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Autore: Altair13Sirio    26/07/2019    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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<< Ha detto di volermi riempire di pugni? >> La voce di Vrach suonò piatta da dietro la maschera, ma era evidente quanto stesse cercando di prendersi gioco di Robin.
Una risata roca arrivò da un angolo della sala, dove Chat Noir era andata ad appollaiarsi sopra a una cassa. << Non riuscireste a fargli neanche un graffio! >> Disse con tono di superiorità. << Dovreste semplicemente arrendervi e ascoltare quello che abbiamo da dirvi. >>
<< Di te mi occuperò io! >> Urlò Stella alzando un pugno in direzione della donna mascherata.
<< Calma, Stella! >> Alzò la voce Robin. << Dobbiamo rimanere concentrati, altrimenti ci giocheranno come tutte le altre volte. >>
La donna aliena si interruppe e lanciò uno sguardo sofferente al marito, poi si voltò verso Chat Noir che aveva cominciato a ghignare. Il leader cominciò a dare direttive ai suoi compagni, per poter controllare il campo di battaglia in modo che lo scontro potesse volgere a loro favore: disse a Corvina di occuparsi di Mumbo, Johnny e Coso e che quando Cyborg avrebbe finito con Billy Numerous, sarebbe andato a darle man forte; a Stella lasciò il piacere di dare la caccia a Chat Noir, mentre lui si sarebbe occupato di Vrach.
<< Ti tirerò fuori ogni segreto che hai, vedrai! >> Esclamò alla fine il supereroe, preparandosi ad attaccare.
<< Ma davvero? Io non credo. >> Rispose con calma Vrach rimanendo con le mani dietro la schiena. << Io non combatto, ma non mi lascerò certo malmenare da lei. >>
Le affermazioni di Vrach lasciarono Robin con molti interrogativi, che però decise di mettere da parte rapidamente. Estratta la sua asta metallica si preparò all’attacco, ma mentre prendeva la rincorsa non si accorse che Billy Numerous si era duplicato ancora e aveva attaccato sia Cyborg che Stella, immobilizzando la moglie che non poté quindi attaccare Chat Noir. La ladra mascherata saltò quindi dalla sua cassa e atterrò proprio davanti a Vrach, arrestando l’attacco di Robin.
Robin rimase immobile per un attimo, cercando di capire da dove fosse arrivata quella donna, poi la voce di Vrach lo distrasse per un istante; aveva qualcosa di diverso nel suo tono, quasi come se la persona che stava parlando fosse diventata un’altra. << Te l’ho detto: non puoi colpirmi! >>
Prima che Robin potesse capire qualcosa, Chat Noir lo spinse via producendo un forte stridore dalla sbarra dell’eroe. Quando Robin alzò lo sguardo, vide che Chat Noir non aveva usato altro che degli artigli che le uscivano dai guanti; se ne stava lì, in posizione di attacco, pronta a scattare e a difendere Vrach.
Robin tentò di girarle attorno. << Non mi interessi tu! >> Esclamò scartando di lato e menando un fendente con l’asta. Chat Noir la bloccò chiudendo gli artigli sull’estremità dell’arma.
<< Invece io non vedevo l’ora di combattere con te! Sono una tua ammiratrice, lo sai? >> Disse la donna ammiccando.
<< Non mi interessa! >> Ribatté Robin cercando di mandare a segno un altro attacco ritirando l’asta e infilandola rapidamente in un varco a sinistra.
Chat Noir abbassò il braccio destro e chiuse con forza l’asta di Robin senza battere ciglio, nonostante un impatto come quello avrebbe potuto anche spezzarle una costola. La donna stava sorridendo, ma era indispettita. << Forse non hai capito. >> Disse a bassa voce. << Io sono la tua avversaria, adesso. E voglio che tu mi dia uno scontro soddisfacente! >>
La donna fece una giravolta tenendo l’asta sotto al braccio e costrinse Robin a lasciarla andare per non essere trascinato con lei; poi Chat Noir afferrò l’asta dall’altro lato mentre era ancora a mezz’aria e la alzò per abbassarla proprio su Robin.
Il supereroe dovette lanciarsi da un lato per non essere colpito in pieno dalla sua stessa arma e mentre si rialzava vide lo sguardo compiaciuto di Chat Noir. << Forse adesso capirai che non è il caso di prendermi alla leggera. >> Disse la donna con le orecchie e la coda da gatto mentre batteva un paio di volte l’asta di acciaio per terra. Dietro di lei Vrach era ancora al suo posto, impassibile, come una statua.
<< Se per arrivare a lui dovrò scavalcare te… >> Mormorò l’eroe rialzandosi. << Allora non mi darò alcun freno! >>
Chat Noir sorrise compiaciuta della dichiarazione di Robin e strinse l’asta come una mazza da baseball, preparandosi a colpire di taglio l’avversario. Robin piegò le ginocchia e attese l’attacco. Chat Noir fece oscillare le braccia come se stesse battendo un fuoricampo e il supereroe saltò di quasi due metri per schivare l’attacco; con un gesto che era sicuro avrebbe irritato la sua avversaria, le mise una mano sulla testa e scagliò un calcio dritto in faccia.
Chat Noir cadde a terra e rotolò su un fianco tenendosi il naso. Quando si voltò per lanciare un’occhiata omicida a Robin non riuscì bene nel suo intento e il supereroe riuscì a vedere le lacrime che a malapena le rimanevano dietro le palpebre, mentre la donna lo fissava con un’aria sofferente.
<< Sei un bruto… >> Mormorò rialzandosi. Aveva ancora una mano premuta su un lato della faccia, probabilmente dove lo stivale di Robin aveva picchiato con più forza. << Va bene che ti avevo chiesto di fare sul serio, ma dovevi proprio colpire così forte? Guarda qua… >> Si levò la mano dalla faccia mostrando delle lenti verdi dove prima non c’era niente, sulla maschera che portava sugli occhi. << Se non avessi attivato le mie lenti per la visione notturna, a quest’ora avrei perso un occhio! >>
Il vetro era rotto e alcune schegge erano andate a piantarsi nella pelle del volto di Chat Noir. La donna era visibilmente sofferente e teneva l’occhio chiuso per evitare che una scheggia andasse a graffiarle la pupilla, ma nonostante tutto ghignava beffarda, come se avesse la situazione sotto controllo.
