Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: DhakiraHijikatasouji    25/07/2019    1 recensioni
Sequel di Der Perfekte Sturm e di Der Perfekte Sturm 2. La vita con la piccola Areén, che ormai 17 anni dopo non è più tanto piccola. I Tokio Hotel hanno abbandonato le scene e si sono ritirati a vivere normalmente, a crescere la loro famiglia, ma un qualcosa di inaspettato riporterà Bill a rivivere da capo un incubo, o forse due..?
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest, Mpreg, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Der Perfekte Sturm 3


17 anni dopo...

I Tokio Hotel si erano ormai ritirati dalle scene. Avevano avvertito i loro fans, i quali comunque non li avrebbero mai dimenticati. Avevano lasciato grandi patrimoni, come il CD di Humanoid. La nascita di Areén non li aveva fermati, ma aveva fatto in modo che prima o poi desiderassero una vita tranquilla e normale. Vivevano sempre in Germania, e perciò erano costretti ad andare in giro con la guardia del corpo. Perfino Areén doveva essere portata a scuola con un macchinone nero che tutti ammiravano. Ma c'era da dire che non ammiravano solo la macchina. Areén era molto popolare nella sua scuola, per tante qualità. Aveva ereditato la mente studiosa di Bill e aveva voti eccellenti pur facendo una scuola privata dove la promozione era assicurata. Inoltre era di una bellezza smisurata, aveva mantenuto i capelli color del grano, gli occhi marroni e i tratti leggeri e delicati. La pelle lattea di inverno e leggermente abbronzata d'estate. Soleva vestirsi di nero, ma indossava anche altri colori. Molto rispettosa delle persone, era cresciuta bene. Non si era mai vantata di questa sua fama. Aveva tante amiche e anche amici. Molti ragazzi chiedevano il suo numero e la maggior parte di loro erano interessati ad un uscita, ad una conoscenza più approfondita. Ma ad Areén non interessava nessuno di loro e tendeva a declinare almeno che non fosse un'uscita con più persone.

- Ciao mamma!- Però quando tornava a casa l'atmosfera non cambiava mai. Era gioiosa come quando era a scuola. Bill alzò lo sguardo verso di lei, era intento a lavare i piatti dopo il pranzo appena consumato.

- Ciao, tutto bene a scuola?-

- Sì, ho preso un altro due al compito di fisica- La ragazza andò a baciargli una guancia tutta contenta di questo voto. Bill e Tom non avevano mai preteso tanto da lei, e se a volte calava, glielo concedevano, a patto che recuperasse, ma non c'erano problemi.

- Vai a mangiare, che sennò si fredda di nuovo e non posso scaldarlo due volte-

- Vuoi dire papà non può scaldarlo due volte- Disse con una nota di ironia scostando la sedia dal tavolo. Bill in cucina non era proprio il migliore, anzi. Era meglio non fargli toccare neanche una pentola o questa esplodeva senza un motivo apparente. Prima che Bill però potesse rispondere, Tom spuntò in sala.

- Chi mi ha chiamato? Ciao, amore- Diede un bacio sui suoi capelli e poi si sedette accanto a lei prendendo il giornale lasciato abbandonato sul tavolo.

- Tua figlia è un genio, ha preso un'altro due a fisica- Si sedette anche Bill dopo aver dato il caffé a Tom. Beh, almeno quello era facile. Faceva tutto la macchinetta, lui doveva solo mettere la polvere di caffé, l'acqua, e il gioco era fatto quando aveva premuto il pulsante.

- Grazie..davvero?- Areén annuì mentre mangiava la sua pasta.

- Senti amore...hai 17 anni ormai, ma un fidanzatino?- Tom abbassò il giornale sgranando gli occhi e puntando verso Bill che aveva fatto la domanda.

- Mamma, dai..non credo che ne avrei il tempo. Devo sempre studiare-

- Sì, ma la tua vita non è solo la scuola-

- Lasciala fare, se vuole studiare..non capisco cosa ci sia di male- Bill però non era scemo, e capiva che era il solito scatto di padre geloso da parte di Tom.

- A dire la verità ci sono tanti ragazzi a scuola che ci provano con me-

- E come dargli torto?- Bill guardò eloquente Tom, e questo grugnì da dietro il giornale. - E' proprio per questo che te lo chiedo-

- Ma a me non piacciono! Sono tutti pieni di sé, e so che il loro unico interesse è un altro! Non mi amano davvero!-

- Eh brava la mia bambina!- Rispose Tom accarezzandole i capelli. - Ricorda, solo il tuo papà ti ama davvero- Bill non sapeva se ridere o tirargli uno scappellotto. Da quando era nata, Tom era sempre stato molto protettivo e geloso, il padre che ogni figlia vorrebbe, ma solo se c'è una mamma che sa tenerlo a bada. - Non è ancora il suo momento, non capisco perché la assilli!-

- Non la sto assillando, era una domanda- Rispose Bill stizzito. Areén più li guardava e più li vedeva come una coppia sposata, ma si amavano veramente tanto i suoi genitori. Aveva scoperto che erano fratelli senza che nessuno glielo dicesse, come se non si vedesse, ma vedendo anche quanto amore provano, il suo cervello non aveva minimamente sfiorato l'idea del ripudio. Ancora a 35 anni, dopo 17 anni di relazione, Bill era sempre bellissimo. I capelli neri un po' più corti, che gli arrivavano solo poco più giù delle spalle, sempre piastrati. Tom invece era cambiato molto. Aveva tolto i cornrows e aveva lasciato crescere i suoi capelli naturalmente, spesso legati in uno chignon. Aveva anche un po' di barba, invece Bill tendeva a radersi sempre, anche quando non c'era nulla da radere. Bill si alzò da tavola un po' risentito, ma Areén sapeva come andavano a finire quelle cose. Bill cominciava a borbottare mentre rassettava e Tom lo guardava cercando di non ridere. Bill spazzava e borbottava, puliva il tavolo e borbottava, asciugava le stoviglie e borbottava. Allora Tom si alzava, e come in quel caso lo afferrò improvvisamente da dietro facendolo spaventare. Bill si girò di scatto e Tom gli premette un bacio sulle labbra, e lo fece più volte finché Bill non scoppiò a ridere per la comicità della situazione.

- Oggi te l'ho detto che sei uno splendore?- Bill rideva e lo abbracciava, grato di avere Tom come fratello e come fidanzato, oltre che come padre di sua figlia. Sì, perché geloso quanto vuoi, ma Tom era un padre meraviglioso. Areén in quei momenti si alzava lentamente da tavola e li lasciava soli, perché sapeva che quei baci non sarebbero finiti presto. Poi Tom però doveva scappare a lavoro. Si sa, Tom non può abbandonare la musica, ed era perciò diventato un produttore musicale. Produceva album di nuovi cantanti emergenti, ed erano un successo. Prendeva il testo e lo faceva diventare musica. Trattava ogni giovane artista quasi come un secondo figlio e lo faceva crescere, ma solo se ci vedeva del talento. E con lui si poteva dire che i Tokio Hotel non se n'erano mai andati sul serio.

*** 

Areén a ricreazione amava starsene da sola, si ritirava nel cortile, sotto un albero, a scrivere. Scriveva racconti che non aveva mai fatto leggere a nessuno, e insieme allegava dei disegni sempre realizzati a mano. Si portava dietro il set di colori e dava sfogo alle sue doti artistiche. Era un libro il suo, ma come è già stato detto, nessuno lo aveva mai aperto e letto, a parte le sue stesse mani. Le sue amiche invece preferivano stare dentro la classe a parlare con i ragazzi o dei loro affari. A volte Areén si inventava certe cose, perché temeva che la sua famiglia non fosse abbastanza figa per quel mondo. La musica era cambiata, e i Tokio Hotel non erano più così ascoltati purtroppo. Tutti sapevano che suo padre era Tom Kaulitz e che sua mamma Natalie stava in giro per il mondo e non era sempre con loro, così si prendeva cura Bill di lei, come se fosse la sua mamma. Questo sapevano gli altri. Areén non si era mai fidanzata perché temeva anche che nessuno avrebbe capito la sua storia, le sue orgini, e l'amore che legava tutto questo. Sospirò. Alzò gli occhi quando un po' di venticello le scostò i capelli dal viso, ma prima di riabbassarlo, sentì il rumore di una chitarra poco più in là. Non se n'era accorta, ma accanto a lei, sotto l'altro albero, stava un ragazzo. Aveva i capelli neri ed era truccato. Molti lo chiamavano emo, ma lei non sapeva nemmeno il suo nome, non se l'era mai sentita di giudicare. La pelle di lui era bianchissima, gli occhi chiari, e sicuramente i capelli erano tinti, si vedeva che il nero non era il suo colore naturale. Stava provando ad accordare la sua chitarra. Era...sì, affascinante. Pensò Areén tenendo la matita tra le labbra e mordicchiandola. Questo però si voltò e anche lei fu costretta ad abbassare nuovamente gli occhi su quello che stava facendo. Ma non si era accorta che sulle labbra di quel ragazzo era spuntato un sorriso.

***

All'uscita da scuola, Areén era un po' in ritardo. Tutti erano usciti tranne lei che si era fermata con il professore a chiedere delle cose che non aveva capito riguardanti l'ultima lezione. Mentre parlava con l'insegnante, una figura incappucciata passò dietro di lei, una figura che era rimasta seduta un po' e poi aveva deciso di andare via.

- Arrivederci- Disse.

- Arrivederci Michael- Areén si distrasse e si voltò verso la porta, ma quel ragazze se n'era già andato. - C'è altro che vuoi chiedermi?- Areén scosse la testa con un sorriso.

- La ringrazio per i chiarimenti, arrivederci- E scappò fuori dall'aula, percorse i corridoi ormai vuoti e uscì, ma nessuna traccia di questo Michael. (NdA. Mi dispiace interrompere ma c'è una cosa importante che voi lettori dovete sapere. In tedesco il nome Michael non viene pronunciato come in inglese, ma se lo scrivere su Google Translate potrete sentire la pronuncia di questo nome, solo per farvi un'idea. Continuate pure) Improvvisamente Areén udì il rumore di botte e di gemiti. Sua madre e suo padre forse non avrebbero voluto, ma lei andò lo stesso a vedere. Dietro la scuola riuscì a scorgere due, o forse tre ragazzi, e uno a terra. Era Michael che stava venendo picchiato dagli altri ragazzi. La chitarra aveva qualche corda rotta ed era lì in un angolo. Quei bulli continuavano a riempirlo di calci sullo stomaco. Areén cominciò a pensare, "Cosa avrebbero fatto i suoi genitori?" Conoscendoli non avrebbero preso la stessa decisione. Conoscendoli, Bill sarebbe stato al posto di Michael e Tom lo avrebbe salvato. O almeno così gli aveva raccontato Bill quando erano piccoli, che Tom veniva sempre in suo soccorso quando veniva preso in giro e picchiato dai bulli per il suo look. Prese un sospiro e decise che se ne fosse uscita con qualche livido non importava. Voleva aiutare Michael. - Ehi!- Questi si fermarono e la guardarono, e lei deglutì. Cosa sarebbe successo ora? - Lasciatelo stare!- Uno di questi bulli cominciò ad avvicinarsi a lei.

- E chi è questa ragazzina che non si fa gli affari suoi? E' la tua fidanzatina?- Puntò a Michael, il quale era ansimante a terra e aveva avuto il coraggio di alzare gli occhi incrociando quelli leggermente lontani di Areén. - Beh, c'è da dire che ha più palle di te- Le afferrò il mento e Areén si discostò schifata. - Che caratterino!-

- Pretendo che lo lasciate andare, lui non merita quello che gli state facendo! Voi lo meritereste!-

- Oooh, vedi di abbassare un po' la cresta, o saremo costretti a dare anche a te una lezione- Areén non seppe dove trovò il coraggio di dire quella parola, ma lo fece.

- Fatelo- I bulli rimasero sorpresi che non stesse scappando a gambe levate. - Avete capito o no? Fatelo, sono qui, non vi capiterà un'altra occasione- E ogni tanto guardava Michael che stava provando a rialzarsi, ma la spinta di uno dei ragazzi lo rimise a terra. - Ma se picchiate me, lasciate andare lui. Vi prego- Il bullo si voltò verso gli altri, e con un cenno del viso li intimò di fare come lei aveva detto. Michael si era alzato e aveva preso la sua chitarra scappando via. Areén era felice della sua azione, ma adesso ne avrebbe dovuto affrontare le conseguenze.

- Bene bene...che possiamo fare con te..-

- Sono in grado di farvi tanto male- Ringhiò lei, ma quelli risero.

- Le tue manine graziose?- Ma appena quello le afferrò una mano, Areén gli storse il braccio facendolo urlare. Quello si allontanò come se avesse preso la scossa. - Maledetta stronza!- Si gettò su di lei, ma Areén lo evitò e con un calcio sulla schiena lo spinse a terra. Gli altri attaccarono subito, ma lei seppe combatterli con una certa eleganza. Nel giro di qualche minuto, erano tutti e tre a terra. Lei era ansimante, buttò la testa all'indietro sistemandosi i capelli un po' arruffati data la lotta. Per fortuna lo zio Georg gli aveva insegnato l'autodifesa, e per fortuna crescendo aveva fatto palestra con lui due volte alla settimana.

- Feccia umana- Disse stizzita guardando gli altri addolorati a terra. Stette per uscire da quel vicolo, ma non si era accorta di essere seguita. Fece appena in tempo a voltarsi che sentì una grossa botta e uno di quei brutti ceffi era nuovamente a terra. Michael teneva in mano la sua chitarra. Lo aveva colpito per salvarla. - Ehi- Questo però sussultò a sentire la sua voce, e rimase incantato dal sorriso che la ragazza gli rivolse una volta che la guardò.

- Mi dispiace di essere scappato, volevo aiutarti ma...poi ho visto che hai fatto tutto da sola. Volevo perlomeno finire questo pezzo di merda- Lei rise.

- Ti ringrazio Michael- Il suo nome era così bello pronunciato da lei, ma il sorriso di Areén si spense subito non appena notò lo strumento del ragazzo. - Oh, mi dispiace molto per la tua chitarra-

- Non ti preoccupare. Un paio di mesi a lavorare nel negozio di famiglia e avrò nuovamente i soldi per le riparazioni. Non è la prima volta che succede- Areén più guardava il suo viso e più ne rimaneva rapita. Era bellissimo il modo in cui si truccava di nero. Non era così pesante da farlo sembrare una donna, ma nemmeno così leggero da non vedersi. Poi però pensò che forse c'era una persona che avrebbe potuto ripararla.

- Hai del tempo libero?-

- Ora? Sì, perché?-

- Perché so chi potrebbe aggiustarla, se vuoi seguirmi- Indicò l'uscita con lo sguardo.

- Davvero? Oddio grazie!- Areén adorò la felicità dipinta sul suo volto. A lei era sembrato come un bambino al quale aveva realizzato un sogno. Salirono entrambi sul macchinone nero, o almeno così lo chiamava Areén da quando era piccola. - Wooo! Questa è la tua auto!?-

- No, è l'auto con il quale veniamo scortati per le varie commissioni o per la scuola, ma mamma e papà mi hanno detto che appena farò 18 anni avrò una macchina tutta mia. Papà è fissato con il volermi regalare un Audi, ha sempre amato quel tipo di auto-

- Come si chiama tuo padre?-

- Tom Kaulitz, chitarrista dei Tokio Hotel-

- L...lui è tuo padre? DAVVERO!?- Areén annuì stupita di tale eccitazione. - Dio, io ho tutti i CD dei Tokio Hotel e sarei andato anche ad un loro concerto ma purtroppo si sono come estinti. Tu sai perché?- Areén mise da parte il fatto di essere sorpresa di aver trovato qualcuno che ascoltasse ancora i Tokio Hotel, e lasciò spazio ad un briciolo di malinconia.

