte sparizioni negli ultimi sette mesi: donne caucasiche, bionde, occhi grigi, fisico atletico, intorno ai venti anni di età. Le ultime quattro lo scorso mese nel Jersey” lesse per loro, lasciando che arrivassero alle sue stesse conclusioni.

Si voltarono tutti in sincrono verso la ragazza che fino a quel momento era stata fin troppo tranquilla ad ascoltare e il viso di Sam esprimeva un orrore che non riusciva a celare.
Sta- quel pazzo sta rapendo e mutando donne che mi somigliano? Che somigliano a Melissa?” domandò con un filo di voce, mentre il suo sguardo vagava smarrito, fino a trovare quello di Michelangelo.
Lui annuì piano, con premura.

Allora dobbiamo trovarlo! Adesso! Sappiamo dov'è, cos'altro vi serve?” saltò su la ragazza, infervorata. Non poteva lasciare che altre soffrissero come Melissa, come stava soffrendo lei.
Piano. Sappiamo dove è all'incirca. E ti prometto che concentreremo le ricerche in quel punto per trovarlo il prima possibile, ma non possiamo andare alla cieca. Dobbiamo fare un piano, prima. E quel piano comprende trovare una cura per quel maledetto siero” sibilò deciso Leonardo, prendendo in mano la situazione.

Don si fece pensieroso, perso in ragionamenti.
Abbiamo ancora i campioni di Mor- di Melissa. E forse anche il DNA di Sam può aiutarci. Ma penso che ci sarà utile chiamare Leatherhead. Sarebbe anche il caso che lei lo incontri, in fin dei conti” disse il genio con un sorriso triste che Sam proprio non capì.
Michelangelo aveva lo stesso sorriso sghembo, il fantasma di un ricordo.

Lo penso anche io” aggiunse con un sussurro.


Leatherhead era decisamente una sorpresa. Quando le avevano detto che era il momento di incontrarlo non si era aspettata di trovarsi davanti un coccodrillo umanoide di quasi due metri e mezzo col camice da laboratorio e un sorriso incerto sul muso puntuto.
Sembrava quasi spaventato da lei.
Rimase ad osservarla per interminabili minuti, immobile e silenzioso, mettendo a dura prova i suoi nervi.

Mi dispiace” disse infine e la sua voce era molto profonda e molto calma. E molto addolorata.
Sam capì che stava parlando della morte di sua sorella e ne rimase colpita, anche se fece un gesto per dissimulare, per fargli capire che non doveva.

Non credo che te lo abbiano detto, ma il DNA che l'ha fatta mutare era il mio” confessò lui con lo sguardo nel suo e Sam spalancò gli occhi di sorpresa.
Bishop ha preso campioni del mio sangue e del mio corpo, quando mi ha catturato e torturato. E so che Hersen lo ha usato per mutare tutte quelle persone innocenti. Mi dispiace, sono davvero dispiaciuto per tua sorella. Era speciale.”

Sam rimase spiazzata dalla rivelazione. E non era un genio come Melissa, ma capì molte cose. Si avvicinò a piccoli passi verso l'enorme mutante, e lo vide indietreggiare inconsciamente, le pupille negli occhi gialli si strinsero per un secondo a fessura.
Con la coda dell'occhio vide Michelangelo e gli altri irrigidirsi sul posto e Isabel alzare le mani verso di loro, pronta a fare non sapeva cosa.
La ragazza si fermò ad un passo e sollevò la testa per poterlo guardare in viso.

Le volevi bene?” chiese con genuino interesse.
Leatherhead rimase colpito dalla domanda e dal suo tono calmo.
Piegò la testa piano, con imbarazzo.

È difficile da spiegare. Aveva i miei geni, era come se fosse mia figlia. È qualcosa di atavico, che risuona dentro. Il desiderio di proteggere il tuo stesso sangue” cercò di spiegare, senza suonare patetico.
Non aveva conosciuto Melissa per molto tempo, e non con quel nome o con la forma della ragazza di fronte a lui, ma le loro vite si erano legate e le aveva voluto bene e aveva pianto la sua morte.

