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Autore: echois    24/07/2019    0 recensioni
Dopo essere riuscito a organizzare un fortunato appuntamento per uno dei suoi migliori amici, Georg, ben presto si diffonde la voce che Bill sia diventato un organizzatore di incontri (ma c'è anche la versione che lo definisce organizzatore di scopate). Ma così impegnato a trovare per gli altri il vero amore, riuscirà a trovare il suo oppure dovranno intervenire i suoi migliori amici, Georg e Gustav?
[TomxBill]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Capitolo 12.
Difendere Bill dalle grinfie di dieci uomini.
 
 
 
 
 
 “Oh, ragazzi” si lamentò Richard e si sedette accanto a lui. Tom era nello spogliatoio della palestra con i suoi migliori amici e con i suoi compagni di squadra. I baci di Bill dovevano aver avuto un effetto terapeutico su di lui, perché non solo il mal di testa gli era passato, ma si sentiva anche alla grande. Era pronto per affrontare un altro estenuante allenamento e ritornare a casa strisciando perché aveva letteralmente perso tutte le forze. “Vorrei tanto trovare una ragazza, ma sono troppo timido per parlare con qualsiasi portatrice di vagina” continuò a lamentarsi il suo amico Richard. Era noto a tutti che avesse un grosso problema quando si trattava di parlare con persone nuove, soprattutto ragazze, essendo incredibilmente timido. Una volta Tom lo aveva spinto a parlare con una ragazza che faceva parte del loro gruppo e si era messo in disparte nascosto per vedere come andava. Richard era partito bene, ma aveva ben presto iniziato a balbettare e diventare rosso, finché non era scappato via e Tom aveva dovuto inseguirlo per diversi chilometri prima di riuscire ad afferrarlo. Il suo amico era quasi in lacrime e c’era voluto un po’ prima di convincerlo a ritentare con la ragazza – Tom aveva dimenticato quante volte avesse detto “non esistono le vagine con i denti” e “le vagine non mordono!” – ma quando erano ritornati a scuola lei era scappata un po’ spaventata. Richard era nuovamente sul punto di piangere e Tom aveva dovuto consolarlo di nuovo.
 
“Perché non chiedi aiuto a quell’organizzatore d’incontri? Come si chiama? Ah, sì, Bill Kaulitz!” disse un altro suo amico, Neil, e a sentire il nome di Bill Tom sussultò. Lui e Neil erano amici da quando avevano messo piede in quella scuola e il ragazzo era letteralmente l’opposto di Richard: era sicuro di sé e le donne apprezzavano molto questa caratteristica; Neil ci sapeva fare e Tom aveva smesso di contare le sue amanti quando era arrivato a diciotto. “Sembra che il suo nome sia sulla bocca di tutti in questi ultimi mesi. La ragazza che ho rimorchiato ieri, Gretchen, mi ha parlato di lui addirittura mentre stavamo scopando”
 
“Cosa? Hai scopato con Gretchen?” chiese Tom inarcando le sopracciglia, ma non era infuriato, anzi, era un po’ divertito.
 
“Sì, forse avrei dovuto dirtelo, ma tu mi avevi detto che non la volevi più vedere né sentire” disse l’amico facendo spallucce, s’infilò la maglia che recava scritto un sette.
 
“Non sono arrabbiato! Dai, avanti, dimmi com’è stato. Ha fatto schifo? Sono sicuro che ha fatto schifo” iniziò a spettegolare Tom e si mise sull’attenti. Normalmente non gli sarebbe piaciuto ascoltare le avventure sessuali di Neil, ma in quel caso c’era di mezzo Gretchen.
 
“Ha fatto schifo” confermò l’amico e si andò a sedere alla sua destra per infilarsi le scarpe. “Pensa che a un certo punto mi ha chiamato Tom!”
 
