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Autore: ArwenDurin    21/07/2019    3 recensioni
Johnlock
Sherlock POV
"«Da quanto?» Nemmeno il tempo di giungere in sala che John, in un espressione tutt’altro che amichevole, mi accolse con tale esclamazione, era seduto sulla mia poltrona in penombra di spalle, rispetto alla luce pomeridiana del sole che brillava dalla finestra.
con le mani chiuse a pugno dove tra esse, teneva ben stretto il mio telefono."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Da quanto?» Nemmeno il tempo di giungere in sala che John, in un espressione tutt’altro che amichevole, mi accolse con tale esclamazione. Era seduto sulla mia poltrona in penombra e di spalle, rispetto alla luce pomeridiana del sole che brillava dalla finestra. Rimasi stupito del fatto di trovarlo lì, ma guardandolo non fu difficile dedurne il perché:
-Espressione cruccia sul volto.
-Occhi accesi di rabbia.
-Pieghe sui pantaloni che stavano ad indicare fosse da un po’ seduto
-Ed infine mani chiuse a pugno dove tra esse, teneva ben stretto il mio telefono.
La situazione mi fu chiara: aveva sentito quel suono che tanto lo infastidiva, provenire dall’oggetto sul tavolino di fianco alla mia poltrona, e complice la sua curiosità, aveva guardato alcuni messaggi.
Dopo una mattinata passata su un caso intrigante e complesso che coinvolgeva un giardiniere e il suo orecchino, eravamo giunti a casa stremati e senza pensarci troppo mi ero diretto in camera mia, e lì sdraiato sul letto ero rimasto nel mio palazzo mentale. Ignorai qualsiasi suono o distrazione e dunque anche il suono del mio telefono.
«Di cosa parli, John?» Eppure giocai la carta dell’indifferenza, cercando di ignorarlo per raggiungere la cucina dove era mia intenzione prepararmi un tè davvero forte, ma lui non me lo permise, alzandosi improvvisamente e mettendosi dinnanzi a me in posa ferma e militaresca con il viso colmo d’irritazione.
«Non ci provare Sherlock, non ti azzardare! Adesso tu ti siedi e mi dici da quanto tu e la Adler parlate di me.»
«Come desideri.»
Detti la parvenza d’esser calmo, quando dentro sentivo un tumulto che mi scuoteva sino alle ossa, ma non volevo darlo di certo a vedere. Mi sedetti sulla mia poltrona e John fece lo stesso, non capivo perché volesse parlarne o meglio, a cosa sarebbe servito?
John sospirò e prese a guardare nuovamente lo schermo del telefono, cominciando a leggere.
«Oggi siete stati ancora da Angelo e ancora non gliel’hai detto? Sherlock, quando ti deciderai?
Buon compleanno, signor Holmes! Allora glielo hai detto? Potresti essere originale anche in questo campo e fare tu un regalo a John, piuttosto del contrario…
Lo sai? Ti fai troppi complessi per essere un genio, diglielo e basta.
E ci sono altri di questo contenuto tra te e la Adler, ora tu mi devi una spiegazione.»
Improvvisamente la gola mi si fece secca, il suo comportamento trasudava non solo disagio ma fastidio e non facilitava le cose, che avesse voluto interrompere i rapporti con me dopo questo?
«Non vedo cos’altro ci sia da aggiungere, te lo dissi che erano solo messaggi.»
Lui chiuse gli occhi, inalando con rabbia e il suo volto si fece più scuro.
«Sherlock, in questi messaggi state parlando di me! Tu le stai parlando di cosa provi per me io…» appoggiò il telefono sul bracciolo della poltrona con poca delicatezza, come un macigno ma non ricco di rocce, bensì di parole che mai più avrebbe voluto vedere. Quel gesto oltre che trapelare immensa rabbia, mi fece trasalire come se avessi ricevuto un pugno al petto, poiché comportava davvero quello che io temevo sarebbe successo se mai ne avessimo parlato.
«Perché non me lo hai mai detto?» aggiunse in un sussurro intriso d’ira e a quel punto scoppiai a ridere per alleviare quel magone che sentivo prudermi in gola, e perché tutto ciò era assurdo!
Lui chiedeva a me perché non glielo avessi detto? Lo stesso uomo che solo a nominare la parola omosessuale, indietreggiava con rabbia e disgusto?
Mi allungai sulla poltrona verso di lui, e lo osservai attentamente: le mani strette a pugno, un sorriso nervoso sulle labbra, e gli occhi che bruciavano più del camino acceso di fianco a noi: era decisamente in collera.