Sam gli sorrise
Sì, lo capisco” rispose, e lo sorprese prendendo una delle sue manone tra le sue. “Sono sicura che anche Melissa te ne voleva. Saresti un padre molto fico.”
Quel commento non passò inosservato a nessuno di loro. Melissa aveva avuto dei genitori adottivi che le avevano voluto bene, mentre Sam non ne aveva mai avuto nemmeno uno.
Il pensiero che perfino Leatherhead fosse stato come un padre per sua sorella mentre era mutata da una parte le faceva piacere, dall'altra la faceva sentire ancora più sola.
Lasciò andare la sua mano e indietreggiò di un passo, rimettendo su la sua maschera.

Ne saresti stato orgoglioso, sai? Era una scienziata in gamba, un genio. Ha preso la laurea a soli diciotto anni, era brillante. Sareste andati d'accordo” gli disse con un sorriso sincero.

E tu? Parlami un po' di te” la sorprese lui, dopo qualche attimo di silenzio.
Sam si stupì del genuino interesse nel fondo della domanda e prese un brusco respiro che udirono tutti. Poi fece spallucce.

Io non sono intelligente” fu la laconica risposta.
Leatherhead le rivolse un sorriso incoraggiante e un po' triste.

Cosa fai nella vita?” incalzò allora, cercando di vincere la sua reticenza.
Avrebbe voluto poter dialogare con Melissa allo stesso modo, in passato, ma la sua mutazione le aveva impedito di parlare e i suoi geni in lei rendevano il controllo sulla sua parte animale ancora più difficile.

Sam si mosse un po' a disagio, quasi come odiasse essere al centro dell'attenzione e che le rivolgesse domande così personali. Quasi come non si sentisse all'altezza delle loro aspettative.
Sono una cameriera” rispose infine con un filo di voce che riuscirono a sentire solo perché c'era uno spesso silenzio.
Nel muso del coccodrillo non c'era pietà o derisione per lei e invece che farle piacere la fece sentire più vulnerabile.

È un lavoro onesto e onorevole” asserì lui con convinzione.
Ma... in realtà... vorrei fare la poliziotta. Ho mandato la mia domanda di iscrizione all'Accademia di polizia, sto aspettando una loro risposta” confessò Sam, senza sapere nemmeno bene perché.
Era un sogno che non aveva mai confessato a nessuno se non a Melissa, ma in quel momento le era sfuggito dalle labbra, forse nel tentativo inconscio di colpire positivamente quel mutante, per potergli mostrare che poteva essere di più.
Ma che fosse dannata se capiva lei stessa cosa le era preso.

Leatherhead le sorrise con dolcezza e poterono giurare di aver visto una scintilla di orgoglio negli occhi gialli, per un istante. Tese temerariamente una manona verso la ragazza e le diede una pacca gentile sulla testa.
Sono sicuro che sarai accettata. E che sarai una magnifica poliziotta” pronunciò deciso, e un po' dello stoicismo di Sam si sgretolò dalla sua maschera, per quella genuina premura e fiducia nei suoi confronti.
Si schiarì la gola con imbarazzo, rivolgendo un fugace e impacciato sorriso al coccodrillo, prima di mettere un po' di distanza tra loro.

Allora... ho sentito dire che sei un grande scienziato e che sai come invertire la mutazione, è vero?” domandò con tono casuale, arrischiandosi a guardare finalmente verso gli altri.
Erano tutti quieti e attenti lì accanto, e il sorriso di Michelangelo le fece qualcosa, dentro, che non voleva sapere al momento.

Non proprio” disse Leatherhead con modestia. “Ma io e Donatello ci lavoreremo e troveremo il modo per riportare quelle giovani donne alla loro condizione di umane.”
Sam annuì convinta; c'era qualcosa nella voce profonda e gentile di Leatherhead che le trasmetteva tranquillità e le infondeva uno strano senso di protezione.
Se diceva che poteva trovare un modo per invertire la mutazione, allora sentiva che sarebbe stato così.
Acconsentì a fornire campioni di sangue, capelli e perfino un frammento di pelle, con stoicismo, poi rimase lì con loro nel laboratorio, cercando di capire cosa stessero facendo: Leatherhead le spiegò ogni loro passo e teoria con pazienza e parole che lei poteva capire, e Sam si dimostrò davvero interessata e sinceramente attenta.

