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Autore: Music My Life    30/07/2019    4 recensioni
La storia si svolge da qualche parte nella quarta stagione
Gwen sta con Lancillotto che non è morto (perché Lancillotto vivo ce lo meritavamo)
E se Artù scoprisse il segreto della magia di Merlino senza che questi lo sappia?
Come reagirebbe il Re di Camelot a questa scoperta?
Cosa penserebbe di Merlino?
Quale sarebbe il suo verdetto per Merlino?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Artù si trovava nelle sue stanze in attesa dell’arrivo del suo servo ed amico Merlino, doveva parlargli di quanto aveva visto qualche giorno prima quando erano andati a caccia solo loro due.

Ricordava perfettamente che ad un certo punto, quando ormai si erano inoltrati nel profondo del bosco, di aver sentito dei suoni lontani e aver pensato che fossero versi di qualche animale ed ignorandoli aver detto a Merlino di accamparsi per la notte.
Evidentemente il corvino non aveva minimizzato quei suoni come aveva fatto il suo Re, dato che, ogni volta li sentiva si voltava verso la loro direzione senza farsi notare troppo dal biondo, intenzionato non appena Artù si fosse addormentato ad indagare sull’origine di essi.
Fu così che non appena vide il suo Re in un sonno profondo ne approfittò per sgattaiolare via dal suo giaciglio, non prima di aver lanciato un incantesimo sul loro accampamento in modo che il biondo rimanesse al sicuro nonostante la sua temporanea assenza.
Con un piccolo mormorio fece apparire, grazie alla magia, nel palmo della sua mano una fiammella che gli illuminasse il luogo circostante, giusto per vedere dove metteva i piedi in modo da non cadere rovinosamente a terra. Non appena sentì di nuovo quel suono e, con l'aiuto della sua magia, trovò il punto d’origine iniziò ad andare verso quella direzione. Man mano che si avvicinava al suono realizzava che non si trattava affatto di un animale come aveva suggerito Artù, ma era il pianto di una ragazzina.
La cosa spaesò per un attimo il giovane mago che pensò “Cosa ci fa una ragazzina da sola nel profondo del bosco e di notte per di più?” dopo essersi ripreso avanzò ancora di un paio di passi e si trovò in un piccolo spiazzo dove una giovane che avrà avuto all’incirca 12 o 13 anni stava rannicchiata con le ginocchia contro il petto e la schiena appoggiata contro il tronco di uno degli alberi lì presenti.
Nel mentre si stava avvicinando alla ragazzina, Merlino calpestò un ramo secco palesandole la sua presenza, lei alzò lo sguardo impaurito su di lui interrompendo il suo avanzare
—Hey, ciao, non aver paura, non voglio farti del male— disse cercando di usare il tono più calmo che avesse ed alzando le mani in segno di resa provando ad avvicinarsi di nuovo a lei, vedendo che la giovane non mostrava intenzione di voler scappare continuò ad avanzare fino a quando non la raggiunse
—Posso sedermi vicino a te?— le chiese volendo dimostrarle che poteva scegliere lei cosa voleva che facesse, la ragazza non parlò ma gli diede un cenno affermativo con la testa.
Ora che le sedeva vicino poté notare gli occhi di un incredibile verde smeraldo ora arrossati e resi liquidi dalle lacrime, i capelli mossi di un castano scuro tendente al nero erano lasciati liberi sulle spalle, proprio una bella ragazza dovette ammettere Merlino
—Come mai tutta sola a quest’ora nel bosco? Non lo sai che non è un posto adatto per una ragazzina?—
—A te cosa importa? Poi non lo sai che è da maleducati non presentarsi alla persona a cui si sta parlando? — chiese lei
—Sei una ragazza molto sveglia a quanto vedo. Hai ragione, non mi sono ancora presentato, io sono Merlino e tu sei…?— disse sorridendole
—Io sono Shevaun, sono scappata dalla mia famiglia per una cosa che ho fatto e ho paura che ora loro non mi vogliano più—
—Cosa potresti mai aver fatto per dire una cosa simile?— volle indagare Merlino
—Non posso, se lo sapessi mi prenderesti per un mostro— disse convinta Shevaun timorosa della sua reazione, in fondo Merlino le stava simpatico
—Mettimi alla prova, ho visto quasi di tutto— disse molto sicuro delle sue parole
—Mi prometti che non mi guarderai diversamente dopo che te l’avrò mostrato?—
—Te lo prometto—
—Ok, Hlēapenne gelíc padde!— dopo che Shevaun ebbe pronunciato quelle parole a Merlino fu subito chiaro il suo timore nel fargli sapere cosa fosse successo.