«John, non credo sia opport…»
«No! Adesso tu me lo dici, chiaro? Devi rispondermi e non fuggirai, non questa volta. Da quanto tempo?» Mi interruppe con vigore e deviai lo sguardo dalla sua determinazione, quel fastidioso tumulto avvolgeva il mio essere stringendomi lo stomaco e impedendomi quasi di respirare. Tutto questo poco faceva parte di me e quella situazione era fonte di disagio, ma sapevo che John non si sarebbe rassegnato. I suoi occhi, il suo corpo, e la sua voce, me lo dicevano e dunque fui costretto a rispondere.
«Me ne sono accorto quando avesti l’idea di volerti sacrificare per me al congegno di Moriarty,  ho capito di essere innamorato di te quando ti ho visto con quella bomba addosso, ma lo ho realizzato di esserlo per davvero solo quando dovetti smascherare la rete del suddetto. Alla seconda domanda puoi risponderti da solo, non sarebbe cambiato nulla o forse tutto, avevo avuto lo spiraglio d’idea di dirtelo al mio ritorno dopo beh… la mia assenza, ma tu eri già impegnato.»
Lo guardai e ora il suo sguardo era basso, il volto invece chino e con le mani giunte strette forti sotto il suo mento, si sentiva in colpa.
«Dovevi dirmerlo.» fu un lieve sussurro il suo, eppure lo udì fortemente pungere il mio sistema nervoso come uno spillo, e in parte del fastidio mi avvolse.
Perché continua ad insistere?
«John, i sentimenti mi sono ancora incomprensibili nonostante tutto, questo è il tuo campo non il mio, poi come ho detto non era rilevante.»
«Non era rile...» Tirò un sospiro, contrariato.
«Quante volte hai rinnegato i tuoi sentimenti? Quante volte mi hai fatto credere che tu non fossi…umano» sospirò rassegnato e guardò il fuoco.
«Continuo a vedere questa conversazione inutile.» Alzai il tono della voce roteando gli occhi al quel punto davvero infastidito perché non capivo quell’atteggiamento, non comprendevo come mai insisteva su una cosa che non aveva nessuno valore per lui, di certo non ricambiava i miei sentimenti, amava un’altra persona. Questo mi fu chiaro quando a quel ristorante, al mio ritorno dalla missione quasi suicida, lo vidi al tavolo con l’espressione cruccia e concentrata, e l’attenzione rivolta ad una scatolina rossa davanti a sé…era ovvio che non vi era più posto per me, non sentimentalmente almeno, e che avevo perso la mia occasione. Continuare a rinfacciarlo aprì una voragine in me che mi devastava sempre più, avevo accettato di rimanergli a fianco come amico, il suo migliore amico visto il grande onore che mi aveva conferito con tale termine, ma perché scavava nel profondo di qualcosa che avrebbe scaturito solo dolore?
«E ti ricordo per aggiungere, che ti stavi sposando e tu avevi scelto lei.» Non riuscì a fermarmi e prima che potessi troncare la conversazione, John alzò il capo e la collera di poco prima illuminò di nuovo il suo volto come fuoco vivo.
«Adesso sarebbe colpa mia!» E si alzò dalla poltrona, allontanandosi di qualche passo teso e irremovibile, mi bloccai e nessuno dei due parlò per qualche minuto.
Ecco perché non volevo parlarne…sapevo che sarebbe cambiato qualcosa tra noi e io non potevo perderlo! Preferivo rimanergli amico e negare quell’amore così all’infuori del mio essere di solito razionale e poco propenso alle emozioni, piuttosto che vederlo distanziarsi da me per quel sentimento non corrisposto.
Lo osservai darmi le spalle per mascherare le sue emozioni, ma potei dedurne il tremore leggero che lo scuoteva e quanto fosse turbato, arrabbiato, e come si sentisse impotente. Erano emozioni così chiare che non c’era bisogno lo guardassi in volto per capirlo, ma vederlo in quello stato mi turbava, in vita mia non volevo mai più recare un qualche danno o sofferenza a John, ne aveva viste abbastanza.
Ed io avevo fatto un giuramento sia a lui, sia a me stesso: John era la priorità, il suo benessere era la priorità.
«Non ti sto dando la colpa, sto solo esponendo i fatti.» Cosicché usai un tono calmo per tranquillizzarlo e lui si voltò verso di me, i suoi occhi colmi di lacrime che mai avrebbe espresso ma che rimasero a luccicare lì in quel mare blu, come avvertimento ai miei sensi.
