Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    24/07/2019    2 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Lessons of trust


 
“La spada deve essere il prolungamento del tuo braccio!” le ripeté il Mastino.
Sansa non sapeva se darsi della pazza per aver chiesto a Clegane di insegnarle ad usare la spada oppure se farsi le congratulazioni per la bella ed utile idea, ma soprattutto Sansa si stupì di come l’uomo di fronte a lei avesse accettato quasi subito.
“NO! Per i Sette maledetti Inferi, non così!” sbottò guardando l’errata posizione del braccio della giovane “Così.” le disse andandole vicino e facendo estendere il braccio di Sansa leggermente verso l’esterno, il suo movimento fu deciso, ma estremamente delicato “E’ pesante.” commentò la Stark facendo per prendere l’arma con entrambe le mani “Devi usare un solo braccio, due ti appesantirebbero soltanto. Per un combattimento rapido, non daresti più di due colpi.” disse lui.
“Vi prego, siate paziente con me. Io non ho mai usato una spada, mi è stato insegnato che ci sono i cavalieri per questo, non pensavo sarebbe venuto un tempo in cui…” la sua voce si strozzò in gola e Sansa abbassò il capo.
 
 
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Lui si diede del pazzo per aver accettato di insegnare a Sansa Stark ad usare la spada, come gli era venuto in mente?
Per i Sette Inferi!
Posò una mano sulla spalla di lei che alzò lo sguardo su di lui per un brevissimo istante “Lo so, uccelletto, ti hanno cantato tante belle storie, ma il mondo non è come ne parlano i cantastorie.”
Lei a testa bassa annuì “Io volevo solo… sono solo una stupida ragazzina a cui hanno insegnato cose stupide e inutili.”
Provò un moto di pena, una sconosciuta pietà per lei “Sei una ragazzina istruita per essere una sovrana, ma non sei affatto pronta a vivere nel mondo. Quello vero, dico. Non quello dorato dei castelli. Anche se in fondo tutto quest’oro non c’è nemmeno, è solo un fottuto mondo di apparire, un mondo in cui si gioca a chi ha più potere, a chi sa anticipare le mosse dei suoi avversari. Il tuo mondo, quello da cui provieni è un mondo di giochi di poteri. Il mio mondo invece è fatto di sangue, di sudore, di sete di vendetta e di giustizia. Ed è quello vero. Sono due mondi totalmente diversi.
Io da te non posso né voglio imparare nulla, ma tu da me puoi imparare.” ed era vero, cosa mai avrebbe potuto insegnare lei a lui? A fare ricami e merletti? Ad usare belle parole?
No, quello non era decisamente il suo mondo.
 
 
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Sansa lo guardò per un brevissimo istante: era ancora troppo intimorita da quelle iridi scure e dalle ustioni dell’uomo; sapeva quanto lui fosse coraggioso e forte con la spada, avrebbe dovuto sentirsi al sicuro, ma lui ancora non riusciva a trasmetterle tranquillità e fiducia.
 
Come ci si poteva fidare di un uomo che uccideva quelli che erano stati suoi soldati per denaro?
 
Sandor Clegane sbuffò e scosse la testa, “Arriverà l’inverno prima che tu riesca a sostenere il mio sguardo. Ma in fondo tu devi guardare come mi muovo, non di certo la mia faccia! I cani non li si guarda perché sono belli, ma perché sanno assolvere il loro compito.
Il mio al momento è insegnarti quello che so sulla spada. E ora non perdiamo altro tempo e riprendiamo, qual è il piede che usi di più?” le chiese avvicinandosi a lei d’impeto.
“Il destro.” rispose Sansa retrocedendo appena, spaventata da quel movimento veloce.
“Bene, se qualcuno ti aggredisce solleva il braccio sinistro” proseguì lui facendole alzare il braccio “lo blocchi e usi la sua forza contro di lui. Tu sei piccola perciò aspetta che si avvicini, poi spingi la spada nel suo corpo fino all’elsa se necessario e aspetta.” aggiunse guardandola dritta negli occhi, in quegli occhi azzurri innocenti e spaventati.
“Cosa?” chiese lei.
“Che la vita lasci i suoi occhi.” le rispose l’uomo a poca distanza dal suo viso, Sansa deglutì per poi corrugare la fronte “Non esitare, o sei morta.” aggiunse Sandor allontanandosi da lei “E allora sarebbe tutta fatica sprecata sia da parte mia che tua.” dette queste fatali parole, Sandor si allontanò appena da lei e i due ripresero il loro allenamento.
 