- Per colpa mia-

- Colpa tua?-

- La mia nascita non gli ha dato più modo di continuare. Troppi pannolini da cambiare e non solo- Rise e anche Michael.

- E tua madre?-

- Lei si chiama Natalie Franz, la truccatrice di Bill Kaulitz- Quante volte aveva dovuto raccontare tale bugia ancora non lo sapeva.

- Sì, so chi è. Ma perché non poteva occuparsi lei di te?-

- Mio padre non è mai stato il tipo che se ne lava le mani di cose come queste. Mi hanno avuta per sbaglio, ma entrambi hanno desiderato la mia nascita una volta che c'ero. In verità papà ha provato a lasciare la mamma perché non vedeva come la cosa potesse funzionare, ma troppo innamorato di lei è tornato indietro. A me però non mi ha mai lasciato- Non sapeva perché gli stava raccontando tutto questo. Si fidava di lui eppure non lo aveva mai neanche notato in classe.

- E che tipo di padre è Tom Kaulitz?- Areén cercò di pensarci, e sorrise assorta nei suoi pensieri vedendo la strada scorrere sotto le ruote del macchinone nero.

- Beh, lui è il tipo che farebbe di tutto per me. E' il tipico padre geloso della figlia, e anzi, è felice che non abbia ancora trovato un ragazzo, ma sono anche io che non voglio per ora. Penso che il momento debba venire da solo-

- Sono d'accordo, non è una cosa che si deve programmare o controllare- Arrivarono a casa di Areén. Era grande, come in quei film americani. Aveva un bel portico, un giardino davanti, ma più grande sul retro. Areén suonò il campanello e le aprì Tom per sua sorpresa.

- Scusate se non ho avvertito, ma abbiamo un ospite a pranzo- Michael salutò con la manina, e Tom assottigliò lo sguardo ma aprì di più la porta per permettere loro di entrare. Non staccò gli occhi da Michael un secondo, fino a che non fu seduto a tavola. Areén fu felice di dividere il suo pranzo con lui, ma Tom notò che stavano ridendo un po' troppo insieme.

- Amore, che succe..- Tom prese Bill prima che stesse per entrare in cucina e lo bloccò al muro.

- Non parlare!- Dalla cucina venivano le risate di Areén e Michael che stavano conversando allegramente. - Abbiamo un ospite in casa- Bill annuì capendo la situazione.

- Ma Areén non ha avvertito-

- Si è scusata infatti, ma la vedo strana- Bill si affacciò e sorrise intenerito.

- Io la vedo felice-

- E' troppo felice- Bill rise a sua volta e gli diede delle pacche sul petto.

- Vieni gran papà, andiamo a fare la conoscenza del nostro nuovo ospite- Entrarono in cucina e Michael li salutò con contentezza nella voce, un po' per le risate, e un po' perché era in casa della sua band preferita quando non aveva visto nemmeno un concerto.

- Ciao, come ti chiami?-

- Mi chiamo Michael. Sono un vostro grande fan, il piacere è tutto mio!- Strinse loro le mani, e Bill sorrise di tale approccio. Gli mancava anche avere un fan, anche uno solo. Bill però notò i suoi vestiti, erano logori e pieni di terra.

- Michael, ma i tuoi vestiti...è successo per caso qualcosa a scuola?- Bill guardò Areén, la quale cercò di mentire con lo sguardo, ma sapeva di non poter raccontare bugie alla sua famiglia.

- Un gruppo di bulli ci ha aggrediti- Michael la precedette. Subito Tom si avvicinò ad Areén chiedendole se era tutto a posto e lei annuì tranquillamente. - Sua figlia è una guerriera, devo dirlo, mi ha stupito, non vedevo neanche più come si muoveva da come lo faceva veloce- Areén sorrise arrossendo e Tom si schiarì la voce.

- Beh, è molto brava nella lotta, ma sa benissimo che non si deve fare- Sull'ultima parte calcò un po' di più.

- Scusa papà, ma è stata per legittima difesa e non è successo niente!-

- Certo, ma poteva succederti-

- No, erano delle schiappe- Tom sospirò.

- Come devo fare con te?- Michael rise a quel siparietto.

- Prego, Michael, continua a mangiare, noi andiamo nell'altra stanza e vi lasciamo soli- Disse Bill con un sorriso.

- Cosa?- Domandarono Areén e Tom all'unisono.

- Certo, noi che ci stiamo a fare qui? Andiamo Tom!-

- Io non mi muovo di qui!- Bill lo fulminò con lo sguardo, ma sapeva bene come giocare le sue carte. Guardò alle spalle di Michael accusando di aver visto la pioggia. Michael si voltò e Bill guardò Tom leccandosi un dito in maniera sensuale e lasciò la cucina a passo lento. Areén ridacchiò sotto i baffi. - Ehm..-

- Papà, vai-

- Certo sì..ehm..ricorda, sii prudente- E scappò anche lui fuori dalla cucina andando a cercare il suo amore sensuale.

- Ma io non vedo nessuna...dove sono andati?- Areén rise scuotendo la testa e lo invitò a sedersi a tavola con lei.

***

Passò un intero pomeriggio dove Areén invece di studiare stava ridendo con Michael nella sua stanza. Tom almeno non sentiva altro che risate dalla propria. Era sdraiato sul letto con Bill sul suo petto, logicamente dopo aver consumato, e non riusciva a fare un sonno prima di andare a lavoro perché quelle risate lo tenevano sveglio, con gli occhi più dilatati che mai.

- Ma che avranno da ridere tanto?-

- Tom, lasciali, si stanno divertendo, che vuoi che facciano?-

- Va a finire si sposeranno, lei se ne andrà di casa e ci lascerà- Bill sbuffò alzandosi un po' per guardarlo negli occhi.

- Ma sei buffo sai?- Tom lo guardò interrogativo. - Tua figlia ha 17 anni, e va bene che per te rimarrà piccola, ma tra qualche mese ne farà 18! Maggiorenne!- E si ributtò sul letto un po' lontano da lui. - Andrà via un giorno...e tu non potrai fare nulla. Non si dimenticherà di noi, ma lei deve vivere la sua vita- Disse con tono più calmo. - Sai, quando è nata ricordo ancora le tue lacrime di gioia, e tutt'ora vedo la tua felicità di avere lei come figlia- Gli accarezzò il viso. - Ma non puoi cambiare il suo destino, e se il suo destino è trovare qualcuno oltre noi che la ami, non c'è da esserne tristi- Tom più guardava il suo viso e più il suo cuore batteva. Lo prese e lo baciò. E anche quella volta Bill aveva trovato il modo di avere ragione. Non che non ce l'avesse, ma Tom amava quando parlava e faceva i suoi discorsi, come mischiava parole e ricordi. E lui lo sapeva. Non avrebbe mai scritto canzoni se non fosse stato bravo con le parole.

***

- Papà!- Era sera. Areén scese le scale del seminterrato con un oggetto mediamente grande in mano. Sapeva che avrebbe trovato lì il suo papà, come sempre a suonare la sua chitarra da solo. A volte si concedeva questi momenti. Michael se n'era già andato da un po', prima di cena, e per tutta la durata di essa Bill non aveva fatto altro che chiedere che impressione avesse fatto alla figlia, mentre Tom era stato zitto, dicendo qualcosa qui e là ogni tanto.

- Sì?-

- Ecco..- Gli fece vedere lo strumento.

- Dove l'hai presa?- Areén gli mostrò le corde rotte.

- E' di Michael, quei bulli gliel'hanno rotta, e mi chiedevo se tu potessi..-

- Certo, vieni, vediamo se si può fare qualcosa- La ragazza si stupì della disponibilità di suo padre, vista la poca simpatia nei confronti di Michael, ma in fondo al suo cuore sapeva che Tom non poteva vedere una chitarra in quelle condizioni. La prese e la appoggiò sul tavolo un po' impolverato. - Ha solo delle corde rotte, la cassa mi sembrerebbe a posto-

- Sì, ma come farai?- Tom si voltò verso di lei e si chinò sul suo orecchio.

- Un mago non rivela mai i suoi segreti, e ora vai a letto scricciolo- Areén annuì e gli saltò al collo scoccandogli un bacio.

- E tu non ci stare troppo che lo sai che la mamma non dorme senza di te- E salì di sopra lasciando Tom ad occuparsi della faccenda. Passò circa una settimana da quella sera. Areén e Michael continuavano a frequentarsi, e ormai a scuola molti si erano accorti anche della presenza del nostro emo, e si erano anche stupiti di come Areén ci avesse legato. Non la credevano il tipo. Anche le sue amiche le avevano cominciato a chiedere perché o che. Lei a volte non sapeva che rispondere, disse solo: "Sono felice, per me è questo l'importante". Michael la rendeva felice, tanto. E quando studiava Michael la aiutava, non la distraeva. Scoprirono ben presto di essere portati per materie opposte: Areén per quelle numeriche e Michael per quelle letterarie, così si aiutavano a vicenda. Bill lo aveva notato e anche Tom, che stranamente stava cominciando ad accettare la cosa. Anche per i numerosi discorsi di Bill, ma anche perché aveva appurato i gusti del ragazzo. La chitarra che possedeva, seppur classica, gli ricordava i vecchi tempi, quando Bill gli cantava In die Nacht. Poche erano le canzoni che necessitavano di una chitarra classica, ma In die Nacht era una di quelle, ed era la canzone più preziosa per lui. Ogni tanto la canticchiava mentre la riparava. E un giorno poté bussare alla camera di Areén che stava tenendo la musica a tutto volume. - Sì, papà?-

- Di' a Michael che la sua chitarra è pronta, al piano di sotto- Areén assunse un sorriso eccitato, afferrò Michael per il polso, tanto ormai viveva da loro a momenti, e lo portò giù di corsa senza dirgli nulla.

- E' stato molto carino da parte tua- Sussurrò Bill dietro di lui. Tom si voltò arrossendo.

- Lo sapevi allora-

- Certo, credi di potermi tenere nascosta una cosa come questa? Michael è un ragazzo fantastico, non ha idee stravaganti, non beve in modo smodato e non fuma-

- Amore, sei un detective- Tom lo prese per i fianchi e lo baciò, ma improvvisamente a Bill prese un mal di testa e si staccò gemendo di dolore. - Bill, tutto bene?-

- Sì sì..solo una fitta. Non so perché, ho dormito poco. Dai, andiamo giù dai ragazzi- Scesero le scale. Inutile dire che Michael ringraziò Tom molteplici volte promettendogli che lo avrebbe ripagato un giorno. E fu lì che tutti si stupirono, quando Tom pronunciò queste esatte parole: "Mi ripaghi già con la felicità di mia figlia". Si instaurò un silenzio, fino a che Tom non abbracciò Michael. Questo rimase spiazzato. Si scusò anche per il proprio corpontamento ostile, tentò di spiegarsi e Areén lo trovò terribilmente adorabile perché non sapeva che dire.

- Papà, non è necessario- Disse. - Michael ti adora, e comunque io e lui stiamo insieme- Lo disse senza tanti peli sulla lingua. A quel punto nella mente di Tom passarono un sacco di flash, e si sentì costretto a fare qualche domanda.

- Ma voi mica...??-

- No, papà, non abbiamo fatto nulla! Solo i compiti- Areén alzò gli occhi al cielo, e Tom sollevò le mani ai lati della testa.

- No, ma volevo solo esserne sicuro, se continuate a fare solo i compiti per me va bene-

- Tooom- Lo chiamò Bill a braccia incrociate e battendo il piede a terra guardandolo corrucciato.

- Va bene, ok, se sei felice tu lo sono anche io- A quel punto sul volto di Bill si distese un sorriso e Areén lo abbracciò ringraziandolo. Aveva scoperto di amare Michael, di averlo amato da quando lo aveva difeso da quei bulli, e Michael aveva scoperto di amare Areén già da prima, da quando in prima superiore si sedeva sotto quell'albero e scriveva e disegnava. Non si erano mai baciati, Michael non aveva mai provato, ma lo aveva desiderato tante volte mentre la vedeva parlare, perché non poteva fare a meno di guardare quelle labbra muoversi e desiderare di fermarle con le sue. Ma ancora non era successo, e forse era un bene, Tom non avrebbe mancato di tirargli il collo. Michael sorrise e poi accolse Areén tra le proprie braccia.

- Michael, vorresti rimanere a cena da noi stasera?- Gli propose Bill e Michael fu ben entusiasta di accettare, e incredibilmente anche Tom era felice di questa nuova presenza in casa. La famiglia si stava allargando.

***

Bill era uscito a fare una passeggiata perché Tom gli aveva chiesto insistentemente se si sentisse bene, e lui per dimostrarglielo si era impuntato su questa passeggiata e non voleva essere scortato né accompagnato da nessuno. Doveva un po' riflettere, non sapeva su cosa, magari gli sarebbe venuta strada facendo. Si mise un paio di jeans e una camicia nera e uscì così. Faceva un po' freddo, ma non lo sentiva così tanto. In un certo senso gli andava anche bene. Tra qualche minuto sarebbe anche piovuto, ma a lui non importava. Fortunatamente tornò a casa prima del temporale. Areén e Michael erano usciti per andare al cinema insieme, quindi in casa c'erano solo loro. Entrò e chiuse stancamente la porta.

- Tom!- Lo chiamò, ma lui non rispose. Si tolse le scarpe richiamandolo una seconda volta. Si voltò e sussultò accorgendosi che era dietro di lui. Indossava solo i jeans ed era a petto nudo. Bill doveva ammettere che aveva messo su proprio un bel fisico, più muscoloso di quando aveva 20 anni, e adesso entrambi ne avevano 35. Tom lo prese e cominciò a baciargli delicatamente il collo. Bill gli immerse una mano nei capelli e sorrise timidamente.

