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Autore: Ayumi Yoshida    27/07/2009    9 recensioni
Improvvisamente la donna sentì le sue ginocchia cedere e si aggrappò al piano della cucina, stringendolo con quanta più forza aveva nelle mani.
“Chichi…tutto bene?” mormorò preoccupata Videl.
La donna deglutì e giunse le mani, pronta a svenire.
“Videl…tu … tu… aspetti un bambino?”

[Long fic piuttosto angst e introspettiva su un problema molto doloroso, Gohan x Videl]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Gohan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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[Solo una notte…
E’ bastata solo una notte per cambiare le nostre vite…]

 

 

«Solo una notte» 

 

 

Capitolo primo – Dubbi
 
 
“Cosa?!”
La serata stava trascorrendo movimentata a casa Son.
L’intera famiglia si era riunita per la cena, che era stata consumata in allegria, ma al momento di sparecchiare e mettere in ordine tutti si erano dileguati, lasciando Chichi incredula.
“Capiscimi, tesoro. Non ne sono in grado…” la pregò Goku ridendo nervosamente.
“Non mi interessa! Sono stufa di… Ehi!”
S’interruppe di scatto: Goku era già sparito. Sbuffò.
“Lo sapevo! Lo sapevo!” esclamò arrabbiata “Mai nessuno che mi dia una mano, in questa casa! Devo fare sempre tutto da sola!”
“Se vuole… potrei darle una mano io.” propose una  voce timidamente.
Chichi sorrise.
“Videl, cara, grazie mille! Come farei senza di te? Sono proprio contenta che mio figlio ti abbia sposata!”
Anche la ragazza sorrise, un po’ rossa in volto.
“Grazie” mormorò. Poi  si avvicinò al tavolo e cominciò ad impilare i piatti sporchi.
“Sapessi com’è difficile avere due uomini in casa!” continuò a lamentarsi la donna “ Fare sempre tutto da sola, nessuno che ti aiuta … E’ terribile!”
“Capisco.” disse Videl distrattamente.
Non stava prestando la minima attenzione alle parole di sua suocera, impegnata com’era a cercare di non fare cadere l’alta pila di piatti che doveva trasportare fino al lavello.
Cercò di muovere un passo in avanti, ma i piatti vibrarono pericolosamente.
Imprecò sottovoce.
“E poi, non vogliono fare nulla da soli! Ti chiamano in continuazione, pretendono che li aiuti…”
Videl cercò nuovamente di muoversi.
Allungò un piede, stringendo forte i piatti a sé, e lo posò piano sul pavimento.
Fece lo stesso con l’altro piede, ma sfortunatamente perse l’equilibrio.
 “… e alla fine non sono mai contenti! Non va mai bene come fai le cose, no,  però mai che non ti disturbino per fare questo e quello… Videl!”
La ragazza aveva cominciato a barcollare violentemente.
Chiuse gli occhi spaventata, cercando di non pensare al fragore che avrebbero provocato i piatti schiantandosi sul pavimento, ma non udì alcun rumore.
Aprì gli occhi: era perfettamente ferma.
“Tutto bene?” le domandò una voce familiare.
Sorrise.
“Si”
Girò la testa e si trovò faccia a faccia con Gohan.
Era dietro di lei, con le braccia sotto le sue e stava tenendo in piedi lei e la pila di piatti con una semplicità disarmante.
“Lascia fare a me, non stancarti.”
“Grazie”
Lui ricambiò il suo sorriso e la guidò fino alle sedia, facendola sedere; poi si affrettò a portare i piatti sul lavello e le si avvicinò di nuovo.
“Stai bene?”
“Si, non preoccuparti.”
“Sei sicura?”
La ragazza sbuffò.
“Certo!”
Gohan sospirò.
“E va bene…” Le sfiorò piano la spalla, rassicurante. “… però fa’ attenzione, ti prego.”
“Si.”
Videl si alzò in piedi e raggiunse Chichi per aiutarla a lavare i piatti.
La donna era rimasta immobile accanto al lavello con gli occhi spalancati, impietrita da ogni singola parola della strana conversazione di Gohan e Videl che aveva ascoltato poco prima.
La ragazza la sentì tremare lievemente quando le passò accanto, ma fece finta di non averlo notato.
Prese in mano lo strofinaccio bianco elegantemente ripiegato sul piano culinario e chiese: “allora, cominciamo?”
Chichi, però, non rispose. Continuò a fissare lei e Gohan con gli occhi sbarrati e la bocca lievemente aperta, troppo sconvolta per parlare.
“Mamma… stai bene?”
“Voi… voi…”
Gohan piegò la testa da un lato, con aria interrogativa.
“Mamma…?”
“Videl…”
Improvvisamente la donna sentì le sue ginocchia cedere e si aggrappò al piano della cucina, stringendolo con quanta più forza aveva nelle mani.
“Chichi…tutto bene?” mormorò preoccupata Videl.
La donna deglutì e giunse le mani, pronta a svenire.
“Videl…tu … tu… aspetti un bambino?”
Un silenzio tombale calò sulla stanza.
Chichi continuò a scrutare spaventata Gohan e Videl;  nessuno dei due ragazzi rispondeva.
Se ne stavano immobili, uno accanto all’altra, con un espressione indecifrabile sul viso.
Gohan strinse  forte la spalla di sua moglie che era pervasa da mille brividi.
La ragazza abbassò la testa.
Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe giunto, ma aveva sempre sperato in cuor suo che non fosse così vicino.
E invece eccola, davanti a sua suocera, davanti a quella dannata domanda, davanti alla sua vita.
Ma come poteva raccontarle ciò che era davvero?
Come poteva dirle una cosa del genere?
Le lacrime premevano con forza contro i suoi occhi, ma lei non voleva piangere.
Fece un grande respiro e tentò di ricacciarle indietro, ma quando alzò la testa aveva ancora gli occhi lucidi.
“Chichi…” cominciò con voce roca “io… no, non aspetto un bambino.”
Sentì una terribile fitta al cuore pronunciando quelle parole.