I due si allenarono fino quasi al tramonto, poi si rimisero in viaggio quando il cielo ormai era immerso nel buio. Sansa era stremata, tuttavia si ripromise di non lamentarsi: aveva già dimostrato troppe debolezze all’uomo accanto a lei, non voleva dargli ulteriore motivo per essere schernita.
Gli uccelli notturni comparvero lentamente, qualcuno cinguettava sopra le loro teste, altri in lontananza, le ombre divennero via via più spesse e più numerose, il fiume gorgogliava alla loro destra, qualche pietra rotolava al loro passaggio ai lati della piccola collina sulla quale i due marciavano. Sansa per un momento pensò di ritrovarsi in una delle inquietanti storie della vecchia Nan, solo che quella che stava vivendo la ragazza non era una storia fantastica dalle pieghe inquietanti, era reale ed era orribile: Sandor aveva ragione, il mondo non è come quello cantato nelle corti. Non c’è nulla di spettacolare o di avvincente in ciò che li circondava.
Se mai qualcuno avesse cantato delle vicende di Sansa Stark, probabilmente nessuno si sarebbe sprecato nel dedicarle più di due parole, l’avrebbero derisa sicuramente: non si sentiva coraggiosa, non si sentiva valorosa. Se qualcuno avesse per davvero raccontato la storia dei due viandanti, pensò Sansa, si sarebbe concentrato sulla figura massiccia di Sandor Clegane, l’uomo dal volto semibruciato dotato di grande forza e coraggio, che disdegnava il titolo di cavaliere pur comportandosi come tale.
La Stark si rabbuiò ripensando alla canzone su Florian e Jonquil, quante sciocchezze le erano state narrate pur di proteggerla e farle credere che la sua vita sarebbe stata piena d’amore, di cerimonie sfarzose e tante risate. La sua vita era un incubo, non sarebbe mai stata come una di quelle ballate.
“Hai perso la lingua, uccellino?” le chiese improvvisamente il Mastino.
“No.” rispose semplicemente, tuttavia non diede un’ulteriore spiegazione circa il suo mutismo, come avrebbe potuto spiegare a uno come lui, ad un uomo che disdegnava le ballate, i cavalieri, i comportamenti principeschi, ciò che lei – una nobile – provava in quel momento?
“E allora perché non canti? Ricordo che mi dovevi una canzone.” le rammentò l’uomo. Erano passati solo pochi giorni da quando avevano lasciato Approdo del Re, ma a Sansa parvero mesi, aveva dimenticato la richiesta del Mastino.
“Non conosco più nessuna canzone.” gli rispose semplicemente.
“Vuoi dire che ti sono bastati pochi maledetti giorni per dimenticare le tue amate ballate dei tuoi amici cantastorie?” la sbeffeggiò. Sansa abbassò il capo non rispose, voleva soltanto restare in silenzio e sentire i rumori che animavano la foresta durante la notte.
“Va bene, come vuoi restiamo in silenzio.” si arrese infine lui.
 
Marciarono per due giorni e due notti, il terzo giorno Sansa si ritrovò a pregare affinché qualcuno che combattesse per gli Stark li fermasse e la portasse da sua madre e suo fratello, ma ciò non accadde.
“Vieni.” le disse il suo compagno di viaggio prendendola per il busto e facendola scendere da cavallo “Riposiamoci per un po’ qui.” Sansa vide il posto che aveva scelto il Mastino: era una casa in legno su due piani, la porta era stata divelta, le finestre rotte, qualcuno c’era già stato lì e sicuramente – a detta dell’uomo – non sarebbero venuti altri in un posto simile.
“Aspetta qui.” le ordinò entrando con la spada sguainata per controllare l’interno “C’è solo un cadavere, ma sarà morto da settimane, puzza.” Sansa deglutì “Togliti quell’aria spaventata, i morti sono morti. Lo tiro fuori e poi entri.” il corpo era in decomposizione, puzzava, Sansa fu costretta a mettere una mano sulla bocca e sul naso per non respirare quell’aria pregna di morte che le provocò una forte nausea “Vieni, principessa.” la invitò Clegane ad entrare. Sansa si guardò in giro, era tutto abbandonato, i pochi mobili presenti al suo interno erano caduti o rovesciati, la polvere impregnava l’aria del piccolo abitacolo, la ragazza guardò verso Sandor “Io vado a cercare una lepre o qualcos’altro da mangiare. Tu resta qui.” le ordinò “E non farti vedere da nessuno per nessuna ragione al mondo, capito?” Sansa annuì e il Mastino si allontanò.
La giovane ne approfittò per sistemarsi con le mani i capelli e guardò il suo bel vestito ormai logoro, sospirò e pensò che avrebbe dato qualunque cosa per trovarsi in quel posto almeno con sua sorella Arya, lei sì che avrebbe saputo cosa fare, avrebbe accompagnato persino il Mastino a cacciare la preda! Arya era sempre stato un tipino sveglio, piccolo, agile e soprattutto sempre pronto all’azione. Sempre e comunque. I merletti, i bei vestiti, le buone maniere non erano mai state il suo forte.
Le due sorelle non si somigliavano per nulla, l’una aveva ereditato i capelli rossi della madre della casata Tully, l’altra aveva i capelli castani, la prima era remissiva, dolce e ingenua, l’altra sempre curiosa e soprattutto sempre tra i piedi. La prima era dolce e onesta, la seconda molto furba e soprattutto veloce con le parole e soprattutto con la spada. Per uno scherzo del destino, Sansa si ritrovava a vivere avventure che avrebbe dovuto vivere sua sorella Arya.
 