Uno splendido piccolo coniglio si formò davanti ai suoi occhi formato dai fili d’erba poco distanti dai loro piedi e iniziò a saltellare per il piccolo spiazzo in cui si trovavano, era davvero sorprendente che fosse riuscita a creare una cosa del genere senza dover usare le mani per canalare meglio la magia essendo lei così giovane
—Ora mi allontanerai da te?— chiese timorosa la castana a Merlino
—No, perché mai dovrei farlo? Hai creato una cosa così bella, non v’è nulla di male in quello che hai fatto, anzi sono sorpreso che una ragazzina come te sia riuscita a farlo senza usare le mani, devi essere molto potente per riuscirci, complimenti— la lodò il corvino
—Davvero? Non mi farai del male allora— volle sincerarsi Shevaun
—Certo che no! Anzi lo vuoi vedere un segreto?— al cenno affermativo che ricevette dalla castana le disse —Allora guarda bene le mie mani— lei focalizzò la sua attenzione su di esse e sul viso di Merlino, sino a quando non vide i suoi occhi variare colore e divenire dorati e dalle sue mani congiunte ne uscì una bellissima farfalla blu che volava luminosa sopra di loro per poi perdersi tra gli alberi.
Shevaun lo guardava con tanto d’occhi meravigliata per ciò che aveva appena visto, aveva dell’incredibile come tutto fosse avvenuto senza il bisogno di parole, era molto colpita da questa cosa
—Come hai fatto senza usare l’incantesimo ad alta voce? Non l’avevo mai visto fare da nessuno! Mi insegneresti come evocarne una?— volle sapere la castana
—Certo Shevaun, hai visto come ho fatto? Assumi la stessa posizione che avevo prima, ne evocherò un’altra dicendo l’incantesimo così lo faremo insieme, ok?—
Dopo che si fu posizionata come gli aveva detto Merlino attese
—Ripeti dopo di me, Gewyrc an lif— e dalle sue mani sbucò una farfalla uguale quella di prima. Shevaun lo guardava con ammirazione
—Ora tocca a te— le disse con un sorriso il mago, la ragazzina annuì e si concentrò sull’incantesimo
Gewyrc an lif— scandì perfettamente e aprì con cura le mani per rivelare la medesima farfalla blu. —Ci sono riuscita! Hai visto?— si entusiasmò lei abbracciandolo nell’enfasi del momento e staccandosi subito dopo arrossendo
—Ho visto sei stata molto brava sai?— le disse con un luminoso sorriso, poi tornando serio le chiese — Perché pensi che la tua famiglia non vorrà più avere a che fare con te? Ti hanno detto o guardato in modo tale che pensassi questo?— al diniego di Shevaun la guardò un poco spaesato
—Nella mia famiglia nessuno ha la magia e sappiamo benissimo che è bandita ma io sono nata così, non ho fatto niente per impararla— chiarì lei
—Sai, nemmeno io ho mai fatto niente per imparare la magia, mia madre mi ha sempre detto che prima ancora di imparare a parlare spostavo gli oggetti grazie alla magia, ha sempre fatto parte di me—
—Tua madre ti ha insegnato qualche incantesimo?—
—No, lei non ha magia solo io, evidentemente devo averla ereditata da parte di mio padre che non ho mai conosciuto—
—Quindi ti vuole bene nonostante hai la magia?—
—Certo, quando pensavo di essere un mostro per questa mia diversità mi ripeteva che mai dovevo pensare a me in quel modo, che il mio era un dono da usare a fin di bene e qui a Camelot ho trovato il modo di usarlo al meglio—
—Davvero? E come?—
