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Autore: Chicago    29/07/2019    1 recensioni
Sergio era il suo fratellino e se tenerlo al sicuro voleva dire tenergli nascosto qualche segreto, allora lo avrebbe sicuramente fatto, anche andare incontro alla morte se necessario.
!SPOILER 3 PARTE!
(Più o meno)
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Berlino, Il professore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sempre qui
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“Il più dolce fra gli amori è l’amore che unisce due fratelli.”
-Ménandro-




Per la prima volta in tutta la sua vita, Andrés de Fonollosa avrebbe voluto piangere.
La mano protesa davanti a lui, la mano che aveva da tutta una vita, la mano che lo aveva nutrito, ora lo stava abbandonando.
Gli spasmi erano sincronizzati ad intervalli di un minuto dal precedente, gli scuotevano la mano, gliela facevano diventare insensibile, debole, assente, avrebbero potuto tagliargliela e ancora non avrebbe percepito nulla.
Chinò la testa, prima la mano e poi cos’altro? Il piede? La gamba? Il collo? Il braccio? Cosa?
Sì, voleva piangere, perché non sa da quanto tempo è chiuso in quella stanza, con solo lui e la sua mano spastica, e con solo Sergio ad una camera di distanza.
Sergio, il suo fratellino.
Si ricorda ancora il momento in cui lo prese per la prima volta in braccio, il suo piccolo fratellino tutto rosso e con gli occhi chiusi, la fronte stropicciata, chissà magari qualcosa stava già frullando nella testa del suo genio incompreso, e la manina stretta forte attorno al dito del suo fratellone.
Singhiozzò senza rendersene conto, stringendo la mano a pugno e portandosela al petto.
Il medico gli consiglia un tranquillante, per fermare i tremori, da prendere due volte al giorno, tre se diventa grave.
Si sente un drogato a prendere quella cosa, con un nome troppo lungo da ricordare per lui che non è un medico, in segreto da tutti, persino da suo fratello.

Prese la valigetta da sotto il suo letto e l’aprì tirando fuori la fantomatica cura che vera cura non è.
Diamine.
Prese l’ago e l’ho infilò nella boccetta, risucchiando tutto il liquido trasparente all’interno del contenitore trasparente e lo alzò verso la luce calda della lampadina. Costava l’ira di Dio quella diavoleria medica ma gli avrebbe permesso di vivere più allungo, e cosa sono cento euro in confronto ad altri cinque, sei al massimo, giorni in più di vita?
Niente.
Era pronto ad infilarselo nelle nocche della mano, che si era fermata dal tremore, ma la porta lo fermò.
Non seppe nemmeno come abbia potuto essere così veloce a nascondere la siringa da suo fratello che stava impacciato sulla soglia.
“Andrés tutto bene? Sei stato qui dentro da un po’, credevo che ti fossi addormentato, ma la luce è ancora accesa e volevo spegnertela e darti la buona notte.” Sergio ha un sorriso timido sul volto, un suo tratto d’istintivo.
Ad un certo punto gli venne in mente quando suo padre lo picchiò tanto forte da spaccargli il labbro, tanto da non farlo sorridere per due mesi, e un moto di protezione gli corse per tutto il corpo, Sergio non poteva sapere la verità.

Mai.

Hermanito! Sai che se stai sveglio per troppo tempo domani avrai un’emicrania, che ci fai ancora sveglio?” Posò con lentezza la siringa sotto al cuscino, mantenendo un contatto visivo con il moro, che non notò nulla.
“S-stavo studiando il piano, troppa roba nella testa, non riesco a spegnerla, lo sai” chinò la testa e assottigliò gli occhi, ed eccolo lì, il suo centottanta di quoziente intellettivo all’opera, “stai bene Andrés?”
“Tutto a posto hermanito, nulla di cui preoccuparsi.” Sorrise e sudò freddo, lo sguardo di suo fratello ancora su di lui “ho solo problemi a dormire” disse alzando le spalle, sentendo chiudere lo stomaco, non aveva mai mentito così spudoratamente a suo fratello.
“Oh, spero di non aver interrotto nulla, p-posso andarmene, anzi me ne andrò subito” cominciò a borbottare fra sé e sé frasi scostate una dall’altra, muovendosi di continuo come se stesse passeggiando su un sentiero pieno di sassi roventi.
Andrés sorrise.
Amava suo fratello, amava tutto di lui; il suo essere impacciato, la sua timidezza, la paura di essere sempre di troppo e quella di non essere mai abbastanza per il suo fratellone.
“Va tutto bene Sergio, non mi disturbi mai, puoi stare qui se vuoi.” Le sue parole sembravano sollevarlo da quel loop di parole e gesti che lo avrebbero portato ad una stanchezza al lungo andare.
Aveva paura di non rivedere più quelle sue goffe movenze, di non sentire più i suoi discorsi piene di parole incomprensibili, di non sentire più la sua presenza, quasi necessaria nella sua vita.
Non può farlo, non può dirglielo.
Non può essere così egoista, Sergio è un brav’uomo e un giorno sarà un bravo padre.
Ne era certo.
“Se non sei troppo stanco possiamo parlare della rapina? Ci sono un sacco di punti vuoti, incerti, deve essere perfetto perché funzioni e-”
“Ho la miopatia di Helmer.”
Così diretto che la testa di Andrés gira per qualche secondo, per poi tornare ferma al suo posto, davanti a Sergio e si rammarica all’istante.
“C-cosa?” Sussurra piano perché è spaventato e vuole che questa cosa finisca subito, le gambe cominciano a tremare, sempre più forte, fino a quando deve per forza sedersi e fa caldo qui dentro, qualcuno ha acceso il riscaldamento per caso?