- Come è andata la passeggiata?-

- Magnificamente...se devo ricevere un benvenuto così vedrò di andare più spesso-

- Pensavo di aiutarti a togliere questa camicia- Sfiorò i bottoni andando sempre più giù con la mano. - E questi jeans- Gli accarezzò il cavallo dei pantaloni, ed in poco tempo sentì il pene di Bill farsi duro sotto il suo tocco. Bill lo prese e lo baciò con passione, voglioso di lui. Tom lo afferrò per le natiche quando Bill gli saltò in braccio e andarono in camera. Prima della camicia gli tolse i pantaloni e Bill rimase presto anche senza l'intimo. Appoggiò la schiena al suo petto e Tom stava continuando a baciare il suo collo candido mentre con la mano stava dirigendosi al suo membro, per poi afferrarlo. Bill gemette e guardò in basso, i movimenti che la mano di Tom stava facendo su di lui. Alcuni gemiti li trattenne, altri li liberò, e alcuni uscirono come lamenti. E questo finché Tom non gli prese il viso voltandolo verso di lui e baciandolo delicatamente. Poi tolse la mano e spinse Bill sul letto. Salì sopra di lui continuando con i baci, ma fu veloce e lo prese di nuovo mettendosi capovolgendo le posizioni. Non sapeva cosa gli era preso, ma voleva farlo suo all'istante. Sbottonò la camicia di Bill con un colpo secco, senza rompere nessun bottone per fortuna. Gli scoprì il petto e cominciò a succhiargli avidamente i capezzoli, prima uno e poi l'altro. Era da un sacco di tempo che non facevano un sesso così selvaggio, e Bill ora lo bramava, bramava sentire Tom muoversi dentro di lui. Tom gli tolse tutta la camicia e ora stava a lui sbottonarsi i pantaloni. Ci pensò Bill. Gettò via la cintura e li abbassò giusto per scoprire i boxer, per poi abbassare anche quelli, e immise anche lui la sua intimità nella propria bocca. Tom gemette in modo roco mentre Bill faceva su e giù, leccava in punta, poi ai lati. A Tom mancava quasi tutto questo. Da un po' di tempo a questa parte non erano mai riusciti a ricavare delle ore per fare del sesso decente e duraturo. - Adesso ho capito perché volevi che Areén avesse un ragazzo- Bill fermò le sue labbra e fece uscire il membro di Tom da esse.

- Che intendi?- Tom lo guardò eloquentemente e si rispose ben presto da solo. Con Areén non potevano di certo fare per bene ciò che stavano facendo. - Dai, secondo te vorrei mai che mia figlia se ne andasse per qualche ora solo per..?- Tom non cambiò espressione e Bill fu costretto ad ammettere le sue colpe. - Ok, va bene, hai ragione...meriti quindi che io continui- Si riabbassò su di lui e Tom gemette di nuovo. Bill lo preparò per bene, lo fece venire nella sua bocca. Ingoiò tutto, e si gettò ancora sulle sue labbra. Si baciarono tanto a lungo, non riuscivano più a staccarsi. Tom portò un dito all'apertura di Bill, ma questo non gli permise di far alcunché, gli schiaffeggiò la mano.

- Che c'è?- Chiese Tom.

- Non voglio che tu mi prepari, entra direttamente. Lo voglio forte, Tomi- Gemette quando sentì la punta del membro di Tom sfiorare la sua apertura. Si morse il labbro inferiore emettendo dei lamenti, perché Tom non voleva entrare.

- Penetrati da solo, Bill. Mi ecciterebbe di più-

- Davvero?- Tom annuì e Bill si sedette piano sentendo il pene di Tom farsi strada in lui. Gemette di dolore. - Tomi!- Lo chiamava ancora con quel nomignolo nonostante fossero adulti, ma Bill non smetteva mai di essere così adorabile, non avrebbe mai smesso di amarlo come lo amava prima. Ovviamente faceva più male, senza lubrificante e senza preliminari, ma Bill voleva troppo sentire Tom venirgli dentro. Era una sensazione che non provava da quando aveva scoperto di essere incinto di Areén. Quel pensiero fu come un fulmine a ciel sereno, e si dovette fermare. - Tom! Il preservativo!- Anche lui assunse un'espressione terrorizzata, lo prese subito e se lo mise in fretta e furia, poi si sentì libero di rientrare in Bill. Esso emise un sospiro di sollievo. - C'era mancato davvero poco-

- Eravamo presi dal momento, Bill-

- Sì, ma non dobbiamo dimenticare certe cose- Tom si mise più su e Bill gemette a quel movimento. Tom lo prese e lo baciò. Bill era paranoico, ma la cosa si era risolta in fretta. Non c'era più motivo di preoccuparsi. Tom cominciò a baciargli la clavicola e tutto mentre Bill si stava muovendo piano su di lui. Gemeva piano, quasi rilassato dalla situazione, voleva che durasse il più possibile. I baci di Tom erano stupendi, la sua pelle li desiderava e anche le sue labbra. Tom lo faceva e ogni tanto gliele mordeva anche. Improvvisamente Bill si staccò da quei tocchi e cominciò ad andare su e giù più forte di prima. Ributtò giù Tom, e lui si sdraiò sopra, le mani artigliate sulle sue spalle e Tom ad artigliare la sua schiena. I gemiti di Bill erano di ventati molto più forti, soprattutto quando Tom aveva preso a seguire i suoi movimenti con il proprio bacino e lo stava penetrando più intensamente. Bill gemeva guardando davanti a lui. Tom si alzò un poco per baciargli il collo e Bill abbassò gli occhi per incrociare i suoi. - Ti amo-

- Anche io- Bill venne dopo gemiti crescenti, nascondendo il viso nell'incavo del collo di Tom. Tom venne solo qualche secondo dopo. Erano ansimanti, stanchi, ma non mancarono di abbracciarsi stretti. Tom sapeva che quando Bill raggiungeva l'apice del piacere, dopo avvertiva nuovamente il freddo della stanza, e cercava il suo calore, le sue coccole e il suo affetto. Forse era troppo grande per ammetterlo, ma ogni suo movimento chiedeva questo. Tom lo distese accanto a lui e lo guardò, si guardarono a lungo, prima che Bill cadde addormentato. Era stato sfiancante, ma quanto era bello guardarlo dormire. - Sei stupendo- Sussurrò accarezzandogli il viso dormiente e scostandogli i ciuffi. - Non sai minimamente quanto ti amo- Bill continuava a dormire placidamente. - E ti prego continua a fidarti di me...sempre, ok?- Gli baciò la fronte. Era una promessa.

*** 

Areén e Michael tornarono a casa correndo sotto la pioggia. Mentre stavano camminando un acquazzone improvviso li aveva sorpresi ed erano bagnati fradici, ma ciò non li toccava minimamente perché erano insieme. Arrivati sotto il portico, poterono finalmente stare al sicuro. Ad Areén era anche colato il trucco, ma non il sorriso che quello splendeva sempre sul suo volto, e ne aveva uno contagioso, esattamente come i suoi genitori.

- Vuoi venire in casa ad asciugarti?-

- No, non è necessario- Rispose Michael. -  Correrò a casa e farò tutto lì, non voglio arrecare troppo disturbo-

- Ma tu non..- Michael non gli lasciò modo di continuare. Le appoggiò una mano sul viso e la baciò, delicatamente, con timidezza, ma lo fece con tutto il suo cuore. Amava Areén, voleva stare con lei, e non perché suo padre era il suo chitarrista preferito, ma perché se anche suo padre fosse stato anche il più comune sulla terra a lui non importava, lui voleva Areén. Si staccò piano, ancora con il suo sapore sulle labbra. Il rumore di un tuono, le gocce di pioggia che cadevano sulle scalette. Michael ebbe il coraggio di circondargli la vita con un braccio, e tutto mentre Areén lo guardava con occhi persi. Si abbracciarono, dondolando un po', come se quel temporale facesse loro da musica per un lento ballo. - Michael...-

- Sì?-

- Io..- Ma il rumore del tuono impedì a Michael di sentirla, perciò assunse un'espressione interrogativa.

- Puoi ripetere?-

- Non importa- Areén stette per entrare in casa, ma Michael la afferrò. Lui aveva avuto il coraggio, ora anche lei doveva fare il passo avanti. La condusse nuovamente tra le sue braccia e la baciò ancora. Si accorse ben presto che era difficile staccarsi. Però dovette farlo. - Io..credo di amarti- Michael sorrise, sapeva che da lei non poteva pretendere di più, ma ciò gli bastava. Areén era una tipa poco romantica, oppure preferiva mettere tutto il proprio romanticismo nel libro che stava scrivendo.

- Io ti amo, Areén- Controbatté con fermezza.

- Bel casino-

- Già, bel casino- Sussurrò sulle sue labbra prima di baciarla ancora. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza.

***

Areén entrò in casa piano, cercando di fare il minimo rumore. Andò al piano di sopra e vide che la porta della camera di Bill e Tom era accostata. Si affacciò, e vide che il suo papà era ancora sveglio, la luce dell'abajour accesa sul comodino al suo lato. Teneva tra le braccia la sua mamma, che aveva appoggiato la testa sul suo petto e dormiva. Entrambi erano nudi, ma coperti dalle sottili coperte. Sorrise teneramente. La cosa non la traumatizzò, anzi! Li trovava carini, e tutte le volte adorava vedere quanto amore li univa. Entrò a passi felpati e si avvicinò al letto. Aveva delle domande che necessitavano una risposta immediata, e non poteva aspettare. Tom non si accorse di lei, mentre Bill mugugnò prima di aprire piano gli occhi assonnati.

- Tom, nostra figlia ci sta guardando- Disse con tono trascinato. A quel punto Tom si accorse di Areén e sussultò.

- Areén! Tesoro!- Era visibilmente nervoso. - Bello il cinema?-

- Sì, molto. Mamma, potrei chiederti una cosa...senza papà?-

- Tesoro l'ultima volta che mi hai detto così era per..-

- So per cosa era!- Areén arrossì di colpo. - Ma mi seguiresti in camera mia un istante?- Chiese nuovamente con un sorriso a paralisi facciale sul viso. Bill sospirò e si sforzò si svegliarsi totalmente. Prese la vestaglia che stava piegata sul suo comodino. Areén se n'era andata di già per permettergli almeno di mettere l'intimo.

- Io non capisco ancora perché si ostini a tenermi fuori dalla sua vita!- Disse Tom fintamente risentito. Bill arrivò alla porta e drizzò le orecchie a questa frase. Si voltò e sorrise ammiccante.

- Fidati tesoro, sei più dentro di quanto pensi- E gli mandò un bacio soffiato, prima di chiudere la porta alle spalle. Inutile dire che Tom pensò subito male. Bill andò in camera della figlia. - Dimmi tesoro, cosa c'è che non puoi dirmi davanti a papà?-

- Io mi chiedevo...e se un giorno...puta caso eh..cioè..se un giorno io volessi..- Era imbarazzante dirlo, ma sapeva che a Bill poteva dire tutto. Anche a Tom, ma solo se c'era Bill con lui, e a volte neanche, come in quel caso. - Se volessi fare sesso con Michael- Sussurrò. Bill non rimase sorpreso, ma anzi si mise come in ascolto.

- Bene, continua pure, tuo padre non ti ha sentito. Non arriverà con il crocifisso- Rise insieme ad Areén. Areén adorava la sua mamma, era sempre divertente, ma sapeva quando essere seria.

- Beh, la mia domanda era...che faccio?-

- Amore, hai 17 anni, è un'età in cui si vuole provare certe esperienze, e fidati, lo so bene. E poi tuo padre dovrebbe stare zitto che già a 14 anni quello...eh- Fece ben intendere il suo pensiero.

- Ma non con te-

- No, tesoro. Lo ha capito solo a 17 anni appunto. Una notte-

- E come?-

- Già, non ti ho mai raccontato nulla, ma ora sei abbastanza grande. Una notte di inverno successe che..non lo so cosa si accese in lui ma...venne in camera mia e cominciammo a baciarci, mi disse che mi amava-

- Così dal nulla?-

- Non era dal nulla, Areén. Mi disse che mi aveva sempre amato, e tuo padre non mente mai, se non per il bene degli altri. Lì mi accorsi che anche io lo amavo, e non abbiamo atteso poi molto prima di finire tra le lenzuola- Ci abbozzò una risatina alla fine. - E quella stessa notte di inverno sei stata concepita tu, la mia bambina- Le accarezzò il viso. - Quindi a conti fatti, se lo fai protetto, sia io che tuo padre non possiamo dirti granché- I suoi conti tornavano. - Ma cosa è che ti spaventa?-

- E' che volevo che almeno uno dei due lo sapesse se in caso decidessi di...- Gemette di dolore, una fitta alla testa, che passò anche i suoi occhi. Se li coprì con le mani, ma quando li aprì, fu come se non se le fosse mai tolte quelle mani. - Mamma? Mamma dove sei?-

- Areén! Areén, tesoro! Sono qui, davanti a te!-

- Non ti vedo più, mamma- Cominciò a piangere impanicata, e Bill tentò di calmarla. Passò solo qualche secondo prima che Areén tornasse a vedere nuovamente. Sospirò di sollievo quando si accorse di ritrovarsi tra le braccia calde di Bill. Vi si accoccolò in cerca di protezione. - E' stato orribile, per un attimo ho creduto che io..-

- Ssshh, amore è stato solo un attimo, domani andiamo dal dottore, mh?- Bill le prese il viso in una mano e Areén annuì. Gli occhi di Bill però non mancarono di guardare nei suoi in modo sospettoso. Sospirò e si alzò dal letto della ragazza dandole un bacio sulla fronte. Era stato traumatico anche per lui.

***

Per quella mattina di qualche giorno dopo, Bill aveva prenotato una visita dal dottore per Areén, ma a Tom non l'era sentita di dirlo, non voleva che si preoccupasse e che ci stesse male. Erano tutti e due a fare colazione, c'era frutta tagliata, brioche, biscotti, latte e caffé. E si vedeva che Tom si era alzato presto quella mattina. Bill però continuava a rigirare il latte nella sua tazza, il biscotto in mano, e lo sguardo indefinito, con la mente persa chissà dove, e questo succedeva da minuti interminabili ormai.

- Bill?- Il moro alzò lo sguardo al richiamo di Tom.- Tutto bene?- Bill annuì con sguardo serio, sembrava che avesse qualcosa. - Sei un po' pallido- Provò ad avvicinare una mano al suo viso, ma lo sfiorò solo per pochi attimi prima che Bill si ritirasse. - Non hai voglia di mangiare?-

- Porto Areén dal dottore oggi- Non ce la faceva a tenerlo tutto per sé, Tom era suo padre cristo!

- Cosa? E perchè? Cosa ha?-

- Qualche giorno fa la sua vista si è appannata, è solo un veloce controllo per vedere se è tutto a posto-

- E perché non l'hai portata qualche giorno fa?-

- Ho telefonato, ma c'era posto solo oggi- Tom annuì pensieroso, e improvvisamente anche a lui si era chiuso lo stomaco, ma non voleva che Bill stesse senza mangiare.

- Bill, almeno un po' di frutta- Afferrò un pezzo di ananas, ma appena lo portò alla sua bocca, Bill si voltò con un'espressione disgustata pronunciando un flebile "no". Non aveva mai fatto così prima, solitamente l'ananas gli piaceva. Tom rimase un po' perplesso ma decise comunque di non insistere. Bill cominciò a rassettare, Tom doveva andare a lavoro. Quando però abbracciò Bill da dietro per salutarlo, questo non lo guardò nemmeno, e ci rimase male. Appena chiuse la porta di casa, Bill se ne pentì e cominciò inspiegabilmente a piangere. Non sapeva perché, non se lo spiegava, ma sentiva di voler sprofondare.

***

- Mamma, è già la quarta in mezz'ora- Areén non aveva mai visto Bill mangiare quattro barrette ai cereali e frutti rossi così in poco tempo. Erano nella sala d'attesa, e ad un certo punto Bill le aveva chiesto "mangiamo qualcosina?". Areén non aveva però inteso che quel qualcosina erano quattro barrette ai cereali.

- Sì, tesoro, ma non ho fatto colazione stamane- Si giustificò così.

- Ma io non ti ho mai visto mangiare questa roba-

- Ed è strano infatti, neanche mi piacciono solitamente- Areén assunse un'espressione confusa e perplessa, ma la voce del dottore che li chiamava la distrasse dai suoi pensieri ed entrarono nello studio. Bill riconobbe subito quella faccia. Più adulta dopo 17 anni, ma neanche tanto.

