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Autore: Quebec    23/07/2019    0 recensioni
Netrom Morten, un Bretone Negromante, scopre il cadavere di una donna dissanguata vicino la città di Skingrad. Conoscendo personalmente il Conte Janus Hassildor, spera di trovare il colpevole, ma dietro quella sua curiosità si cela ben altro...
Genere: Avventura, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Piano

 
"Il Conte Hassildor non può ricevervi."
"Sono un Cacciatore di Vampiri! Esigò che mi riceva, subito!"
La guardia lo fissò per un attimo, poi scoppiò in una risata. "Sparisci!"
L'elfo scuro serrò gli occhi, infuriato, ma dal suo viso non trasparì nulla. "Aspetterò qui."
"Fai come ti pare." La guardia gli voltò le spalle e andò via.

L'elfo scuro era nella sala principale da tre ore, e nessuno si era preso la briga di chiedergli cosa ci facesse lì. Aveva passato il suo tempo seduto ad un tavolo, sorseggiando una bottiglia di vino economico che gli aveva portato una serva. Le guardie andavano e venivano, eccetto per le due guardie alla porta che lo fissavano con sospetto. Si era alzato alle otto, ed era andato da solo al Castello. Voleva incontrare il Conte Hassildor è parlare della donna trovata dissanguata fuori dalle mure di Skingrad, e magari scoprire il perché la gente non parlava mai di lui. Ma aveva perso solo tempo.

Si alzò dalla sedia e si diresse alla porta. Le guardie non gli tolsero gli occhi di dosso, finché non fu nel cortile. Poi attraversò il piccolo pozzo al centro della stradina che portava fuori dalle mura del castello, discendendo un ripido pendio che terminava e svoltava a sinistra verso la città. Appena si accingeva a superare il ponte, incrociò lo sguardo di Netrom Morten, che sembrò sorpreso di vederlo.

Il Bretone sorrise: "Buongiorno. Avete incontrato il Conte Hassildor?"
L'Elfo Scuro lo guardò negli occhi per un attimo, come se volesse strappargli qualche verità celata. "Non ho avuto questo fortuna. Il Conte Hassildor è troppo occupato per ricevere un Cacciatore di Vampiri."
"Potete riprovarci nel tardo pomeriggio." Mentì Netrom Morten, che sapeva che il Conte Hassildor non l'avrebbe mai ricevuto.
"Perderò solo altro tempo prezioso, Negromante." e lasciò sul posto Netrom Morten, varcando la porta Est della città.

 
*****

"Quell'elfo scuro è troppo intelligente."
"La tua identità è al sicuro."
"Per quanto? Un giorno? Una settimana? Quel tizio deve sparire."
"Parli di assassinio?"
Il Conte Hassildor si alzò dal suo trono. "Non proprio." Scese alcuni gradini, andando verso Netrom Morten. "Ho un piano. Dobbiamo solo assicurarci che vada tutto per il meglio."
"Quale piano?" Chiese il Bretone, perplesso.

 
*****
 
L'Elfo Scuro camminava lungo la strada lastricata di pietrisco, incrociando di tanto in tanto lo sguardo dei cittadini che facevano finta di non guardarlo o vederlo. Le guardie cittadine erano poste ad ogni angolo della città; cosa insolita si vociferava tra il popolo. Raggiunse la locanda dove pernottava, e fuori trovò i suoi compagni che chiacchieravano, che quando lo videro, smisero di farlo.

"Il Conte Hassildor non ci aiuterà." Disse l'Elfo Scuro, rivolgendosi a tutti loro.
"Mai fidarsi di un Conte." Grugnì l'orco.
"Nemmeno di un Orco." Scherzò l'Imperiale, facendo ridere tutti, tranne l'Elfo scuro che rimase serio.
"La tua razza è meschina." L'orco si avvicinò alla faccia dell'Imperiale, che resse lo sguardo di sfida.
"Paga dimezzata. Vi avevo avvisati." Disse l'Elfo Scuro, guardando entrambi negli occhi.
"E' colpa dell'Imperiale." Sottolineò l'Orco, corrugando la fronte.
L'Imperiale non rispose, ma non era felice della decisione del Mer.
"Tornando al discorso precedente." Disse l'Elfo Scuro. "Dobbiamo cercare informazioni, trovare la tana dei Vampiri e farli fuori. La gente del posto forse ci aiuterà. No, niente domande! Ora parlo solo io. Il Conte Hassildor potrebbe essere invischiato in questa storia, così come quel vecchio Bretone con cui ho parlato ieri notte. Finché non ne sapremo di più, voglio che vi mettiate a indagare. No! Vi ho detto niente domande! Ascoltate, l'orco e l'imperiale andranno al distretto Città Alta." L'orco e l'imperiale si guardarono tra loro confusi. Poi l'Elfo Scuro continuò: "Il Bretone e l'Argoniano al Distretto Cappella. Ora andate."
L'argoniano e il Bretone fecero come ordinato, ma l'orco e l'imperiale rimasero lì.
"Vi ho detto niente domande." Sottolineò l'Elfo scuro con tono autoritario.
"Non voglio questa donnetta come compagno." Grugnì l'orco.
"Ed io un orco che puzza di letame." Disse l'imperiale.
L'Elfo Scuro, braccia conserte, li pietrificò con lo sguardo. Entrambi partirono per il distretto Città Alta a gambe elevate.