“Oh, Dio. Imbarazzante”
 
“Mi sono ammosciato tutto e non ho saputo più proseguire”
 
“Mi dispiace tanto, Neil, sento che in qualche modo è colpa mia”
 
“Sì, beh, mi sono ripreso dopo, perché in ogni caso io porto sempre a termine ciò che inizio”
 
“Ragazzi?” chiamò loro Richard e i suoi due amici si voltarono a guardarlo. “Stavamo parlando di me”
 
“Che palle che sei, Richie” lo prese in giro Neil, si mise la scarpa destra. “Vai da Bill, altrimenti io e Tom iniziamo una colletta per farti avere un incontro ravvicinato del terzo tipo con una spogliarellista”
 
“Divertente” Richard incrociò le braccia e mandò un’occhiataccia all’amico. “Sono già andato da Bill e lui mi ha propinato ben due volte due ragazze lesbiche. Io non posso farci niente se a loro non piace ciò che ho tra le gambe! Devo dire la verità, essere stato rifiutato per quel motivo mi ha rincuorato un po’, insomma, io non ci posso fare niente se sono un uomo”
 
“Sei tu ragazzo_saffico?!” esclamò Tom e lo guardò. Non sapeva perché Richard non riuscisse ad avere fortuna con le ragazze, lui era un ragazzo molto carino: aveva i capelli ricci castano chiaro, occhi azzurri e tratti androgini, quasi puerili.
 
Richard arrossì. “T-Tu leggi le recensioni di Bill?”
 
“Chi non le legge? Sono divertenti” ammise Neil e ridacchiò, si allacciò la scarpa sinistra. Neil aveva invece tratti più forti e virili, la pelle era mulatta e i capelli erano neri come la liquirizia. Aveva origini ispaniche da parte della madre e questo si vedeva sia nelle sue caratteristiche somatiche che comportamentali: era molto simpatico e vivace e a Tom piaceva passare il tempo in sua compagnia. “Comunque se anche il dio dell’organizzazione delle scopate ha fallito, devi aspettare che il tempo faccia il suo corso. Prima o poi incontrerai qualcuna così idiota da voler stare con te” Neil si alzò e diede un’occhiata ai suoi amici.
 
“Oh, mio Dio! Rimarrò vergine a vita!” piagnucolò Richard mentre seguiva Neil fuori dallo spogliatoio, Tom sorrise guardando il modo in cui il ragazzo moro gli dava una pacca sulla schiena più per prenderlo in giro che per rincuorarlo e pensò che avrebbe messo una buona parola per lui con Bill.
 
Il rasta si alzò senza aspettare che gli altri compagni di squadra fossero pronti e uscì. La luce del sole che invadeva la palestra quasi lo accecò e dovette coprirsi gli occhi, ma quando riebbe la vista notò che gli spalti erano vuoti ad eccezione di una persona. Bill stava seduto ed era impegnato a svolgere qualche compito, senza prestare attenzione ai pochi giocatori in squadra, e indossava ancora la giacca che gli aveva prestato quella mattina. Tom inevitabilmente sorrise; la prima volta che lo aveva beccato lì il moro gli aveva detto che aveva bisogno di pensare ed era vero, ma adesso era venuto lì apposta per vederlo – d’altronde Bill conosceva bene i giorni in cui Tom si allenava. Il rasta salì sugli spalti e si andò a sedere accanto a Bill, questo era assorto in alcuni esercizi di matematica e sussultò quando se lo ritrovò vicino.
 
“Ciao, Troy Bolton” lo prese in giro Bill sorridendo, chiuse il quaderno. Tom gli sorrise e si stiracchiò, si stese parzialmente poggiando le mani dietro la schiena e rilassando le gambe.
 
“Ciao, Sharpay” ricambiò il saluto il ragazzo.
 
“Oh, per favore, smettila di chiamarmi Sharpay. Credo di voler essere Gabriella ora”
 
“Come vuole, mia regina” disse Tom e Bill sorrise soddisfatto: amava essere chiamato regina. “Sei venuto di nuovo per pensare?”
 