- Guarda chi si vede!- Esclamò lui entusiasta.

- Georg!!- Bill lo abbracciò stretto. Dopo aver mollato i Tokio Hotel aveva continuato i suoi studi in campo medico. Areén invece lo aveva visto qualche mese fa per andare in palestra, ma per Bill erano passati ben 5 anni senza un contatto.

- Come stai?-

- Dai, possiamo dire bene-

- E Tom?-

- A lavorare. Produttore discografico- Georg ridacchiò.

- Lo immaginavo-

- Ma perché sei in questo studio? Per le poche volte che ci sono venuto c'era un altro medico-

- Che si è dimesso, ed eccomi qui!- Bill rise, era felice di ciò. - Adesso è la parte in cui mi dovreste spiegare il motivo della vostra visita-

- Oh, certo- Areén si fece avanti e salutò Georg con un sorriso, ma questo si spense man mano che iniziò a parlare.

- Ho un problema alla vista, poco tempo fa ho avuto un attimo di cecità totale- Georg annuì seriamente ascoltandola. Poi sospirò.

- Vieni, siediti qui- La fece mettere su una sedia con un macchinario attaccato, ma prima di usarlo, accese una piccola torcia e la puntò sui suoi occhi, prima uno e poi l'altro. - Mmh..non mi piace- Sussurrò così piano che neanche Areén poté udirlo. Bill intanto si era messo seduto, improvvisamente la gola gli era diventata secca, ma non voleva chiedere a Georg dell'acqua, non voleva disturbarlo. Il castano avvicinò il macchinario ad Areén e gli disse dove poggiare il viso e lei lo fece. Lui cominciò ad osservare.

- Lo sai che ho steso tre bulli circa due settimane fa?-

- Davvero?- Areén annuì. - Stai ferma- Gli sussurrò e lei rise.

- Scusa, ma comunque è merito tuo, se non mi avessi insegnato quelle mosse...-

- Areén, ti prego..- Bill gemette di un leggero dolore alla testa. Non voleva dire a sua figlia di tacere un secondo, e si trattenne infatti, ma gli era preso così improvviso. - Fatti visitare in silenzio, tesoro- Areén tacque, la sua mamma era troppo strana in quel tempo.

- Perfetto, puoi scendere- Areén andò a sedere vicino a Bill, davanti alla scrivania di Georg che stampò dei fogli. - Purtroppo non ho visto delle cose buone- Lo addolorò dirlo, ma era così. - Areén, c'è un'alta possibilità che tu...in futuro...possa perdere la vista di nuovo- Sia ad Areén che a Bill cadde il mondo addosso.

- Cosa!?- Inveì Bill. Georg annuì.

- Non sto a spiegarti tutti i meccanismi medici, ma Areén sta cominciando ad avere pochi cristallini nei suoi occhi. Essi si potrebbero ridurre progressivamente fino a scomparire e a quel punto..-

- Ma...ma ha fatto un intervento! I medici avevano detto che..!-

- Perché è una cosa che non si può prevedere, Bill. Areén potrebbe tornare cieca, come non. Tutto dipende dai suoi occhi, è una cosa che né io, né te, né lei possiamo controllare- Bill a quel punto si rassegnò, cadde sullo schienale sconvolto. Areén non aveva detto nulla, forse perché sapeva che non c'era molto da domandare. Ma Bill perse il fiato quando sentì la sua mano che la stringeva, e per un attimo la vide ancora piccola, a 8 anni, quando si era fatta operare e piangeva. Ora era lui a piangere. - Lo so, non è semplice da accettare...Areén, tesoro, tutto a posto? Vuoi dell'acqua?- La ragazza scosse la testa ringraziandolo. Nella mente di Bill troppe immagini, troppi ricordi, e troppe voci confuse. Non aveva mai provato niente del genere, e tutto stava lentamente risalendo, dal suolo, come una sensazione...come un qualcosa che lo spingeva a buttare tutto fuori. Lo stomaco si contrasse tutto insieme e Bill fece appena in tempo ad afferrare il cestino e a vomitare tutto dentro. Georg si alzò prontamente facendo il giro della scrivania e gli sorresse i capelli. Areén si era come spaventata da questa reazione improvvisa ma non aveva lasciato la mano di sua madre. Bill fu costretto a mettersi in ginocchio e a scendere dalla sedia. Si sentì improvvisamente troppo debole anche solo per stare a sedere. Areén stava per chiamare Tom, ma Bill si riprese appena in tempo.

- No!- Disse. - Non..non chiamarlo- Disse cercando di riprendere fiato. Georg si abbassò alla sua altezza. - Mi dispiace-

- Almeno hai avuto il garbo di prendere il cestino- Georg tirò fuori un fazzoletto e glielo passò. Bill si pulì la bocca, ma gli occhi di Georg erano già sospettosi. - Bill, ho un'altro paziente, ma ti prego di tornare anche stasera, farò un extra per te-

- Perché?- Bill si rimise in piedi, ma gli venne un giramento di testa, e Georg lo prese per le spalle.

- Me lo chiedi anche? Bill vorrei farti degli esami- Areén annuì. Non voleva vedere la sua mamma stare così male. Bill notò anche il suo sguardo...e in effetti non aveva voglia nemmeno lui di soffrire così.

- Va bene..ti ringrazio- Disse. Prese la mano di Areén e insieme uscirono.

- Mamma mi hai davvero spaventata prima. Hai intenzione di guidare verso casa in queste condizioni?- Entrarono in macchina.

- Tu non hai la patente- Rispose Bill come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- Ma se chiamassi papà..-

- Areén!- Bill l'aveva zittita soltanto dicendo il suo nome in quella maniera. Non voleva che insistesse. La ragazza si era appoggiata al finestrino con un sospiro. Voleva bene a sua mamma ma odiava quando voleva fare tutto da sola, senza l'aiuto di nessuno. Bill guidò fino casa senza problemi, ma dormì per tutto il pomeriggio. Areén invece faceva i compiti tranquillamente nella sua stanza. Verso le 18:00 Tom rincasò. Appese il giubbotto all'attaccapanni.

- Sono a casa!-

- Ciao papà!- Gli gridò Areén da su. Tom si diresse in salotto e si fermò non appena vide Bill che dormiva sul divano. Era messo in modo scomposto, come se fosse improvvisamente svenuto. E infatti era davvero così. Bill toccato il divano aveva avuto come un mancamento. Tom si sedette e gli accarezzò i capelli. Bill a quel tocco si svegliò.

- Tom..sei a casa..- Tom annuì.

- Mi dispiace di averti svegliato- Bill si alzò lentamente, la mente confusa. Non ricordava come si fosse addormentato, rammentò solo dopo che non si era addormentato, ma aveva perso i sensi.

- Che ore sono?-

- Adesso le 18:05, perché?-

- Oddio, ma io devo scappare!- Si alzò e, siccome non si era nemmeno tolto il cappotto, poté uscire direttamente e senza dare spiegazioni.

- Scappare dove? Areén! Sai dove va Bill!?- Areén a causa della musica alta non lo sentì, e Tom ci rinunciò. Sarebbe tornato, non era il caso di preoccuparsi per questo. Il suo comportamento però era assurdo.

*** 

- Cosa è che ti senti?-

- E' da un po' di tempo che provo nausea, stanchezza, e oggi sono svenuto una volta a casa...- Georg osservò anche quanto il suo viso era pallido.

- Tu e Tom avete avuto altri rapporti?-

- Abitualmente, direi...quasi ogni giorno, anche se poco duraturi-

- Mmh..ti stenderesti un attimo?- Bill eseguì senza fare domande e Georg gli scoprì la pancia, si mise dei guanti in lattice e esercitò delle leggere pressioni su essa, in zone diverse. Bill era nervoso, molto. Non capiva perché Georg stesse facendo questo. Prese lo stetoscopio e lo appoggiò sulla sua pelle. Bill fremette perché era ghiaccio quell'affare. Sentì il suo cuore e poi lo portò più giù. Sul suo ventre, e poi ancora più giù, quasi vicino alla zona del pube. - Bene- Si tolse lo stetoscopio rimettendolo al collo. Prese un ago e una cannula. - Dovrei prelevarti del sangue-

- Georg, ma non capisco..-

- Capirai presto temo- Disse solo questo e Bill era così occupato a riflettere su quella frase strana che non domandò nulla quando Georg mise il suo sangue nella provetta. - Vado e torno subito. Ci potrebbe volere anche mezz'ora, intanto tu puoi fare una passeggiata, prendere un tè- Bill annuì e Georg uscì dallo studio. Non fece una passeggiata ma pensò di chiamare Tom. Non voleva che si preoccupasse troppo.

- Pronto?-

- Amore, ciao- Gli occhi di Bill divennero lucidi.

- Ehi, finalmente ti sento. Dove sei?-

- Sono tornato dal dottore, è che non mi sento bene in questi giorni, lo avrai notato anche tu-

- Infatti, stavo per proportelo io di andare- Bill sorrise, ma gli stava venendo da piangere a sentire la sua voce. Singhiozzò. - Bill, stai piangendo?-

- No..- Si asciugò gli occhi. La voce di Tom gli provocava nostalgia.

- Perché piangi amore?-

- Mi manchi..tanto- Non lo vedeva solo da quasi un'ora, ma provava un dolore immotivato dentro. Tom si intenerì a sentire quelle parole, ma si preoccupò anche.

- Sei sicuro che non vuoi che venga?-

- Sì, però a casa me le fai le coccole?-

- Bill, è da un po' che non chiedi le coccole-

- E ora le voglio- Disse con il tono di un bambino indispettito.

- Sì, ok, te le farò per tutto il tempo che vorrai-

- Non preoccuparti troppo per me, ok? A casa ti dirò tutto-

- Va bene, amore, a dopo-

- A dopo- Tom chiuse la chiamata. L'ultima volta che Bill aveva chiesto le coccole era stata quando era incinto di Areén. Desiderava un affetto smisurato da parte sua, desiderava protezione e..e coccole, ovviamente. Tom però fece spallucce. Gli avrebbe detto tutto dopo.

- Eccomi qua- Georg entrò dopo dieci minuti con dei fogli in mano, e quando vide Bill piangere fermò il suo passo. Tuttavia non chiese nulla, capiva perché e si limitò ad un sorriso tranquillo. Gli accarezzò i capelli in un gesto di tenerezza, e si sedette sulla sedia accanto. - Bill, non so come la prenderai- Iniziò e gli prese la mano. Bill guardò quel gesto, ciò non gli piaceva per niente. - Io credo..anzi no...è quasi sicuro..che tu...beh, mi hai detto che con Tom avete avuto rapporti, no?- Bill annuì, ancora gli occhi lucidi. - Il preservativo lo avete messo?-

- Sempre-

- Allora non capisco...si è mai rotto?-

- No- L'ansia dentro Bill stava crescendo, come un presentimento, un brutto presentimento. - Aspetta, c'è stata una volta. Pochi giorni fa io e Tom abbiamo fatto l'amore e ci siamo scordati di metterlo, ma poi ce ne siamo ricordati prima che...insomma hai capito-

- Bill, sono un medico, non devi vergognarti a parlarne. Comunque ho capito. Può darsi che lui abbia avuto delle perdite prima?-

- No, lo avrei sentito e lo avrei dedotto da solo credo-

- O possibile che lui abbia avuto un orgasmo precedente?- Bill cercò di ricordarsi e annuì.

- Sì, prima di entrare-

- Può darsi che sul suo glande sia rimasta della sostanza, e quando è entrato in te, questa ha generato...- Georg si fermò sospirando.

- Cosa?- Bill sapeva che era una domanda stupida, ma voleva sentirlo dire. Lo chiese con poca voce, perché nella sua gola c'era come un nodo che gli impediva di parlare. - Georg, stai dicendo che..?- Il castano annuì.

- Sì, Bill. Tu aspetti un secondo figlio-

***

Bill, tornato a casa, non poteva ancora credere che ci fosse riuscito senza fare incidenti per strada. Distratto da mille pensieri e preoccupazioni. Non voleva dire nulla al momento, sarebbe rimasto un suo segreto. Il motivo? Semplicemente perché non sarebbe successo nulla, avrebbe rimediato in un modo o in un altro. Quel bambino purtroppo non era destinato a venire al mondo, e Bill lo sapeva, tristemente, ma lo sapeva. Già tenere nascosta Areén non era stato facile, e i Tokio Hotel, nonostante dieci anni di completa inattività, erano ancora conosciuti e i fans non perdevano occasione per rimanere disseminati in ogni angolo e spacciare notizie della loro vita privata. Bill, gli occhi rossi, lucidi e persi, le mani tremanti sul volante, credeva ormai che non avrebbero retto un secondo figlio. Non doveva perciò affezionarsi a quel feto, non doveva come aveva fatto con Areén. Ora era adulto totalmente, prima un adolescente diciottenne. Era maturato tanto in quel tempo, ma ancora tante cose gli sembravano impossibili da affrontare.

- Sono a casa- Tom gli venne incontro. Erano ormai le 21:00 e Tom stava cominciando ad essere in ansia, ma appena lo vide a casa, non poté fare a meno di lasciare andare un sorriso e di abbracciarlo. Bill ricambiò in modo freddo. Tom gli prese il viso tra le mani, e notò che qualcosa non andava.

- Cosa ti ha detto? Tutto bene?- Bill annuì pur sapendo che non era così, pur sapendo che stava mentendo all'amore della sua vita.

- Stress, semplicemente stress. Non so perché, ma sarà dovuto al fatto che dormo poco- Tom annuì comprensivo. Lo prese per mano e lo condusse in camera da letto. Bill capì anche da questo che Areén non aveva ancora detto nulla a Tom della propria futura cecità. Tom avrebbe dovuto saperlo ma Bill non riusciva a parlare. Aveva due incubi in testa, e voleva tenerli per sé perché temeva a rivelarne anche solo uno. Bill cominciò a spogliarsi sotto lo sguardo preoccupato di Tom, che stava appoggiato allo stipite della porta. Bill cercò di evitare i suoi occhi, e di nascondergli il ventre. Aveva paura che Tom avesse potuto accorgersene, anche se ancora non si vedeva praticamente nulla. Sospirò e fu sbrigativo a sgattaiolare sotto le coperte. Chiudere gli occhi risultò difficile anche con il calore di Tom accanto a sé. A 18 anni gli sarebbe bastato questo per dormire contento, anche se Tom era all'oscuro di tutto. Ora non sapeva di cosa aveva davvero bisogno. Forse non aveva più la forza di affrontare certi problemi...o forse non aveva più voglia di riaffrontarli un'altra volta da capo.