 
*****
 
Erano le undici di mattina a Skingrad. Vi era un cielo limpido e un flebile vento che soffiava da Ovest, scuotendo le fronde degli alberi e dei cespugli. I Cittadini erano in strada per fare compere, o per una passeggiata mattutina. Fuori dalle mura esterne i contadini aravano la terra e raccoglievano l'uva, che poi veniva trasformata nel miglior vino di Cyrodiil e di tutta Tamriel. 

Netrom Morten non era sicuro del piano del Conte Hassildor, ma doveva provarci. Mantenendosi al suo Bastone Magico paralizzante, si diresse alla locanda di Erina, che lo accolse con un sorriso. Il Bretone ricambiò vagamente, ma non si fermò a parlare, anzi, andò subito nella sua camera. Erina lo seguì con lo sguardo, cercando di mascherare la sua tristezza, poiché pensava che gli avrebbe dedicato delle attenzioni invece di tirare dritto. Ma in quella locanda, nella penombra, vi era anche qualcun'altro che guardò il Bretone salire le scale per il secondo piano.

Netrom Morten infilò la chiave nella serratura, quando sentì una presenza dietro le sue spalle. Il Bretone si girò di scatto, impugnando il suo Bastone Magico Paralizzante.
"Oh, sei molto veloce per un vecchio." Disse l'Elfo Scuro con viso di pietra, e gli occhi fiammeggianti.
"Ah, sei tu..." Il Bretone abbassò l'asta magica.
"E tu saresti un innocuo vecchietto?"
Netrom Morten non rispose. Qualunque cosa gli avesse detto, non avrebbe migliorato la situazione.
"Qualcosa mi dice che tu hai incontrato il Conte Hassildor, non è vero?" L'Elfo Scuro serrò gli occhi.
"Non lo conosco di persona."
"Ah, sì, certamente." Gli occhi dell'Elfo Scuro sorrisero, ma non il suo viso. "Perché continui a mentire? C'entrate qualcosa con il dissanguamento della giovane donna? L'hai trovata tu, dopotutto. Oppure il Conte Hassildor sta nascondendo i colpevoli? O..." L'Elfo Scuro pregustò la prossima frase. "O il Conte Hassildor è un vampiro, in realtà?"
"Sono accuse pesanti da fare a un Conte." Tagliò corto Netrom Morten. "Per queste tue parole, potresti finire impiccato o peggio ancora."
"Oh, ma io non ho paura." Disse l'Elfo Scuro. "Ho le spalle coperte. Anzi, ben coperte."
L'Elfo Scuro fece per andare via. "Aspettate!" Disse Netrom Morten. "Se non mi credi, allora lasci che ti aiuti. Non sono qui per metterti i bastoni tra le ruote, e nemmeno per depistarti. Voglio aiutarti a trovare i colpevoli."
L'Elfo Scuro non rispose fin da subito, ma lo guardò cercando di capire se stesse mentendo o meno. "Davvero un nobile gesto il tuo, Negromante. Ma non lavoro con gente del tuo credo, e non amo essere aiutato da estranei."
"Non sono un Negromante." Sottolineò Netrom Morten. "Forse in passato lo ero, ma ora non più. Sono solo..."
"...Un vecchio con un bastone." Lo canzonò l'Elfo Scuro, i suoi occhi sorridevano. "Un Negromante, resta e resterà sempre tale. E poi, se posso essere franco, non mi piace l'idea di averti tra i piedi." Lo salutò con un accenno del capo, e andò via, scendendo le scale per il piano terra. 
"Il piano ha funzionato." Pensò fra sé Netrom Morten.

