“Questa storia partecipa
alla #SummerBingoChallenge indetta
sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction &
Fanart”.
Prompt di S. G.: Marvel Steve
Casella 14: intimidazione.
Steve subisce pesanti intimidazioni.
Inizialmente vuole
risolvere le cose da solo per tutelare il gruppo, ma i compagni se ne
accorgono
e intervengono, appena in tempo per salvargli la vita.
Spero possa piacerti.❤.
Cap.16 La
‘squadra’
“L’idea delle
cuffiette è stata geniale, Capitano. Non si
vedono più gli orecchini né di Creed,
né di Logan; così si possono nascondere i
capelli lunghi di Barton e Thor ha meno voglia di rimanere la sera ad
ubriacarsi con i fan. Non ha nessuna intenzione di farsi vedere con
quella cosa
in testa” disse Banner.
Steve era seduto sui sedili in legno
sugli spalti accanto a
lui.
“Anche tu hai avuto
un’ottima idea. Come raccattapalle eri
quasi inutile, il football non è certo il tennis.
Però come medico improvvisato
te la cavi. Riesci a rimettere in piedi tutti i membri della
squadra” si
complimentò, mettendogli una mano sulla spalla.
< È
diventato così gentile, sembra un altro. La squadra ora
è
unita, funziona > pensò Bruce.
“Il professor Fury
cercherà ancora di espellerci, secondo
lei?” domandò.
“Meno, soprattutto ora che
anche le ragazze si stanno dando
una calmata. L’avvicinarsi degli esami fa
miracoli”. Scherzò Rogers.
< A lui basta che vinciamo le
partite > pensò. “Ci
pensi? Siamo all’ultimo anno, quest’anno il
diploma.
Abbiamo vinto la coppa dei tornei con
le altre scuole. Se
vinciamo anche il nazionale, alcuni di noi potrebbero essere scelti per
qualche
squadra seria” disse.
“Io non di sicuro, non sono
uno sportivo” disse Banner.
< Non rassomiglia al Mr.
Perfettino che noi tutti conoscevamo.
Ora è gentile, socievole, abbiamo potuto persino scoprire
perché fa arte.
Vorrei saper disegnare o dipingere come lui. Le sue mostre sono
fantastiche
> pensò.
“Sai, è stato
gentile da parte tua spiegare a Pepper che Natasha
‘lavorava’ con Elektra e non la tradiva con
lei” sussurrò.
“Mi sembrava giusto. Pepper
mi ha aiutato a far capire a
Sharon che Creed non era veramente interessato a lei. Come non lo era
Bucky” rispose
Rogers.
Banner si premette gli occhiali sul
viso, dicendo: “Già, lui
sta con Sam”.
“Non dirlo in giro.
Ufficialmente sta con Darcy” scherzò
Rogers.
< Ed io che pensavo stesse con
Peggy. Da bambini eravamo
inseparabili ed io ci avevo litigato per niente.
Non avrei mai pensato di riavere il
mio migliore amico >
pensò.
“Peccato che a stare
insieme siano anche Jane e Darcy”
sussurrò Banner, arrossendo.
“Già, ma alla
nostra età le relazioni cambiano in fretta.
Prendi Phill, avresti mai detto che si sarebbe messo con
Clint?” chiese Rogers,
massaggiandosi la spalla.
Bruce rispose: “Non saprei.
Io sono sempre stato innamorato
di Beth, da che ricordi. Non sopportavo che anche a lei piacesse
Bucky”.
“’Giacomo’,
o James, come si preferisce chiamarlo, è sempre
stato popolare. Sin da quando eravamo bambini. Sai, tutti e due siamo
orfani di
genitori italiani immigrati” spiegò Rogers,
grattandosi il collo fino ad arrossarlo.
“Mi chiedo come tu faccia a
sapere tutto questo. Una volta
lo sapeva solo Tony e lo usava per…”.