***

- Stasera vi va di andare a cena fuori?- Era passata una settimana ormai. Bill stava cominciando ad essere sempre più nervoso ed evasivo, e neanche il dormire di più lo aiutava. Areén aveva deciso di non parlare nemmeno a Michael del suo problema, almeno non ancora. Bill pensava che sua figlia fosse uguale a lui da questo punto di vista, ma invece no. Areén stava aspettando perché lei e Michael erano fidanzati da neanche un mese...Bill stava aspettando con la persona che amava da ben 17 anni, se non oltre. Tom aveva proposto di portare tutta la famiglia fuori, forse aveva percepito un po' di negatività e magari una serata tranquilla ma non noiosa avrebbe riacceso un po' di sorrisi. Areén aveva accettato con enfasi, esattamente come faceva quando era piccola, e Bill si era rassegnato con un sorriso stanco e annuendo. Andarono in un ristorante, e già avere la guardia del corpo per Bill era estenuante. Non sopportava più tutto questo, non lo reggeva, lo faceva arrabbiare. Sapeva che era quello che abitava dentro di lui a comandare la maggior parte dei suoi stati d'animo. Per ripicca mangiò solo insalata e frutta. Non voleva nutrire troppo quell'essere, come se temesse che più cibo gli avesse dato, più sarebbe cresciuto in fretta, pur sapendo che non era così. Tom lo guardava preoccupato, era da giorni che andava avanti a mangiare poco e nulla. Areén invece mangiava normalmente, per non destare sospetti, ma aveva lo stomaco chiuso. Sapere ciò che sarebbe accaduto da lì a poco, forse, la spaventava non poco ma cercava di essere forte, anche se era difficile. E vedere sua madre stare in quello stato senza conoscerne il motivo non era di grande aiuto. Tornati a casa, Tom aveva deciso che con Bill avrebbe dovuto fare una chiacchierata, giusto per chiarire alcuni punti che non gli erano ancora tanto chiari, ma non gli venne tanta voglia di parlare quando lo vide in camera loro con la sua maglietta addosso e l'intimo solo. Si avvicinò dietro di lui e lo abbracciò, ma quel gesto fece scattare Bill sull'attenti, e se lo levò di dosso, quasi con prepotenza. Tom rimase perplesso da tale reazione, confuso. - Bill, ma che ti è preso?- Bill sbuffò e cominciò a girellare per la stanza prendendo e rimettendo a posto cose, e si vedeva che voleva evitare l'argomento. Tom a quel punto lo fermò per un braccio. - Bill, ti ho fatto una domanda-

- Nulla, Tom, ok? È che stasera non mi va-

- Ma chi ti ha detto che io volessi...-

- Perché lo vuoi sempre Tom!- Rispose in malo modo. Era frustrato, ma Tom non poteva capirlo. Infatti si accigliò. Non gli stava bene che Bill si rigirasse in quella maniera. - E adesso lasciami in pace, voglio solo dormire-

- Senti, noi dobbiamo parlare perché abbiamo un problema, e sei tu! Mi spieghi cosa diamine sta succedendo?- Bill non rispose, rimase fermo, lo sguardo basso. - E guardami quando ti parlo- A Bill cominciò a formarsi un nodo in gola, ma nonostante questo obbedì e alzò gli occhi incontrando quelli irritati di Tom. - Io non capisco. Sono giorni che non mi permetti di sfiorarti, sono giorni che a malapena mi parli, e se mi parli, mi dici due parole e poi scappi anche quando non hai nulla da fare! Ti porto a cena fuori, ti coccolo, faccio tutto quello che posso per farti felice, esaudisco ogni tuo desiderio e non è mai abbastanza!- Il suo tono di voce si era alzato tanto. Bill si morse il labbro inferiore fino a farsi male. - Andare dal dottore non è abbastanza!? Avere una famiglia amorevole non è abbastanza!? Avere una situazione stabile che ci permetta di essere felici non è abbastanza!?- Bill non aveva detto a Tom che il dottore era Georg, sennò gli sarebbe andato a chiedere spiegazioni e le avrebbe ottenute. A quel punto però Bill non ce la fece più, e dai suoi occhi cominciarono a uscire lacrime così grandi che sembrava piangesse per due. - E perché piangi adesso?!- Bill tremava quasi, non voleva che Tom gli gridasse addosso in quella maniera. Tom non aveva intenzione di essere così violento nel tono, ma credeva di impazzire. Il suo mondo stava crollando attorno a lui e non capiva neanche perché! Tutti erano a conoscenza di questo segreto tranne lui e si sentiva un idiota! Tom ammorbidì il suo sguardo, non riusciva a vedere Bill così.

- Ho paura..- Disse poi, un leggero broncio sulle labbra.

- Paura? Paura di cosa?-

- Di te-

- Di me??- Domandò sconvolto e Bill annuì piano. - Io ti spavento?- Bill annuì ancora.

- Sì, mi spaventi...- Ci spaventi, avrebbe dovuto dire, ma non lo avrebbe neanche pensato. Quella creatura non poteva essere parte di lui, non ora, non adesso.

- Bill..- Non sapeva cosa aggiungere. Ciò era scioccante. Passava dalla rabbia alla tristezza, alla paura, in meno di dieci minuti di conversazione. Tom sospirò grattandosi la nuca. - Devo dormire in salotto?- Bill non rispose. Non era mai successo questo tra loro, non aveva il coraggio di imporgli di non dormirgli più accanto. - Ok, ho capito- Prese il suo cuscino e una coperta dall'armadio. Diede un bacio sulla guancia a Bill prima di uscire e lo lasciò nel buio del suo baratro nonostante la luce dell'abatjour fosse ancora accesa.

***

- Voglio abortire- Aveva avuto il coraggio di pronunciare quella parola. Georg, dietro la scrivania, aveva alzato la testa sorpreso, gli occhi così sgranati da essere quasi perfettamente sferici. Bill era in piedi davanti a lui, quella notte senza Tom era stata un inferno. Aveva ripensato alla loro discussione, a quella sensazione di paura, e di protezione nei confronti dell'alieno. Era un alieno per lui, una creatura che non doveva stare dove era in quel momento. Nel suo corpo, nel suo ventre, a dormire tranquilla, ignara di ciò che la sua mamma aveva in mente di fare.

- Bill, sei sicuro?- Il moro annuì. - Ne hai parlato con Tom?- Questa volta scosse la testa.

- Io e Tom non possiamo reggere un altro bambino. Areén è stata abbastanza impegnativa, e tutt'ora è costretta a mantenere questo segreto. Con due figli sarebbe più complicato, e una sola parola potrebbe rovinarci- Stava dicendo tutto questo con agitazione. Georg capiva, ma un aborto...Bill stava parlando di uccidere suo figlio. Ma d'altronde quello era il suo corpo, quella era la sua vita, e doveva decidere lui delle sorti del bambino. Poteva solo provare a farlo ragionare.

- Ma Bill, se Tom non lo sa come credi che la prenderà?-

- Capirà, DEVE capire- Disse cominciando a fare avanti e indietro. Era difficile mantenere la mente lucida. Non avrebbe mai pensato di doverlo fare. Quando Tom gli aveva detto di abortire quando era incinto di Areén, lui si era opposto categoricamente ed erano anche tempi più duri. La verità, è che anche una seconda gravidanza lo spaventava. Il pensiero della sua pancia sempre più grande, il pensiero di ancora vomito, dolori, stanchezza e sbalzi di umore. Voleva finisse tutto prima ancora che iniziasse. Era ancora in tempo, non avendo raggiunto ancora i tre mesi.

- Bill, non puoi..-

- Cosa non posso!? Non posso forse decidere sul mio corpo!?-

- È il tuo, e quello del figlio di Tom- Rispose fermo Georg. Se Bill credeva di fargli paura, aveva giocato male le sue carte. Georg voleva solo aiutarlo a capire che errore madornale stava commettendo.

- Ma Tom ancora non lo sa, e non lo verrà mai a sapere-

- Come farai a tenerglielo nascosto!? Saresti attanagliato dal senso di colpa! Non ti rendi conto di quello che dici?!-

- E tu non ti rendi conto della situazione!?- Ma perché nessuno lo capiva? Perché Georg si rifiutava di aiutarlo? Il castano sospirò. Adesso basta.

- Bill, se vuoi fare questo torto a Tom, alla persona che ami- Calcò molto su quelle parole. -..fallo, ma da solo. Io non posso fargli questo, è il mio migliore amico- Bill, il fiato ansimante, lo guardava sconvolto.

- E io chi sono per te? L'amico semplice?!- Georg si alzò dalla sedia e fece il giro della scrivania. Bill scoppiò in lacrime e Georg lo abbracciò.

- Ciò che stai affrontando è molto più grande di te, e lo capisco- Georg gli alzò lo sguardo asciugandogli le lacrime. - Ma sei una delle poche persone che possa dire di avere qualcuno come Tom ad amarla- Bill singhiozzò. - Perciò diglielo, parlagliene...sicuramente non ti darà la colpa di un qualcosa che è palese che avete fatto entrambi. E solo poi deciderete cosa fare, ma insieme- Insieme. Bill non era convinto di potercela fare, ma annuì a quel sorriso calmo e sincero e uscì da quello studio. Non ci sarebbe più tornato, o almeno non per quella questione. Era evidente che nessuno aveva capito niente.

***

Indietreggiava anche se sapeva che ormai era al limite, sapeva che avrebbe dovuto porvi rimedio tanto tempo fa e per amore di Tom non lo aveva fatto. La sua mente stava scoppiando, le urla della gente, le macchine fotografiche, i loro flash ad accecarlo, e lui che non poteva fare a meno di toccarsi quella pancia ormai troppo grande per essere nascosta. Gridavano tutti che lui fosse un esperimento, che fosse un alieno, che fosse il primo caso nella storia...e volevano portarlo via, portare via anche suo figlio. E per quanto credeva di odiarlo, non glielo avrebbe permesso mai. Piuttosto lui in un laboratorio, suo figlio doveva essere libero e avrebbe fatto di tutto perché ormai era troppo tardi per rinunciare a dargli la vita. Con le spalle toccò un muro, ormai era in trappola, poi si sentì cadere...
Cadere in quegli occhi ciechi...

Tom ancora non era riuscito a chiudere occhio. Quel salotto era così freddo senza Bill. Ed era ancora sotto shock per così dire. Bill mai aveva detto che aveva paura di lui, né lui aveva mai pensato che ne avesse o di fargliene. Bill non si era mai comportato così. Anzi, nelle litigate spesso se Tom alzava la voce, lui la alzava a sua volta. Ma rimanere in silenzio e piangere non era da lui. Come se fosse stato vulnerabile, senza difese. Come se sentisse che Tom, l'unico che potesse proteggerlo nelle sue condizioni, fosse ormai troppo distante da lui. Poi sussultò quando ricordò un particolare che aveva sottovalutato. Bill quando aveva pianto, con le mani, anche se distrattamente, stava sfiorando il suo ventre.
Non sarà che...?
Tom si alzò in fretta e andò in camera in modo spedito. Vide movimento tra le coperte, il corpo di Bill che non stava fermo. Lo sentiva gemere, piangere, dire parole sconnesse e senza senso. Entrò quindi dentro chiudendo la porta. Si avvicinò al letto. Stava stringendo le coperte e ogni tanto scuoteva la testa ripetendo "via..andate via". Doveva svegliarlo. Si chinò su di lui.

- Bill, ehi amore- Gli accarezzò il viso ormai sudato. Bill si svegliò di soprassalto con il fiato ansimante.

- Tom..-

- Cosa stavi sognando?- Gli domandò con un sorriso dolce per rassicurarlo.

- Un incubo- Tom sospirò e fece il giro del letto e vi salì sopra. Bill però si allontanò istintivamente. Tom con un braccio accerchiò i suoi fianchi, la mano dell'altro la condusse al suo viso in modo che lo guardasse dritto negli occhi.

- Non c'è nulla che tu non mi possa dire, ok? Fidati di me, sempre- Bill non poteva non amarlo. L'amore che provava per Tom era indiscrivibile, ma proprio come aveva detto Georg, gli stava mentendo e stava per privare la persona che amava di suo figlio perché aveva paura. Natalie non era più un'ottima scusa, in quanto alla sua età era difficile avere figli. Diciassette anni fa questo poteva reggere, ma adesso...che cosa avrebbero detto? O meglio, che cosa sarebbero stati obbligati a dire? La mano di Tom dal suo viso si spostò sulla sua pancia, e Bill cercò di non sussultare. Non poteva rendere palese ciò che cercava di nascondere. - Mi spieghi meglio adesso? Cosa stavi sognando?- Cominciò a massaggiarla con la mano e Bill voleva allontanarsi ma non lo fece. Un po' per i sospetti, un po' perché amava la mano calda di Tom su di lui. E nonostante tutto pensava, anzi, pregava che Tom non lo toccasse in quel modo. Era un gesto troppo singolare. Era obbligato a dirgli almeno una verità, a raccontargli uno dei suoi due incubi.

- Areén..- Tom si fece confuso.

- Areén? Cosa le è successo?- Gli occhi di Bill iniziarono a lacrimare, ma cercò di trattenersi dal singhiozzare. - Amore mi spaventi così- Tom gli asciugò le lacrime, ma uscivano copiose, come infinite.

- Il dottore...ti ricordi quando ce l'ho portata? Lui...lui le ha fatto degli esami e ha detto che potrebbe non avere abbastanza cristallini che servono per vedere...e lei...e lei...- Si asciugò gli occhi cercando di recuperare il respiro dai singhiozzi. - Lei potrebbe tornare cieca- Ecco, lo aveva detto. Tom staccò la mano dal suo viso e abbassò il suo sguardo, tutto molto lentamente. Stava realizzando quelle parole, e il suo cuore si stava lentamente fermando. Sua figlia, la ragazza più importante della sua vita...quella che aveva creduto di aver finalmente salvato. Ciò non era stato abbastanza. Areén era destinata a non vederli più ancora. - Non è sicuro, dipende dalla sorte, sono cose che non si possono controllare e..-

- Perché non me lo hai detto prima?- La sua voce tremava. - Sei stato così evasivo per tutto questo tempo...-

- Non sapevo come dirtelo e il solo pensiero aveva ucciso anche me, credimi- Dall'occhio di Tom uscì una lacrima. Bill non lo vedeva piangere da anni ormai. A volte, pur vivendo insieme, sembrava che non si conoscessero più da tanto tempo. - Tom...- Provò a sfiorarlo ma Tom si ritrasse.

- Come hai potuto..?-

- Tom, pensavo che Areén te lo avesse già detto-

- Non era lei a dovermelo dire, come pensi che lei avrebbe potuto farlo!? È una cosa troppo delicata, e ha una madre!-

- Infatti te lo sto dicendo adesso Tom!-

- Mi hai fatto patire per una settimana senza dirmi dove fosse il problema, dimmi solo se ti sembra normale!-

- Tom non volevo che...-

- Cosa Bill!? Io..!!- Era così arrabbiato non mancò di spingere giù l'abatjour con una botta della mano e frantumarla. Bill sussultò. Tom si alzò in piedi, gli occhi rossi dalle lacrime. Bill ancora non stava contenendo il respiro, si era spaventato da morire. - Non credevo che potessi mai farmi passare momenti come questi, ma te lo dico qui e ora, e spero che per te sia chiaro, semmai vorrai riprovarci in futuro...ok!?- Bill non capiva, che voleva dire? - Areén è anche mia figlia, io sono suo padre-

- Tom..-

- FAMMI FINIRE!- Bill mai aveva visto Tom così, ma sapeva di aver commesso un errore molto grande. - Come tale devo sapere ciò che le succede, e subito per poter intervenire, o ciò che la riguarda anche solo per il piacere di saperlo, e tu non avevi il diritto di tenertelo per te. Hai idea di quanto ho sofferto!? Credevo di diventare matto!!- Bill abbassò lo sguardo, non aveva più lacrime da versare ormai. - E quindi come stavo dicendo...è in questi momenti che non vorrei avere un legame con te- Bill sussultò. Come poteva dire questo? Tom si stava dirigendo verso la porta, Bill scattò in piedi correndogli dietro, ma appena lo raggiunse e lo prese per le spalle, Tom se lo scrollò e lo spinse via. Bill cadde all'indietro ma fortunatamente non si fece male. - Per Areén ci penso io, tu divertiti a tenermi nascosti tutti i segreti che vuoi- E chiuse la porta. Ora per Bill non c'era più motivi di non commettere quella pazzia. Quell'alieno era un legame tra loro, e Tom non ne voleva più avere con lui.

