The Garden
Of Memories
Il mio nome è Adam. Io e mia
sorella Sarah, siamo sempre stati diversi da tutti gli altri bambini. Eravamo
sempre insieme, dove andava uno l’altra lo seguiva e viceversa e non ci
avreste mai trovati separati per nessun motivo. Facevamo
tutto insieme, anche sognare. Ma i nostri sogni erano
speciali; qualche volta si avveravano l‘indomani, altre invece scoprivamo
esser fatti già accaduti. Nostra madre diceva spesso che, essendo
gemelli, eravamo legati da un filo invisibile molto
più stretti di qualsiasi altro fratello o sorella. Il nostro
strano potere di viaggiare nel tempo attraverso i sogni, non era altro che lo
specchio del nostro essere, di ciò che eravamo
in realtà. Spesso non comprendevo le strane e misteriose parole di
nostra madre, ma Sarah no. Lei capiva sempre tutto.
Per questo adesso sono qui, seduto su
questa panchina sotto il nostro albero dalle foglie rosate nel nostro giardino,
per cercare di capire un po’ di più quello che io
e Sarah potevamo fare insieme nei nostri sogni. Chiudo gli occhi verde
scuro e cerco di raggiungerla con la mente, cercandola
nel passato, perché è laggiù che è rimasta
intrappolata un anno fa...
*-*-*-*-*-*
- E poi che è successo fratellino?- Sarah mi osserva
curiosa, con i suoi occhi verdi sempre brillanti e vivaci. I lunghi
capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle, ricadono anche sul foglio da
disegno posto sotto i suoi gomiti. Un carboncino nella mano,
e un disegno mezzo scarabocchiato sulla carta bianca. Era sempre
così fra noi, ogni giorno. Io con un nuovo racconto
nella mente e lei con una nuova matita per disegnarlo.
- Semplice, il
drago non era altro che il principe, trasformato dall’incantesimo della
maga. Ma la principessa era riuscita a sconfiggere
quest’ultima e poté vivere felice accanto al suo amato.- le
spiegai brevemente. Sarah spalancò le grandi iridi color delle foglie e
rise felice della conclusione della mia storia. La sua risata di bambina
echeggiò assieme al vento, l’unico altro rumore presente attorno a
noi.
Le presi il foglio da disegno, e notai con stupore che mia
sorella aveva creato un altro capolavoro. - Ma questo,
è identico al drago che mi stavo immaginando, come ci riesci Sarah? Come
fai sempre a sapere perfettamente quello che ho nella testa sorellina?- Lei rise ancora divertita.
- Perché
tu sei la mia metà Adam, ed io riesco a capirti
perfettamente.-
Sorrisi mentre il venticello primaverile
scompigliava i miei capelli biondi. Eravamo solo due ragazzini di 11 anni, ma
il nostro legame era molto più saldo di
qualsiasi altro sentimento al mondo. Nessuno riusciva a capirmi meglio di Sarah
e lo stesso valeva per lei, solo io sapevo sempre quello che pensava.
Improvvisamente mia sorella chiuse gli occhi e si
addormentò, preda della magia del nostro legame, ed io la seguì subito dopo, stringendole la mano mentre mi
lasciavo cullare dal tepore di questo nostro strano potere.
Quando aprì gli occhi mi ritrovai semi-sdraiato su uno
dei rami dell’ albero rosato. Poco più
avanti a me stava Sarah, seduta in equilibrio su di un ramo sottile, con lo
sguardo fisso sotto di lei in un’espressione indecifrabile. Mi avvicinai
lentamente, sedendomi poco più distante e seguendo il suo sguardo notai
una donna seduta sulla panchina scura, dove noi poco prima ci
eravamo addormentati. Quella era nostra madre.
- Sembra triste...- sussurrò Sarah accanto a me. Io
annuì senza smettere di guardarla, notando i capelli molto
più lunghi e il viso più rilassato dai lineamenti
aggraziati. Sembrava diversa, più giovane; forse ci trovavamo nel
passato. Mentre riflettevo, un uomo molto giovane e con i capelli simili
all’oro le si avvicinò, portandosi di
fronte a lei che alzò gli occhi a osservarlo incuriosita. Lui la fissò
attentamente con i suoi occhi verde profondo per poi sospirare. Fu in quel
momento che sia mia madre che Sarah e me, ci
accorgemmo di ciò che l’uomo teneva tanto saldamente fra le
braccia. Si piegò verso la donna e le porse i due piccoli fagottini
addormentati, sistemandoglieli delicatamente in grembo. Lei li guardò
stupita almeno quanto noi, poi tornò con gli occhi sull’uomo di
fronte a lei.
- Hai scoperto di non poter avere figli, non è vero?
Abbi cura dei miei due bambini, sono molto speciali...purtroppo, non posso
prendermene cura.- sorrise, un sorriso disarmante e pieno d’amore e di
malinconia. Voltai lo sguardo verso mia sorella. Stava piangendo.
Lei non mi guardò ma, dopo
essersi passata il dorso della mano sugli occhi scacciando via le lacrime, si
sporse di più per osservare la scena sotto di noi. Accadde in un attimo.
Il ramo sul quale stava seduta si spezzò, e Sarah
cadde rovinosamente a terra con un grido spaventato.