Donnie sorrideva di tanto in tanto tra sé, colpito dalle loro interazioni: sembravano davvero un padre paziente e una curiosa bimba che gli chiedeva mille cose sul suo lavoro; e se la presenza di Leatherhead sembrava dare a lei un senso di protezione, quella di Sam sembrava stimolare in Leatherhead una sorta di serenità inusuale per il grosso coccodrillo.
Lei se ne stette seduta su un mobile per ore, le gambe ciondolanti e gli occhi attenti ad ogni loro mossa, mentre gli altri erano impegnati in ricerche e giri di ronda, soprattutto per cercare segno delle ragazze scomparse.
Michelangelo era stato il più deciso su quel punto e il più veloce ad uscire per cercare degli indizi, quasi fosse la sua missione, salvare tutte.
E Sam aveva già capito che era la verità. Tutti loro si facevano in quattro per gli altri, erano altruisti e generosi e prendevano a cuore le sorti di chiunque, ma in quel caso per Michelangelo era praticamente personale.
E se da una parte le scaldava il cuore che lui avesse voluto così bene a Melissa, dall'altra le ricordava che lei non era che una nuova missione per lui, niente di così speciale.

Andò a coricarsi a notte inoltrata, ma nessuno era ancora tornato dal giro di ronda e i due mutanti scienziati non accennavano a voler smettere coi loro esperimenti; salutò Leatherhead con un sorriso sincero e Donnie con un gesto della mano, augurando loro la buona notte.
Nel percorso verso la stanza, il cervello lavorava ancora febbrilmente, nonostante il sonno. Si stava abituando in fretta a quella vita lì sotto con loro e le sensazioni che provava via via la confondevano e la disorientavano.
Sicurezza, tranquillità, serenità, gioia, a dispetto del dolore nel quale era ammantata. Si sentiva in colpa per provare quei sentimenti e se possibile quello la faceva arrabbiare ancora di più, con sé stessa.
Non sapeva nemmeno come dovesse sentirsi e quello la rendeva solo più confusa.

La stanza la accolse coi suoi colori tenui e rilassanti. Le piaceva, anche se non era arredata nel suo stile e più di una volta si era bloccata nel bel mezzo di una fantasia mentale in cui aggiungeva questo o quello per renderla più sua, ricordando che sarebbe stato inutile.
Quella non era la sua stanza, e anche se Isabel sarebbe andata via dopo il matrimonio, non voleva dire che potesse diventarlo.
Andò a letto ancora vestita, un'abitudine che faticava a togliersi, e rimase a fissare il soffitto come in trance, sperando che il sonno arrivasse prima del dolore.

Quello era il momento della giornata che più odiava, quello che più temeva. Quello in cui il ricordo di Melissa si faceva prepotente: ogni secondo passato assieme, il legame quasi co-dipendente che avevano avuto da piccole, quando la loro madre non si occupava di loro e dovevano essere l'una il sostegno dell'altra, l'abbraccio in cui si erano avvolte quando si erano ritrovate dopo anni di lontananza, la sua presenza così maturata che cercava di guidarla attraverso la difficile vita che viveva.
Sentì le lacrime scendere giù fino al cuscino e la vista annebbiarsi di altre che ancora premevano per uscire. Morse le labbra per non urlare.
Perché non era toccato a lei? Melissa era speciale, era migliore, la metà perfetta della loro simbiosi. Lei meritava di vivere, avrebbe avuto un futuro splendido e avrebbe aiutato molte persone, migliorato il mondo. Aveva così tante persone che le volevano bene, così tanto da dare.
Perché era morta Melissa e non lei? Lei, Sam, non sarebbe mancata a nessuno.

Un lieve tocco alla porta la sorprese e le strappò un singulto, e si mise a sedere di scatto.
Si passò in fretta le mani sulla faccia e sentì di nuovo bussare, appena più deciso.
Era molto tardi, chi poteva mai essere a quell'ora? Sentì di sapere già la risposta.