***

Era successo. Finalmente era successo. In quella stanza si erano lasciati andare e avevano avuto il coraggio di farlo, di togliersi i vestiti e le paure. Si erano concessi e adesso erano sempre nello stesso letto, il fiato ormai tornato regolare, ad abbracciarsi stretti. Areén era sicura che Michael fosse l'amore della sua vita. Era sicura che poteva perciò rivelare almeno a lui ciò che aveva dovuto mantenere nascosto per tutta la sua esistenza.

- Fortuna che tua madre non è in casa- Rise lei e Michael la abbracciò più stretta dandole un bacio sulla fronte.

- Come stai?-

- Bene...con te sto sempre bene..e lo so, sembra scontato-

- Non è vero, tu potresti anche stare con me per un tornaconto personale e non staresti bene in quel caso. Non è mai scontato, Areén. Nulla lo è- Ad Areén piaceva quando parlava così, quando approfondiva le cose e diceva la sua opinione.

- E tu perché stai con me?-

- Perché ti amo- Glielo disse guardandola negli occhi seriamente. Areén arrossì leggermente e sorrise timida distogliendo lo sguardo. Michael le fece voltare il viso poggiando due dita sul mento e la baciò. Areén adesso era convinta di poter aprire le porte di quella stanza proibita. Quella del suo passato, delle sue origini.

- Michael...in realtà...Natalie non è mia madre- Michael si accigliò.

- Infatti non le somigli tantissimo..anzi, per niente. Sei la fotocopia di tuo padre praticamente, e di Bill di conseguenza- Areén sorrise tranquilla. Sapeva che stava facendo la cosa giusta.

- Questo perché è Bill mia madre- Michael fermò il suo respiro e Areén alzò lo sguardo.

- Come scusa?-

- Bill..beh, i due gemelli Kaulitz sono i miei genitori...biologici si intende- Areén adesso aveva cominciato a dubitarne un po'. Lo sapeva, era difficile da credere: due gemelli che insieme avevano creato una figlia, maschi per giunta.

- Areén, va bene che per me sei come una creatura mistica, ma così non ti sembra di esagerare?- Areén ridacchiò e si strinse di più a lui scuotendo la testa. - E poi scusa, mi spieghi come può essere anatomicamente possibile? Ok gli aspetti femminei, ma da questo a fare una figlia ce ne passa- Areén si alzò coprendosi il seno con il lenzuolo.

- Vuoi dire che non mi credi?-

- Non è questo, è che non so se crederti, è diverso-

- Questo tuo essere puntiglioso mi innervosisce!- Areén cercò di alzarsi, molto probabilmente aveva sbagliato a dirlo. Lo avrebbe dovuto sapere e non essere così convinta. Michael si accigliò e la afferrò per il braccio.

- Ehi, dove credi di andare?-

- Tu non hai idea di quanto è stato difficile lasciarsi andare, sia per..- Si fermò improvvisamente smettendola di dimenarsi. Sospirò. - Sia per fare l'amore con te che...per dirti chi sono davvero- Anche Michael si alzò e le andò dietro. Le scostò i capelli biondi e posò un bacio sul suo collo.

- Areén, tu potresti venire anche da un'altra galassia, questo non cambierebbe nulla-

- Vorrai dire che non cambierà nulla, vista la situazione-

- Ora chi è la puntigliosa?- Areén sorrise, voltò la testa e lo baciò. Allora c'era ancora una speranza. - Io sono disposto a crederti, ad ascoltarti, ma dovrai essere capace di farmi capire, anche perché lo sai, non posso credere da un momento all'altro che uno sia capace di sfornare bambini!- Areén rise per il modo in cui lo aveva detto. - Il mio cantante preferito fa sesso con il mio chitarrista preferito ed io sono appena stato a letto con la loro figlia, wuh! Già questo è tanto da immaginare- Areén gli accarezzò i capelli neri. - Vai, sono pronto- Areén gli raccontò che i suoi genitori si erano innamorati 17 anni fa senza una ragione e avevano commesso il terribile reato di fare l'amore, e da quella notte è stata concepita lei. Nessuno sapeva spiegarsi ancora come esattamente, ma il chirurgo che l'aveva fatta nascere aveva promesso di rinunciare ai soldi e di non esaminare Bill, come se fosse stata una ragazza, e che tutto fosse stato un parto regolare. Gli raccontò anche dei problemi a seguire, che David l'aveva rapita, ma i suoi genitori l'avevano salvata insieme dopo varie discussioni che li avevano divisi. E ora erano lì. - Wow..la cosa che mi ha stupito di più è come Bill abbia sopportato tutto questo...anche Tom, ma lui...alla fine è stato lui ad averti tenuto per nove mesi quindi..- Areén era contenta che stava cominciando a capire, ma il suo sorriso si spense in fretta.

- Sai, nell'ultimo periodo la mamma è strana-

- Bill-

- Sì, ora che lo sai, quando dico mamma mi riferisco a Bill-

- Strano in che senso? Che gli succede?-

- Non lo so di preciso. Allora, è da un po' di tempo, circa da una settimana che non si sente bene-

- Magari è solo un'influenza-

- Non sapevo che l'influenza implicasse vomito, svenimento, sbalzi d'umore, e il fatto che praticamente non si faccia più toccare da mio padre! Lui pensa che io non l'abbia notato ma non sono mica così scema!- Più era andata avanti con l'elenco, e più Michael sentiva di avere una risposta.

- Mi sembra strano in effetti-

- Eh sì!-

- No, non hai capito. Mi sembra strano il fatto che tu abbia notato tutto questo e che non abbia capito cosa davvero ha Bill, essendo anche una ragazza per di più-

- Vuoi dire che tu lo sai?-

- Ma non è ovvio?-

- Me lo vuoi dire senza tanti giri di parole?- Chiese un po' irritata. Teneva a Bill, e se Michael aveva la soluzione, non doveva tenersela per sé o giocare con la sua pazienza.

- E' chiaro, sta aspettando il tuo fratellino o la tua sorellina- Areén rimase spiazzata e per un istante non vide più nulla intorno a lei, metaforicamente parlando. Bill era nuovamente incinto? No, come poteva crederlo? Eppure tutti i tasselli tornavano. In fondo Bill aveva solo 35 anni, mica 50, poteva avere benissimo un altro figlio. Era lei che era venuta al mondo quando lui era molto giovane, quando entrambi i suoi genitori lo erano. E Bill stava nascondendo tutto questo a loro? Come mai Tom non lo sapeva?

- Michael ma come è possibile? Se così fosse, come mai papà non lo sa?-

- Forse perché non glielo ha detto. Vomita di nascosto, sviene e Tom crede che dorma, è evasivo e così facendo nasconde la maggior parte dei suoi sbalzi d'umore-

- Ieri sera papà ha dormito in salotto, non era mai successo prima-

- Credi che abbiano litigato?-

- Credo!? Ne sono praticamente certa! Dovevi sentirli! Papà non capisce il fatto che la mamma lo eviti, e la mamma non gli ha spiegato la situazione...poi non ho sentito molto bene il seguito, in quanto dovevo tornare a studiare, ma le urla arrivavano anche in camera mia. Ho sempre sofferto in queste situazioni- Michael la strinse a sé, come a consolarla e le baciò la fronte, poi le labbra. - Tu credi davvero che..?-

- Vedi altre spiegazioni?- Areén dopo qualche secondo scosse la testa. - E se così fosse, credo che tu non debba metterti tanto in mezzo. Vedrai che Tom e Bill sapranno chiarirsi- Areén annuì.

- Lo spero tanto-

***

Qualche giorno dopo a colazione Areén non aveva visto casa più grigia della sua, che non lo era stata mai. Lei doveva andare a scuola, e non aveva tempo per fermarsi a mangiare. Passò velocemente dal salotto e notò che era così grigia perché i suoi genitori non conversavano come al solito. Tom leggeva il suo giornale, Bill aveva la testa bassa sulla sua tazza di caffè ormai freddo, gli occhi stanchi, e una mano al ventre. Fu quello che fece sorridere Areén, la quale si avvicinò e salutò Tom con un abbraccio da dietro. Lui sorrise e le scoccò un bacio sulla guancia.

- Papà, dovresti farti la barba, fra poco non so dove sta la bocca- Lo prese in giro lei e Tom le fece l'occhiolino, mettendo nuovamente gli occhi sul giornale, come se ci fosse qualcosa di interessante da leggere. Areén si avvicinò a Bill, e si abbassò alla sua altezza, un po' più bassa. Bill la guardò e sorrise stanco.

- Cosa c'è Areén?- Chiese. Areén aveva uno sguardo strano. Gli stava sorridendo amorevolmente, con le guance rosate. Stava nascondendo qualcosa? Le toccò la fronte. - Hai la febbre per caso? Sei rossa in viso- Tom abbassò solo di poco il giornale per prestare attenzione perché davvero non c'era nulla di interessante. Era solo una scusa per non dover parlare a Bill o avere anche solo la tentazione di farlo. Da quando era successa quella discussione, non aveva nemmeno più rivolto la parola a Bill. Aspettava solo le sue scuse che non arrivavano. E quando erano insieme non c'era più passione se non costrinzione a stare insieme sotto lo stesso tetto. Tutto questo per amore di Areén.

- Nono, mamma, tutto a posto. Sei bellissima oggi- Bill sorrise incredulo, ma che stava dicendo? Era anche struccato, e in più si faceva paura da solo tutte le volte che si guardava allo specchio ultimamente.

- Tu stai cercando di ottenere qualcosa. Dimmelo invece di adularmi- Improvvisamente Bill avvertì una mano che era giunta sopra la sua sul ventre e non sorrise più tanto.

- Nulla, mamma, ho detto solo che oggi sei bellissima, anzi no, stupenda- Bill era sempre più impaurito da ciò, ma Areén, con un ultimo bacio sulla guancia, lasciò la sua mano, si mise la cartella sopra le spalle e con un ultimo saluto si diresse alla porta lasciando Bill a fissare un punto fisso immobile, come traumatizzato.

- Areén, tesoro, aspetta!- Tom si alzò da tavola andandole dietro e la fermò proprio sull'uscio.

- Sì, papà?-

- Senti ehm..volevo solo farti sapere che la mamma mi ha detto tutto riguardo..- Era un po' nervoso, ma Areén era intelligente e capì.

- Oh, ehm..volevo dirtelo ma..-

- Fa nulla, non è colpa tua-

- Papà, cosa sta succedendo tra te e la mamma?-

- Areén, questo non..-

- Mi riguarda invece, non dire il contrario. Pensi che non l'abbia notato? Perché non gli parli più? Non lo ami?- Ma che stava succedendo? Aveva anche sua figlia contro adesso!? Tom si voltò verso la cucina e Bill era ancora lì seduto immobile, i capelli non perfettamente in ordine come al solito. Certo che lo amava, ma non aveva sopportato l'idea che Bill avesse tradito la loro promessa di fidarsi sempre l'uno dell'altro.

- Areén, ti riguarda, ma ci sono cose che non puoi capire. Io e tua madre siamo in un periodo un po' confusionario..-

- Non vi lascerete spero- Quella frase la disse con timore, il timore di ricevere una risposta affermativa. Non arrivò né l'una né il suo opposto. Tom sospirò e si grattò la nuca. Quello fece ancora più male. Che significava?

- Areén..-

- Vuoi lasciare la mamma, allora! Dovevo capirlo!-

- No, Areén, ti prego, non è quello che pensi!- La prese per le braccia. - E' troppo complicato da spiegare, ma io non voglio lasciare la mamma, questo mai, qualsiasi cosa succeda ho capito tempo fa che non vivrei senza di lei- Areén si gettò tra le sue braccia, la testa nel suo petto.

- Non farmi più dubitare papà- La sua voce tremava. - Posso perdere la vista, ma non voglio perdere la visione del mio papà e della mia mamma insieme- Lo disse piangendo. Sua figlia stava piangendo tra le sue braccia. Sua figlia stava piangendo tra le sue braccia a diciassette anni. Pensava non sarebbe più accaduta una cosa simile, eppure Areén aveva ancora bisogno delle forti braccia del suo papà. Tom le prese il viso e le asciugò le lacrime con un sorriso tenero. Gli ricordava quando era piccola, con quel piccolo broncio. Si abbassò e gli baciò le palpebre degli occhi chiusi, prima una e poi l'altra. Sapeva che ciò non poteva bastare, e che se doveva succedere, sarebbe accaduto con o senza quei baci. Ma quella era un'altra promessa: Areén non doveva più dubitare del suo papà.

***

- La ringrazio, allora a presto- Bill abbassò la cornetta del telefono fisso che teneva sul comodino della sua camera. Sospirò. Quella era stata la chiamata più difficile che dovesse fare, ma andava fatta. Aveva già tutti i fogli che servivano, aveva già fatto tutte le procedure. Abbassò lo sguardo. La sua pancia era ancora invisibile, ma era come un conto alla rovescia e dallo zero, sarebbe ricominciata la salita: la sua pancia sarebbe cresciuta e anche quella creatura sarebbe venuta al mondo. Si era assicurato che fosse lo stesso chirurgo ad operarlo, quello che aveva fatto nascere Areén, l'unico che sapeva tutto e che non l'avrebbe tradito. Era stato anche lui molto gentile, anche se triste a sapere la notizia di un aborto. Non erano cose belle. Quando Bill gli aveva detto di essere di nuovo lui, quel dottore aveva sorriso sorpreso ma felice di risentirlo. Si era offerto di monitorargli la gravidanza, ma questo prima di sapere che una gravidanza non ci sarebbe stata. Bill si accarezzò la pancia. - Non avercela con me, io lo sto facendo per il tuo bene- Tuttavia non poté evitare le lacrime. - Lo so che lo rimpiangerò- Già. Appena il chirurgo gli aveva detto che gli avrebbe monitorato la gravidanza, già si era immaginato lui con Tom, lui steso sul lettino e Tom con lui, che si stringevano la mano e insieme guardavano quello schermo in bianco e nero, e tra le immagini confuse avrebbero distinto il loro bambino, il loro secondo bambino. - Il mio bambino- Pronunciò trattenendo la voglia di urlare. Se Tom lo avesse saputo lo avrebbe sicuramente voluto tenere, ma lui non pensava mai alle conseguenze, ma solo a ciò che voleva e che gli importava. Per certi versi era anche giusto, e Bill lo amava anche per questo, ma adesso no. Adesso non poteva accadere, non di nuovo, non ora che non avevano più niente per proteggersi, eppure erano meno vulnerabili. Buffo vero? Si baciò la mano destra e la appoggiò nuovamente sul suo ventre. - Presto tu non ci sarai più...tra due giorni è l'intervento. Gli ultimi due giorni in cui tu potrai essere attaccato a me, ti nutri grazie a me e ti formi in me...mi dispiace- Scoppiò a piangere abbastanza forte, perchè pensava di essere solo in casa, ma ad un tratto spuntò Areén.