 “No, sono venuto per guardarti giocare. Ho scoperto che sei estremamente carino quando lo fai” disse e Tom abbassò lo sguardo, sperando che i rasta potessero coprire il suo volto: era arrossito. “Ma sono anche venuto per chiederti di uscire con me, stasera”
 
“Wow, un appuntamento” disse Tom riprendendosi un po’ della dignità e della sicurezza in sé che una volta gli erano proprie e che quando era con Bill scomparivano.
 
“Il nostro primo appuntamento!”
 
“Bill, non è il nostro primo appuntamento”
 
“Che vai dicendo?”
 
“Siamo già andati a un appuntamento. Ti ricordi? Siamo andati a cena e poi sei venuto a casa mia”
 
“Oh” Bill inarcò le sopracciglia. Dopo settimane aveva finalmente capito che era un vero appuntamento! Era vero, c’era voluto un po’, ma tutti sapevano – Bill incluso – che lui non era esattamente una cima. Il ragazzo sorrise malizioso e si avvicinò al rasta, Tom arrossì quando vide che il viso di Bill si faceva più vicino. Pensava – e sperava – di ricevere un bacio, ma il moro si fermò a pochi centimetri dal suo viso. “Che idiota che sono stato,” sussurrò e guardò Tom negli occhi con quel sorriso malizioso che faceva impazzire e ribollire il sangue nelle vene del rasta. “Eravamo io e te da soli su un letto e non ho approfittato della situazione”
 
Tom si rese conto che Bill stava flirtando con lui e che si aspettava una risposta che fosse in qualche modo sexy, ma era troppo impegnato a ricordarsi della loro posizione sul letto. Poi, improvvisamente, quella scena reale divenne fantasmatica quando Tom immaginò tutto quello che sarebbe potuto succedere. Le scene si accavallavano velocemente nella sua testa, Bill era così vicino a lui e riusciva a sentire il suo buon profumo misto al suo grazie alla giacca che indossava, ma Tom sapeva che i loro odori potavano mischiarsi in maniera migliore di questa. Il rasta alzò una mano e accarezzò con le nocche il viso imberbe di Bill, la sua pelle era così pallida e morbida. “Sono sicuro che avrai un’altra occasione per rifarti, Bill” sussurrò a sua volta. Era una cosa segreta, chiusa tra loro, il mondo esterno non poteva ascoltare né farne parte. Bill sorrise e chiuse gli occhi, poggiò le mani sulla mano di Tom e si spinse a quel tocco.
 
“Sei libero questa sera?” gli chiese dopo aver riaperto gli occhi.
 
“Per-per fare—”
 
“Per il nostro secondo appuntamento, Tom” disse Bill sorridendo. Era incredibile quanto Tom fosse impacciato quando si trattava di essere maliziosi.
 
“Oh” Tom sospirò, cercò di darsi un contegno. “Sì, comunque, ci sarò”
 
“Perfetto” Bill prese la mano di Tom e la portò alle labbra per baciarla. “Vienimi a prendere alle nove”
 
“Oh, Bill, prima che io ritorni a giocare” disse il ragazzo ricordandosi di una cosa, Bill alzò lo sguardo su di lui: aveva tutta la sua attenzione. “C’è questo mio caro amico, Richard—”
 
“Ragazzo_saffico?” chiese il moro con un sorriso divertito.
 
“Sì, esatto, lui. Richard è un ragazzo estremamente carino e simpatico, inoltre è vergine—”
 
“È un verginello?” Bill si rabbuiò.
 