Iniziò Banner.
“Lui non ricatta
più nessuno” disse gelido Rogers.
Banner si sfilò gli
occhiali e li pulì nella maglietta.
“Dimmi la
verità, ti piace? Ultimamente lo difendi sempre.
Vi vediamo stare sempre attaccati e cerchi di allontanarlo da tutte le
sue
innumerevoli fiamme, professori amanti compresi”
sussurrò.
Rogers si alzò in piedi.
“Da quando i suoi genitori
sono morti e Obadieh cerca di
fregargli la ditta perché troppo giovane, ha bisogno di
tutto l’aiuto
possibile.
Per me questa squadra di football
è come una famiglia, devo
proteggerla.
Ora scusa, devo uscire. Ho avuto un
permesso dal professor
Xavier, dice che devo andare a ritirare delle nuove divise per il
gruppo”
disse, scendendo la scalinata.
Banner negò con il capo.
“Tutti si dichiarano, meno
che lui. Toccherà a Stark la
prima, la seconda e anche l’ultima mossa”
esalò.
“Sììììì!
Loki esce con me!”. L’urlo di Thor
risuonò tutt’intorno
nel campo.
**********
Rogers scrollò i messaggi
nel suo cellulare, sospirando
pesantemente.
< Oggi avrei dovuto dire a
Banner o a Thor di questi, ma…
Mi vergogno ad ammettere il mio passato. Per non dimenticare che dovrei
spiegargli come mai Stark mi ha regalato un cellulare.
Sì, me li vedo a ridere di
me mentre vestito da gattino
chiamo Tony ‘fratellone’ > pensò,
sospirando pesantemente.
“Il tuo bel culetto ci
appartiene”. “Non potrai ignorarci
per sempre”. “Non ti manca neanche un po’
casa?”.
“Non vali niente, ricordati
a chi appartieni”. “Guarda che,
se non stai attento, sei morto”. I vari messaggini
riportavano testi simili tra
loro, minacce scritte in russo.
Steve richiuse il cellulare
mettendolo in tasca.
< Anche perché non
è una tecnologia così comune >
rifletté.
“Dove diamine sono quelli
con le divise?” s’interrogò.
La porta mangiafuoco di un magazzino
deserto era aperta. Sia
il vicolo che l’interno erano umidi, le pareti grigiastre e
scrostate erano
ricoperte di graffiti.
“Non può essere
questo il luogo dell’appuntamento” disse
Rogers, grattandosi la testa.
“Stefano” si
sentì chiamare da una voce viscida.
S’irrigidì
e sgranò gli occhi, le sue iridi azzurre divennero
completamente bianche,
mentre si voltava.
“Sai, avrei dovuto sapere
che non avresti portato bene agli
Stark. Non avrei dovuto darti loro come schiavo. In fondo hai portato
male
anche alla tua di famiglia.
Prima è morto tuo padre,
quando eri bambino…”. Iniziò a dire
Johann con forte accento tedesco.
“Lo hai ucciso tu! Lo hai
fatto passare per un incidente!
Volevi rubargli la catena di ristoranti!” gridò
Rogers, il viso accaldato.
“… Poi tua
madre, che penosa malattia.
Ti rivoglio con me, prima che tu
faccia ammazzare anche il
piccolo Tony” sussurrò Schmidt.
< Lui non dovrebbe parlare.
Fuggito in Russia dopo essere
cresciuto in un orfanotrofio in Germania è diventato la
feccia di questo mondo
> pensò Rogers, indietreggiando. Si
ritrovò a sbattere con la schiena contro
il muro.
Insieme al mafioso c’erano
due uomini vestiti di nero.
“Ricordatevi: niente
pistole, lo voglio vivo e… Non
lasciategli segni eterni, mi rovinereste la merce” disse
Schmidt,
allontanandosi di un paio di passi.
Si accese una sigaretta, il chiarore
rossastro dava vita a
riflessi vermigli sul suo viso.