 
*****
 
Nel corridoio freddo e umido del Castello, una guardia si affrettò a raggiungere la camera da letto del Conte Hassildor, tra il rumore dei suoi stivali d'acciaio che echeggia attorno a lui. Non fece in tempo a bussare, che la porta si aprì un istante, e se lo ritrovò proprio di fronte a sé.
La guardia deglutì dallo spavento. "M-mio signore. V-volevate essere avvisato d-di..."
"E' arrivato?" Gli occhi rosso fuoco del Conte Hassildor, penetrarono in quelli della guardia.
"S-sì, mio signore." Alla guardia gli tremavano le mani.
"Lo riceverò immediatamente. Fallo attendere nella sala principale." Il Conte Hassildor fece per andare, ma tornò di nuovo indietro. "Ah, quasi dimenticavo. Offritegli del buon vino, non quella schifezza dell'altra volta. E toglietegli l'Idromele se ce l'ha con sé, anche con le cattive se serve. Non voglio che si ubriachi."
"Sì, m-mio signore." La guardia abbassò il capo, e andò via, tirando un sospiro di sollievo per la forte tensione che gli incuteva il Conte, scordandosi cosa gli aveva detto il Conte.
Il Conte Hassildor lo guardò allontanarsi, e quando svoltò l'angolo, chiuse la porta.

La camera da letto del Conte, era un posto molto lugubre e con pochissima luce. Sporadiche candele appese a pali di ferro illuminavano gli angoli della stanza, degli scaffali e un tavolo con varie pietanze. Al centro della stanza vi era un letto matrimoniale con lenzuola di seta rosso chiaro con disegni elaborati di un grigio spento, accanto a un candeliere. Ai piedi del letto, un grande tappeto rosso con stessi colori ed elaborazioni delle lenzuola. Dietro il letto vi era appeso un vessillo a mo' di tappeto, e anche qui con stessi colori, ma con elaborazioni più complesse.

"Quanto durerà questa farsa?" Chiese Hal-Liurz, un Argoniana femmina. Era l'amministratrice del Conte Hassildor, e si occupava di ricevere gli ospiti, annotare le voci che giravano in città, supervisionare i cuochi, i commensali, la servitù e i colloqui con le nuove guardie del Castello. Sedeva su una sedia, vicino a un piccolo tavolino rotondo con sopra un libro e un candela. Indossava un farsetto di broccato verde, indumenti di seta verdi per le gambe e delle scarpe di velluto verde. Il suo viso era di un verde chiaro, con sfumature di marrone chiaro sulla fronte e sotto il collo. L'iride degli occhi era di un arancione spento. 
"Quanto basta per sistemare i Cacciatori di Vampiri." Rispose il Conte Hassildor, dirigendosi verso l'argoniana.
"L'Elfo Scuro è un soggetto molto sveglio." Sottolineò Hal-Liurz con timbro di voce rauco e viscido, come ogni qualsiasi Argoniano. "Netrom Morten deve giocare bene le sue carte. Basta un passo falso e..."
"Non dovrà avvicinarsi a loro." Il Conte Hassildor prese una bottiglia di vino Surille, e lo versò in un bicchiere d'argento. Aveva le mani coperta da guanti di velluto nero, che annullavano il contatto con l'argento che gli avrebbe ustionato la mano. "Dovrà pedinarlo. Nient'altro."
"E se l'Elfo Scuro accetterà l'aiuto di Netrom Morten? La situazione potrebbe... Cambiare." Hal-Liurz si schiarì la voce.
Il Conte Hassildor fece un assaggio del vino Surille. "Rifiuterà. L'Elfo Scuro è molto orgoglioso." Fece un altro sorso. "E' trova ripugnante Netrom Morten, almeno stando alle sue parole. E poi non gli piacciono i Negromanti." Sorrise a Hal-Liurz.
"Netrom Morten ti ha detto tutto questo?" Domandò l'Argoniana, schiarendosi più volte la voce.
"E chi sennò?" Il Conte fece una altro sorso. "Conosco Netrom Morten da una vita. Non sbaglia mai quando si tratta di capire le persone."
"Senza ricorre alla persuasione di Vampiro." Sottolineò Hal-Liurz.
"Seduzione di Vampiro. Non persuasione di Vampiro." Sorrise il Conte Hassildor. "I Divini lo hanno graziato con questo dono" Il Conte Hassildor bevve l'ultimo sorso di vino e appoggiò la tazza d'argento sul tavolo.