—Sono finito per essere il servitore personale di Artù Pendragon appena arrivato a Camelot, con la mia magia gli salvo la vita ogni volta che è in pericolo— Shevaun lo guardava ad occhi aperti
—Come mai non hai anzi preso il comando con la magia? Dei pochi stregoni che ho visto sembri essere il più potente—
—È vero, se volessi potrei farlo ma non è così che tornerà la pace tra maghi e non, e non sarei diverso dalle altre persone che hanno usato la magia per scopi malvagi—
—La tua è una magia buona allora—
—Ti sbagli Shevaun, non c’è malvagità nella magia solo nel cuore delle persone—
—Che fanno di conseguenza un uso sbagliato della magia?— gli chiese
—Esatto, e posso assicurarti che la tua magia per quel che ho visto non si può considerare malvagia—
—La tua invece? —
—Beh, la mia è al servizio di Re Artù, anche se lui non sa della mia magia, ho salvato le sue chiappe reali un sacco di volte—
—Come mai dedichi la tua magia ad una persona che ti ucciderebbe se sapesse la verità?—
—Ecco vedi… in molti mi hanno detto che il mio destino è quello di aiutare Artù a dare vita ad un regno giusto ed equo per chiunque, un regno dove le persone come noi non debbano temere di mostrare il proprio dono; all’inizio mi sentivo obbligato a seguire questo destino ma poi col passare del tempo ho imparato ad apprezzare Artù e capire che sotto quello strato di arroganza si nasconde un uomo onesto, coraggioso e sincero. Non gli ho mai parlato della mia magia per non dover metterlo davanti ad una scelta difficile, vedere il suo amico morire o andare contro la memoria di suo padre, nonostante la sua errata lotta contro la magia—
—Deve essere davvero una bella persona se sei disposto a rischiare la tua vita per lui—
—La sua vita vale mille volte la mia, sarei felice di sacrificare la mia per la sua se questo dovesse mai servire per salvarlo—
—Wao! Tieni davvero molto a lui—
—Non sai quanto— disse con un sorriso triste che non venne notato da Shevaun
—È un re molto fortunato ad avere una persona come te al suo fianco—
—Già, lo è davvero e te dovresti tornare dalla tua famiglia sono sicuro che ti staranno cercando preoccupati per te—
—Ma se torno da loro non ti vedrò più—disse con voce disperata la castana
—Possiamo rivederci se vuoi, c’è un incantesimo che permette di rimanere in contatto anche a distanza, servono solo due oggetti su cui applicare l’incantesimo—
—Vanno bene questi due sassi? Così potrò portarlo sempre con me—
—Vanno benissimo Shevaun, Anheald in hrina— e i due sassi assunsero un colore opaco —Quando vorrai parlare con me basta che tieni il sasso vicino al viso e quando vedrai che prende più colore vuol dire che stai comunicando con me—
Shevaun era così felice di poter rimanere in contatto con Merlino che l’abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia per poi arrossire furiosamente l’attimo dopo e strappare una risata al mago
—E-ecco sarà meglio che torni dalla mia famiglia, è stato un piacere conoscerti Merlino, spero di rivederti presto— disse lei mentre si incamminava nel bosco
—Sarebbe un piacere— rispose lui
—Magari la prossima volta sarò in età da marito e potrei sposarti— disse la castana prima di scappare via con il volto in fiamme e nelle orecchie il suono della risata di Merlino.