<< Bé, te l’avevo detto che non mi sarei trattenuto. >> Disse Robin raccogliendo la sua asta e facendola ritrarre per riporla nella cintura. << Non posso certo farmi fermare da una donna sola…! >>
Ancora prima che potesse concludere la frase, Robin fu colpito alla guancia da un calcio di Chat Noir, che aveva alzato la gamba con estrema velocità e aveva colpito prima che l’avversario potesse alzare lo sguardo. L’eroe barcollò e per poco non cadde a terra, ma riuscì a mantenere l’equilibrio allungando una gamba di lato. Quando rialzò lo sguardo, Chat Noir sorrideva suadente e lo sfidava facendogli segno con un dito di avvicinarsi.
Robin ringhiò accettando la sfida, ma ancora prima che potesse fare qualcosa un ruggito fece tremare il sottosuolo: aveva dimenticato dell’azione che stava avendo luogo attorno a loro, quel colpo che gli aveva assestato Chat Noir aveva fatto infuriare Stella Rubia, che aveva lanciato un grido di battaglia simile a quello di un animale feroce e si era liberata delle copie di Billy Numerous che la circondavano.
Stella scattò in volo verso Chat Noir con gli occhi che brillavano di una intensa luce verde e la spinse con rabbia verso una parete, facendo dissestare i mattoni che la componevano all’impatto e lasciando all’improvviso Robin da solo.
Vedendo che sua moglie lo aveva liberato di quella seccatura, il leader poté tornare a concentrarsi su Vrach e tentò di attaccarlo un’altra volta, ma fu bloccato da una copia di Billy Numerous che gli assestò un pugno in faccia. Il colpo non fu molto violento, ma infastidì Robin quanto bastava per farlo allontanare da Vrach; in breve tempo fu accerchiato dai cloni, che all’unisono gli dicevano:<< Ehilà, amico! >>
Robin non poteva lasciare che qualcun altro lo bloccasse ancora. Aveva aspettato anche troppo per confrontarsi con Vrach, e cominciava ad avere l’impressione che tutta quella resistenza fosse mirata solo a far prendere tempo ai criminali.
<< Siete veramente fastidiosi! >> Esclamò Robin estraendo dalla sua cintura gli shuriken e lanciandoli ai suoi lati. << Ma almeno non siete troppo resistenti! >>
Al primo tocco con le lame, i cloni sparivano in una nuvola di fumo. Robin riuscì a liberarsene in fretta con un solo lancio degli shuriken, ma se ne vide arrivare addosso altri subito dopo. Così ingaggiò uno scontro a mani nude con una dozzina di Billy che sembravano attendere il proprio turno pazientemente per attaccare; alcuni di loro sembravano essere lì solo per incitare i doppioni e fare il tifo.
Classico di Billy. Pensò Robin. Non prende assolutamente sul serio uno scontro. Eppure c’era qualcosa di strano: a partire dai Billy che si comportavano come dei pagliacci, Chat Noir che usava un attacco così semplice come quello, lasciando una grande apertura per Robin, fino anche a Vrach che non mostrava alcuna resistenza; questi comportamenti gli ricordarono molto qualcosa. Maschera Nera.
Anche Maschera Nera si era sempre comportata come se non volesse fare del male ai suoi avversari, e nonostante fosse anche arrivata a puntargli la spada alla fronte, non gli aveva mai fatto un graffio. Perché gli sembrava che tutti quanti ci andassero leggero, nonostante dichiarassero di volere uno scontro avvincente?
<< Non puoi… >>
<< Sconfiggerci… >>
<< Robin…! >>
<< E’ meglio se… >>
<< Lasci perd…! >>
Ogni Billy cercava di dire qualcosa prima che Robin lo mandasse in fumo. L’ultimo lo colpì con una forza esagerata, forse spinto dalla rabbia che quelle parole gli stavano infondendo. Non si sarebbe mai arreso!
<< Non riesco a trovare l’originale! >> Urlò Cyborg attraverso la stanza, attirando l’attenzione di Robin. Il leader cominciò a scrutare in giro per cercare di capire quale potesse essere il Billy che dava vita alle altre copie. Non lo vedeva mentre si duplicava, ma sapeva che non poteva essere nascosto da qualche parte.
<< Attacca quelli che stanno nelle retrovie! E’ probabile che si stia tenendo al sicuro dagli attacchi…! >> Non appena concluse quella frase Robin ricevette un pugno alla mascella e perse l’equilibrio per un momento.
<< Guarda meglio, mascherina! >> Gli disse il Billy che lo aveva colpito. << Billy combatte sempre in prima linea con i suoi fratelli! >>
Il volto di Robin divenne una maschera di rabbia. << Davvero? >> Dopo aver fatto un passo indietro e aver recuperato l’equilibrio, afferrò di istinto il braccio di Billy e tirò fuori dalla sua cintura un congegno elettromagnetico che applicò al suo petto. << Questa sì che è una buona notizia! >> Disse guardando Billy con tutta la serietà che trovò.
L’accessorio di Robin aderì alla tuta di Billy e cominciò a emettere scariche che diedero forti spasmi al criminale, immobilizzandolo. I cloni di Billy cominciarono a urlare all’unisono mentre il loro capo veniva colpito in pieno dagli effetti dell’arma.
<< Questo è per avermi fatto sentire in colpa con quella stupida recita in prigione! >> Esclamò Robin prima di scagliare un calcio dritto al petto di Billy che gli tagliò il respiro e lo mandò a terra. I cloni tornarono urlando dentro il corpo originale e la stanza si fece improvvisamente vuota.
Cyborg stava sollevando un clone con un braccio prima che questo sparisse e gli altri lo seguissero dentro Billy Numerous, ormai a terra tramortito. Sospirò potendo finalmente fare una pausa da tutto quel caos, ma sapendo di non poter perdere troppo tempo si diresse rapidamente verso Corvina, che stava ancora resistendo agli attacchi di Coso e Johnny, mentre il mago Mumbo li proteggeva dai suoi incantesimi.