In quel momento non riuscì a distinguere nulla, suoni
e colori mi apparvero confusi. L’unica cosa che mi si mostrò
chiara era mia sorella. Sdraiata a terra priva di sensi, mentre l’uomo si
chinava su di lei confuso e spaventato. La prese fra le braccia senza capire da
dove potesse essere apparsa, e Sarah finalmente
aprì gli occhi focalizzando lo sguardo solo su di lui.
- Tu sei...il
mio...papà?- sussurrò piano, con una vocina sottile e sofferente
che mai le avevo sentito, mentre lui si voltava
rivolgendole uno sguardo dolce e comprensivo.
Le sorrise - Si bambina mia, sapevo
che ti avrei vista, e lo sapevi anche tu...dov’è tuo fratello?-
lei alzò a fatica la mano e accennò verso di me. Lui seguì
l‘indicazione, puntandomi con i suoi occhi così simili ai miei.
Subito dopo la sua voce, come in un sogno.
- Mi
prenderò cura di Sarah, almeno fino a che non si sarà ripresa da
queste ferite, non può tornare in queste condizioni Adam, lo sai anche tu...- non riuscivo bene a comprendere le sue
parole, ma l’unica frase che mi venne in mente da dirgli fu. - Perché ci hai abbandonato, dimmelo?-
Lui sorrise ancora, e in quel momento mi resi contro di
quanto gli somigliassi - Adam, vostra madre se
n’è andata dandovi alla luce...ed io la seguirò fra poco.
Mi resta solo un anno circa, l’ho visto con il
mio potere. Non posso lasciarvi soli così piccoli, ma sono felice di
vedere che siete cresciuti forti e soprattutto uniti...aspettala, farò
in modo che ritorni da te, nel vostro presente. Te lo prometto.-
Poi, ogni cosa scomparve sotto una coltre di petali rosati, o
almeno così mi sembrò.
Quando mi svegliai nel presente, Sarah non
si trovava più accanto a me. Era scomparsa nel nulla, rimasta intrappolata
in un frammento del nostro passato. Credetti fosse stata tutta colpa mia, e
piansi per giorni interi sommerso dalla tristezza, dal senso di colpa e dal
vuoto che mia sorella aveva lasciato dentro di me con la sua assenza. Fu mia
madre a sorprendermi quando mi vide varcare la porta
di casa, solo, senza mia sorella a stringermi la mano. - Dunque,
era questo il giorno...- il suo sguardo si rabbuiò, ma poi mi sorrise
dolcemente.
Svariati giorni dopo mi rivelò la verità
all’oscuro del fatto che io già la conoscessi...
*-*-*-*-*-*
Adesso ho capito finalmente
perché quel giorno io e Sarah siamo stati
testimoni di quel frammento del nostro passato. E’ stata mia sorella a
volerlo. Lei ci ha portato a scoprire la verità anche
se, ne sono certo, sapesse già ogni cosa. Ed
è strano come io, a distanza di un anno, ricordi ogni dettaglio di Sarah
così perfettamente, come se l’avessi vista per l’ultima
volta solo ieri. La sua figura, la sua risata spontanea non mi ha mai
abbandonato, a volte mi pare di avvertirla nel vento. Sono certo che sia viva con
il nostro vero padre, e come lui mi ha promesso la riporterà da me prima o poi. Non so dove e non so
come, ma so che è così.
E’ per questo che ogni giorno vengo in
questo luogo, sotto il nostro albero che contiene i miei ricordi più
preziosi. Ma non so cosa mi abbia spinto di preciso
oggi a venire proprio prima che il sole tramonti, quando il cielo si tinge di
rosa e oro. Nel silenzio della mia camera ho come avuto un presentimento, forse
è stata Sarah a chiamarmi, o forse è stato mio padre. Ho
avvertito una sensazione di malinconia molto forte e qualcosa mi diceva che dovevo venire qui al più presto. Forse
nostro padre se n’è andato in un altro tempo, e probabilmente
potrò rivedere mia sorella, o almeno questo è quello che ho pensato mentre uscivo in giardino.
Sospiro mentre mi rilasso
sulla panchina. L’ennesima sensazione di poter
ritrovare Sarah era solo una mera illusione come sempre? Poi la sento,
la sua risata. E’ leggera e appare come un flebile sussurro, sembra
provenire da un altro mondo. Apro gli occhi, e lo sguardo mi cade a terra. Un
pezzetto di carta emerge dal terreno come un fiore in cerca di luce. Mi chino a
raccoglierlo, ma devo scavare un po’ prima di rendermi conto che è
un foglio da disegno. Confuso, spaventato e pieno di aspettative
al tempo stesso, lo scosto veloce verso di me.
Raffigurati ad acquarello stanno la
panchina scura, e sopra di essa il nostro albero. Le
foglie rosa ondeggiano al vento rendendo l’immagine reale come una
fotografia.
Resto incantato ad osservare il
disegno, come preda di una magia, tanto da non riconoscere subito la voce che
proviene da uno dei rami dell’albero.
- Mi sembra sia venuto bene, non trovi fratellino?-
“Il
mio tempo è finito Sarah, utilizzerò
l’ultima goccia del mio potere per farti tornare da tuo fratello.
Portagli questo mio messaggio;
-
Non odiarmi se puoi, Adam.-”
Fine
Grazie per la lettura, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate ^^
Selhin