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Autore: echois    22/07/2019    0 recensioni
Dopo essere riuscito a organizzare un fortunato appuntamento per uno dei suoi migliori amici, Georg, ben presto si diffonde la voce che Bill sia diventato un organizzatore di incontri (ma c'è anche la versione che lo definisce organizzatore di scopate). Ma così impegnato a trovare per gli altri il vero amore, riuscirà a trovare il suo oppure dovranno intervenire i suoi migliori amici, Georg e Gustav?
[TomxBill]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Capitolo 8.
Bill offre nuovamente il suo aiuto.
 
 
 
 
 
Mentre il filtro era tra le sue labbra, Bill prese una cartina dalla pratica borsetta che aveva rubato a sua mamma per mettere tutto il necessario per farsi le sigarette. Georg, con le sopracciglia inarcate, lo guardò. Bill mise un po’ di tabacco sulla cartina, distribuendolo in modo omogeneo. Gustav, con il volto inclinato, lo guardò un po’ accigliato.  Bill prese il filtro dalle labbra e lo mise alla fine della sigaretta, se la portò di fronte gli occhi e la rollò, sistemando talvolta con le dita il tabacco. Georg e Gustav si scambiarono un’occhiata loquace e breve prima di ritornare a fissare il loro migliore amico. Bill leccò la cartina e la chiuse, cercò l’accendino nelle tasche della giacca, guardò a sua volta i suoi migliori amici.
 
“Gustav, invece di continuare a guardarmi come un maniaco, dammi il tuo accendino. Il mio devo averlo lasciato a casa” disse mentre la sigaretta era ancora tra le sue labbra. Il ragazzo interpellato lo continuò a fissare, Bill corrugò la fronte. Prima si chiese se il suo amico fosse sordo, poi si chiese se avesse qualcosa di strano quella mattina: da quando aveva salutato i suoi amici, questi non facevano altro che guardarlo in modo parecchio bislacco. “Gustav!”
 
“Oh, sì, sì, l’accendino” disse frettolosamente l’amico, mise la mano nella tasca e cacciò un accendino azzurro, lo porse a Bill.
 
“Grazie. Il nuovo apparecchio acustico che ti hanno messo è difettoso: fattelo controllare. In ogni caso, finché questo non accadrà, sarò costretto ad urlare. Ah, la mia povera ugola” disse e accese la sigaretta, alzò l’accendino. “Questo me lo tengo: è la ricompensa per il danno che la tua sordità causerà alle mie corde vocali”
 
“Beh, Bill” iniziò Georg, si schiarì la voce e finalmente fece qualche movimento: ciò permise a Bill di capire che era effettivamente vivo.  “Come è andato il tuo, uhm, appuntamento di ieri?”
 
“Il mio appuntamento con Tom, intendi?” disse Bill con tono aspro, guardò prima Gustav e poi Georg con un sopracciglio inarcato e la sigaretta tra il medio e l’indice. “Devo ammettere che inizialmente ero incazzato con voi per lo scherzo che mi avevate fatto,” Georg e Gustav si guardarono nuovamente e quello sguardo valse più di mille parole: nemmeno Bill aveva capito che Tom era innamorato di lui e forse continuava a non capirlo.  “Ma poi mi sono arrabbiato con me stesso perché vi conosco e non dovevo affidarvi un compito così grande e difficile. Mi dispiace, ragazzi, per avervi sopravvalutato. Non lo farò più” Bill aspirò il fumo della sigaretta, lo ingoiò e poi lo buttò fuori.
 
“E quindi non l’avrai mica abbandonato lì, al ristorante, come un idiota?” s’informò Gustav, tutta la sua attenzione era rivolta a Bill. Quest’ultimo non capiva perché quella vicenda interessasse così tanto ai suoi amici e infatti guardò prima l’uno e poi l’altro con uno sguardo cupo.
 
“Non è nel mio stile essere così stronzo” ammise e aspirò la sigaretta, i suoi amici lasciarono andare un sospiro di sollievo. “Abbiamo passato la serata insieme e poi siamo andati a casa sua”
 
“Avete scopato?” chiese Gustav con un sorriso e le sopracciglia inarcate.
 