<< Coprimi e ti tolgo di mezzo quei due rompiscatole! >> Disse Cyborg accovacciandosi accanto a Corvina ed estraendo il suo cannone. Il piano era quello di eliminare il più rapidamente possibile Mumbo e gli altri due, così che Vrach non potesse più contare su nessuno; Stella Rubia si stava impegnando con Chat Noir, nonostante questa continuasse a schivare i suoi attacchi, e andando avanti così avrebbero vinto.
Corvina creò una barriera che si aprì al centro come una ciambella e ordinò a Cyborg di attaccare. L’omone sparò un raggio che rimbalzò su un campo di forza evocato da Mumbo, ma la magia del prestigiatore non era abbastanza forte da resistere all’attacco e questo saltò via come se si fosse scottato.
L’eliminazione temporanea di Mumbo fece tirare un sospiro di sollievo a Corvina, che fino a quel momento aveva sofferto non potendo contrattaccare in alcun modo all’offensiva dei nemici.
Nonostante Mumbo fosse ancora a terra, Coso non smise di sparare con il suo lanciarazzi e sollevò una fitta coltre di fumo con le esplosioni, che sembrarono intensificarsi proprio in quel momento. Cyborg si nascose dietro a Corvina per proteggersi dalle esplosioni e nessuno dei due vide Johnny il Rancido che andava da Mumbo e gli diceva qualcosa; pochi istanti dopo Johnny stava volando attraverso la stanza per raggiungere Robin, che si stava lanciando di nuovo addosso a Vrach.
Robin fu investito in pieno dal corpo di Johnny il Rancido, che lo bloccò a terra con una sbarra di ferro arrugginita. Il Rancido ghignava e sembrava essere tornato in forma.
<< Ehilà, caro Robin! >> Lo canzonò. << Non hai ancora decifrato il messaggio che ho voluto darti? Attento alle stelle, il pettirosso non canta più… >> Fece una voce acuta e gracchiante come se stesse cercando di fare un’imitazione esasperata di qualcuno.
Eh no! Pensò Robin. Era stufo di farsi trattenere dai pesci piccoli! Ormai ne aveva piene le tasche di tutti quei giochetti e non sarebbe rimasto sicuramente a litigare con Johnny, che in tutta quella faccenda era la persona che più lo aveva fatto imbestialire. << Togliti di mezzo! >> Gridò prima di prendere un disco esplosivo dalla cintura e farlo impattare con forza contro il ventre di Johnny.
Il Rancido fece un’espressione quasi comica, come se avesse ricevuto un calcio nelle parti basse, poi fu sbalzato di mezzo metro in avanti facendo una capriola al contrario e permettendo a Robin di liberarsi.
Il supereroe si rialzò di scatto spostandosi sul lato e avvistò Vrach in fondo alla sala, ancora nella stessa posizione. Gli dava i nervi, ma ormai era arrivato il capolinea! Chat Noir era la persona più vicina che avrebbe potuto interferire, ma era attualmente impegnata con Stella Rubia; Mumbo sembrava essere ancora fuori gioco e Coso resisteva a malapena agli attacchi congiunti di Corvina e Cyborg.
Robin scattò in avanti, sicuro di poter finalmente attaccare Vrach. Non sapeva cosa avrebbe dovuto fare veramente, se quello non avrebbe risposto ai suoi attacchi avrebbe potuto provare a prenderlo come ostaggio per fargli delle domande; era sicuro che sapesse molto su quella storia.
Quando però si ritrovò a pochi metri dal suo obiettivo, Robin fu colpito di striscio dall’estremità di una frusta. Sentendo il dolore e poi accorgendosi di essere stato ferito al viso si allontanò di scatto, scoprendo che Chat Noir aveva deciso di attaccarlo nonostante fosse già impegnata con Stella Rubia: se ne stava in piedi, petto in fuori e braccio teso, con il manico della frusta stretto nella mano destra e un ghigno malizioso sul volto mentre il sangue delle ferite all’orbita destra le continuava a scendere sul viso.
Quando aveva preso la frusta? Robin era sicuro di averla vista lottare a mani nude un secondo prima con Stella; nello stesso momento Stella adesso appariva ferita e si reggeva una mano mentre in volto aveva un’espressione sofferente. Durò solo un attimo, perché subito dopo si avventò nuovamente su Chat Noir, ma a quel punto la ladra pigiò qualcosa sul manico della sua frusta e l’intero nerbo si illuminò di una luce rossastra.
Chat Noir agitò l’arma in direzione di Stella, respingendola come se l’eroina avesse impattato contro un muro, quindi si avventò su Robin. Cominciò ad eseguire capriole e ad agitare minacciosamente a destra e a sinistra la sua frusta, costringendo l’eroe ad arretrare.
<< Te lo avevo detto che sarei stata io la tua avversaria. >> Disse Chat Noir con un sorrisetto reso fosse dal sangue sul lato destro della sua faccia. << Non puoi rifiutarti! >>
Robin cercò di saltare sopra a Chat Noir dopo aver scartato di lato per scavalcarla, ma la donna alzò la frusta e afferrò la caviglia dell’eroe sbattendolo nuovamente a terra. Robin sentì la frusta ustionargli la gamba e lanciò un urlo smorzato.
Chat Noir disattivo per un attimo la sua frusta e la fece schioccare violentemente da un lato. << Quel calcio ha fatto veramente male, sai? >> Disse con voce minacciosa. Si interruppe e si lasciò andare a una risatina. << Bé, mi è piaciuto! Ha davvero risvegliato il mio lato combattivo. >>
<< Tu sei davvero matta… >> Mormorò Robin cercando di rialzarsi. Si girò dall’altro lato e rivolse un’occhiata minacciosa a Chat Noir, ma quell’aspetto così pietoso del supereroe la fece solo ridere.
<< No, in realtà sono molto realista. >> Ribatté lei. Fece schioccare la frusta e diede un paio di colpi a vuoto prima di abbatterla con forza sulla schiena dell’eroe. << Il mio sogno sarebbe prendermi la Torre Eiffel, ma tutti mi dicono che è una follia! >>
Robin urlò.