“Sergio?” E Andrés è lì in un attimo, il viso preoccupato e le mani sulle sue spalle tremanti e all’improvviso non può più respirare, o Dio, sta morendo.
“Sergio calmati, respira, dai, sai come si fa e no, non stai morendo” è come se Andrés riuscisse sempre a leggergli nella mente è come se sapesse sempre cosa dire per calmarlo e farlo sentire al sicuro, amato.
“È un principio di attacco di panico, calma e respira, lunghi respiri profondi” Andrés respira troppo in grande perché della vera aria entri nei sui polmoni ma l’importante è che Sergio segua il suo respiro, l’importante è che lui stia bene, sempre.
“S-sto bene, sto bene” Allontana gentilmente suo fratello, che si siede accanto a lui sul letto, con una mano ferma sulla schiena ancora tremante di Sergio.
“Da quanto tempo?” Vuole sapere, anche se il dolore lo distruggerà dall’interno, deve sapere, ne ha bisogno.
“Sergio, io te lo avrei detto, te lo giuro, avrei aspettato dopo la rapina, saremmo andati in un posto da sogno e-”
“Da quanto tempo, Andrés?” Scandisce bene le parole le mani giunte una nell’altra, la testa china, ma Andrés sa com’è lo sguardo di suo fratello. “Quattro mesi.” Rivela con calma e sente la schiena di Sergio contrarsi con violenza, “oh dio” respira rotto e si copre la faccia con le mani, perché rimarrà solo ancora una volta, solo per sempre, un’orfano senza più un fratello.

Ricomincia a tremare, a bisbigliare cose senza senso e Andrés sa che questa è il picco di ansia di suo fratello, lo sente arrivare e fa l’unica cosa che abbia mai funzionato per questo suo problema; lo abbraccia, stretto al petto, una mano sulla sua schiena l’altra fra i capelli morbidi e puliti, e stringe con tutte le sue forze perché sa che Sergio rimarrà solo, in questo mondo troppo grande e veloce per lui, troppo movimentato, troppo rumoroso, troppo tutto per un uomo così fragile e gentile come il suo fratellino.
I respiri aspri di Sergio gli ricordano che ha bisogno di lui adesso, che lui, Andrés de Fonollosa è ancora vivo, e che farà di tutto per proteggere il suo hermanito, la sua piccola fiocca luce in questo mondo nero.
Si abbassa lentamente e gentilmente sul letto, il suo fratellino ancora stretto al petto, ancora fra le sue forti braccia che lo cingono e lo tengono insieme mentre la sua snella figura è scossa dai più profondi e dolorosi singhiozzi.
“Non mi lasciare, ti prego, non mi lasciare farò il bravo.”
E queste parole gli spezzano il cuore, perché crede che sia colpa sua, che non sia abbastanza bravo.
“No no hermanito no, tu sei il miglior fratellino del mondo, sei il mio fratellino e non me ne andrò mai, lo giuro” sussurra con le lacrime agli occhi e la voce tremante, perché ha paura di morire, ma soprattuto, ha paura che a seguirlo sia Sergio.






NdA
Salve!
Volevo solo mettere su carta, o meglio in rete, quello che secondo me è stato un momento veramente vissuto dai due, ma che non non abbiamo visto.
Se volete lasciate una recensione,
grazie per aver letto (_ _)
Chicago
   
 
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