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Autore: HopeForCalzona    19/07/2019    1 recensioni
Questa storia è inserita nella sezione Rizzoli&Isles per un motivo personale, anche se le protagoniste non sono esattamente Maura e Jane
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo storia non parla di Maura & Jane, ma è pubblicata qui per un motivo personale ben preciso. Mi scuso se può sembrare fuori luogo, ma certe cose sono più importanti di tutto. Grazie per la comprensione e grazie a chi deciderà comunque di leggere. HFC  
A TE AMORE MIO:
Penso di fare questa cosa da tempo. Questo è l’ennesimo sogno che tu fai diventare realtà.
Ti Amo

 
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Era una mattina di inizio autunno. Il sole era già alto nel cielo e i suoi raggi si erano piacevolmente infiltrati fra le fessure della finestra fino ad illuminare la stanza.
Io ero già sveglia da un po'. Non avevo dormito molto quella notte, mi ero svegliata spesso, girandomi e rigirandomi nel letto per ore intere continuando a pensare a ciò che sarebbe accaduto di li a poco. Quella notte era interminabile. Il tempo sembrava essersi fermato, non passava mai, mentre io avevo il bisogno folle che corresse veloce fino all’indomani mattina e che il giorno avesse finalmente il sopravvento.
Non sentivo nessun rumore provenire dalla casa e ciò stava a significare che tutti dormivano ancora, che era troppo presto per alzarsi. Sospirai e mi imposi di dormire un po', per vedere se il tempo fosse passato più in fretta. Credo che la cosa funzionò perché fui svegliata dal profumo di caffè proveniente dal piano di sotto.
Scattai sul letto e mi alzai. Finalmente mi alzai. Quella giornata che aspettavo da tutta la vita stava davvero iniziando. Avrei voluto fare tutto alla velocità della luce perché, ancora una volta, avevo bisogno che il tempo passasse in fretta, ma mi imposi di fare le cose con calma e di controllare tutto nei minimi dettagli.
Feci il letto e presi gli abiti che avevo preparato la sera prima guardandoli e riguardandoli, per controllare che fossero quelli adatti alla situazione. Volevo qualcosa di curato, ma di comodo; qualcosa che mi facesse sentire a mio agio. Optai per dei jeans, una camicia e un maglioncino bianco. Abbigliamento semplice, ma nel mio stile. Si, mi sarei sentita decisamente a mio agio.
Presi gli indumenti e mi recai al piano di sotto per prendermi una tazza di quel profumatissimo caffè preparato da mia madre e per fare una doccia.
La giornata era partita nel migliore dei modi, non riuscivo a smettere di sorridere e dentro di me provavo un terremoto emotivo come mai prima d’ora. Uscii dalla doccia ed indossai un completo intimo di colore nero molto semplice: sorrisi, perché non ricordavo nemmeno più quando era stata l’ultima volta che avevo scelto della biancheria intima per piacere a qualcuno. Non sapevo cosa sarebbe successo nelle ore successive, ma volevo che fosse tutto perfetto.
Terminai di prepararmi ed uscii di casa. L’aria era frizzante ma piacevole; sorrisi ed inspirai profondamente.
 
******
Lei era su quel treno e stava venendo da me. L’avevo conosciuta circa un mese prima.
La nostra conoscenza era stata del tutto casuale. Era avvenuta in una notte di metà agosto, nella quale io non riuscivo a dormire e decisi di mettermi a leggere qualcosa su internet. Trovai su un sito una cosa scritta da lei e le lasciai una recensione per complimentarmi per il suo modo di scrivere. Lei mi rispose e da quel momento non smettemmo più di sentirci.
Fu tutto così inaspettato ed improvviso. Sembrava la scena di uno di quei film sdolcinati e romantici per persone sentimentalmente depresse, che amano immaginare e sognare cose del tutto impossibili.
Avevo visto decine di film del genere e ogni volta che ne terminavo uno, mi davo della sfigata per il modo in cui cercavo una fuga dalla realtà in cui vivevo.
Invece questa volta era reale. Non era per niente un film e stava capitando proprio a me. Avevo sentito fin da subito un legame indissolubile con questa persona; un legame così forte ed intenso che mi faceva mancare il respiro quando non la sentivo; un legame talmente immenso che mi faceva passare la fame, il sonno, la sete. Ogni cosa aveva perso di importanza perché la sola cosa di cui mi importava era lei.
Mi era esplosa dentro e non riuscivo a capire il perché. Non esisteva nessuna spiegazione logica. Non esistevano spiegazioni al fatto che percepisse ogni mio pensiero senza bisogno che io parlassi, che dicessimo le stesse cose, che terminassimo l’una le frasi dell’altra, che ci svegliassimo alla notte nello stesso momento per scriverci, che ci fermassimo di fare qualunque cosa stessimo facendo in quel momento, per il bisogno mentale e fisico di pensarci, di sentirci vicine. Abitavamo a centinaia di chilometri di distanza, ma era come se fossimo a pochi metri. Fino a qualche giorno prima ignoravamo l’esistenza l’una dell’altra, ma era come se ci conoscessimo da tutta la vita. Vivevo le mie giornate in funzione di lei, immaginandola nella mia vita, nella mia quotidianità. Mi guardavo attorno sperando assurdamente di vederla apparire da qualche parte e ogni volta rimanevo tremendamente delusa quando realizzavo che non sarebbe stato possibile.
Ogni minimo gesto della mia giornata era fatto immaginandolo condiviso con lei. Il caffè del mattino, la spesa, il pranzo, una passeggiata, guardare un film. Ogni cosa la immaginavo e la desideravo indescrivibilmente condivisa con lei. Con lei sarebbe stato bello anche andare a buttare la spazzatura.
Non sapevo descrivere cosa mi stava accadendo perché le emozioni sono impossibili da arginare dietro alle parole, ma ero ben consapevole che non avevo nessuna intenzione di fermare la potenza e l’immensità di questo sentimento. Qualunque cosa fosse.
Vivevo in una situazione parecchio incasinata e lei era apparsa nella mia vita come un miracolo: questo era, il mio miracolo personale.
Fin da subito percepii la mia vita divisa come da una linea ben definita che separava un “prima” da un “dopo”, un “fine” da un “inizio”.
Lei era il mio nuovo inizio. Non avrei più potuto continuare a vivere la mia vita senza di lei, come se non l’avessi mai conosciuta. Lei era realtà. Sentivo già di appartenerle con tutta me stessa.
Era folle, non la conoscevo, non sapevo quasi nulla di lei, eravamo a centinaia di chilometri di distanza. Ma mi sentivo sua. Sapevo di esserlo e non volevo essere di nessun altro. Ero tutto irrazionale ed inspiegabile, ma in qualche modo era così. Provavamo le stesse sensazioni, le stesse emozioni. Non sapevamo spiegarlo, ma sapevamo che era giusto. Era giusto darci una possibilità qualunque cosa significasse, qualunque fossero state le conseguenze. Stavamo vivendo ciò che alcune persone aspettano per una vita intera. Lo sapevamo, ne eravamo consapevoli. Eravamo consapevoli di appartenerci da sempre.
Eravamo una follia. Lei era una follia. La follia più sensata della mia vita
   
 
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