<< Stellina qui però è stata la prima a rispondere diversamente, quando gliel’ho accennato al nostro primo incontro. >> Un altro colpo. << Però se non dovesse essere possibile, con i soldi di questo incarico mi piacerebbe poter fare un viaggetto su qualche isola tropicale. Ci pensi? Io, un cocktail, una sdraio sulla spiaggia e il Pacifico ai miei piedi. Oh, sarebbe un sogno! >>
Chat Noir abbassò ancora una volta la sua frusta e Robin gridò ancora. Ormai la sua tuta era ridotta a brandelli sulla schiena.
<< Con i soldi dell’incarico potrei fare questo e altro… Sai, Maschera Nera paga bene. >> Chat Noir si preparò ad abbassare un’altra volta la frusta sulla schiena di Robin, ma un urlo la trattenne e la fece voltare.
Stella Rubia si era lanciata a tutta velocità contro la ladra, allungando le braccia come se volesse stringerle il collo. Chat Noir fu sorpresa, forse si aspettava che il dolore per la frusta non la facesse reagire per un po’, ma non aveva messo in conto la rabbia che il suo infierire su Robin aveva provocato.
La ladra attivò nuovamente la frusta al plasma e fece girare rapidamente l’arma attorno al collo di Stella, che però riuscì ad afferrare la sua avversaria; le due donne furono spinte verso un muro e Stella spinse violentemente Chat Noir tra i mattoni come era successo in precedenza, solo che questa volta l’impatto fu ancora più violento e le due avversarie rimasero a lungo nella stessa posa. Stella stringeva il collo di Chat Noir e questa cercava di divincolarsi disperatamente, mentre intanto si chiedeva perché la frusta non stesse avendo effetto su Stella. La verità era che Stella stava provando un dolore indescrivibile ad avere la frusta di Chat Noir stretta attorno al collo, ma la rabbia continuava a pomparle il sangue nelle vene fino al cervello, dandole ancora forza per reagire. Ma quella forza poteva durare poco ancora, vista l’intensità del plasma della frusta; e così, lentamente, la presa di Stella cominciò ad allentarsi.
La Tamaraniana mostrava un’evidente sofferenza nello sguardo, ma non voleva arrendersi; sarebbe stata capace anche di uccidere la sua avversaria, se fosse stato necessario, e probabilmente Chat Noir era dello stesso avviso. Prima che ognuna delle due potesse decidere l’esito di quello scontro, però, un’ombra nera strappò Chat Noir dalle grinfie di Stella Rubia e la sbatté violentemente dall’altra parte della stanza.
Corvina aveva lasciato perdere lo scontro con Coso e Mumbo e si era concentrata sul salvare Stella: la ladra aveva perso la frusta e Stella, sorpresa dalla velocità con cui Chat Noir era stata portata via, era caduta a terra dolorante. Adesso Corvina teneva ancora il braccio teso verso Chat Noir, che aveva perso i sensi affondando la faccia nei mattoni che costituivano la parete.
Corvina non abbassò il braccio. Era furiosa. Quella donna aveva fatto del male alla sua cara amica, le aveva fatto provare un dolore che mai si sarebbe immaginata e aveva torturato Robin davanti a lei. Avrebbe potuto schiacciarla con un movimento delle dita, farla implodere o sventarla in centinaia di resti che non sarebbero potuti più essere riconosciuti, ma nonostante sapesse di poterlo fare e fosse abbastanza arrabbiata per farlo, la maga ripensò alla sua protetta.
Luna Bianca doveva aver sentito qualcosa del genere quando aveva attaccato Emily. Doveva aver perso il controllo e per questo aveva passato dei guai. Lei aveva insegnato a sé stessa come trattenere gli impulsi per tutta la vita, si era costretta a sopprimere le emozioni per non lasciarsi condizionare dall’esterno, eppure adesso era a un passo dal perdere totalmente il controllo. Pensò a Luna, a BB a casa che probabilmente stava ancora tenendo il broncio e pensò poi a come avrebbe potuto sostenere il loro sguardo sapendo di aver lasciato che la rabbia la controllasse.
Le venne in mente suo padre e in un attimo provò disgusto per ciò che aveva pensato di fare. Provò disgusto per sé stessa. Il suo braccio si fece più leggero, ma non lo abbassò del tutto.
<< Corvina! Ora basta! Così la ucciderai! >> Le parole di Cyborg la raggiunsero e lei si voltò a guardare l’amico come se fosse un estraneo. Già, così avrebbe potuto uccidere quella donna, e poi cosa avrebbe ottenuto?
Loro non erano forse eroi che difendevano la giustizia in ogni caso? Sarebbe stato veramente fare giustizia, se avessero tolto la vita a una donna?
<< Corvina! >> Cyborg urlò e afferrò il braccio della maga. Ci fu una sorta di esplosione, come se il tocco di Cyborg avesse liberato tutti i pensieri di Corvina e questi avessero causato il caos, quindi la donna crollò a terra priva di sensi e allo stesso modo anche Chat Noir fu liberata dalla presa e poté accasciarsi al suolo senza ulteriori danni.
Stella cominciò a muoversi verso Robin chiamando il suo nome. Era ferita e non riusciva ad alzarsi in piedi, ma stava comunque cercando di raggiungere il marito per assicurarsi che stesse bene. Johnny il Rancido la fermò a metà strada afferrandole il polso. Stella non aveva la forza per reagire e si voltò terrorizzata verso il centauro.
<< Adesso basta! >> Disse Johnny avvicinando il viso a quello di Stella. << E’ arrivato il momento di… >>
Ancora prima che potesse completare la frase, qualcosa volò sul viso di Johnny e gli esplose davanti agli occhi, facendolo urlare e voltarsi dall’altra parte. Stella si sentì cadere a terra, ritrovandosi improvvisamente senza Johnny che la reggeva in alto e rimase basita per alcuni istanti senza capire cosa fosse successo.