Come le era venuto in mente di scappare con il Mastino?
 
Sandor Clegane la sopportava a malapena: la prendeva in giro da quando l’aveva vista, non faceva che chiederle canzoni e la chiamava sempre ‘uccelletto’, inoltre – sapendo quanto Sansa fosse paurosa – le chiedeva spesso di guardarlo, cosa in cui lei ancora non riusciva!
La giovane si guardò rapidamente in giro e notò una spada, l’impugnatura era annerita tuttavia notò due piccoli draghi intrecciati fra loro, la lama era diversa da quelle che aveva visto fino a quel momento sia a Grande Inverno che ad Approdo del Re. Se la rigirò tra le mani e in quel momento entrò l’uomo con due ciotole tra le mani, si guardarono per un lungo istante poi lui notò l’arma tra le mani della ragazza e le disse “Posa quella prima che tu possa tagliarti o peggio!”
“Non sono una bambina, so che è un’arma e che non è un giocattolo!” gli rammentò la rossa.
“Dammi quella spada.” le disse il Mastino.
“No, la tengo io. L’ho trovata io.”
“Smettila di comportarti come una ragazzina viziata.” sbottò lui posando le ciotole sul tavolo e strappandole l’arma dalle mani “Solo da pochi giorni stai imparando come usare queste armi e questa… è una spada… particolare, non credo di aver mai visto una lama tanto spessa e tanto scura.” commentò l’uomo.
“Perché me l’avete tolta?”
“Non te l’ho tolta!” le rispose seccato “Ecco la tua spada, uccelletto, basta che la smetti di piagnucolare.”
“Io non sto piagnucolando.” replicò lei mentre Sandor le restituiva la pesante spada “Era solo una precisazione la mia.”
“Certo, certo. Ora siediti e mangia.” disse porgendole la sua ciotola contenente del pollo.
“Dove l’avete preso?”
Sandor non rispose, prese ad addentare il pollo con grande voracità “Cazzo, avrei dovuto prendere anche una fiasca di vino!” sbottò quando la coscia era quasi finita.
“L’avete rubato?” chiese Sansa contrariata.
“Cosa avrei dovuto fare? Chiedere di darmi due polli? Con quali soldi?” replicò Sandor facendo zittire Sansa “Potresti dire soltanto grazie invece che criticare ogni cosa che faccio?” aggiunse seccato.
“Siete voi quello che non vuole mai un grazie!” gli ricordò lei “Se ve lo dico imprecate, se non ve lo dico mi dite che dovrei dirvelo…!” sbottò lei lasciando nel vuoto la frase.
“Meglio un grazie che tante parole inutili! Come avresti mangiato stasera, mh? Nessuno ti dà nulla per nulla, prima lo capisci e meglio è!” replicò dandole un’altra perla di saggezza.
“Io e voi non andremo mai d’accordo. Siete rozzo, arrogante e… un ladro.” affermò lei lapidaria addentando poi l’ultimo pezzo di carne.
Lui la guardò a lungo prima di risponderle “Eppure sono l’unico che ti sta portando a casa. Dov’è quel bel fiorellino che ti piace tanto ora, Loras Tyrell? Perché mi hai seguito allora?” Sansa tacque “Nonostante i miei modi, sono l’unico che si è preoccupato di tirarti fuori da quella fottuta gabbia, ecco perché, uccelletto.” proseguì lui per poi riprendere a mangiare.
Tra i due scese il silenzio.
  
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