“Magari!” esclamò l’amico.
 
“Bill, vorresti scoparti Tom?” gli chiese Gustav, gli mandò un’occhiata sospettosa.
 
“No, scemo, voglio scopare e basta!” esclamò e scosse il capo. “Abbiamo inoltre deciso di diventare grandi amici” I suoi amici gemettero all’unisono e il ragazzo guardò prima l’uno e poi l’altro, corrugò la fronte. “Che cazzo avete?”
 
“Oh, mio Dio. Vieni, Gustav” disse Georg e si alzò, l’amico lo imitò.
 
“Ma—Dove state andando?” gli urlò Bill mentre i ragazzi se ne stavano andando, lasciandolo da solo nel cortile della scuola ad aspettare che la campanella suonasse. “Che strani. E io che pensavo che avessero apprezzato il gesto magnanimo di non odiarli per il resto della mia vita!”
 
 
*
 
 
“È vero: siamo diventati grandi amici” rispose Tom alla domanda di Georg e Gustav, questi ultimi gemettero nuovamente all’unisono. Avevano cercato Tom e lo avevano trovato a chiacchierare con il suo gruppetto di amici, quindi gli avevano chiesto se potessero parlare da soli per un po’. I tre erano andati sulle scale di emergenza, le quali erano vuote, dato che si riempivano normalmente durante la ricreazione. Georg e Gustav si sedettero il primo alla destra e il secondo alla sinistra del rasta.
 
“Gliel’hai detto che non era uno scherzo?” s’informò Georg, Tom annuì.
 
“Sì, gliel’ho detto chiaramente e lui sembrava aver anche capito, ma a quanto pare non è stato così” rivelò ai due, Gustav scosse il capo.
 
“Bill sembra sveglio, ma in realtà è un idiota. Gli ci vuole un po’ di tempo per afferrare le cose” gli confessò Gustav, il rasta lo guardò.
 
“Ma perché non l’hai baciato?” chiese Gustav, quasi sembrava infuriato del fatto che il rasta non avesse fatto alcuna prima mossa.
 
“Perché non sapevo cosa fare e quando farlo. Inoltre, non vorrei che Bill scappasse spaventato” ammise, si grattò una guancia fissando il pavimento.
 
“Oh, Bill è così arrapato che sicuramente non si tirerà indietro” disse a bassa voce Georg, Tom lo guardò.
 
“Cosa?”
 
“Non ha importanza” disse Gustav con un gesto, come per scacciare ciò che aveva detto il suo amico. “Comunque adesso sei rilegato alla posizione di amico: deve essere frustante per te”
 
“Un po’. Sapete, c’è voluto tutto il mio coraggio per dirgli che era un vero appuntamento e non essere compreso mi ha messo un po’ giù di tono. In ogni caso, posso comunque cercare di farlo innamorare di me, no?”
 
“Beh, la vedo dura. Ci vorrebbe qualcuno che lo colpisse letteralmente in faccia e che gli urlasse che sei innamorato di lui” ragionò Georg mentre si accarezzava il mento, pensando a come poter aiutare Tom. Da quando aveva saputo del suo amore per Bill, Tom era entrato pienamente nelle grazie sue e di Gustav: lui era un ragazzo simpatico, carino e perbene, era incredibile che andasse dietro a quell’idiota di Bill. Essenzialmente il rasta era riuscito a ingraziarsi i due perché questi provavano compassione e pietà nei suoi confronti. “Ma perché diavolo ti sei innamorato di Bill?” gli chiese il ragazzo, dando voce ai suoi pensieri e anche a quelli di Gustav.
 