<< Non toccare mai più mia moglie! >> La voce di Robin raggiunse le orecchie di Stella con apparente calma e la fece voltare. Il supereroe era in piedi, anche se sembrava rimanere in posizione precaria, aveva un’espressione sofferente in volto ma la preoccupazione che potesse accadere qualcosa di brutto a Stella doveva avergli dato la forza per superare il dolore. Tuttavia non sembrava più in grado di combattere, più o meno come sua moglie.
<< Robin! >> Esclamò Stella voltandosi sul fianco e rialzandosi a fatica. Lui le fece segno di non sforzarsi e la raggiunse, appoggiandosi a una sua spalla quando fu abbastanza vicino. Johnny stava ancora urlando tenendosi le mani sulle orecchie, accucciato per terra con la faccia schiacciata sul pavimento.
<< Era una granata stordente. Sei stato fortunato che non mi sia capitata tra le mani un’arma letale. >> Disse con fatica Robin. Non che Johnny avrebbe potuto sentirlo, visto quanto stava urlando, ed era sicuro che in quel momento le sue orecchie fossero fuori uso. Poi Robin si voltò verso Vrach, ancora in tutta la sua compostezza in fondo alla stanza e gli ringhiò contro. << Adesso non potrai scappare! >> Disse.
Vrach si guardò intorno. << Non sembrate veramente molto in forma. Siete sicuri di voler andare avanti? >> Chiese.
<< Mi sembra che quelli che siano più in difficoltà siate voi. >> Rispose Robin con falsa superiorità. Sapeva bene di non essere nelle condizioni per sostenere uno scontro, ma Cyborg sì anche se in quel momento si stava occupando di Corvina, e in extremis avrebbero potuto contare sulla forza di Stella per sottomettere Vrach. Nonostante ciò, preferì mantenere un tono sicuro di sé. << Guarda i tuoi compagni! Billy Numerous è ormai fuori gioco da molto tempo, così come Mumbo; Chat Noir è stata portata al limite e dubito che Johnny riuscirà a rialzarsi tanto presto. L’unico che potrebbe difenderti è Coso, ma… >> Robin lanciò un’occhiata al ragazzino, che era corso per aiutare Chat Noir, e lo vide mettersi a tremare non appena il suo sguardo si posò su di lui. << Non credo che potrà fare molto. >>
<< Oh, senza dubbio. >> Rispose Vrach. << Loro non sono in grado di difendermi ormai, ma c’è qualcuno che ancora non avete incontrato ed è veramente ansioso di scambiare qualche parola… >>
Vrach ruotò leggermente il busto mentre una sua mano si alzava per indicare alle proprie spalle. Robin ebbe un brivido improvviso quando si rese conto della porta che per tutto il tempo Vrach aveva protetto restando immobile.
<< Non volete salutare il mio principale? >> Chiese quello con un tono che sembrava pregustare qualcosa che sarebbe arrivato molto presto e che sarebbe stato decisamente squisito.
No. Pensò Robin. Avevano totalmente ignorato l’idea che potesse esserci ancora qualcuno in quella galleria, e in effetti ancora non avevano visto Maschera Nera, il “capo” di Vrach e tutti gli altri.
<< Maschera Nera? >> Urlò Cyborg rivolgendosi a Robin. Stava reggendo tra le braccia Corvina. << Robin, è troppo forte per noi in questo momento! >>
Robin lo sapeva, ma se Cyborg stava suggerendo di ritirarsi avrebbe ricevuto un sonoro rifiuto come risposta. Non avrebbe mai battuto in ritirata dopo tutta quella strada, piuttosto avrebbe preferito farsi uccidere da quella criminale invece che dover sopportare ancora una volta i suoi giochetti.
La porta produsse un suono come di ingranaggi che si muovevano: era una pesante porta di metallo rosso, forse arrugginito, con sopra delle strane incisioni e poi una grande maniglia che girava lentamente sul lato. La porta si mosse piano scricchiolando e strisciando fortemente con il pavimento.
Uno stivale nero fece capolino da dietro la porta, poi si avvistò una mano e infine la sagoma scura e minacciosa di Sladow, l’acerrimo nemico di Robin.
<< Ciao, Robin. >> Disse l’uomo con una voce che fece vibrare la cassa toracica di Robin. Lui lo guardava esterrefatto, come se avesse visto un fantasma.
<< Sei… Sei tu… >> Disse in un filo di voce.
Sladow chiuse la porta alle sue spalle e guardò in direzione del supereroe. << Non ti facevo così impressionabile, ragazzo. >> Disse con un tono sarcastico che suonò pesantemente minaccioso. Tutto quanto di Sladow metteva i brividi a Robin; il suo aspetto, la voce, il modo in cui sembrava sempre sapere tutto…
<< Sei sempre stato dietro tutto… >> Mormorò Robin. Lasciò andare l’appoggio di Stella, che sembrò protestare ma non poté fare niente per trattenerlo. << Sei sempre stato tu a manovrare tutto, bastardo! >>
Robin urlò e si lanciò contro Sladow per attaccarlo. La sua vista gli aveva fatto tornare tutte le energie, ma anche se ricaricato era comunque troppo debole per poter fare qualcosa. Il suo pugno si scontrò con il palmo dell’uomo mascherato e quello gli chiuse la mano attorno.
<< Ancora irruento, vedo. >> Mormorò Sladow. Vrach era ancora immobile accanto a lui, un passo più indietro rispetto al suo principale; era più basso di almeno una spanna e anche molto più gracile. Era da moltissimo tempo che Robin non incontrava Sladow, aveva quasi dimenticato il suo aspetto.
<< Robin! >> Cyborg urlò quando vide il suo amico essere scaraventato dall’altra parte della stanza. Per poco non sbatté con la nuca alla parete, poi rimase immobile per qualche secondo a cercare di capire se gli si fosse rotto qualcosa. La semplicità con cui Sladow aveva lanciato via il supereroe aveva qualcosa di spaventoso.
Robin si mosse lentamente e si rialzò da terra piantando i gomiti nel pavimento, tirandosi su quasi a forza. Sladow fu sorpreso, o almeno sembrò voler mostrare di esserlo.