 
*****
 
 
Nella sala principale, scrutato da due guardie alla porta, un possente e muscoloso Nords di nome Brangor Hantur, sedeva vicino a un tavolo. Tracannava Idromele come fosse acqua, ignorando il Vino Surille che gli aveva servito una serva, che era a pochi passi da lui. Dalla folta barba bionda, cadevano giù rivoli di idromele, che finivano sui pantaloni di pelle animale; tutto il suo vestiario era dello stesso tessuto. Di tanto in tanto mordeva pezzi di pagnotta e montone che erano sul suo piatto, facendo cadere briciole sul pavimento. Vi era un ascia lunga da battaglia d'acciaio adagiata sulla sedia accanto a lui. Con le mani unte di grasso, si grattò la testa rasata. Aveva due minacciosi Minotauri tatuati ai lati della testa. 

La serva, un esile e minuta donna dai capelli neri raccolti in una coda e un indumento azzurro spento, guardò il capo dei servi, che gli fece segno con sguardo severo di pulire. Con occhi fissi sul pavimento, la serva si affrettò a lasciare la sala principale per andare e prendere la scopa. Brangor Hantur la osservò andare via, sorridendo tra i denti, la barba unta di grasso, mentre divorava la coscia di montone. La serva tornò poco dopo, dando le spalle al Nords. Si mise a pulire il pavimento, ma Brangor la cinse dai fianchi con la sua possente mano unta di grasso e la tirò a sé, ferma sulle sue ginocchia. La serva cercò di divincolarsi, ma Brangor la trattenne senza sforzo con un mano, mentre con l'altra tracannò una bottiglia di Idromele. Il capo dei servi fu come colpito in pieno da una folgore, e si guardò attorno spaventato. Era compito suo che gli ospiti si comportassero civilmente sia con i servi, che con le guardie.

Con le mani e le gambe che gli tremarono, andò verso il Nords. "Gentile o-ospite" balbettò dalla paura. "P-per favore. L-asciate la d-donna."
Brangor Hantur smise di mangiare, voltandosi di scatto verso il capo dei servi, un imperiale sulla cinquantina, calvo e con occhi infossati. "Hai detto qualcosa?" I suoi occhi blu ghiaccio, fissarono quelli neri, ravvicinati e piccoli del capo dei servi. La mano del Nords si fece largo tra le parti intime della donna, che cercò di divincolarsi con più foga, ma senza successo. 
Alla porta, le due guardie si fissarono, ma rimasero sul posto per non incorrere nell'ira del Conte Hassildor, qualora l'ordine fosse stato di non fare nulla, come l'ultima volta. Ma non avendo ricevuto ordini particolari, non fecero nulla.
"Le s-serve non..." Balbettò ancora il capo dei servi.
"Quanto vuoi per questa donna?" Chiese il Nords tornando a divorare la coscia di montone, mentre allontanò la mano dalle parti intime della donna. "Dieci Septim? Venti? Quanto?"

"Non è una donna dai facili costumi." Disse una voce pacata da sopra le scale. Era il Conte Hassildor, che discese lentamente la scalinata di pietra.
Il capo dei servi tornò velocemente al suo posto, gli occhi fissi sul pavimento.
"Conte Hassildor." Disse Brangor Hantur. "Davvero non si può... Affittarla?"
"Sono i miei umili servi, Brangor" Il Conte Hassildor s'incamminò verso il Nords. "Ma forse in città troverai quello che cerchi." Sorrise, mentre i suoi occhi rimasero seri e penetranti.
Brangor Hantur sbuffò, mentre guardava gli occhi del Conte, e allentò la presa dai fianchi della serva, che colse l'occasione per fuggire e ritornare al suo posto.
Conte Hassildor si girò verso la serva. "Puoi andare. Hai la giornata libera." 
Con gli occhi arrossati, la serve annuì e lasciò la sala principale, cercando di asciugare le lacrime che aveva trattenuto a stento, e nascondendo il singhiozzo con della finta tosse.
Poi per un istante, il Conte lanciò un occhiata penetrante in direzione del capo dei servi, ma non disse nulla.
"Avevo voglia di..." Disse Brangor Hantur, asciugandosi le mani unte di grasso sui suoi pantaloni di pelle d'animale.
"Non importa." Lo interruppe il Conte Hassildor, guardandogli le mani sporche e callose. "Questo è un castello, non un bordello." I suoi occhi s'infiammarono.
Brangor Hantur se ne accorse, ma cercò di non darlo a vedere. "Troppo Idromele..." Disse come per scusarsi.
"Per questo ti ho fatto portare dell'ottimo vino Surille." Sorrise il Conte Hassildor. "Molta gente ucciderebbe per un bicchiere. E poi, non ti offusca la mente come l'Idromele." 
"L'ultima volta ho creato davvero un grande casino..." Aggiunse Brangor Hantur, guardandosi attorno come per sfuggire allo sguardo penetrante e suggestivo del Conte.
"Non reggi l'Idromele." Sottolineò il Conte Hassildor, con un lieve sorriso. "Ma, ti pregherei, di non trattare le mie serve come... Credo tu abbia capito. Ho molta pazienza, ma a tutto c'è un limite." Il suo viso si fece serio.
Brangor Hantur non rispose, lo sguardo fisso sul pavimento.
"Lasciateci da soli." Ordinò il Conte Hassildor alle due guardie e al capo dei servi, che lasciarono la Salone principale.