Tom inaspettatamente si aprì in un grande, inebriante e innamorato sorriso, i due ragazzi osservarono il suo viso colorarsi di un tenue rosso e guardarono i suoi occhi sognanti. Era davvero innamorato perso e questo fece entrare in apprensione sia Georg che Gustav: sembrava proprio che dalla faccenda ne sarebbe uscito scottato lui. “Mi sono innamorato della personalità di Bill, certamente, del modo in cui a lui non importi di piacere a nessuno e nonostante ciò sia uno dei ragazzi più polari della scuola. Ha un suo modo di esprimere il suo affetto nei confronti delle persone che ama, è così divertente e spiritoso, ma, al di là di questo— Oh, quando Bill sorride è un’opera d’arte. È una visione così spettacolare che mi fa venire voglia di inquadrare il suo viso in quell’esatta posizione, in quell’esatto momento e chiudere le palpebre per sempre. È come se i miei occhi non fossero meritevoli di vedere altre cose dopo aver visto un tale capolavoro, come se un uomo mortale avesse visto il paradiso e non avesse più la possibilità di tornare indietro. Ma soprattutto amo il modo in cui mi fa sentire quando siamo insieme: fa uscire una parte di me che non avevo mai espresso con nessuno – al punto che, quando stiamo insieme, mi domando se quello che sta parlando sia realmente io”
 
Georg e Gustav insieme inarcarono le sopracciglia e rimasero in silenzio. Anche Tom, dopo aver detto qualcosa del genere, ammutolì, un po’ beandosi della sensazione d’innamoramento che gli provocava Bill, un po’ vergognandosi per aver espresso così chiaramente i suoi sentimenti. Ammettere il modo in cui si sentiva realmente non era qualcosa che faceva di solito Tom: non gli piaceva mostrarsi così vulnerabile, non lo aveva fatto con nessuno, né con i suoi amici né con i suoi genitori. Tom era il confidente di se stesso: quando qualcosa lo affliggeva si metteva di fronte allo specchio, come se stesse davvero parlando con se stesso, e ragionava finché non riusciva a risolvere il problema o almeno a calmarsi. Era come se avesse un gran temporale nel petto: molte parole inespresse, molti sentimenti non detti, molte sensazioni celate premevano per uscire, ma uscivano dal suo cuore attraverso la sua bocca per ritornare nella sua testa.
 
Il primo che parlò per interrompere quel silenzio che era diventato imbarazzante fu Gustav: “Sai cosa, Tom? Come ha detto Georg sarà difficile, sarà l’impresa più ardua in cui ci cimentiamo, ma io e lui ti faremo avere il tuo bel principe”. Questo dovette rincuorare un po’ Tom, perché si lasciò andare a un sorriso sereno.
 
“Davvero?”
 
“Ci scommettiamo le palle!”
 
 
*
 
 
Bill era seduto al suo banco ed era in attesa dell’inizio della lezione di chimica; la professoressa era in ritardo di dieci minuti. Si sentiva un po’ stanco dato che era andato a letto tardi e si era dovuto svegliare presto per andare a scuola, quindi aveva messo i piedi sul suo banco, le mani sul suo stomaco e aveva chiuso gli occhi con la speranza di poter sonnecchiare un po’. Il posto accanto al suo,  normalmente occupato da Georg, era stato invece preso da Gustav, che leggeva un orrendo libro fantasy. Il moro sospirò beato, non c’era troppo rumore e si stava proprio bene: sentiva di starsi riprendendo, ma questo breve riposino di bellezza non era abbastanza per cancellare le orride occhiaie con cui si era svegliato quella mattina, dunque avrebbe dormito altre dieci ore una volta arrivato a casa.
 
“Ciao, Bill!” esclamò una voce pimpante e Bill aprì lentamente gli occhi, gli ci volle un po’ per capire dove si trovasse. Lanciò prima uno sguardo a Gustav, intento a guardare attentamente una persona di fronte al moro, e poi posizionò lo sguardo sulla persona interessata. Di fronte a sé c’era una ragazza piuttosto bassa, i suoi capelli biondi erano raccolti in due trecce che le ricadevano sulle spalle. Indossava degli occhiali quasi più grandi della sua faccia, non aveva trucco sul viso se non del mascara e un rossetto tenue, aveva cercato invano di coprire con del correttore un brufolo sul mento. Indossava una salopette di jeans sotto la quale aveva una maglia a maniche lunghe bianca, nascondeva le mani nelle tasche e fissava il moro.
 
