Una canzone che secondo me calza a pennello per le Clexa :(!
Kygo, Miguel - Remind Me to Forget
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Era passato
quasi un mese da quella sera, la sera del bacio
indimenticabile, come l'aveva battezzata Clarke, e lei non riusciva a
pensare
ad altro. Lexa aveva preso le distanze. I loro incontri erano fugaci,
ogni
volta in presenza di altre persone e le loro conversazioni erano solo
ed
esclusivamente di lavoro e, con il passare dei giorni, essi diventavano
sempre
più rari. La Senatrice aveva notato che Lexa delegava sempre
più spesso la
Forest o White per le comunicazioni ufficiali, si faceva vedere
– per gestire
l’agenda degli impegni e sottoporre il protocollo che si
sarebbe dovuto
osservare – solo se entrambi i colleghi era impegnati in
altre incombenze.
La Woods
sembrava comportarsi come se non fosse successo
niente tra loro, nonostante eseguisse perfettamente il suo lavoro,
sembrava la
stesse evitando e lei non riusciva a darsi pace per questo suo continuo
ignorarla. Il loro rapporto era freddo come il ghiaccio e se da un lato
era
quello che serviva a Clarke per rimettersi in pista e di nuovo al
lavoro,
dall’altro non riusciva a sopportarlo.
Sapeva fosse
sbagliato farlo, ma per giorni aveva
fantasticato molto sul Capo della Sicurezza, su quello che aveva
sentito in
quei baci che si erano scambiate, soprattutto su l’ultimo in
cui era stata
proprio lei ad aver preso l'iniziativa baciando Lexa. Questi pensieri
stavano
mandando a puttane il suo lavoro, faticava a concentrarsi, nonostante
vedesse
poco l'oggetto dei suoi desideri, non riusciva a liberarsi di quelle
fantasie
che la stavano facendo impazzire. La consapevolezza che fosse
impossibile per
loro qualsiasi rapporto fuori da quello in ambito lavorativo era
impressa nella
sua mente, ma per qualche ragione non riusciva a farsene una ragione.
A causa di
questi pensieri inopportuni, la corsa per
diventare Governatrice della California non stava andando come aveva
sperato.
Era distratta e le priorità non erano più le
stesse, stava letteralmente
buttando via una vita fatta di sacrifici e battaglie per ottenere dei
risultati. Anche l'opinione pubblica aveva notato che ci fosse qualcosa
che non
andava. In quel mese la Griffin aveva fatto un paio di interviste, una
conferenza stampa e si era tenuto il secondo dibattito il quale,
purtroppo, non
era andato bene come il primo.
Doveva
staccare la spina e non dal lavoro o dalle minacce,
ma dall'unica persona che la stava facendo impazzire veramente: Lexa.
Non era
da lei questo comportamento, soprattutto durante la campagna
elettorale, ma
aveva un disperato bisogno di svago e aveva intenzione di prenderselo.
Non
poteva andare avanti in questo modo altrimenti, presto, sarebbe uscita
di senno
e il lavoro di tutta una vita sarebbe andato a puttane. Visto il
fallimento dell’ultima
volta, non avrebbe certo tentato una fuga, avrebbe agito diversamente e
seguito
le regole.
*****
Erano
rientrate da poco negli uffici del palazzo Governativo
Statale, e Clarke stava guardando fuori dalla finestra mentre Raven le
stava
elencando gli impegni in agenda della giornata. Sentiva la voce del
Capo Staff
quasi come un eco lontano. La sua mente era altrove.
"Rach, ho
bisogno di una serata libera...", disse
interrompendo l'elenco dell'amica.
"Non mi
sembra di aver letto questo sul mio iPad?",
replicò con ironia la Reyes.
"Lo so
benissimo, ti sto chiedendo di aggiungerlo
infatti...", affermò con tono brusco che non ammetteva
repliche.
"Beh se me lo
chiedi con così tanta gentilezza come
posso negartelo", rispose con sarcasmo.
"Raven... ti
prego ne ho bisogno", supplicò in un
sussurro voltandosi a guardarla.
"Stavolta
seguirò il protocollo niente fughe
clandestine...", aggiunse poi.
Raven
osservò il viso dell'amica e vi lesse quasi
disperazione, stava per fare le sue solite battute per sdrammatizzare,
ma non
se la sentì. Era da un po' che osservava Clarke e non era
più la stessa, da un
mese a questa parte, gli ultimi eventi mondani non erano andati molto
bene ed i
sondaggi evidenziavano chiaramente una ripresa di Collins. Forse questa
boccata
d'aria era necessaria, quasi vitale per riportare sui binari la
Senatrice e
perché no, anche la sua amica Clarke.