 
*****
 
Netrom Morten si mise seduto sullo sgabello di legno, appoggiando i gomiti sul bancone. Erano le tre di pomeriggio. Nella locanda vi era gente che parlava a mangiava, altri che bevevano da soli o in compagnia. Non vi era molta gente, ma nemmeno poca. Erina, tenendo in mano un vassoio con due bottiglie di Birra, raggiunse un tavolo e servì i due clienti, che mangiavano un anguria. Loro dissero qualcosa, che Netrom Morten non capì. Erina sorrise, andando al bancone con il vassoio vuoto.

"Oh eccoti qui." Disse Erina un poco stizzita, ma lo nascose bene dietro un finto sorriso. "Hai smesso di fare qualsiasicosatustessi facendo?"
Netrom Morten lo guardò stranito. "A cosa ti riferisci?"
"Niente. Lascia perdere." Erina gli voltò le spalle, chinandosi per prendere dei boccali da un cassetto in basso.
"Ma ce l'hai con me?" Chiese il Bretone, confuso.
Erina si alzò, fulminandolo con gli occhi, ma non rispose. Si limitò a posare i boccali sul bancone, facendo un poco di rumore e versando della Birra da una bottiglia.
Netrom Morten la osservò senza dire nulla. Erina gli lanciò qualche sguardo sfuggente, prima di andare a servire un altro tavolo. 

Poi qualcuno entrò nella taverna. Era Brangor Hantur, che si guardò attorno, l'ascia lunga da battaglia legata dietro la schiena. I clienti si girarono per guardarlo, ma vedevano spesso avventurieri o rozzi barbari Nords proveniente dai confini di Skyrim. Si voltarono e tornarono alle loro faccende. Brangor Hantur camminò tra i tavoli, la lama della sua ascia lunga da battaglia colpì una bottiglia di Vino, che rotolò giù, schiantandosi sul pavimento di pietra. Il Nords continuò come se nulla fosse, mentre il Khajiit che aveva comprato il vino rimase in silenzio, lo fissò allontanarsi. 

"Oh per i Divini! Che disastro!" Urlò Erina, correndo verso la scopa che aveva dietro il Bancone. 
Nel frattanto Bargor Hantur raggiunse il bancone, e si sedette sullo sgabello, appoggiando i gomiti sul bancone.
Erina, scopa in mano, spazzò via dal pavimento i vetri della bottiglia. Il Khajiit si offrì di aiutarla, ma lei glielo proibì, fulminandolo con lo sguardo. Il Khajiit tornò a sedersi, mangiando una fettina di cervo.

Bargor Hantur si guardò in giro, poi i suoi occhi si posarono su Netrom Morten. "Tu sei..." Non ricordava il nome, perciò serrò gli occhi e guardo in alto per ricordarlo. "Il Negromantequalcosa."
"Sono Netrom Morten." Rispose il Bretone. "Ci conosciamo?"
"Sono il tizio del tizio del tizio, capito?" 
"Ah." Aggiunse Netrom Morten, sorpreso. "Quindi sei tu... Pensavo... Vabbeh, non importa."