«Il fatto Sherlock, è che mi hai mentito! E più volte, facendomi credere che non ti importasse di me, facendomi pensare che il tuo lavoro venisse prima del sottoscritto e che addirittura che provassi qualcosa per una donna che nemmeno ti meritava!» questa volta urlò e incontrai il suo sguardo ardente che sconquassò il mio essere.
«No! Io non ti ho mentito! Sei tu ad aver ignorato, tu lo sapevi, John. Oramai ti era chiaro ma hai ignorato quello che provavo per te e mi andava bene, era meglio così.»
Perché andiamo! Involontariamente e nuovamente guidato dal mio cuore e non dalla mia mente, glielo avevo anche detto.
“Tu l’hai scelta” un anno fa e quel silenzio tra noi, quello sguardo colmo delle parole che nessuno dei due avrebbe detto…per non parlare di quando all’aeroporto ci salutammo, sapevo che John avrebbe potuto capire il messaggio vero che gli stavo dando e non certo il mio nome completo. Per ultimo aveva visto il video di Mary quello che lei fatto per salvare John se non vado errato,  e cosa diceva?
“l’uomo che entrambi amiamo” l’aveva sentito, eppure non me ne aveva parlato o fatto accenno d’interesse di cosa io provassi per lui, perché cosa poteva importargli in fondo?
Dell’altro silenzio cadde tra noi e John scosse più volte il capo ridendo di scherno, non capì però se per la situazione o verso qualche suo pensiero al riguardo.
Lui riusciva sempre a sorprendermi, e lo fece ancora quando il suo sguardo tornò su di me con una nuova determinazione ad accenderlo, velato di una tristezza che pressante avvolgeva le sue pupille.
«Non avevo mai inteso tutto in quel modo io…sì, sono un’idiota, perché non ho voluto vedere, forse non ero pronto a farlo. Hai ragione,» Si lasciò cadere rassegnato sulla sua poltrona, passandosi una mano sul volto.
«Ma se tu me lo avessi detto prima io non l’avrei sposata, lei non ci sarebbe mai stata.» Poche semplici parole, qualche lettera e mi paralizzai.
Che lui provasse lo stesso? Era possibile che l’uomo che avevo sempre visto irraggiungibile e decisamente troppo per un essere antipatico e insopportabile come me, potesse ricambiare il mio sentimento?
Quell’uomo perfetto poteva amarmi?
Lo guardai senza riuscire a proferire parola, immobilizzato su quella poltrona e sbattei più volte le ciglia.
Non capii e io odiavo non capire! Come poteva essermi sfuggito tutto questo? Ero così concentrato a ritenerlo fuori dalla mia portata che non avevo visto, io il grande Sherlock Holmes mi ero lasciato sfuggire l’ovvio: era incredibile.
«Ti ho messo prima del mio lavoro molte volte anni fa, ma ad un certo punto non l’ho più fatto, è qualcosa al di fuori della mia logica è semplicemente successo, tu sei diventato più importante di tutto e dopo quei due anni…» Sussurrai quella frase, aprendomi a quel sentimento completamente o almeno era l’intenzione poiché sentendomi vulnerabile, non riuscii a finirlo e nemmeno a guardare John negli occhi per vedere la sua reazione. Del rossore prese il mio volto e la stanza diventò improvvisamente bollente, le mani mi sudarono e mi sentii inerme come una piccola ape al di fuori del suo alveare, all’infuori del suo scudo protettivo.
Improvvisamente vidi John inginocchiarsi vicino a me, la sua mano si poggiò sul mio ginocchio e tutto svanì, gli rivolsi un’occhiata e le sue pupille dilatate mi perforarono il cuore, tutto nel suo volto sussurrava una sola cosa: desiderio.
Deglutii pesantemente, sentendo il controllo fuoriuscire da me.
Come poteva mettersi alla pari di Irene? Lei stessa si era protesa verso di me in quel modo, non facendomi sentire nulla se non il gusto e curiosità di analizzare i segni dell’attrazione, ma con John…non riuscivo a muovermi o mantenere nemmeno a lungo lo sguardo su di lui che sentivo il mio corpo tremare.
John annegava la mia ragione e mi faceva perdere in lui come nulla al mondo.
Mi chiamò in un sussurro caldo, prendendo la mia mano e portandola al suo polso, il suo battito era accelerato… mi ci volle qualche secondo per alzare lo sguardo sul suo e immergendo i miei occhi nella dimora del desiderio, ben presente nel suo volto illuminato dal fuoco, dove vi lessi però anche dolcezza. Sentivo il suo cuore battere così velocemente ed era solo per me, il suo volto inclinato di lato a guardarmi in quel modo era per me: così surreale, ma così bello!