<< Riesci ancora ad alzarti? >> Chiese.
<< Per te sempre! >> Ansimò Robin passandosi un braccio sulla fronte per togliersi il sudore. Poi irrigidì i muscoli delle braccia e cominciò a correre verso Sladow, dandosi forza con un grido quasi disperato.
Robin cominciò ad attaccare Sladow sfruttando le sue abilità nelle arti marziali; cercava di trovare un varco e indurre l’avversario all’errore, ma Sladow cominciò a reagire senza troppa difficoltà deviando ogni suo pugno in modo istintivo.
<< Dacci un taglio, ragazzo. >> Disse a un certo punto Sladow. << Non sei minimamente in grado di farmi alcunché in quelle condizioni. >>
<< Non mi interessa! >> Esclamò Robin dando un altro pugno, ma mancando il bersaglio.
Sladow piegò la schiena di lato, sicuro di aver evitato il colpo, ma poi la mano di Robin si mosse in fretta tornando indietro e lo colpì sul viso con il dorso. La maschera dell’uomo emise un suono metallico e Sladow indietreggiò un po’ sorpreso, mentre Robin se ne restava al suo posto digrignando i denti per la stanchezza.
<< Sorprendente… >> Mormorò Sladow. << E’ incredibile come tu riesca sempre a superarti in qualche modo. E’ davvero un peccato che le cose non abbiano funzionato tra noi… Saresti stato un partner magnifico. >>
<< Tanto mi pare che tu abbia trovato parecchi rimpiazzi! >> Ribatté Robin con rabbia. Sladow si guardò intorno e allargò le braccia.
<< Ah, sì. Questi uomini e donne sono veramente dei compagni eccellenti, anche se non ti nascondo che all’inizio avevo qualche dubbio, e potrai anche immaginare perché… >> Lo sguardo di Sladow andò a Johnny il Rancido, che adesso respirava lentamente nonostante fosse ancora nella stessa posa di prima. << Ma ognuno di loro ha un valore inestimabile nell’insieme del mio progetto. Tutti hanno fatto la loro parte diligentemente, e hanno portato a questo momento proprio come avevo previsto. >>
<< E Maschera Nera? >> Chiese Robin. << Pensavo che fosse lei il capo. >>
Sladow rise. Non si trattava di una risata malvagia o folle, la sua voce era calda, profonda, una risata paterna che non inquietò i Titans che la udirono. << Robin, non lo hai ancora capito? Maschera Nera sono io. >> Si portò le mani al petto. << Bé, quasi… >> Aggiunse dopo. << La persona misteriosa che controllava tutto quanto in città ero io, lei doveva solo fare la parte del “boss”. >>
<< Ma perché? >> Chiese Cyborg dall’altro lato della stanza.
Sladow si girò. << Perché altrimenti la sorpresa non sarebbe stata la stessa! >> Disse con tono gioioso. << E poi non vi sareste mai voluti fidare se aveste saputo che si trattava di me… Bé, non che lo abbiate fatto comunque… >>
Robin ringhiò in direzione di Sladow, ma non poté fare niente. Abbassò lo sguardo con aria di sconfitta, ma poi lo rialzò di nuovo non volendo accettare di essere stato giocato. << Bé… Quindi ci volevi qui. Perché mai dovresti fare una cosa del genere? Portarci così vicino a te, rischiare che potessimo sconfiggervi… E dov’è Maschera Nera? >>
Sladow fece una risatina. << Una domanda alla volta. >> Disse. << Maschera Nera è occupata, ora. Sta lavorando, ma non dovete preoccuparvi di lei ora. Il vero pericolo si nasconde da tutt’altra parte. >>
Robin non volle fare caso alle parole scelte da Sladow per dire quella frase. Non si sarebbe lasciato trarre in inganno dai suoi giochetti.
<< Il motivo per cui ho dovuto portarvi qui è presto detto: avevo urgente bisogno di parlare con te, Robin. >> Continuò Sladow puntandogli il dito contro con complicità. << C’è una cosa molto importante che dovresti sapere. >>
<< E perché hai dovuto mettere su tutta questa messinscena per farti raggiungere? >> Chiese Robin guardando gli uomini di Sladow, adesso quasi tutti messi al tappeto.
Sladow attese un momento per rispondere. Anche lui si prese un secondo per guardare Vrach accanto a sé, come se dovesse comunicargli qualcosa. << Non potevo semplicemente chiamarvi, e non potevo nemmeno lasciare tutti gli indizi per strada da solo. Avevo bisogno di una forza in grado di contrastare ogni inconveniente che si potesse mettere lungo la mia strada; per questo ho aspettato che Johnny uscisse dall’obitorio, che Maschera Nera recuperasse Mumbo e che tu aiutassi Coso e Billy ad evadere… >>
Sladow trattenne una risata quando vide che Robin si stava alterando parecchio alla menzione del suo contributo all’evasione di quei due criminali.
<< Per contrastare noi? >> Chiese alla fine l’eroe mascherato, ritrovando la calma.
<< No. >> Rispose il suo nemico. << Per contrastare il vero male che si cela nelle profondità di questa città. >>
Robin corrugò la fronte, mostrando di non stare seguendo il ragionamento di Sladow. << Non capisco. Di che stai parlando? >>
<< Mio caro Robin, c’è qualcosa che non sai di me, e si tratta di quanto io ami questa terra. >> Cominciò con calma Sladow, confondendo ancora di più Robin. << E’ vero che molte volte ho causato del male per i miei interessi, ma io tengo veramente a questa città e alle vite che la riempiono. Sarei disposto a qualunque cosa per proteggerle, proprio come te, e per questo ho deciso di correre ai ripari non appena ho saputo di quello che stava per abbattersi su di noi. >>
<< Parla chiaro! >> Gli intimò il supereroe. Stava cominciando a perdere la pazienza.