“Gustav, prendimi l’agenda” chiese all’amico, quest’ultimo cercò l’agenda rosa ricoperta di peli e brillantini del ragazzo – un altro brillante ed elegante regalo di Georg –e gliela porse. Bill la aprì e la sfogliò fino ad arrivare alla data del giorno. Controllò l’ora sul suo orologio, erano le dieci e un quarto e, stando ai suoi impegni, lui aveva solo due appuntamenti: uno alle dodici e mezza e uno alla tre meno venti. Richiuse l’agenda e la ridiede a Gustav, guardò la ragazza di fronte a lui. “E tu chi sei?”
 
“Sono Gretchen” gli rispose la ragazza, gli fece un ampio sorriso che rivelò un apparecchio.
 
“Non hai un appuntamento” le fece notare Bill, la ragazza si rabbuiò.
 
“Non sapevo che servisse per, sai, parlare con un mio compagno di scuola” disse e Bill sospirò, alzò gli occhi al cielo.
 
“Tesoro,” disse Georg, si girò dalla sua posizione – ovvero il banco di Gustav, di fronte ai suoi due amici – e guardò la ragazza, quest’ultima ricambiò lo sguardo. “Tu non vuoi parlare con un normalissimo compagno di scuola, tu vuoi parlare con Bill Kaulitz”
 
“Sì, e quindi?” chiese la ragazza, ancora non riusciva a capire.
 
“E quindi hai bisogno di un appuntamento, zuccherino”
 
“Beh, non ci metterò molto. Posso chiedere qualcosa a Bill Kaulitz?” chiese, pronunciando il nome di Bill con un tono da sbruffona.  Georg guardò l’amico per cercare la sua approvazione, questo sbuffò e annuì.
 
“Avevo intenzione di dormire, ma  dato che mi sento magnanimo ti farò quest’onore. Avanti, dimmi tutto” disse il ragazzo, tolse le gambe dal banco e le accavallò, guardò la ragazza in attesa che iniziasse a parlare.
 
“Posso vedere quel raccoglitore rosa che porti sempre insieme a te?” gli chiese docilmente, il moro corrugò la fronte.
 
“Perché dovrei fartelo vedere?”
 
“Perché vorrei assicurarmi che nel tuo archivio ci sia la persona di mio interesse prima di richiedere i tuoi servigi” lo informò e Bill sospirò di nuovo, desiderando ardentemente di essere rimasto a casa a dormire per non dover avere a che fare con delle persone. Aprì lo zaino che aveva buttato in terra e ne estrasse il suo celeberrimo raccoglitore rosa, lo porse alla ragazza. Gretchen sorrise e lo prese, si sedette nel posto libero accanto a Georg e iniziò a sfogliarlo ridacchiando. Il ragazzo accanto a lei osservava ogni suo movimento come se fosse un raro animale: la vide sfogliare l’elenco alfabetico e andare alla lettera T. La ragazza girò pagina dopo pagina, ma a un certo punto sembrava che qualcosa per lei fosse andato storto, dato che corrugò la fronte e dischiuse la bocca in una smorfia di dissenso. Chiuse il raccoglitore mentre sul suo volto si disegnava la pura confusione e si girò da Bill, gli restituì il prezioso oggetto. “Uhm, tu non lavori per Tom?” gli chiese infine.
 
“Tom chi?” le chiese a sua volta Bill, ora più che infastidito da Gretchen sembrava interessato a qualsiasi cosa lei stesse cercando di fare.
 
“Tom Trümper, il capitano della squadra di basket!” esclamò e non appena lo ebbe detto Georg e Gustav trasalirono, ma gli altri non se ne accorsero.
 
“Tom? Beh, lui è mio amico, ma non è nella lista delle persone che devo accoppiare” le rivelò Bill e si accarezzò il mento, fissò il suo sguardo su quella peculiare ragazza. “Perché? T’interessa?”
 