Mi chiesi se non stessi sognando ma il suo respiro, il suo odore, e lui che con il suo sguardo mi carezzava il viso dolcemente, passando in ogni dove, finendo dalle mie labbra al mio collo erano troppo reali per essere frutto della mia mente. Sapevo che cosa voleva, avevo intuito il sussurro dei suoi occhi di voler essere dedotto, prima di avere quello che desideravo. Cercai di parlare ma quando aprii la bocca non uscì alcun suono, cosicché chiusi gli occhi, concentrandomi sui miei sensi e su quello che il suo corpo mi stava dicendo, poi li riaprii per parlare.
«Hai il battito accelerato, e le tue pupille sono dilatate. Il tuo sguardo è ricco di quello che chiamerei desiderio e vuoi…»
«Sì?» Mi sussurrò quella risposta che carezzò il mio viso, e facendosi più vicino i nostri respiri si mischiarono, posai uno sguardo su quelle labbra che tanto ardevo baciare e mi sporsi anche io verso di lui, così i nostri nasi si toccarono.
«Dimmi che cosa voglio, Sherlock.» Aveva un tono tutt’altro che innocente quell’esclamazione e il suo sguardo scuro mandò brividi in tutto il mio corpo, ero carico e accaldato solo per lui. John portò le sue mani a slacciare i primi bottoni della mia camicia viola, con estrema lentezza, eppure un tremore lo dominava, e di nuovo il suo sguardo saettò sulle mie labbra, con un moto di desiderio così forte che sentii il mio cuore stringersi. Erano sensazioni che un tempo avrei considerato assurde, come poteva un cuore stringersi? O delle farfalle essere nello stomaco? Ma in quel momento non ebbi da ridire, poiché furono proprio quelle le descrizioni più vicine alle sensazioni che stavo provando.
«Baciarmi, vuoi me.» Sussurrai sfiorando le sue labbra.
«Oh, sì.» E rispondendomi ciò prese possesso della mia bocca con una passione tale da farmi girare quasi la testa, ricambiai tutto quel fuoco che per anni avevo dovuto tenere a bada e lo strinsi forte a me, mai più l’avrei lasciato andare.
«Hai idea di quanto io abbia desiderato tutto questo? Hai la dannata idea di quanto io ti ami?» Si staccò da me sussurrando tra i denti questa frase, e strinse forte una mano tra i miei ricci con la stessa convinzione di quell’esclamazione, esponendo il mio collo che aggredì di baci.
E lui aveva idea di quanto fosse attraente? E di quanto anch’io lo amassi?
«John.»
Mi ritrovai senza fiato e quando lui mi baciò nuovamente, mi sfuggì un verso di soddisfazione. Poco dopo mi ritrovai disteso sul pavimento con John sopra di me, sentivo il suo corpo così ben proporzionato contro il mio come da sempre desideravo, e ben presto la sua pelle calda e sfumata dai disegni del fuoco, si presentò dinnanzi ai miei occhi senza l’ingombro dei vestiti. Essa era segnata da alcune cicatrici che avrei senz’altro conosciuto, presto tutto il suo corpo sarebbe stato per me privo di segreti, ogni suo centimetro volevo conoscere: analizzarlo, osservarlo, e ammirarlo come il più bello e mio prezioso dei casi.
Le sue labbra passarono al mio collo dove sussurrò il mio nome in vari toni d’estasi e dolcezza, e lo strinsi a me mentre ci univamo.
Lo abbracciai forte mentre io e John consumavano il nostro amplesso, lì su quel pavimento, con il fuoco come unico testimone della nostra bruciante passione, alta e divampante come le sue fiamme nel camino.


Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Che dire questo racconto è da un annetto che aspetta di essere pubblicato, più o meno XD perché direte voi, tra queste ragioni non ero sicura che il racconto fosse decente, ma alla fine mi sono convinta che è carino e l’ho pubblicato ^_^
È la prima volta anche che uso il POV in prima persona di Sherlock, e mi è piaciuto molto!
Lo scrissi che ero  ancora arrabbiata con la s4, ecco perché John è così aggressivo all’inizio, e ha senso anche che Sherlock ha questi pensieri/ volevo vedere la Johnlock come coppia ed ecco qui il racconto.
Avete presente il messaggio che riceve Sherlock nella 4x02? Ecco volevo dargli questo senso XD
Non c'è beta.
 
Grazie a chiunque lo leggerà e/o commenterà ^_^

 
   
 
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