No…
Sentì la presa di Gohan  sulla sua spalla divenire ancora più forte.
“... purtroppo.”
 Abbassò addolorata la testa, cercando di nascondere le lacrime che avevano cominciato a scenderle sulle guance.
“Capisco…” mormorò Chichi,  incerta “Beh, dopo quel discorso, insomma, pensavo che…”
S’interruppe per un attimo, leggermente rossa in viso e continuò “…pensavo che doveste darmi una notizia. Ma se non è così…”
Non è così” ribatté Gohan seccamente.
“Beh, scusatemi allora! Cosa posso saperne io? Dopo quei discorsi…”
Chichi  sbuffò offesa e si voltò, tornando alle sue faccende.
“Certo, però, dovreste sbrigarvi! Io alla vostra età avevo già un figlio! E poi, quanto durerà ancora questo periodo di pace? Voglio avere un bel nipotino…” terminò estasiata.
Vedendo il suo viso felice, Videl si sentì andare in frantumi.
Come poteva farle una cosa del genere?
Si portò le mani al viso e continuò a piangere in silenzio.
Gohan scosse la testa, sconfitto.
“Noi andiamo a casa, mamma. Ci vediamo.” annunciò prendendo Videl  tra le braccia e trascinandola fuori dalla cucina.
“Di già? Allora, buonanotte tesoro!” disse la voce di sua madre dall’altra parte del muro.
Giunto in soggiorno, raccolse tutte le sue cose e salutò e suo fratello.
Goten si accorse immediatamente che Videl aveva il viso pieno di lacrime e lo fissò dubbioso.
“Gohan, cosa è successo?” gli domandò.
“Nulla, non preoccuparti.”
Gohan cercò di abbozzare un sorriso.
“Tutto bene. Buonanotte e salutami papà.”
Passò un braccio attorno alle spalle di Videl e la condusse fuori, fuori da quella casa che la stava facendo così tanto soffrire.

 
 
***

 
 
Dopo più di un anno di lavoro, finalmente questa fic vede la luce.
Per me è una specie di conquista.
Tengo tantissimo a questa storia, dato che è sulla mia coppia preferita e che, soprattutto, parla di un problema molto doloroso che verrà alla luce nei prossimi capitoli. Sono stata ispirata dallo splendido libro di Khaled Hosseini “Il cacciatore di aquiloni” e, chi l’ha letto, nel prossimo capitolo capirà da cosa in particolare.
So che questo primo capitolo è piuttosto criptico, ma mi farebbe molto piacere sapere se sono comunque riuscita a trasmettere qualcosa.
Dovrebbero essere in tutto quattro capitoli, che non prevedo molto lunghi, ma piuttosto introspettivi e pienissimi di angst. Aggiornerò una volta alla settimana, più o meno.
Il significato del titolo si spiegherà, come tutto finora (XD), più in là.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, per me è importante. Vi sono grata, quindi, se deciderete di lasciare un parere. Grazie davvero. ^^
 
Alla prossima settimana.
Un bacio,

Ayumi
   
 
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