“Io sono follemente innamorata di Tom!” confessò Gretchen con aria sognante, Georg e Gustav strabuzzarono gli occhi, puntarono velocemente il loro sguardo su Bill, questo si era aperto in un sorriso. La situazione gli stava un po’ piacendo. “Sarebbe bellissimo se riuscissi a organizzare per me un appuntamento con lui. Sai, a causa della mia timidezza non sono mai nemmeno riuscita a rivolgergli la parola”
 
“Tesoro, chi mi conosce sa che adoro rendere felici i miei amici cercando per loro l’anima gemella” disse Bill sorridendo, la ragazza sorrise a sua volta. Gli unici che non stavano sorridendo erano Georg e Gustav, che si resero conto che dovevano fare presto qualcosa prima che Bill organizzasse davvero un appuntamento tra Tom e Gretchen.
 
“Ah, sì? Da quando sei diventato Gandhi?” s’intromise Georg, Bill lo guardò inarcando le sopracciglia.
 
“Cosa vorresti dire? Non ti ho forse fatto fidanzare con Jilian?”
 
“Sì, ma—”
 
“Quello che voleva dire Georg,” Gustav intervenne in suo soccorso. “Quello che voleva dire è che Tom al momento non cerca nessuno”
 
“È fidanzato?” chiese la ragazza mentre un’ombra di tristezza compariva lentamente sul suo viso.
 
“No— Cioè, lui ha—” Il ragazzo s’interruppe, aveva paura di rivelare troppo e rovinare qualsiasi piano avesse in mente Tom.
 
“Oh, Gustav, non dire bugie!” disse Bill accompagnando le sue parole a un gesto della mano. “Tom mi ha chiesto tantissime volte di cercargli l’anima gemella, questa mi sembra semplicemente un’occasione d’oro”
 
“Sì, ma quello te l’ha detto tempo fa” Gustav cercò di far cambiare idea in ogni modo all’amico, ma sapeva che quando si metteva in testa di fare qualcosa era quasi impossibile dissuaderlo dal farla. “Può darsi anche che sia cambiato qualcosa nella sua mente, che si sia—ehm, magari si è— innamorato di qualcuno” Bill inarcò le sopracciglia e Gustav e Georg impallidirono. Pensavano che dopo quest’affermazione il loro amico avesse capito dell’amore di Tom, perché riuscivano a vedere che stava riflettendo molto su ciò che aveva appena detto Gustav. Quest’ultimo aveva paura di aver rovinato ogni piano del loro nuovo amico, ma Bill nuovamente riuscì a stupirli con la sua incapacità di capire i sentimenti degli altri.
 
“Che idiota che sei, Gustav!” esclamò infatti. “Ma se me l’ha detto la settimana scorsa! Non può essere cambiato tanto in una settimana”
 
“Magari è sempre stato innamorato di questa persona” disse Georg gesticolando freneticamente, ormai avevano scartato l’idea di lasciare l’ingrato compito di confessarsi a Tom e avevano deciso di cercare di far capire qualcosa a Bill.
 
“Certo, così innamorato da chiedermi di cercargli una donna” Una donna? Cavolo, Bill non aveva capito proprio nulla. “Georg, Gustav, per favore, smettetela di fare gli strani e lasciatemi ai miei affari!”
 
Georg sospirò e guardò il ragazzo seduto accanto al moro. “Almeno ci abbiamo provato” si dissero telepaticamente senza parlare.
 
Bill, rasserenatosi dopo il piccolo diverbio con i suoi amici, sorrise alla ragazza. “Potrei invitare Tom a casa con la scusa di aiutarmi con i compiti di matematica e convincerlo a uscire con te. Già, dovrei fare proprio così! D’altronde Tom per pura casualità è più bravo di me in matematica” Cacciò dal suo zaino un quaderno dal quale strappò un foglio, prese una penna. “Mi dai le tue credenziali, cara?”
   
 
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