Steve alzò la guardia,
serrando i pugni, rabbrividendo.
Schivò un pugno del primo e cercò di raggiungere
il secondo aggressore con un
calcio. Fu incalzato da altri colpi, cercava inutilmente di far entrare
una
serie di pugni. Riuscì a colpire uno dei due, facendolo
indietreggiare col naso
sanguinante, ma il secondo lo colpì con una spranga alle
gambe, facendolo
finire in ginocchio.
Rogers sputò sangue,
mentre la spranga si abbatteva sulla
sua schiena. Il suo urlo era stato soffocato dai grumi di liquido
vermiglio.
“Certo, se fa troppo il
difficile, insegnategli pure l’educazione.
Dovesse morire per quello, non vi rimprovererò”
disse Johann.
Steve urlò, mentre quei
due raggiungevano con una serie di
calci. Quello col naso rotto lo afferrò per i capelli biondi
ed iniziò a
tirargli una serie di ginocchiate.
Ci furono due colpi di pistola
sparati in aria.
“Non vi conviene scatenare
una guerra contro la mafia
Giapponese che noi rappresentiamo” disse Logan, abbassando
l’arma.
“Io e mio fratello, anche
se venduti, siamo sempre molto
cari alla figlia del Boss. Potete informarvi… Un nostro
piagnucolio e scoppia l’inferno.
Allontanatevi dalla femminuccia e
nessuno si farà male”.
Aggiunse Creed, affiancandosi al fratello. Si accese un sigaro e
assottigliò
gli occhi.
“Quello è mio.
Mi sembra di averlo comprato a un buon
prezzo, anche. La mamma non ti ha insegnato che non si gioca con i
giocattoli degli
altri? Soprattutto quando glieli hai dati tu”.
La voce di Tony risuonò
dietro le spalle dei due fratelli.
Schmidt spense la sigaretta sotto la
scarpa. Schioccò le
dita ed i due energumeni si allontanarono da Rogers, raggiungendo una
macchina
parcheggiata all’angolo.
“I-io… lo facevo
per te, ragazzo” esalò il tedesco,
allargando le braccia.
Thor si fece avanti. “Per
noi puoi cominciare a lasciare in
pace il Capitano” disse.
“Ti conviene ascoltarlo.
Anche lui è un pezzo grosso” disse
Clint, appollaiato su un balcone, di uno dei palazzi abbandonati, sopra
di
loro. “Oh, ed io, come le mie migliore amiche Nat ed Elektra,
sono un killer.
Non si scherza neanche con me” si vantò.
Bucky raggiunse Steve e lo
aiutò ad alzarsi seduto.
“Ho sempre desiderato
vedere il nostro aguzzino farsela
sotto” gli disse all’orecchio.
Steve fece un sorriso storto ed
annuì.
< Lo sapevano tutti che Stark
era il mio padrone, ma
nessuno mi sta giudicando. Sono venuti a salvarmi, come una vera
famiglia >
pensò.
“Noto che non sapevo ancora
proprio tutti i segreti” esalò,
abbandonandosi contro Bucky che lo abbracciò.
“Fila via e dì
al tuo amico Obadieh che qui gestisco io”
disse Tony. Mettendosi davanti a Logan e Creed, indossava un guanto di
metallo
rosso con un’insolita luce azzurrina all’altezza
del palmo.
Schmidt sorrise, mettendo le mani in
tasca.
“Tutto suo padre, speriamo
non faccia la stessa fine” disse,
allontanandosi.
Bucky aiutò Steven a
rimettersi in piedi, Tony li raggiunse
ed abbracciò Rogers.
“Sai che sono il signore
dei segreti. Pensavi davvero che
non avrei scoperto le minacce?” chiese Stark, affondandogli
il viso nel petto
muscoloso.
“Grazie di avermi salvato
la vita… tutti quanti” esalò Rogers.