Michelangelo, vai a dormire” sbuffò con il tono più seccato che le riuscì di fare.
L'uscio si aprì e la faccia del mutante apparve nello spiraglio, con un mezzo sorriso.

Ho detto vai a dormire, non 'entra pure', idiota” lo investì con ostilità, ma non sortì l'effetto sperato.
Invece che andarsene, lui entrò nella stanza e si chiuse la porta dietro.
Si beccò un cuscino dritto in faccia e la sua risata si sentì attutita da dietro.

Tranquilla, rimango solo un attimo. E non faccio nulla di strano, promesso” assicurò in tono gioviale, mostrandole le mani in segno di resa. Il cuscino cadde a terra senza un rumore.
Sam rollò gli occhi al cielo e sbuffò di derisione. Lui lo prese come un segno positivo, evidentemente, perché si avvicinò a passetti corti e rimase per un secondo vicino al letto, prima di sedercisi di peso.

Volevo solo parlare un po'” disse quasi in impaccio, così inusuale per lui.
Di cosa?” rispose lei, che proprio non voleva saperne di rendergli le cose semplici.
Michelangelo fece spallucce e continuò a guardare di fronte a sé.

É già passata una settimana da quando sei qui, volevo sapere come ti trovi, come stai, se c'è qualche cosa che ti serve o di cui ti vuoi lamentare.”
In effetti, c'è qualcuno che entra in camera mia senza essere stato invitato, vorrei che ne teneste conto, non mi piace” soffiò sarcastica lei, strappandogli una risata.
Sam la ascoltò gioendone segretamente, rilassandosi un poco.

Va tutto bene, davvero” disse dopo qualche attimo, portandosi le gambe al petto e circondandole con le braccia.
Si era allontanata un po' da lui, in quel modo, ma era meglio così.

Sto bene qua sotto, anche troppo, forse” confessò con un filo di voce. E Michelangelo capì parte delle paure che lei nascondeva in quelle parole.
Sono tutti magnifici, vero? Sono casinisti, e troppi, ma sono fantastici” le confessò con un gran sorriso. “Amo davvero questa famiglia. E Leatherhead è davvero forte.”
Sam non disse nulla, affondò un po' la testa nel riparo delle braccia. Non le piaceva il modo in cui lui la leggeva così facilmente.

Sono contenta che Melissa abbia avuto voi, prima di...”
Lasciò la frase a metà e Mikey non la finì per lei, rimase ad osservarla per qualche istante, assorto e afflitto.

Tu hai conosciuto i genitori adottivi di Melissa?” le domandò con tatto, infine.
Sam non si mosse dalla sua posizione, forse si era già aspettata che prima o poi qualcuno le facesse quella domanda.

I Williams? Certo, sono a posto. Quando io e Melissa ci siamo ritrovate, i Williams hanno giurato e spergiurato che non sapevano che fossimo due gemelle, che non glielo avevano detto, altrimenti avrebbero adottato anche me. Si sono detti molto dispiaciuti” iniziò a raccontargli con tono neutro, quasi indifferente, e fu quella arrendevolezza che fece più male a Michelangelo.
Ma non lo so... non credo che mi avrebbero voluta. Sono troppo difficile da gestire. Melissa era più calma e ubbidiente, dava soddisfazioni ed era una studiosa, una vera secchiona.”
Secondo me tu sei intelligente. Sei furba, a dire il vero. E a volte essere furbi è meglio che essere intelligenti”
Sam sentì un gran calore dentro a quelle parole dette con sincerità, ma esteriormente non diede alcun cenno del tumulto interiore, nascosta dal riparo delle braccia e dai capelli biondi.
Anzi, dopo un attimo di imbarazzo gli allungò un pugno leggero contro l'avambraccio, che lui accolse con una risatina.