- Mamma...tutto bene?-

- Oh, Areén, ehm..sì, solo che..-

- E' per papà?- Areén si sedette accanto a lui sul materasso.

- Può darsi. Mi dispiace se sembra che sto ignorando il tuo problema amore, ma Georg mi ha detto quanti gradi ti mancano e ho pensato che...- Si alzò aprendo un cassetto ed estraendone un astuccio con dentro degli occhiali da vista nuovi di zecca, un modello bellissimo. Ad Areén si illuminarono gli occhi e lo abbracciò.

- Wow, ma ti saranno costati un botto!-

- Sono solo spiccioli quando si parla di te, amore- Le baciò la fronte e Areén li indossò. Però Bill in questo modo si era messo come in trappola. Areén vide un post-it giallo sul comodino e riuscì a leggerne un numero di telefono.

- Mamma..chi stavi chiamando?- Bill si voltò dopo aver chiuso il cassetto e sussultò strappando ad Areén il post-it dalle sue mani.

- Nessuno!-

- Mamma, hai tutta l'aria di star nascondendo qualcosa, mi dici cosa c'è che non va una buona volta?-

- Areén, non c'è nulla che non va, ti prego di non insistere. Ho telefonato a Gustav per sapere come va con la sua famiglia, una chiamata tra amici-

- Certo, come se tu non avessi il numero di Gustav memorizzato sul cellulare- Areén incrociò le braccia al petto.

- Non del suo telefono fisso ok!?-

- E allora come hai fatto a chiamarlo?-

- Me lo ha detto Tom!-

- Allora tu e papà vi parlate?-

- No!-

- E allora come ha fatto a..-

- AREEN BASTA!!- Bill non aveva mai urlato così a sua figlia, ma la sua parte bianca dell'occhio era diventata rossa dalla rabbia, le sue membra fremevano e con le mani stringevano il legno freddo del mobile.

- Mamma..- Areén era rimasta spiazzata. Voleva fargli sputare il rospo, è vero, ma non credeva che si sarebbe mai infuriato così con lei.

- Esci, Areén!-

- Ma..-

- HO DETTO ESCI!!- Batté la mano sul mobile e Areén sussultò e sgattaiolò un po' pietrificata via da quella stanza. Chiuse piano la porta. Scappò nella sua stanza. Si buttò sul letto e iniziò a piangere. Stava andando tutto di male in peggio. Areén voleva solo aiutarlo, ma Bill l'aveva sgridata come mai nella sua vita. Certo, per le marachelle, perché gli disubbidiva a volte, ok, ci stava. Ma perché doveva esserle urlato contro in quel modo quando voleva solo essere d'aiuto? Non capiva. Bill dal canto suo era rimasto ansimante, ma si calmò presto realizzando quello che era successo. Preso dai sensi di colpa, si ripeté in testa che quello non poteva essere lui, non poteva essere stato lui a gridare in quel modo disumano a sua figlia. Uscì dalla stanza e corse davanti a quella di Areén. Bussò piano. - Amore, ti prego, vieni fuori-

- No, vattene!- Bill si morse il labbro inferiore a sentirla piangere.

- Quello non ero io!-

- Quello è un nuovo te! Io volevo solo aiutarti!-

- E lo apprezzo, ma non puoi-

- Perché non potrei?- Areén si mise davanti alla porta senza aprirla, e vi appoggiò la mano sopra, e così fece Bill dall'altra parte.

- Perché non capiresti- Appoggiò anche la fronte liberando altre due lacrime che gli percorsero le guance incavate.

- Mamma...- Lo sentiva piangere e il cuore si stava stringendo.

- Areén, apri la porta- Areén eseguì e vedere sua madre così fu la cosa più brutta di quella giornata. Quella sgridata era stato niente in confronto.

- Mamma...- Lo abbracciò. - Se è papà il problema, ti prometto che lui tornerà da te, io lo so che è così-

- Non dormo più la notte- Singhiozzò.

- Lo so-

- Io vorrei solo che mi stesse vicino-

- Lo so- Gli accarezzò la schiena. Areén non credeva che un giorno avrebbe consolato sua madre. Prima era Bill a consolarla, se aveva paura del temporale, se si sbucciava il ginocchio e piangeva.

- Non voglio coinvolgerti, non è giusto- Bill se la staccò da sé con gentilezza e sorrise tra le lacrime. - Tu devi essere sempre felice amore mio, sempre-

- Ma come posso esserlo se ti vedo così?-

- Hai Michael-

- Ma mamma, tu...-

- Io starò bene, te lo prometto- Le baciò la fronte e guardando quel viso, quegli occhi, per un istante rivide Tom. Dio, Areén era in tutto e per tutto lui...di Bill aveva preso solo la voglia di studiare, e forse la testardaggine. Sorrise intenerito da questi pensieri e le accarezzò la lunghezza dei suoi capelli biondi e leggermente mossi prima di andarsene e sparire nel buio del corridoio.

***

- Bill, sei sicuro di volerlo fare?- Domandò il chirurgo seduto davanti a lui.

- Abbiamo fissato un appuntamento, non mi sembra giusto rimandare o..-

- Bill, fregatene di questo! Io posso annullare tutto anche seduta stante se non sei del tutto convinto!- Bill lo guardava, quel medico era sempre stato una persona disponibile e gentile, e anche saggia. Non gli interessavano i soldi ma che le persone stessero realmente bene. Bill tuttavia annuì e cominciò a spogliarsi. Era un piccolo intervento, gli avrebbero aperto la pancia, avrebbero poi asportato il feto e di tutto quello gli sarebbe rimasta una nuova cicatrice. Sapeva ci avrebbe pianto delle notti, ma sapeva anche che tutto sarrebbe finalmente tornato a posto.

***

- Papà! Papà!- Areén lo stava chiamando da minuti, doveva essere nel seminterrato con la chitarra, sospirò. Stette per scendere quando per sbaglio colpì un soprammobile che cadde a terra ma non si ruppe per fortuna. Lo raccolse, ma nel rimetterlo a posto si accorse di alcuni fogli. Erano nascosti lì? Areén li prese e li aprì per vedere se non fossero inutili e da buttare. Più andava avanti e più i suoi occhi si sgranarono. Quella era una e-mail stampata, e parlava di un aborto. Perché in casa loro c'era quella roba!? Improvvisamente gli tornarono in mente le parole di Michael.

- Oh no- Sussurrò senza voce e lasciò andare quel foglio scappando nel seminterrato. Stava cercando sua madre, e voleva chiedere a Tom, ma adesso che la risposta la conosceva, doveva saperlo anche il suo papà. - Papà! Papà ti prego, rispondimi!-

- Areén, ehi, calmati- Tom si alzò e mise la chitarra da una parte. Con le braccia bloccò la figlia che sembrava stesse scappando da un'apocalisse di zombie.

- Papà! Sbrigati, ti prego, CORRI!!-

- Dove!? Ma che stai dicendo!?- Cominciò ad alterarsi perché lo stava spaventando.

- LA MAMMA VUOLE ABORTIRE!!- Tom assunse un'espressione confusa e incredula.

- Abortire!? Areén...-

- Non ti sei mai chiesto come mai fosse così strana!? ERA INCINTA, PAPA'!!- Gli disse puntando i propri occhi in quelli di Tom per essere sicura che ci avrebbe creduto. Tom sembrava non dare segni di vita, aveva sgranato gli occhi e la bocca. Areén lo scosse.

- Ma perché non me lo ha detto?-

- CREDI CHE PER COME STAVATE MESSI LUI ABBIA POTUTO SPICCICARE PAROLA!? ADESSO VAI, SE VUOI ALTRE SPIEGAZIONI E SE VUOI SALVARE LA VITA DI TUO FIGLIO!!- Tom non se lo fece ripetere nuovamente, scappò al piano di sopra e uscì di casa lasciando Areén nel seminterrato a piangere disperata, con le mani nei capelli. Temeva il peggio. Chiamò Michael, non potevano lasciare Tom da solo in caso non fosse arrivato in tempo.

***

Tom entrò nell'ospedale, gli mancava il respiro. Corse alla reception chiedendo la lista degli interventi.

- Non gliela possiamo fornire-

- Ditemi solo se Bill Kaulitz è in lista!-

- Sì, proprio oggi. L'intervento è cominciato da neanche cinque minuti. Mi scusi, ma lei chi è?-

- Quello che lo porterà all'altare se non commetterà questa cazzata!- Scappò subito verso l'area proibita dell'ospedale, dove stavano tutte le sale operatorie. L'infermiera urlò a dei medici di inseguirlo, e questi gli corsero dietro, ma Tom era più veloce di loro. Quando si trattava di Bill era più veloce di un fulmine. Svoltò l'angolo e fermò una seconda infermiera portandola in un ripostiglio per fare in modo di seminare i medici.

- Che sta facendo!?- Questa si dimenò.

- La prego, almeno lei, mi può dire dove sta Bill Kaulitz?-

- Non posso dirglielo, sono informazioni riservate ed io non so neanche chi lei sia-

- Sono suo fratello!- L'infermiera lo guardò e notò la somiglianza.

- E' nella sala 483. Se vuole assistere all'intervento è pregato di salire un piano sopra- Assistere!? Lui non avrebbe assistito proprio a niente!! Tuttavia la ringraziò e scappò nuovamente fuori. Aveva già superato la 483, e tornò indietro di corsa. Frenò la sua corsa rischiando di cadere e spalancò la porta senza esitare. Il fiato ansimante e tre sguardi puntati addosso. Un medico, un'infermiera e un chirurgo. Quel chirurgo.

- Lei non può stare qui!- Gli disse questo, ma gli bastò poco per ricordare. Una voce poteva dimenticarla, ma non una faccia. - Ma tu sei..?- Tom si avvicinò al tavolo freddo dove Bill stava steso, gli occhi chiusi, e il respiro regolare, come se stesse dormendo, e infatti era così. Le mani di Tom tremarono, ma riuscirono a sfiorargli una ciocca di capelli. Una lacrima cadde dal suo viso. Immerse entrambi le mani nei capelli corvini di Bill e gli baciò la fronte, domandando sommessamente perché. Il chirurgo impedì di intervenire agli altri due, e anche ai medici che stavano in cerca di Tom e che irruppero improvvisamente nella sala. Tom non vedeva nessun'altro fuorchè Bill in quel momento.

- Mi dispiace, è tutta colpa mia- Piangeva. - Ti ho trattato male...forse me l'avresti detto se io non avessi reagito così- Una sua lacrima cadde sulla guancia di Bill. Il chirurgo accarezzò la schiena a Tom e gli passò una mascherina, che Tom indossò senza neanche pensarci.

- Tom, ragazzo- Lui si alzò e il chirurgo gli sorrise da sotto la propria mascherina, poi abbassò lo sguardo e Tom lo seguì con il proprio. La pancia di Bill era appena stata incisa ed erano capaci di vedere quel poco al suo interno, quel poco che bastava. Tom riuscì a distinguere un piccolo...puntino, sì. Non sapeva bene come descriverlo, ma non assomigliava per niente ad un bambino. - Lo vedi? Ancora è un feto, ma sì, direi proprio che tra nove mesi potrebbe essere un bellissimo neonato- Tom non si azzardò ad alzare lo sguardo, come se quel piccolo cosetto lo chiamasse, gli implorasse di non smettere di guardarlo perché apparteneva anche a lui. - Tom, Bill mi ha confessato i suoi timori. Bill non te l'ha detto perché temeva di non poterlo nascondere un secondo bambino. Natalie non era più una buona scusa e...e Bill aveva paura di un'altra gravidanza sinceramente-

- Davvero?-

- Come se non si vedesse-

- E perché non me ne ha parlato?-

- Perché tu lo avresti voluto, esattamente come lo vuole lui- Il chirurgo accarezzò i capelli di Bill con fare paterno e sorrise a Tom nella stessa maniera. - Perciò dimmi tu, posso procedere o abbandonare tutto- Tom sgranò gli occhi come se gli avesse appena annunciato la fine del mondo ed in un certo senso poteva essere così. Scosse la testa.

- No no, non proceda, la prego-

- Non lo farò, Tom- Tom si aprì in un sorriso commosso e si chinò nuovamente su Bill.

- Amore, hai sentito? Noi avremo un altro bambino, non importa cosa succederà, volere questo bambino in due è tutto quello che conta- Lo baciò delicatamente sulle labbra prima di lasciare i dottori a fare il loro lavoro. Fuori dalla sala operatoria incontrò Areén e Michael. Li abbracciò entrambi.

- Allora?- Chiese Areén apprensiva. Tom le accarezzò la guancia.

- Sei un'eroina, sono orgoglioso di te- Aspettarono tutti e tre nella sala di attesa. Per fortuna fu qualcosa di abbastanza rapido, dovevano solo chiudere un incisione. Poi il chirurgo entrò e Tom scattò in piedi.

- E' debole, ma ha detto che vuole vederti- Areén e Michael aspettarono fuori, e Tom entrò da solo. Lo vide in quel letto con gli occhi semi chiusi. Era da così tanto che non gli parlava..giorni, eppure per lui erano secoli!

- Tom..-

- Bill, dio Bill!- Gli prese il viso e gli baciò la fronte scostandogli una ciocca per vedergli meglio gli occhi. - Grazie al cielo sono arrivato in tempo-

- Tom..stai piangendo- Gli occhi di Tom erano diventati lucidi appena lo avevano rivisto. Le mani di Bill gli asciugarono le lacrime, erano deboli, e Tom le prese tra le sue baciandole. Bill si rilassò, si sentiva libero di potersi lasciare un po' andare.

- Bill, per un istante ho creduto di morire, perché avevi paura di dirmelo?-

- Perché volevo questo bambino...e so che anche tu lo volevi, solo che quando abbiamo litigato, ho avuto paura e mi sono sentito solo. Inoltre già volevo abortire prima perché temevo che non l'avremmo potuta tenere nascosta- Bill si scoprì la pancia, con il lenzuolo e c'era la sua cicatrice, la sua ferita appena ricucita. - Significa che è ancora lì?- Chiese con un piccolo sorriso. Tom annuì con gli occhi lucidi.

- Sì- Con la mano gli sfiorò il ventre, cercando di non toccare la cicatrice. - Il nostro bambino, Bill- Bill guardò quella mano e arrossì ricordando quando Tom aveva fatto quel gesto.

- Sai, una volta di questo gesto ne avevo paura, la tua mano che mi tocca la pancia così...- Sospirò e la accarezzò. - E questo perché la tua mano lì ha solo un significato, ma la amo Tom- Tom sorrise e Bill con lui. Quegli occhi, dio quanto li amava! Si baciarono contenti di essersi ritrovati. Entrò anche Areén con Michael, ed erano felici entrambi di trovarli con le labbra ancora unite. Tom si alzò e gli accarezzò i capelli.

- Vado a prenderti dell'acqua- Bill annuì e rimase solo con Areén e Michael.

- Mamma..allora è vero-

- Sì, porto un altro cucciolo- Sospirò contento e anche stanco. - Ricorda a tuo padre di rimettere la sedia a dondolo e di riprendere la culla dal garage, voglio cantare la ninna nanna mentre ce l'ho tra le mie braccia, esattamente come facevo con te- Areén era così felice di sentire queste parole che riempì il viso di sua madre di baci. Michael fece loro le congratulazioni. Quando Tom tornò prese la mano a Bill e non la lasciò mai, entrambi si addormentarono così, con in mezzo il loro bambino che dormiva ignaro di tutto, ma dormiva.