Erina volò letteralmente dietro il bancone, dopo aver tolto i vetri dal pavimento, gettandoli in un cesto. "Salve, sono Erina. La proprietaria della locanda. Le servo da bere?" Disse con un sorriso a Brangor Hantur.
"Sì, ottima idea." Rispose Brangor Hantur "Una bottiglia di Idromele."
"Certamente. Le porto qualcosa da mettere sotto i denti?" Domandò Erina, mentre guardava di sfuggita Netrom Morten.
"Sono già sazio. Forse stasera."
Erina prese una bottiglia di Idromele da un cassetto sotto il bancone, e glielo porse al Nords. "Si paga in anticipo. Tre Septim." Aggiunse con un grazioso e irresistibile sorriso.
Brangor Hantur cercò la sua borsa di danari, ma non trovò nulla. Incredulo, si tastò attentamente tutto il corpo. "Che i Divini siano maledetti! Mi hanno derubato!" Si alzò di scatto dalla sedia, facendo cadere lo sgabello a terra.
Erina si spaventò, e tutti i clienti guardarono confusi il Nords.
"Chi ha osato derubarmi?" Tuonò Brangor Hantur, afferrando l'elsa dell'ascia lunga da battaglia con una mano, e guardandosi attorno.
Dietro i visi confusi e spaventati dei clienti, un sorriso si fece largo sulla faccia felina del Khajiit.
"Stai calmo." Disse Netrom Morten quasi in un sussurro, per non farsi udire dagli altri. "Il tizio che sai tu, si arrabbierebbe moltissimo se qualcuno versasse del sangue in questa locanda. Sai quanto ci tieni a mantenere la città in ordine. Ci penserà lui a trovare il ladro, non preoccuparti."
Brangor Hantur guardò per un attimo il Bretone, e lentamente tolse la mano dall'impugnatore dell'ascia lunga da battaglia. Poi raccolse lo sgabello da terra, diede un ultimo sguardo in giro e si sedette sullo sgabello.
Erina lo fissò un po' spaventata, ma cercò di non darlo a vedere. Tutti tornarono alle loro cose.
"So chi è stato." Disse Netrom Morten.
Bangor Hantur si voltò di scatto verso di lui, gli occhi rossi di furia, che tratteneva con tutte le sue forze.
"Calma. Stai calmo." Il Bretone gli sorrise. "Il ladro sarà morto entro un ora, e dopo riavrai indietro il tuo oro."
Bangor Hantur sbuffò di rabbia, stringendo le mano a mo' di pugno.
"Ora pensiamo al perché sei qui." Sussurrò Netrom Morten, avvicinandosi un po'.
Erina aggrottò la fronte stranita, ma tornò al suo lavoro.
"Sono il diversivo." Tagliò corto il Nords. "Devi convincere l'Elfo Scuro a seguirmi, mentre mi dirigo ad Est."
"Cosa c'è lì?" Chiese il Bretone.
"Sai già cosa c'è." Brangor Hantur si stranì, e lentamente la rabbia un poco svanì.
"Stiamo ripassando il piano." Mentì Netrom Morten; il vero motivo era per far sbollire il Nords, così da evitare un eventuali spargimenti di sangue.
"OK. Ascolta, tu non devi fare altro che convincere l'Elfo Scuro a pedinarmi, e questo te l'ho gia detto. Poi quando mi vedrà entrare nella caverna, tu uscirai e gli darai che mi seguivi da un pezzo." Prese la bottiglia di Idromele e ne bevette un po'.
"Non l'hai pagata!" Sottolineò Erina accigliata, puntandogli il dito e facendosi passare tutte le paure sul Nords.
Brangor Hantur rimase con la bottiglia a mezz'aria, le labbra appoggiate ad esso.
"Offro io, Erina." Netrom Morten, in una delle tante tasche nascoste nella tunica, prese una borsa di denari e afferrò tre Septim, porgendoli a Erina, che li prese senza discutere. Poi mise la borsa di danari nella tasca, che sembrò dissolversi nel nulla.
Brangor Hantur rimase stupefatto da quanto aveva veduto.
Netrom Morten glielo lesse in faccia. "Trucchi da mago." Sorrise. "Continua. Cosa stai dicendo?"
Prima di parlare, Brangor Hantur tracannò dell'idromele. "Come dicevo, a questo punto lui ti crederà oppure penserà che sei dalla mia parte, in questo caso dovrai attirarlo dentro la caverna e il piano sarà fallito. In entrambi i casi va fatto fuori lui e la sua compagnia."
"Sono sicuro che mi crederà." Rispose Netrom Morten.
"Se fossi in lui, ti crederei." Fece un sorso di Idromele, prima di ruttare a bocca chiusa, gonfiando le guance. "Ma io non sono un Mer Altezzoso. Sono un figlio di Skyrim!"
"Abbassa la voce." Sussurò Netrom Morten, mentre sorrise a Erina accigliata che si era girata verso di lui, per via di Brangor Hantur. Il Nords si era persino dimenticato che gli avevano rubato la borsa di danari. 


 
   
 
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