Sladow alzò le mani. << Vedi, un po’ di tempo fa sono venuto a sapere dell’arrivo di una minaccia proveniente dallo spazio. Sono riuscito a localizzarla prima che potesse arrivare sulla terra, ma non avrei potuto fare nulla finché non sarebbe arrivata qui. L’unico problema è che, una volta atterrata questa minaccia si è rivelata molto più pericolosa del previsto e non ho potuto fare altro che rimanere a osservare mentre lei cresceva e diventava più forte, raccogliendo le forze attorno a sé per realizzare il suo piano. Ho creato il mio rifugio in questo sotterraneo perché potessi tenerla d’occhio costantemente, ma presto mi sono reso conto che non avrei potuto contrastarla da solo, e se avessi atteso ancora un po’ nemmeno la mia squadra sarebbe servita a molto. >>
<< Quindi vorresti chiedere aiuto a noi? >> Tagliò corto Robin vedendo dove stesse andando a parare il discorso dell’uomo. << Perché mai dovremmo accettare? >>
Sladow alzò un dito. << Come ho detto, tengo molto a questa città e vederla distrutta mi spezzerebbe il cuore. >> Fece una pausa, forse infastidito – o magari divertito – dall’espressione disgustata di Robin a quelle parole. << Questo dovrebbe bastare a convincervi, ma in realtà c’è un altro motivo che dovrebbe farvi mobilitare. L’obiettivo di quella cosa, cari Titans, siete voi. >>
Robin non reagì; rimase impassibile a cercare di capire se quello fosse un bluff o no. Se Sladow diceva la verità, doveva veramente trattarsi di qualcosa di pericoloso visto che un megalomane come lui ammetteva di non poter fare nulla in quella situazione, ma avrebbe potuto trattarsi di uno stratagemma per far abbassare la guardia agli eroi e poterli attaccare alle spalle. In ogni caso non avrebbe mai più unito le forze con Sladow, questo era certo.
<< Perché dovrei crederti? >> Chiese Robin dopo un attimo di silenzio. Sladow sembrò aspettarsi quella reazione.
<< So bene che se ci fosse in ballo la tua incolumità tu non ti lasceresti convincere tanto facilmente, ma per i tuoi amici le cose sono diverse. Anzi, no: per la tua famiglia faresti di tutto. >> Rispose Sladow. << Ed è proprio la tua famiglia ad essere in pericolo. Per la precisione, la tua cara figlia Nirihs'Oūm. >>
I muscoli di Robin si irrigidirono quando sentì Sladow pronunciare il nome di sua figlia. Anche Stella Rubia alle sue spalle ebbe un attimo di esitazione e fu improvvisamente più interessata alle parole dell’uomo. Stava giocando sporco.
<< Che cosa c’entra lei? >> Chiese Robin mantenendo la calma.
<< Lei c’entra con tutto. >> Rispose Sladow. << E’ l’obiettivo del nemico. Vuole eliminare voi e raggiungere lei, e ci riuscirà se non vorrete fidarvi di me. E a quel punto nessuno sa cosa le verrà fatto e che ne sarà di questa terra. >>
Robin fu attraversato dalla rabbia. Sladow sapeva perfettamente cosa lo avrebbe spinto ad allearsi con lui e stava facendo di tutto per convincerlo ad accettare, ma non stava dando alcuna prova che quella storia fosse vera.
<< Ancora non hai risposto alla mia domanda. Nessuno mi assicura che quello che tu dici sia vero; perché dovrei crederti? >> Chiese scandendo bene le ultime parole, quasi a sfidare Sladow a superarsi ancora una volta e inventare un’altra bugia con cui cercare di raggirarlo.
Sladow si girò verso Vrach. Questo fece un piccolo cenno e mosse le braccia mostrando all’interno di una mano dei frammenti rossi simili a un gioiello.
<< Questa è una gemma che Vrach ha recuperato dalla strada, dopo che qualcuno l’aveva tolta a Soldato Hive. >> Disse Sladow. Vrach lanciò in aria i frammenti e Robin li afferrò al volo chiudendoli nelle mani chiuse a coppa. << Il nemico sta fornendo ad alcune persone questi talismani per poterle potenziare, trasformandole nelle sue guardie. Non avete avuto l’occasione di entrare in contatto con gli effetti di questi oggetti, ma vi assicuro che non va preso alla leggera. >>
Robin studiò i frammenti rossi che teneva tra le mani. Adesso si spiegavano un po’ di cose: il motivo per cui gli Hive Five avessero cercato di eliminarli e il loro particolare interesse nei confronti di Luna; ma anche Sladow sapeva di Luna Bianca, lui poteva essere immischiato in quella faccenda quanto loro.
<< Potete tenerla ed esaminarla quanto volete. Se vorrete accettare il mio aiuto, vi basterà venire qui tra cinque giorni; altrimenti mi farò sentire io… >> Sladow finì di parlare e si voltò verso la porta da dove era uscito, mostrando di aver concluso.
Così dopo tutta quella confusione li avrebbe semplicemente mandati via, come se fossero stati convocati lì formalmente? Robin non poteva accettarlo, aveva ancora molte domande e se Luna era veramente in pericolo avrebbe dovuto ricevere tutte le risposte! << Aspetta un momento, tu…! >>
Cercò di lanciarsi all’inseguimento, ma con uno scatto fulmineo Sladow gli afferrò il viso e lo immobilizzò.
<< Ah, un’ultima cosa. >> Disse l’uomo guardando in faccia Robin. << E’ mio dovere informarti che la piccola Luna oggi non si è presentata in classe. Dovresti farle una ramanzina, quando tornerà a casa. >>
Tra lo stupore per aver ricevuto quella notizia proprio da Sladow e la rabbia che quelle parole gli misero, Robin cominciò a urlare. Forse fu per esprimere la sua frustrazione nell’essere all’oscuro di tutto, o forse per cercare di comunicare il suo spirito combattivo al nemico, o forse ancora per provare a divincolarsi dalla presa di Sladow, ma tutto quello che si sentì fu un suono soffocato.
Anche Stella Rubia scattò, infervorata dalle parole che si riferivano alla figlia, e gridando si lanciò in volo per colpire Sladow.
<< Maledetto…! >> La voce della donna fu interrotta bruscamente quando, poco prima che attaccasse Sladow, Vrach le infilò un ago nel braccio con precisione e rapidità disarmanti, spaventandola.
