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Autore: Devil_san    05/08/2019    0 recensioni
Desmond non muore e viene scambiato per un Istari.
…e si ritrova coinvolto in una guerra.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Gimli, Legolas
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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IV




 
Desmond scavalcò il parapetto con un balzo.
Armato di tutto punto con le armi che aveva depredato dai cadaveri dei pirati – arco, frecce, spada, accetta e coltelli – sguainò la spada e inclinò il Bastone, pronto a combattere contro lo schieramento di orchi davanti a lui.
Ridacchiando alla sfida che Gimli lanciò a Legolas, caricò dalla destra di Aragon la guarnigione di orchi, mentre l’Esercito dei Morti sbucava dalla fiancata della nave come una fiumana di morte urlando il loro grido di guerra, superandoli e travolgendo nella loro furia le schiere nemiche.
Ben presto Desmond si perse nella furia della battaglia, incapace di ricordare quanti ne avesse uccisi – invece di come Gimli e Legolas stavano facendo, contando ad alta voce – e presto erano sulle piane che dividevano Osligath e Minas Tirith. I campi erano ricoperti di cadaveri, sia di orchi che uomini, e i cavalieri ancora vivi assaltavano delle bestie immense simili ad elefanti ma più imponenti e con almeno una coppia di zanne d’avorio in più. Infatti una di loro stava venendo proprio verso di loro, pronto a travolgerli, e prima che uno di loro dicesse niente, prima ancora che uno di loro lo notasse, Desmond andò alla carica.
«Permesso!» gridò superando Aragorn, in tempo perché l’erede al trono di Gondor potesse vedere il bestione dirigersi verso di loro e Desmond scalarlo come se fosse una parete d’arrampicata. Con un salto balzò su una zanna, e in una grande esibizione di equilibrio saltò sulla proboscide e piantò la spada sulla spiritromba per non perdere l’appoggio. Il simil-elefante barrì dal dolore, impennandosi così come la sua proboscide e Desmond non perse tempo a correre lungo di essa e avventarsi sul cocchiere con non meno di tre coltelli da lancio, che si conficcarono in testa, gola e cuore ancor prima che l’assassino avesse messo un piede sul capo dell’animale.
Piantando l’accetta nel cranio del bestione e piantando i piedi sulla struttura di legno, ebbe a malapena un attimo di respiro, che il simil-elefante stramazzò su se stessa come un peso morto.
Con le grida dei nemici che precipitavano a terra verso la morte, afferrò il corpo che aveva appena ucciso e utilizzandolo come scudo si lanciò sulla torretta, tirandosi dietro la bestia che tirata dalle redini che le rigide cadaveriche mani tenevano ancora, crollava con barriti terrificanti di schiena. Lanciando di peso il cadavere che trascinò con se la cavalcatura morente, balzò come un felino sui traballanti pali della torre, e prima che fosse troppo tardi saltò giù dalla sua schiena, occhi che brillavano d’oro come quelli di un rapace che si posano sulla sua preda.
Piombando giù dal cielo come un aquila, conficcò il Bastone a fondo nella schiena corazzata di un orco in fuga dal bestione che crollava usandolo per ammorbidire il suo atterraggio. Con un ultimo lamento di dolore, quella specie di elefante morì, con le schiere dei morti che assaltavano gli uomini caduti dalla sua schiena e dandogli il colpo di grazia. Desmond si sollevò dalla sua posizione accucciata e si voltò verso dove sapeva si trovavano il nano e l’elfo e l’umano.
Con il cappuccio sulle spalle, scivolatogli giù durante la lotta, guardò con un sopracciglio alzato verso di loro.
I due sfidanti lo guardarono irritati, e per aggiungere al danno la beffa, batté a terra il Bastone che in uno scoppio di frattali dorati e argentei fece volare la carcassa del bestione che aveva appena ucciso contro un manipolo di orchi che morirono schiacciati tra urla di paura e dolore.
Con stizza l’elfo e il nano, frustrati da tale sfoggio di abilità, ripresero a falciare le file degli orchi con rinnovato rigore.
Tuttavia, non c’erano più così tanti orchi da falciare. I Morti si erano presi cura di tutti quelli che ancora infestavano le piane intorno Minas Tirith e ora stavano scorrendo tra le mura della città, invadendo strade e case, e uccidendo tutti i nemici che incontravano lungo la strada.
Ben presto, scese il silenzio sul campo di battaglia.
Muovendosi tra i cadaveri, tra le urla disperate dei vivi che cercavano tra i corpi i loro amici e compagni persi durante il furore delle armi, Desmond si mosse verso dove si trovava Aragorn, in piedi davanti all’intero Esercito dei Morti e il suo Re, e fu a tiro d’udito per sentire il discendente di Isildur dire: «Andate, abbiate pace.»
Desmond guardò Aragorn, guardò le Ombre degli Uomini dissolversi grati in silenzio nel vento funereo e infine si guardò attorno.
Sì, c’era morte e dolore e sangue tutt’intorno a loro, ma sì, ora, per ora, era tornata la pace.








Note dell’Autrice:
Un po’ più tardi di quanto immaginassi ma… ah be’, oramai è acqua passata.
E sì, come promesso sono tornata e con la battaglia per Minas Tirith. Non molto lunga ma che volete farci, quando arriva Aragorn e compagnia, la battaglia era già in corso da un pezzo e loro hanno solo chiuso il sipario con il loro provvidenziale arrivo. Hanno messo fine a quella particolare battaglia.
Non esattamente la scena più divertente (anche se mi sono ingegnata per assicurarmi un assassinio epico per il bestione e per Desmond) ma la guerra non è davvero bella quindi… yeah, lasciamo le cose così.
Con la speranza di tornare presto, ci vediamo.


 
  
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