“Sì, Bill, poverino, devi avere compassione di lui” disse il ragazzo assecondando il moro. Sapeva la sua opinione nei confronti delle persone vergini e pensava che solo assecondandolo e facendo passare Richie per un povero ragazzo che non aveva ancora perso la verginità avrebbe ottenuto i suoi favori. “Non potresti ritentare? Magari la terza volta è quella buona”
 
“Uhm, non lo so” Il moro scosse il capo pensieroso. “Lui aveva detto di non volere più il mio aiuto”
 
“Sono sicuro che cambierà idea” Tom lo guardò, era bellissimo come sempre, e poi fece scendere lo sguardo sulla sua mano destra, intrappolata nelle sue all’altezza del cuore, e sorrise. Finalmente. Qualsiasi divinità ci fosse, lo aveva ascoltato. Sembrava troppo bello per essere vero – sembrava paradossale anche il solo fatto che Bill lo stesse toccando! “D’altronde tu sei il dio degli organizzatori d’incontri”
 
“Beh, sono piuttosto bravo nel mio mestiere”
 
“Certo! Sono sicuro che riuscirai a trovare una donna etero per Richie, tu sei così bravo in ogni cosa che fai” disse continuando ad adularlo e questo sembrò funzionare.
 
“D’accordo, allora oggi pomeriggio mi dedicherò alla ricerca della donna perfetta per ragazzo_saffico” disse e lasciò andare la mano di Tom.
 
“Sono sicuro che sarà una ricerca fruttuosa” disse il ragazzo e si alzò, gran parte dei suoi compagni di squadra erano in campo, ma il coach mancava.
 
“Sì, ma prima ti guarderò giocare un po’” disse Bill alzando lo sguardo verso di lui. “E poi con te ci vediamo dopo”
 
“Sono entusiasta di avere una cheerleader di questo calibro, mia regina” disse sorridendo, si chinò a baciarlo.
 
 
*
 
 
Quando Tom finì l’allenamento Bill era già andato via da un quarto d’ora. Guardò gli spalti vuoti e poi i suoi compagni che si avviavano chiacchierando verso gli spogliatoi, li seguì. Mentre erano tutti riuniti, il coach entrò per fare loro i complimenti e ricordare che in due settimane avevano un’altra importante partita. Disse di tenersi liberi, perché poteva decidere di programmare un allenamento in qualsiasi momento. Tom sentì mormorare in dissenso i suoi compagni e si avvicinò al suo borsone, prese l’asciugamano e con questo si circondò il collo.
 
“Ehi, capitano!” disse una voce dietro di sé. Elton, uno dei suoi compagni di squadra, gli diede una pacca dietro le spalle e si mise accanto a lui. “Sei preoccupato per la partita?”
 
“Sono più stanco che preoccupato. Vorrei dormire per ventiquattrore di fila” disse il ragazzo con un sorriso mentre cercava la sua bottiglietta d’acqua e, quando la trovò, bevve.
 
“Ho visto che tu e Bill Kaulitz vi siete baciati, prima!” disse andandosi a sedere sulle panche per guardarlo in faccia, Tom inarcò le sopracciglia e arrossì. “State per caso insieme?”
 
Tom guardò Elton e si rese conto che adesso tutti i suoi compagni di squadra, inclusi i suoi due migliori amici, erano sull’attenti e lo guardavano, desiderosi di sapere la risposta a quella domanda. “Uhm, non stiamo esattamente insieme, direi piuttosto che ci stiamo frequentando” disse e trattenne il respiro. Il fatto che lui fosse gay era davvero, per loro, un fulmine a ciel sereno: Tom aveva frequentato solo donne sino ad allora – non che a lui piacesse sbandierare la sua vita personale ai quattro venti, ma tutti a scuola lo avevano visto uscire solo con ragazze. Inoltre Tom proprio non riusciva a rientrare nell’immagine stereotipata che avevano degli omosessuali: non sembrava androgino, non aveva atteggiamenti femminili, giocava a basket e sembrava piuttosto virile, come se tutti i gay dovessero essere così.  In ogni caso aveva un po’ paura che la voce si spargesse, non perché volesse nascondere il fatto di stare con Bill – diamine, lui amava Bill e voleva che tutti lo sapessero – ma perché sapeva il trattamento che era riservato a molte persone omosessuali e non voleva riceverlo a sua volta. Forse, però, lui era troppo in alto nella scala gerarchica della scuola per ricevere un qualche tipo di bullismo dai suoi compagni. In fondo sopra di lui non c’era nessuno, gli altri, secondo quella stupida scala gerarchica, stavano tutti sotto.
 