Quello che il giovane mago non sapeva, era che per tutto quel tempo, Artù era rimasto nascosto dietro ad alcuni alberi e aveva sentito e visto tutto. Quando Merlino si alzò da dove era ancora seduto, fu il segnale per il Re di Camelot di tornare all’accampamento prima che Merlino notasse la sua assenza.

Fu proprio quando Artù finì di ricordare l’accaduto che Merlino varcò la soglia della porta ed entrò nelle sue stanze
—Mi avete fatto chiamare Artù?—
—Sì, dobbiamo parlare di una cosa molto importante—
—Ok…—
—Ti ho visto, con quella ragazzina nel bosco quella notte, ho sentito tutto. Dimmi Merlino, perché non mi hai mai detto niente?—
Dire che la faccia di Merlino avesse assunto un colore pallido era un eufemismo, era così bianco che avrebbe fatto invidia ai Dorocha. Non pensava di essere stato seguito quella notte, ne era sicuro e non si era degnato di controllare perché, chi mai a quell’ora della notte sarebbe andato in giro per il bosco? A quanto pare solo ad Artù poteva venire in mente una cosa del genere.
—Se avete sentito tutto quello che ci siamo detti io e Shevaun sapete il perché— disse Merlino guardando per tutto il tempo il pavimento non volendo incontrare lo sguardo di Artù, timoroso di scoprire cosa vi avrebbe potuto leggere
—Si è vero, l’ho sentito ma ciò non toglie che non ti sei fidato abbastanza di me per dirmelo— disse in tono ferito il Re di Camelot
—Lo so che ho sbagliato, ma avevo paura che mi avreste cacciato via e non potevo permetterlo, e quando trovavo il coraggio di dirvelo temevo la vostra reazione per non avervelo detto prima, ma vi giuro che non ho mai usato la mia magia per danneggiarvi, Artù per favore— lo supplicò
—Quindi sei davvero nato con la magia e non l'hai mai studiata? E per l’amor del cielo smettila di guardare il pavimento e guardami— disse alzando la voce verso la fine della frase.
Merlino sobbalzò a quel tono ma ubbidì subito non volendo spazientire il biondo
—Sì… sono nato così, fa parte di me come fa parte di voi la vostra mano o il vostro naso, senza non sarei la stessa persona— le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro
—Quindi quando ci siamo incontrati la prima volta e hai detto che avresti potuto distruggermi con molto meno di un soffio, non stavi scherzando, eri serio ma nonostante ciò non l’hai mai fatto e ce ne sono state di occasioni in cui potevi farlo— rifletté il giovane sovrano ad alta voce
—Non vi farei mai del male, lo sapete— insistette Merlino
Artù annuì alle sue parole facendolo rilassare in parte, ma quando lo vide prendere Excalibur e avvicinarsi a lui, il suo respiro accelerò rapidamente.
Se il suo Re aveva deciso la sua esecuzione seduta stante, non avrebbe opposto resistenza non avrebbe usato la magia contro la persona che aveva imparato ad amare, l’avrebbe accettata con l’unico rimpianto di aver tradito la sua fiducia e le speranze che erano state riposte in lui da tutti gli esseri magici che aveva incontrato.
Chiuse gli occhi e attese la sua morte con le lacrime ora libere di scorrere lungo il suo viso. Ma quando non si sentì niente dopo un paio di secondi, azzardò ad aprire gli occhi.
Artù era fermo immobile con la lama a pochi centimetri di distanza dal collo del mago guardandolo con occhi spalancati e la mano che teneva la spada tremate
—Artù, cos…— non fece in tempo a parlare che venne zittito dal Re
—Perché non ti difendi e stai anzi lì in attesa e a piangere? Non tieni alla tua vita?— lo sfidò incredulo
—Ve l’ho detto, non potrei mai farvi del male, preferirei morire io stesso anzi che ferivi e dato che voi pensate sia giusto uccidermi non opporrò resistenza davanti al mio Re— e dicendo questo espose maggiormente il collo alla spada.