Non so cosa dirgli” sussurrò lei titubante, quando gli ultimi strascichi di risa di lui si erano spenti e il silenzio si era fatto troppo pesante.
Adesso so, ma non posso dirglielo. Di Melissa e … Non ho prove ed è tutto così assurdo. Mi prenderebbero per pazza e mi farebbero internare. Non so cosa potrei dirgli... eppure il pensiero di sapere la verità e di non potergliela dire mi fa arrabbiare. Volevano bene a Melissa e io non posso dirgli che fine ha fatto, che non la rivedranno mai più.”
Michelangelo sentì il rumore delle lacrime trattenute nel suo tono e trattenne il fiato, indeciso se buttare al vento la prudenza e abbracciarla, in barba a qualsiasi pugno lei gli avrebbe rifilato.
Ma forse era solo un desiderio egoistico il suo, il volerla stringere a sé, e non un gesto di conforto. Allungò una mano e dopo aver lasciato andare il respiro trattenuto fino a quel momento, la poggiò dolcemente sulla testa di Sam.
Rigida all'inizio, in attesa di una sua reazione negativa, ma poi, quando lei non si mosse, il tocco divenne dolce e gentile; le dita scesero tra la cascata di capelli biondi, lentamente, ed entrambi ne beneficiavano, quietamente.

Io non so che farei, se fossi in te. In effetti, dal punto di vista di un umano, è tutto assurdo. Sicuramente. Ma forse puoi chiamarli comunque, sentire come stanno. Perfino passare del tempo con loro, se può servirgli ad andare avanti. E se può servire a te.”
A volte Michelangelo sapeva essere così maturo e anche quello la faceva arrabbiare.

Loro non sono la mia famiglia” gli ricordò, con un lieve sottotono di amarezza.
Ma erano la famiglia di Melissa. Non potrai dire loro la verità, ma questo forse glielo devi. Almeno per lei.”
Sam tirò su con il naso, impercettibilmente, e cercò di coprirlo con un colpo di tosse che risultò come un gracidio. Si arrabbiò con sé stessa per l'imbarazzo e tirò su le spalle con stizza, schiaffeggiando via la mano di Michelangelo dalla sua testa.
Lui ridacchiò, leggermente.

Ora di andare via o chiamerò Splinter e lo avviserò che sei entrato qui con intenzioni poco pulite” minacciò con tono irato eppure stranamente leggero.

Michelangelo le mandò un'occhiata dubbiosa, poi si alzò con lentezza e con gesti altrettanto calmi e calcolati si sporse verso di lei, torreggiando con tutta la sua altezza.
Sarebbe potuto sembrare minaccioso, invece era stranamente protettivo.

Di' la verità, hai sperato che avessi intenzioni poco pulite” soffiò allusivo, ad un passo dal suo viso. Lei divenne rossa, così rossa che un po' gli venne da ridere, mentre una parte di lui si sentiva quasi in colpa per averla messa così in imbarazzo.
Sam comunque aveva già agito, preda del nervosismo e del rossore che rendeva la sua pelle incandescente, e gli rifilò un pugno deciso contro la spalla, più forte che poté.
Mikey indietreggiò di un passo, con le mani in alto e un sorriso colpevole.

Scusa, scusami!”
Eppure quello scintillio nello sguardo, malizioso, non gli dava un'aria così contrita.

Si diresse verso la porta prima che lei potesse mollargli qualche altro pugno e si fermò solo per un attimo prima di uscire.
Buona notte, Samantha! Sognami!” esclamò mandandole un bacio, chiudendosi poi subito la porta dietro, lasciandola lì a fissarla con sgomento.
Sam rimase ad osservare l'uscio, così sconvolta dall'uragano che era Michelangelo che non aveva avuto nemmeno la prontezza di lanciargli qualcosa addosso.
Da una parte si sentiva arrabbiata, anche se non sapeva se con lui o con sé stessa, dall'altra aveva l'assurdo impulso di ridere.
Si lasciò cadere sul letto di schiena e rimase a fissare il soffitto, confusa; la tristezza era ancora lì, nelle macchie di lacrime lasciate sul cuscino, eppure quella notte cadde nel sonno pensando ad un irriverente e malizioso mutante verde chiaro.