“Esci con lui solo perché è popolare?” gli chiese un altro compagno di squadra, Frank.
 
Tom corrugò la fronte e guardò velocemente quelle facce. Si sentiva profondamente a disagio: non gli piaceva parlare di sé di fronte a poca gente, figurarsi di fronte a un’intera squadra di basket! “No, assolutamente” disse scuotendo il capo. A Bill importava così poco di essere famoso che Tom dimenticava puntualmente che fosse popolare quanto lui. D’altronde lui e il moro erano alcuni dei pochi di quel rango che guardavano le persone per ciò che erano e non per la posizione che occupavano.
 
“Wow, amico” disse Neil intromettendosi nella discussione, si appoggiò agli armadietti incrociando le braccia e sorrise. “Invece di chiedere aiuto hai portato a letto direttamente lui, incredibile! Sei fortunato”
 
Tom non sentì la necessità di specificare che lui e Bill non erano andati ancora a letto insieme. In ogni caso sembrava che i suoi amici avessero accettato di buon grado il fatto che si stessero frequentando, senza fargli ulteriori domande sulla sua sessualità – stavano parlando di questa cosa da dieci minuti e non lo avevano ancora chiamato finocchio! Tom si sentiva super felice. Ma c’era qualcosa nella frase di Neil che non aveva ben compreso. “Fortunato? Come fortunato?” gli chiese infatti. Lui sapeva benissimo di essere stato fortunato ad aver incontrato Bill e di poter conoscerlo in un modo che agli altri non era permesso, ma voleva capire in che modo i suoi amici lo reputassero fortunato.
 
“Beh, Tom, se tu ti aprissi di più con i tuoi compagni di squadra capiresti che circa metà di loro stravede per Bill” disse il suo migliore amico con un sorriso, Tom inclinò il capo e guardò i suoi compagni di squadra. Il suo sguardo doveva sembrare minaccioso, perché vide i colpevoli sussultare.
 
“A te—piace Bill?” chiese a Neil. Se fosse piaciuto anche a lui la situazione sarebbe diventata davvero imbarazzante. Innanzitutto perché Tom lo conosceva da tanto e molto bene e non aveva mai sospettato che a lui piacessero i ragazzi – anche perché Neil mentre chiacchieravano molto spesso iniziava ampie digressioni che avevano come tema principale quanto facesse impazzire a letto le ragazze. Dio — e se Cindy si chiamasse in realtà Cyndio? E se Theresa fosse stata in realtà Thereso? Tom  aveva davvero così poca sensibilità nei confronti degli altri da non capirlo?
 
“No, Tom,  a me non piace Bill. Sono uno delle poche persone ancora cento per cento etero in questa squadra, fidati di me” disse il ragazzo e gli fece l’occhiolino. Tom si voltò verso Richie e questo sussultò. “No, nemmeno a lui piace!” esclamò e sospirò, si staccò dagli armadietti e si mise al centro dello spogliatoio, esattamente tra Tom e la folla di amici, che lo guardava unanime un po’ spaventata e sorpresa. “Alzi la mano a chi piace Bill” urlò Neil, ma nessuno osava fare la prima mossa. “Vi giuro che non ci saranno ripercussioni, il mio corpo vi farà da scudo e vi proteggerà dalla furia omicida di Tom”
 
Il rasta spalancò la bocca quando almeno dieci persone alzarono timidamente la mano, incluso Elton, ancora seduto vicino a lui. “Oh, mio Dio, siete troppi. Non posso proteggere Bill dalle grinfie di così tante persone” sussurrò Tom e si sedette anche lui sulle panche, Neil ridacchiò.
 
“Ragazzi, andate a fare la doccia, ora. Tom, io, tu e Richie ci andiamo a prendere un gelato dopo, così parliamo un po’” gli disse Neil e gli sorrise, si avviò con gli altri verso le docce.
 
 
   
 
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