Artù non poteva credere alle sue orecchie e ai suoi occhi, se il suo primo istinto nonostante le parole di Merlino era stato quello di ucciderlo come avrebbe fatto suo padre, ora non poteva che chiedersi se fosse davvero la cosa giusta da fare.
In fondo Merlino era il suo più caro amico, gli era sempre stato vicino nel momento del bisogno anche quando non era necessario, lo aveva sostenuto sempre e spronato a dare il meglio di sé, era grazie a lui se adesso non era più l’arrogante principe di un tempo.
Era davvero disposto a rinunciare al suo più caro amico solo perché la sua colpa era quella di essere nato con la magia? Del resto non avrebbe forse fatto lo stesso anche lui se fosse stato al suo posto? Che colpa aveva Merlino se non quella di essere nato con quel dono?
No, non avrebbe mai rinunciato a quel sorriso contagioso, quegli occhi luminosi, quegli zigomi che affilavano il suo viso rendendolo più interessante, al suono della sua risata, semplicemente non avrebbe rinunciato a quella zazzera corvina che solo adesso capiva di amare.
—Basta. Alzati per favore, non posso vederti in questo stato, non voglio questo per te, non te lo meriti. Perdonami— disse abbassando Excalibur sul tavolo ed avanzando verso Merlino che lo guardava incredulo
—C-cosa…— era senza parole
—Non ti perderò per colpa degli insegnamenti di mio padre, se quello che mi ha raccontato fosse vero ora dovrei essere morto o ferito e tu in fuga per salvarti la vita, non avresti reagito come hai fatto ora. Non riesco a vedere nulla di malvagio in te anche mettendomici d’impegno. Non perderò la persona più importante per me a causa mia— e detto ciò, abbracciò il ragazzo stretto a sé, come se potesse sparire da un momento all’altro lasciandolo solo nelle sue stanze.
Merlino, dopo uno stato di shock iniziale, ricambiò l’abbraccio perdendosi nel calore e profumo dell’amore della sua vita e se prima stava piangendo per la tristezza, ora il suo viso era percorso da lacrime di gioia e non poté trattenere i singhiozzi, stringendosi con più forza al suo re
—Dio Merlino! Smettila di piangere, non vorrai fare la ragazzina in un momento simile— disse mentre, per calmare i suoi singhiozzi, gli accarezzava i capelli sorprendentemente morbidi al tatto e stringendolo più che poteva nel suo abbraccio
—Ancora con questa storia? Io non sono una ragazzina!— disse mettendo il broncio
—Certo, certo, sei un potente stregone— disse ridendo, perché anche se l’aveva visto con i suoi occhi gli riusciva ancora difficile da credere
—Proprio così! I druidi dicono che sono il mago più potente che abbia mai comminato sulla terra— disse con tono fiero Merlino
—Allora mostramelo—
—C-cosa?— la confusione sul viso del mago era evidente
—Mostramela. La tua magia, mostramela. Voglio vedere cosa sai fare—
—Va bene— si ritrovò a dire il corvino
Si avvicinò al camino spento attendendo che Artù facesse lo stesso.
Quando il suo Re gli rivolse uno sguardo in attesa e spazientito, Merlino gli fece segno di avere pazienza
—Guardate bene quello che sto per fare— ricevuto un segno d’assenso dal biondo fissò intensamente il camino e poi —Bael onbryne!— il camino prese vita e prima che Artù potesse dire qualcosa, aggiunse —Upastige draca— un maestoso drago si levò dalle fiamme volando sul fuoco.
Artù era senza parole, non aveva mai visto niente di così bello, non pensava che la magia potesse essere così affascinante
Āċyr in hors, Beride— ora il maestoso drago era tramutato in un bellissimo stallone al galoppo con tanto di nitrito “Davvero stupendo” si ritrovò a pensare il giovane re
—È davvero bellissimo Merlino tutto questo, non pensavo la magia potesse essere così sorprendente— le sue parole erano davvero sincere in quel momento, quando si girò poi verso Merlino rimase senza parole.