Nei giorni seguenti la routine non cambiò di molto, a parte la presenza di Leatherhead nel rifugio, che con Donatello lavorava incessantemente ad una cura per le umane mutate: si prendevano poche pause per mangiare e qualche ora per dormire.
Sam andava a trovarli spesso e rimaneva lì con loro per chiacchierare con il coccodrillo mutante, e a parte con Michelangelo, quelle erano le conversazioni più lunghe che la ragazza intraprendeva.
Ascoltava ogni parola che Leatherhead diceva con interesse e gli faceva anche molte domande, mostrandogli non solo che lo seguiva, ma che capiva quello che le spiegava. A dispetto della sua sfiducia, Samantha non era affatto stupida come diceva di essere. Tutt'altro.
I due facevano così tenerezza nelle loro interazioni che ogni tanto la testa di qualcuno spuntava dalla porta del laboratorio per osservarli, incrociando lo sguardo di Don, che se lo aspettava. Tra di loro, di nascosto, avevano iniziato a chiamarlo affettuosamente papà Leatherhed e si chiedevano quando il mutante avrebbe semplicemente adottato Sam.
Lei ne sarebbe stata felice.

Per un po' di giorni Sam tenne Michelangelo sulle spine, gli dava poca corda, non rispondeva alle sue provocazioni né reagiva ai suoi approcci: doveva pagare per averla messa in imbarazzo. In più, si divertiva a vederlo trotterellare dietro di lei come un'anima in pena.
Comunque, non durò molto, la solita esuberanza di Mikey la vinse infine e smise di tenergli il muso e ritornò a colpirlo quando la faceva arrabbiare, ritornò a giocare con lui ai videogiochi, ritornò a godere della sua compagnia.
E le sue parole di quella notte continuavano a ronzarle nella mente, perché Michelangelo aveva ragione.
Forse i Williams non erano la sua famiglia, ma li avrebbe aiutati al posto di Melissa.
Infine prese una decisione e il coraggio. Avrebbe chiamato i Williams e li avrebbe incontrati. Se loro avessero voluto, ovviamente. Pregava solo di riuscire a non crollare con loro, a non scoppiare a piangere davanti alle loro facce ignare di ciò che ne era stato della loro figlia adottiva.
Sarebbe stato meglio se fosse morta lei e non Melissa,ne era sempre più convinta.

Prese un paio di respiri profondi per calmarsi e un altro paio ancora di sicurezza, poi premette il pulsante di chiamata e attese col magone che rispondessero, ascoltando i trilli del telefono.
Sentiva il battito del cuore che le rimbombava nella gola.
Il lieve click della chiamata connessa la congelò sul posto e in fretta pronunciò un “pronto”, un po' troppo acuto.
La voce maschile rispose con cortesia, e forse era la ricezione lì sotto, ma non le sembrava quella del padre adottivo di Melissa.

Pronto, signor Williams? Sono Samantha Parker, volevo-”
La voce dall'altra parte la interruppe, con tono fermo ma gentile e Sam spalancò gli occhi via via che ascoltava quello che le veniva detto, con orrore misto a stupore.

Isabel e Mikey si accorsero che lei era impallidita e si affrettarono a correrle incontro, ma il suo sguardo vitreo non registrò la loro presenza.
Annuì come un'automa, poi forse dall'altra parte chiesero una conferma e si affrettò a rispondere a voce, ma suonava artificiosa e stridula.
La sentirono dare risposte automatiche, come per riempire un casellario di informazioni personali e Isabel e Mikey si scambiarono un'occhiata preoccupata, cercando di capire, attirando anche l'attenzione degli altri.

Infine, Sam mise giù il telefono e rimase ad osservare il vuoto.
Michelangelo allungò una mano e la poggiò titubante sulla sua spalla, scuotendola piano. Lei sembrò accorgersi del calore del tocco e alzò il viso verso di lui.

I Williams sono morti il mese scorso in un incidente stradale e mi hanno lasciato tutto in eredità” annunciò con un filo di voce.
E nessuno lo disse, ma sentirono tutti il sentore di qualcosa di sbagliato.


Note:

Adoro il pensiero di Leatherhead come padre adottivo di Sam, sarebbe dolcissimo.

Sono tornata dopo tantissimo tempo, eppure ho trovato un caloroso benvenuto e la dolcezza di allora. Grazie di cuore!

  
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