<< No! >> Cyborg urlò, ma non poté fare niente. Vide Vrach svuotare la siringa nella vena di Stella, poi Stella che assestava un calcio all’uomo mascherato e lo scagliava contro un muro mentre lei con una capriola si lanciava indietro per allontanarsi e tornava a terra.
Tutto a un tratto Stella si bloccò, come se i suoi muscoli non volessero più rispondere. La sua visione cominciò a farsi offuscata e la testa iniziò a girarle vorticosamente. << Non di nuovo… >> Mormorò terrorizzata mentre i suoi occhi si posavano sulla siringa vuota caduta per terra. Quella sensazione di terrore tornò prepotentemente a farsi sentire, ma questa volta fu per un motivo diverso: questa volta i ricordi delle sofferenze patite dopo essere stata avvelenata da Cheshire la fecero star male e lei perse i sensi quasi subito.
<< STELLA! >> Gridò Robin mentre Sladow lo lasciava cadere per terra e rimaneva fermo di fronte a lui.
<< Non è niente di letale. >> Lo rassicurò quasi seccato. << Vrach doveva renderla innocua in qualche modo. >>
<< BASTARDO!!! >> L’urlo di Robin suonò come il ruggito gutturale di una bestia feroce. Si voltò verso Vrach, ma nel momento stesso in cui dava le spalle a Sladow venne colpito violentemente sulla nuca e perse i sensi.
Johnny il Rancido aveva il sangue che gli scendeva dalle orecchie e un’espressione furiosa stampata sul volto. Il suo aspetto cadaverico era ancora più accentuato dalla polvere e dal sangue che lo ricoprivano; stringeva in una mano un tirapugni e guardava Robin con risentimento.
<< Non esagerare. >> Gli disse pacato Sladow. << Non vorrei che gli facessi troppo male. >>
<< Questo idiota mi ha fatto esplodere i timpani! >> Rispose Johnny senza mai staccare gli occhi da Robin. << Dovevo togliermi la soddisfazione di dargli una bella botta. >>
Vrach si rialzò con fatica; la sua voce ora era spezzata dal fiatone. << Un metodo alquanto rudimentale, ma efficace… Per questa volta lascerò correre l’utilizzo dei tuoi modi da bruto. >>
Johnny mandò un'occhiata infastidita all'uomo mascherato, ma non rispose. Un istante dopo tutti e tre gli uomini si stavano voltando verso Cyborg, dall’altro lato della stanza, che ancora reggeva Corvina tra le braccia.
Se la maga fosse stata cosciente avrebbero potuto provare a resistere, ma da solo in quella situazione non poteva fare molto, contando che i suoi amici avrebbero potuto essere presi come ostaggi. Avrebbe dovuto decidere tra combattere, rischiando di mettere in pericolo i suoi stessi amici, o provare a portarli fuori da lì. Non poteva certo metterseli tutti in spalla, o forse sì?
<< Bene, chiudiamo questo scontro prima che a qualcuno venga in mente di fare ancora più confusione! >> Disse Sladow facendo un cenno nella direzione di Cyborg.
Cyborg si preparò a combattere e si caricò Corvina su una spalla per avere la mano armata libera, ma nessuno si mosse nella stanza. Rimase in attesa, sicuro che lo stessero studiando per trovare il modo per liquidarlo più rapidamente possibile, ma poi sentì come una scossa attraversargli il cervello da un emisfero all’altro, e lì capì che Mumbo doveva essersi rialzato per attaccarlo alle spalle.
Cyborg ebbe le vertigini e non riuscì più a pensare. Il suo enorme corpo si mise a ciondolare da un lato all’altro e la sua coscienza cominciò a scivolare via; a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti e la sua preoccupazione principale fu di non far cadere Corvina per non farle battere la testa.
Mentre perdeva lentamente il controllo sul proprio corpo, la sua mente andò alla torre e pensò che fosse una vera fortuna che avessero lasciato BB indietro ad occuparsi di Luna Bianca.
 
*
 
BB sfogliò distrattamente il giornalino che teneva sopra alla faccia, sdraiato sul divano ed estremamente annoiato. Quel numero lo aveva letto tantissime volte, eppure solitamente non lo annoiava mai; oggi invece era spento, privo di energie. Quelle pagine sembravano non avere significato per lui, mentre ci passava sopra i dito ed osservava le figure. Il fatto era che nella torre non ci fosse un fumetto che ancora non avesse letto.
Si lasciò cadere il giornalino aperto sulla faccia e chiuse gli occhi per un momento. Non credeva che come supereroe si sarebbe potuto mai annoiare così tanto. Il silenzio della sala comune lo circondava e gli riempiva le orecchie di nulla: sentiva il sangue pompare nelle vene attraverso le deboli pulsazioni nei timpani. Tirò un respiro profondo e trattenne l’aria per un momento, pregando che qualcuno arrivasse a tirarlo fuori da quella monotonia.
Per lo meno si era potuto distrarre un poco quella mattina, quando aveva catturato quei criminali in fuga dopo aver lasciato Luna a scuola. Pensando a Luna, si chiese che ora fosse; il tempo sembrava non passare mai, ma effettivamente non aveva mai controllato neanche una volta quando dovesse uscire per andare a prendere la bambina a scuola.
Controllando l’orologio gli venne quasi un colpo. L’una e mezza, Luna sarebbe uscita a breve, se non era già per strada!
Si alzò di scatto sul divano facendo volare via il giornalino dalla sua faccia e si guardò intorno per cercare le scarpe. Accidenti a lui, quando aveva deciso di togliersele; adesso non riusciva più a ricordare dove le avesse lasciate.
BB si mise a saltellare per la sala alla ricerca delle sue scarpe, mentre intanto dentro di sé si chiedeva quanto ancora sarebbero stati fuori Cyborg e gli altri. Era ancora seccato di non essere potuto andare con loro, ormai se n’era fatto una ragione; segretamente sperava che i suoi quattro amici non avessero trovato nulla, così che quella missione si fosse rivelata solo una perdita di tempo. Così avrebbero imparato a prenderlo in giro!
   
 
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