Uno spettacolo incredibile stava prendendo vita negli occhi del mago.
Dal loro incredibile blu che Artù aveva imparato ad amare, stavano variando colore, per via della magia, ma anzi che diventare semplicemente gialli per il giovane Pendragon stavano risplendendo come un mare di stelle per poi tornare del loro solito colore. Merlino che nel mentre si era volto verso di lui, lo guardò con confusione dato che Artù lo fissava come se lo vedesse per la prima volta
—Che c’è? Ho qualcosa in faccia?— disse sorridendo
—No… i tuoi occhi… brillano come un mare di stelle, le più luminose, quando usi la magia, e-ecco… è bello da vedere— disse in imbarazzo il biondo con le gote leggermente arrossate per quello che aveva appena detto
—Oh… non me l’aveva mai detto nessuno, grazie Artù— le gote arrossate e colpito per il modo in cui Artù aveva descritto quello succedeva ai suoi occhi quando usava la magia.
In tutto questo, i due ragazzi si erano inconsapevolmente avvicinati l’uno all’altro, la distanza che li separava ormai irrisoria e uno dei due aveva preso una decisione sulla quale stava rischiando tutto il loro rapporto.
Non si torna più indietro ormai ho deciso, non resterò a guardare mentre qualcuno me lo potrebbe portare via
Avvicinò ulteriormente i loro visi confondendo l’altro per la sua azione e quando questi stava per chiedere cosa stesse succedendo, eliminò la millimetrica distanza tra loro baciandolo come se ne andasse della sua vita, una mano sulla nuca per avvicinarselo meglio e l’altra intorno alla vita per stringerlo a sé.
All’inizio sentì un’iniziale rigidità da parte dell'altro che mano a mano scemava andando ad assecondare le sue labbra e lasciandogli poi il permesso di esplorare la sua bocca, cosa che lo rese molto felice e fu così che andò con la lingua alla ricerca della sua gemella, esplorandosi le bocche, godendosi appieno il momento.
Fu solo quando ebbero bisogno d’aria che si separarono fronte contro fronte, gli occhi chiusi la mente che non pensava a niente.
Artù fu il primo a riaprire gli occhi osservando Merlino che teneva i suoi di occhi ancora chiusi, aveva paura della reazione del mago dopo il suo bacio
—Non sto sognando vero?— chiese Merlino con un pizzico di speranza, gli occhi ancora chiusi per paura che Artù non l’avesse baciato e quindi essersi immaginato tutto
—Merlino, c-cosa…—
—Perché se è stato solo frutto della mia immaginazione, non voglio aprire gli occhi—
—Q-quindi… anche tu… sì insomma… hai capito— disse impanicato
—Sì Artù, anche io, non sai da quanto— disse Merlino con voce dolce, un sorriso che andava da una parte all’altra del viso e aprendo finalmente gli occhi blu che guardavano con amore il suo Re
—Quanti?—
—Come scusa?—
—Quanti prima di me, Merlino?— volle sapere Pendragon non troppo convinto di volere una risposta
Gli occhi di Merlino si allargarono —Ti pare ne abbia avuto il tempo? Sono sempre con te o a salvarti la vita, dove lo troverei il tempo secondo te?—
—Merlino…—
—Oh no, non puoi usare quel tono di rimprovero con me questa volta. Cosa interessa a te?—
—Beh, devo sapere chi tenere ad una debita distanza da te in futuro. Non vorrei passare le prossime giornate a combattere per il comportamento inappropriato di qualcuno verso di te, non credi?—
Merlino era senza parole —Asino reale— disse con rassegnazione, scuotendo la testa e sorridendo
—Sono il tuo asino reale— precisò il biondo
—E sinceramente mi piace che sia così— disse strofinando teneramente il suo naso con quello di Artù
—Merlino non stai rispondendo alla mia domanda— tornò alla carica in tono lamentoso