"Ok,
parlerò con la Forest...", cominciò a dire
Raven.
"NO!",
obiettò Clarke alzando un po' troppo la
voce.
Raven
sgranò gli occhi per quell'improvvisa reazione, era
decisamente insolito che Clarke usasse quel tono di voce, almeno con
lei.
"Parlerò
io con l'agente Woods… di persona... seguirò i
protocolli del caso, ma la scorta che mi accompagnerà
dovrà essere discreta e
non rompere le palle... e su questo non transigo!", disse in modo
perentorio ed intransigente.
Era arrivata
al limite e stava per esplodere.
"Ok tigre,
direi che sei stata chiara e, ora più che
mai, ho capito quanto tu abbia bisogno di 'una
serata libera...’ quindi rinfodera gli artigli, non
c'è bisogno che ti
alteri così tanto... almeno non con me...",
replicò Raven con il suo
solito sarcasmo pungente, sperando in qualche modo di alleggerire la
tensione
che si era creata, ma il suo tentativo fu inutile.
Il Capo Staff
si alzò dalla sedia e, avvicinandosi alla
porta, si girò di nuovo a guardare la Senatrice.
"Ok la libera
uscita, ma ricorda comunque chi sei
Clarke e che ruolo ricopri. Ti mando l'agente Woods...", disse Raven
prima
di richiudersi la porta alle spalle.
"E proprio
questo il problema Rae... non lo so più chi
sono", sussurrò al vento.
*****
Raven uscì
dall'ufficio della Senatrice, fece
qualche passo lungo il corridoio e svoltando l'angolo fu distratta
dall'ennesima mail sul tablet. Impegnata nella lettura, non si accorse
che
proprio davanti a lei ci fosse la Forest. Se non fosse stato per la
prontezza
di riflessi dell'agente, a fermarla dolcemente mettendole le mani sulle
spalle,
si sarebbero scontrate sicuramente. Raven ci mise qualche istante per
realizzare la situazione, quasi sopraffatta dal calore di quel contatto
che Anya
continuava a mantenere. La Reyes alzò lo sguardò
ed incrociò quello della Forest,
inizialmente intravide il solito imbarazzo, ma poi le sue labbra si
arricciarono in uno splendido sorriso.
"Signorina Reyes di solito
svoltare l'angolo
senza guardare non è mai salutare... anche se devo
ammetterlo… non mi dispiace per
niente fare dei frontali con delle belle donne, ma sono in servizio ed
il mio
capo mi uccide se mi infortunio sul lavoro...", disse Anya cercando di
mostrare una sicurezza che non aveva, lasciando l'altra letteralmente
senza
parole.
"Ora, se vuole scusarmi... ho del
lavoro da
sbrigare... buona giornata signorina Reyes", aggiunse poi scansandola
per
proseguire la sua strada, ma Raven fu lesta a risvegliarsi dal torpore,
le
afferrò il braccio con la mano impedendole di muoversi di un
solo passo.
Era stanca di quel tira e molla.
All'inizio era
sempre la Reyes a provocare l’agente con qualche gesto o
qualche battuta, ma
nell'ultimo mese sembrava che il trend si fosse invertito, era il Capo
Staff a
subire e, se inizialmente trovava la cosa piacevole ed intrigante, ora
era
stanca e voleva arrivare al dunque. Anya fece di nuovo scontrare i suoi
occhi
in quelli scuri di Raven e per un attimo si sentì mancare.
Fece scivolare lo
sguardo sulla mano del Capo Staff che era ancora sul suo braccio e uno
strano
calore la pervase.
"Ci sono un milioni di motivi per
cui non
dovrei nemmeno porti una domanda del genere... ma non ne posso
più fare a meno.
Quando finisci il tuo turno vieni nel mio ufficio?!",
mormorò Raven
abbandonando il 'lei' e avvicinandosi pericolosamente al viso
dell'altra.
"Ho bisogno di parlarti", si
affrettò ad
aggiungere prima di lasciare il braccio dell'agente e riprendere la sua
strada.
Anya riprese a respirare, accorgendosi solo in quel momento di aver smesso di inalare aria. Il suo turno sarebbe finito tra almeno tre ore e sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a combinare nulla. Raven le stava entrando dentro fino al midollo e non poteva fare nulla per evitarlo. P