“Questa storia partecipa
alla Parole Intraducibili Challenge
indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt: 12) Cafuné. Dal
portoghese: passare le dita tra i
capelli di una persona a cui si vuole bene.
Cap.12 Cafuné
Howard chiuse il cellulare e lo
lasciò cadere sulla
scrivania, questo ricadde su un fianco e si aprì, facendo
aprire la plastica
nera con uno stridio.
Stark cadde in ginocchio, i suoi
occhi erano sporti e
arrossati, una lacrima gli aveva rigato il viso. Boccheggiò,
gemendo piano e si
tappò la bocca con entrambe le mani, soffocando un urlo.
Jarvis lo raggiunse, aiutandolo a
rialzarsi.
“Anna! Anna, presto, chiama
il signor Rogers! Mr. Stark sta
male!” gridò.
< Fortunatamente in questo
momento il signorino Tony si
trova al rientro della scuola e il signor Creed non è in
casa > pensò.
“Vado subito”
obbedì Anna, correndo verso il giardino.
< Mi era parso di averlo visto
a passeggiare con la
signorina Peggy, prima, mentre stavo stendendo la biancheria >.
I suoi passi
risuonarono sempre più lontani.
“N-non
c’è più… Maria non
c’è più… J, non
c’è più” pigolò
Howard con voce strozzata.
Jarvis lo prese in braccio,
impedendogli di crollare svenuto
per terra. Raggiunse il divano e ve lo fece stendere, prendendogli la
mano
gelata nella propria.
“I-io non la
amavo… Avevo iniziato ad odiarla,
però… Tutto
questo è colpa mia. Non è giusto, non
è giusto” piagnucolò.
< Suo padre era un
brav’uomo, un ottimo generale. Gli
dovevo molto, era tra i pochi ad avere la mia stima. Lei era
così dolce, così innamorata.
Lo voleva così tanto Tony, ma…
Lui era come me. Siamo troppo diversi
dagli altri, il nostro
esacerbato genio ci rende dei mostri. Il suo cuore fragile non poteva
sopportare due creature come noi.
Non avrei mai dovuto sposarla
> pensò Howard,
singhiozzando rumorosamente.
“STEVEN!”
gridò con voce strozzata.
J abbracciò Howard e lo
cullò al petto, si voltò e vide
Rogers entrare correndo.
“Cos’è
successo?” esalò Steven, raggiungendoli.
Howard si alzò seduto e
gli gettò le braccia intorno al
collo, gli nascose il viso contro il petto singhiozzando, stringendolo
a sé.
Jarvis si allontanò,
guardandoli di lato.
“Non mi lasciare, ti prego!
Non andartene anche tu!
Ti supplico, ti giuro che
cambierò! Non lasciarmi!” sbraitò
Howard.
Anna prese il marito per il braccio e
lo trascinò fuori
dalla stanza, socchiudendo la porta.
“Lasciamoli soli”
gli bisbigliò all’orecchio.
Howard gridò nuovamente,
lanciando dei versi striduli.
Rogers gli accarezzò le
guance, inumidendosi le dita di
lacrime, e lo guardò in viso, dicendo: “Non ti
lascerò mai, te lo giuro”.
“I-io… ti ho
costretto a rinunciare ai tuoi sogni” biascicò
Howard.
Steve lo fece stendere sul divano,
sdraiandosi accanto a
lui, continuando a stringerlo a sé.
“Non potevo desiderare una
vita migliore di questa, accanto
a te e Tony” mormorò, posandogli un bacio sulla
fronte. < In fondo volevo
ritirarmi dopo tutto quello che ho visto, sarei tornato in servizio
solo per te
>.
Howard scosse furiosamente la testa.
< Non voglio che lui e Tony
soffrano a causa mia, non
voglio perdere anche loro. Il giorno in cui nacque mio figlio conobbi
un uomo e
capii come avrei voluto che fosse mio figlio fattosi uomo. Non
deluderò ancora chi
sono in realtà, non mi nasconderò u giorno di
più > pensò.
“Ricordi quando ti scattavo
quelle foto?” esalò.
“Il nudo
d’arte?” domandò Steve, corrugando la
fronte.
Howard annuì.
“Vo-vorrei… che
tu mi dipingessi in quel modo. Vorrei essere
un’opera tua, per sempre” esalò.
“D’accordo, ma in
cambio mi permetterai di aiutarti” mormorò
Steve.
Howard gli passò le dita
tra i capelli biondi,
scompigliandogli il ciuffo biondo cenere.
“Non voglio mai
più smettere di accarezzarti i capelli, ti
voglio bene, profondamente. Sei la cosa più bella della mia
vita, come Tony è
la cosa più meravigliosa che io abbia mai fatto”
biascicò.