—Va bene, va bene. Non sono mai stato con nessuno. Nulla di cui preoccuparsi, davvero. Per me ci sei solo tu, ci sei sempre stato solo tu— la luce che brillava nei suo occhi blu era innegabile
—Molto bene, non voglio sprecare altro tempo ora che il nostro legame ha avuto una svolta che mai avrei sperato potesse accadere. Dobbiamo recuperare tutte le occasioni perse e poi sono proprio curioso di sentire le tue avventure magiche—
—Beh, le mie avventure dovranno aspettare dato che è abbastanza tardi... m-ma potremmo e-ecco dormire insieme se vuoi, s-solo dormire— sembrava che le sue guance stessero andando a fuoco da quanto erano rosse
La risata del biondo lo fece imbronciare —Merlino rilassati, è vero che ho detto di voler recuperare il tempo perduto, ma non voglio costringerti a fare niente che tu non ti senta pronto a fare — disse con tono dolce
—N-non è quello il p-problema… non proprio. I-i-io non ho m-mai… sì e-ecco… hai capto no?— Artù lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite, mentre Merlino con il volto in fiamme e gli occhi fissi sul pavimento aggiungeva —Ho letto nei libri di medicina e anatomia di Gaius come funziona, ma non ho mai sì insomma…—
—Oh Merlino, non devi preoccuparti di questo, impareremo insieme e quando avremo capito come farlo al meglio, non uscirai più da questo letto— disse con uno sguardo intenso e un’espressione di desiderio in volto il re di Camelot.
Questo bastò per far sentire, a Merlino, un piacevole brivido lungo schiena
—Su dai vieni a letto, così potremo dormire—a quelle parole, Merlino si avvicinò al letto
—Artù hai qualcosa da prestarmi? Come vedi non ho indumenti da notte con me—
—Hm… dovrebbe esserci una tunica che non ho mai messo nell’armadio, è nera—
Merlino annuendo si diresse verso l’armadio e dopo poco trovò la tunica di cui aveva parlato Artù, con un veloce incantesimo si cambiò i vestiti e tornò da Artù che ora lo guardava come se fosse l’essere più bello che avesse mai visto
—C-che c’è? Mi sta male?—
—Ma ti sei visto? Mette in risalto la tua pelle e i tuoi occhi. Sei bellissimo— ed era vero.
Le gambe snelle lasciate scoperte dalla tunica che arrivava sopra il ginocchio a metà coscia; una spalla che rimaneva semiscoperta dalla scollatura della tunica, il collo così insolitamente esposto sembrava chiedere di essere marchiato con baci passionali; il viso etereo in cui i due zaffiri che erano i suoi occhi messi in risalto.
Sembrava un candido angelo sceso sulla terra solo ed unicamente per Artù, “Bellissimo e tutto mio” era l’unico pensiero di Pendragon davanti a questa visone
—Dai vieni, domani andremo nel bosco dove mi racconterai le tue avventure e mi farai vedere ancora la tua magia— Merlino annuì e si sdraiò accanto al suo Artù che  gli cinse la vita con un braccio e se lo strinse possessivamente al petto.

Quella notte dormirono col cuore leggero più di quanto credessero fosse possibile, uno felice di non dover più mentire alla persona amata che ricambiava i suoi sentimenti e l’altro felice di essere ricambiato e aver realizzato quanto realmente questi sia importante per lui.
Dormirono con la consapevolezza che qualsiasi cosa sarebbe successa d’ora in avanti l’avrebbero affrontata insieme più forti che mai grazie al loro amore.

τнє єи∂


 
Era la mia prima Merthur.
Siate clemente con me.
Spero che questa piccola fic vi sia piaciuta, a me di certo è piaciuto scriverla ed emozionarmi nel farlo
Un grazie speciale va alla mia Sis♥Blossom_95 e alla mia Marita♥ che mi hanno aiutato e sopportato nella stesura
 
 
   
 
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