***   

Bill venne dimesso dall'ospedale il giorno dopo. Certo la cicatrice faceva ancora un po' male, ma sapere che non era successo ciò che aveva premeditato, rendeva il dolore ormai alleviato. Bill ormai era sicuro che la gravidanza che avrebbe avuto sarebbe stata meravigliosa, perché aveva Tom accanto che lo avrebbe supportato e protetto. 
La pancia di Bill era di cinque mesi, venti settimane. Ancora non era esagerata ma cominciava a vedersi. Avevano deciso di andare al parco insieme, ma Bill si stancava facilmente di passeggiare. Aveva chiesto quindi a Tom di sedersi su una panchina, e aveva detto ad Areén e Michael che potevano proseguire, che li avrebbero raggiunti. Tom lo strinse a sé. Bill non indossava abiti femminili, ma i suoi abiti, una semplice tuta. Era anche struccato perché non aveva avuto voglia di truccarsi, ma Tom lo amava anche così, se non di più. Tom amava il suo viso senza trucco perché era naturale, lui era davvero così. Dei ragazzi sulla trentina passarono e li guardarono. Dovevano aver capito che Bill fosse un maschio, e assunsero un'espressione inorridita alla vista della sua pancia. Bill se la coprì con un braccio e arrossendo nascose il viso nell'incavo del collo di Tom, che rivolse loro un'occhiataccia, come a minacciarli di stenderli in un nano secondo se non avessero smesso di fissare Bill in quella maniera. Questi aumentarono il loro passo e Tom non smise di fissarli finché non sparirono tra gli alberi. Bill strinse quindi la sua mano e tremava.

- Amore, non preoccuparti, è tutto finito-

- Non hai idea di come mi sto sentendo adesso- Disse asciugandosi una lacrima. - Torniamo a casa, Tom, ti prego...portami a casa- Tom lo prese tra le braccia e lo coccolò per un po' su quella panchina che stava cominciando a diventare troppo fredda nonostante fossero quasi in estate.

- Come vuoi tu- Gli baciò la fronte, avvertì Areén con un messaggio, e portò Bill a casa. Una volta lì Bill non era più triste, ma si era anche solo rifiutato di uscire per andare a fare la spesa. Erano comunque in ritardo per la visita in cui avrebbero saputo il sesso del bambino, così decisero di andare dal chirurgo che aveva prenotato una visita con un ginecologo di fiducia, che sapeva ovviamente tutto e aveva promesso di non fare commenti. Bill era entrato nello studio seguito da Tom.

- Buongiorno- Gli sorrise il medico.

- Buongiorno- Bill gli strinse la mano al medico un po' timidamente.

- Allora, vogliamo vederlo questo bambino?- Si dimostrò molto alla mano, fece stendere Bill su un lettino, gli scoprì la pancia e la ricoprì di un gel freddo e blu. Con Areén Bill non aveva mai fatto una visita di questo genere. Lo schermo da nero cominciò a ricoprirsi di macchie bianche. Tom gli stringeva la mano e nel contemporaneo cercò di distinguere l'immagine del piccolo. - Eccolo, sta proprio qui. Misura circa 15 centimetri- Bill si tappò la bocca sentendo i suoi occhi diventare lucidi.

- Quanto è piccolo- Disse con la commozione nella voce. Il medico gli sorrise e tornò a guardare nello schermo.

- Volete sapere se è maschio o femmina?- Bill guardò Tom come a cercare conferma l'uno negli occhi dell'altro, e poi si ritrovarono ad annuire all'unisono. - E' un bambino sano, o almeno è ciò che posso appurare da questa ecografia- Come se volesse tenerli un po' sulle spine, non rispose alla loro tacita domanda, o almeno non lo fece subito.

- Quindi è un maschio?- Domandò Tom impaziente. Il medico scosse la testa.

- Direi proprio di no, anzi, credo che qui dentro ci sia una signorina-

- Una femmina!?- Esclamò Bill emozionato e il medico annuì. - Tom, hai sentito? Hai un'altra principessina da viziare, non sei contento?- Tom annuì guardando i suoi occhi marroni e lo baciò.

- Sono il padre più felice del mondo- Bill arrossì intenerito e insieme si voltarono a guardare quello schermo, quella piccola bambina. Essa mostrò loro una manina.

- Guarda Tom! Sembra che ci stia salutando- Dall'occhio di Bill scese una lacrima di gioia. - Ciao, ciao amore- Ancora non poteva averla tra le braccia ma era felice di sapere che stesse bene. Anche Tom la salutò e le buttò un bacio. Il medico poi spense lo schermo e pulì la pancia di Bill dal gel. Una femmina...un'altra cucciolina a cui dare affetto e amore. Inutile dire che Tom e Bill stavano già fantasticando sul nome per i corridoi dell'ospedale e successivamente a casa.

- E se avessero sbagliato il sesso perché magari...-

- Lo aveva piccolo?- Chiese Bill divertito senza tanti giri di parole. Tom annuì titubante. - Macchè, con il padre che ha!-

- Oh, grazie- Poi il suo sguardo si fece furbo. - Ma io mi riferivo alla madre- Bill risentito gli tirò una pacca ma fece solo finta di prendersela. Poi lo prese per il colletto e lo avvicinò a lui.

- Ci sarà un motivo se stai tu sopra...Tom...- Lo stava guardando in quel modo perché voleva solo una cosa da lui adesso. Lo condusse in camera una volta a casa. - Ti prego..non posso resistere altri quattro mesi-

- Bill, ma potrei far del male alla..-

- No, non succederà. Tu farai piano e starai attento, lo so che lo farai- Lo baciò con così tanta passione che non Tom non riusciva ad allontanarlo da sé.

- Bill..- Riuscì solo a pronunciare il suo nome, prima che la bocca di Tom richiudesse di nuovo la sua.

- Tom, tu non potresti farle del male, fidati di me- Alla fine Tom cedette e finirono tra le lenzuola. Doveva fidarsi di lui, era una promessa, una promessa che non avrebbero più infranto. Tom lo aveva coccolato, baciato e fatto suo nuovamente, anche se più lentamente, ma con un amore dentro di lui che valeva per due. Lo stava donando a Bill e a sua figlia. Entrò delicatamente, spinse piano, poi leggermente più forte, perchè Bill era esigente e chiedeva di più. Non immaginava che essere incinto gli avrebbe aumentato anche la voglia sessuale. Anche quello era uno dei sintomi, e poteva anche aspettarselo da uno come Bill. Quando ebbero finito, erano stesi l'uno accanto all'altro. Tom lo abbracciò. - Visto? La piccola sta bene, ed io sto magnificamente bene- Tom gli baciò le labbra ancora una volta. - Ho pensato al nome, o meglio, vorrei proportelo-

- Dimmi-

- E se la chiamassimo Kikka?- Tom sulle prime ridacchiò per il nome strano, ma poi smise perché Bill lo stava guardando male.

- Perché?-

- E' solo che pensavo all'ecografia..lei era così piccola, e Kikka mi sa di qualcosa di piccolo e tenero. Poi è un nome particolare...ma perché, non ti piace?-

- Pensandoci potrebbe essere un nome adatto, sì...mi piace- Bill sorrise arrossendo un po' e lasciandosi accarezzare.

- Me le fai le coccole?-

- Te le sto facendo-

- Non ci metti abbastanza passione-

- Cavoli, Bill. La gravidanza ti rende esigente!-

- Già..e mi piace- Tom rise e gli accarezzò i capelli con una mano, il collo con l'altra, e le guance di Bill divennero rosse ancora.

- Perché arrossisci? Sono 18 anni che ti tocco così-

- Le tue mani mi faranno sempre arrossire, anche quando 18 diventeranno 50- E questa fu una frase perfetta con la quale addormentarsi e sognare le cose più belle: la loro bella famiglia finalmente felice e unita.

***    

- Allora? Hai finito il tuo libro ma non me lo hai mai fatto leggere- Michael si avvicinò ad Areén che stava lavando i piatti dopo il pranzo. Aveva imparato a convivere con la sua cecità, a rassegnarsi, perché aveva Michael accanto a lei e l'avrebbe avuto per sempre. Anche se adesso non poteva più vederla. Areén sorrise e con la mano tastò il tavolo fino a che non trovò il suo quaderno con il suo manoscritto. Lo passò a Michael.

- Per fortuna l'ho finito prima che..- Trovò d'effetto lasciare in sospeso la frase.

- Amore- Sussurrò Michael prima di prenderla e baciarla. - Con questo libro io ti ho conosciuta, e quando hai iniziato a scrivere potevi ancora vedermi..-

- Posso ancora vederti- Areén gli poggiò una mano sulla guancia e accarezzò vari punti del suo viso, gli occhi, il naso, la bocca. - E sarai sempre come nei miei ricordi- Michael sorrise. Aveva sentito Areén piangere la notte, l'aveva consolata, ma dio se lei era forte! La amava da morire. Aprì quel libro e sgranò gli occhi. Già dalle prime righe gli sembrò una storia familiare, che aveva già sentito. Gli bastò poco per capire.

- Questa è...la nostra storia, quella di tuo padre e di tua madre e poi...noi- Areén annuì sorridendo.

- Non potevo lasciare che una cosa come questa andasse perduta-

- Ma se qualcuno lo trovasse? Areén..- Ma la ragazza lo zittì poggiandogli un dito sulla bocca.

- Voglio che lo abbia tu, è un regalo, è tutta la mia vita-

- Tu sei tutta la mia vita- Areén rise e lo baciò.

***

Tom non poteva ancora credere a ciò che stava per lasciare andare. Stava guardando dallo spiraglio della porta dentro la loro stanza e vide Bill. Lo aveva seguito da quando aveva preso la piccola Kikka in braccio e l'aveva portata di là per le nanne. Bill si era perso però in un balletto e con la piccola in braccio aveva cominciato a ridere e a ballare per la stanza, e Kikka rideva insieme a lui per i volteggi.

- Ehi- Tom si voltò a sentire la voce di Areén. - Immaginavo che eri qui- Tom le cinse le spalle con un braccio stringendola a sé. - Papà, come è mia sorella?-

- Ecco lei...è piccola e debole, ha una salute precaria, ma per il resto sta bene. Ha qualche capello, castano, e gli occhi più scuri dei tuoi- Areén sorrise.

- E' perfetta-

- Anche tu lo sei-

- No, non è vero, papà..mi manca un senso, lei avrà solo qualche raffreddore in più- Tom non voleva sentirla dire questo, la prese e la abbracciò stretta. Areén questo non poteva prevederlo e sgranò gli occhi ciechi.

- Non dire più una cosa simile, sei quello che di più perfetto mi potesse capitare...entrambe lo siete, ma capiscimi, tu sei la mia prima bambina, quella che mi ha educato, quella che mi ha costretto a crescere tutto insieme- Areén strinse ancora di più l'abbraccio. - Ed io e tua madre siamo molto fieri di te, e lo saremo sempre, ok?- Areén annuì. - Adesso torna da Michael...anche perché si starà chiedendo dove sei e non lo farò rimanere in casa nostra ancora per molto- Disse scherzando, ma Areén riteneva giusto dirglielo.

- Papà, io e Michael abbiamo già...-

- Oh, ma questo lo sapevo-

- Come!?-

- Sono tuo padre, mica il primo che passa per strada! Credi che non me ne sia accorto? Sei più felice, sei più donna. Stai crescendo, ed è difficile da accettare, ma è così che deve essere, anche se tu rimarrai sempre la mia piccola principessa- Areén lo baciò sulla guancia.

- Ti ricordi quando mi dicesti che era da quando sono nata che stavi cercando di conquistarmi?-

- E ogni giorno che passa farò sempre del mio meglio-

- Sono felice di avere un papà come te- Tom sorrise e le prese il viso, le baciò gli occhi nuovamente, come ormai faceva ogni sera. La loro promessa. - Buonanotte-

- Notte, tesoro-

***

Tom entrò in quella stanza, Bill era nudo nel letto, coperto solo dal lenzuolo bianco, sul suo petto stava Kikka con solo il pannolino. Era a pancia in giù e dormiva russando leggermente, come fanno tutti i bambini con il raffreddore. Tom si mise sotto le coperte lentamente e baciò Bill sul collo. Il moro stava facendo i grattini sui delicati capelli di Kikka, e la guardava assorto, così come Tom qualche minuto dopo. Cantava In die Nacht come ninna nanna, e anche Tom chiuse gli occhi per godersi ancora quella canzone d'amore.

- E' così piccola, Tomi- Sussurrò improvvisamente. - Come ho potuto lasciarla andare? Come ho potuto credere di ucciderla anche per un solo istante?- Tom non disse niente, lo abbracciò stretto nascondendo il viso nell'incavo del suo collo e ispirando il suo odore. - Sai, prima ha provato a..- Rise. - Prima aveva fame mentre ci stavamo spogliando e quando l'ho presa in braccio ha aperto la bocca e mi ha agguantato il petto cominciando a succhiare- E dopo averla staccata subito dicendole che da lui non avrebbe ottenuto niente, si era ritrovato costretto a riutilizzare lo scaldabiberon. - La mia piccola Kikka..- Sussurrò. La piccola starnutì nel sonno e Tom afferrò un fazzoletto morbido e lo passò a Bill che le pulì il nasino e si pulì il petto. Sospirò e la abbracciò. Aveva la salute cagionevole, ma era sicuro che anche lei sarebbe diventata forte come Areén. - Credi che da grande, quando saprà che cosa ho cercato di fare, mi perdonerà?-

- Bill, è nostra figlia, sarà abbastanza intelligente da comprendere-

- Tu hai combattuto per salvarla, con medici e via dicendo, e sei arrivato in tempo-

- Se io ho combattuto per lei, tu hai combattuto per Areén quando io sono stato solo capace di scappare- Bill sorrise annuendo e ricordando vari momenti.

- E adesso guardale: Areén la tipica figlia innamorata del papà, e Kikka piange se non mi vede nella stessa stanza con lei- Ognuno aveva la sua bambina, ma entrambe erano di loro proprietà, entrambe erano il frutto del loro amore e delle loro lacrime. Alla fine la seconda gravidanza di Bill erano stati capaci di nasconderla bene, con la scusa di un'adozione, questa volta da parte di Bill. Alla fine tutto si era risolto per il meglio. Tom aveva preso Kikka in braccio e l'aveva spostata in mezzo a loro. Inutile dire che lei cominciò a mugolare perché separata dalla mamma, ma Bill le si avvicinò. - Ssshh, sono qui, non piangere- Bill le passò il ciuccio e lei istintivamente aprì la bocca e si calmò. Bill sorrise arrossendo e alzò gli occhi su Tom, il quale li guardava e con le labbra gli disse: "Ti amo", e Bill gli mandò un bacio per poi sussurrare: "E' una promessa".

THE END!! 

Nota dell'autrice:

Fine di questa serie. Spero che vi sia piaciuta. Sì, Areén alla fine ha perso la vista, ma almeno ha trovato l'amore. Tom e Bill hanno capito che dovranno sempre fidarsi l'uno dell'altro per stare insieme e per amarsi davvero, e spero che vi sia piaciuto il personaggio di Michael. Grazie ancora per averla letta.

Hijikatasouji<3

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: DhakiraHijikatasouji