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Autore: NinfaDellaTerra    27/07/2009    4 recensioni
Quegli stupidi fiori avevano tanto del loro padrone - di Aphrodite dei Pesci, l'amico, il guerriero, il compagno d'arme, l'amante - da costituire per se stesse l'autoritratto più fedele e sincero del Custode della Dodicesima, la sola cosa che davvero potesse rendergli giustizia: puramente, incredibilmente perfette, eppure mortali come solo il potere stesso della bellezza poteva essere.
DeathMask, una rosa, un pavimento freddo e una serie di riflessioni estemporanee.
Flahfic DeathMask/Aphrodite, partecipante al "Leap Throught Time" indetto dal C.o.S.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: NinfaDellaTerra
Personaggio scelto: Fish/ Aphrodite
Oggetto scelto:
Autoritratto
Avvertimenti: Yaoi, Shonen- ai, Flashfic
Generi: Generale, Romantico
Rating: Arancione
Flashfic partecipante al "Leap Throught Time" indetto dal C.o.S.


Self - potrait

 
Entrò senza annunciarsi, e senza chiedere il permesso di passare, come al solito. Del resto, non intendeva andare da nessuna parte.
Non riusciva a vederlo. Probabile che fosse momentaneamente assente – dannato Aphrodite, lui e quella maledettissima mania di farlo attendere tutte le volte che programmavano di vedersi, tutte le volte che lui decideva, per entrambi, dove e quando. Sbuffò, inoltrandosi all’interno della casa ombreggiata, indispensabile riparo all’afoso mezzogiorno ateniese.

Si fermò solo quando giunse di fronte alla lunga scalinata che conduceva alla Tredicesima, tripudio di fiori dal colore sanguigno; maledicendo nuovamente Pisces, si sedette con un tonfo ai piedi dei gradini invasi dai petali, sbuffando rumorosamente. Dalla tasca dei jeans sdruciti spuntò fuori un pacchetto di Lucky Strike. Reclinò la testa all’indietro, aspirando lentamente una boccata di fumo intenso, lasciando la mente libera di inondarsi di quel piacere così puramente materiale. Prese una rosa tra le dita, rigirandola indelicatamente con attenzione maniacale, quasi volesse coglierne ogni singolo dettaglio.

Letali e ingannevolmente perfette. Del rosso pieno delle sue labbra, del nero intenso delle notti in cui attendeva l’altro sulla soglia della Quarta, fumando e fumando una sigaretta sull’altra, tentando di nascondere l’impazienza crescente. Del bianco immacolato del mantello che vedeva ondeggiare beffardo nella leggera brezza della sera quando, stanco e irritato sotto quel sorriso forzato, Pisces gli voltava le spalle e iniziava a salire la scalinata, prima che, ringhiando, non fosse lui stesso a passare sopra, ancora - e ancora e ancora, ogni volta - al proprio orgoglio, e a decidere di fermarlo afferrandolo per un braccio.

Quegli stupidi fiori avevano tanto del loro padrone - di Aphrodite dei Pesci, l'amico, il guerriero, il compagno d'arme, l'amante - da costituire per se stesse l'autoritratto più fedele e sincero del Custode della Dodicesima, la sola cosa che davvero potesse rendergli giustizia: puramente, incredibilmente perfette, eppure mortali come solo il potere stesso della bellezza poteva essere. Parlavano di lui quei fiori, con la loro stessa, pomposa presenza, con il loro odore insopportabile e melenso - che odiava eppure ricercava, e dalle narici evocava la sua pelle, i suoi gemiti, le sue unghie affondate nella schiena.
Il solo guardarli, tenerle tra le dita in quella maniera così rozza, glielo scaraventava tra le braccia, e gli pareva di poterne sentire il respiro irregolare sul collo, i capelli biondi e lunghissimi che gli solleticavano fastidiosamente le guance e il torace.

"Cavaliere, noto con disappunto che avete deciso di oltrepassare la soglia della mia Casa, nonostante nessuno vi avesse dato il consenso.”.
La voce del custode della Dodicesima, contrariata eppure incredibilmente tranquilla, lo riscosse. Poggiò a terra la rosa con una delicatezza inusuale ai suoi modi abituali. Si tirò svogliatamente in piedi, gettando la sigaretta sul pavimento di marmo pregiato.
"Non è certo a me che devi quest'intrusione, cavaliere, quanto piuttosto alla tua maledettissima abitudine di farti attendere più di quanto dovresti.”.
Aphrodite ghignò, avvicinandosi al Cavaliere della Quarta con passo studiatamente lento e morbido.
"Non avresti avuto la forza di andartene, Death Mask" Aphrodite gli soffiò sulle labbra, in un sussurro che era quasi un sibilo. La mano di Cancer gli circondò la vita, attirandolo con impaziente irruenza.
"Non sfidare troppo la sorte, sgualdrinella.”.
Pisces sbuffò, imbronciato. "Che diavolo stavi facendo con le mie rose?"  Sbottò, liberandosi dall'abbraccio e raccogliendo il fiore che l'altro vi aveva deposto in precedenza.
Death Mask rise sguaiatamente. "Dopo avermi fatto aspettare tanto, non sei nella posizione di protestare per alcunché!" Lo attirò a sé, mettendo definitivamente fine alla discussione, e fu lo stesso Aphrodite a trascinarlo verso le stanze private della Dodicesima, la rosa ancora stretta tra le dita. Presto, sarebbe finita chissà dove, assieme ai vestiti.
“Potrebbero quasi iniziare a piacermi, questi tuoi stupidi ciuri” sentenziò Cancer, soffiando sul sorriso divertito dell’altro, un attimo prima che la porta si chiudesse alle loro spalle con un tonfo sordo.


Note dell’Autrice:
Logorroica flashfic (637 parole, stando al conteggio di Microsoft World XD) Death Mask/Aphrodite. Il tema del ritratto è inteso in senso figurato, non come oggetto letterale: o meglio, è il concetto di autoritratto che sia applica alle rose di Pisces.
Il rating è arancione per le allusioni – nel senso che di descritto dettagliatamente non c’è nulla, ma penso si capisca cosa questi due baldi servitori di Athena si accingano a fare
XD – e per qualche insulto sparso di Death Mask, che a trattenersi del tutto proprio non ce l’ha fatta. Dove ha potuto, ha fatto quello che poteva! :D

E... cavoli, non ci avevo riflettuto, ma questa è la prima yaoi che pubblico!

...

...

...

...Vi avverto, non sarà l'ultima...MWAHAHAHAHAH! *e, sì, questa è una minaccia!*

Mi pare non ci sia altro:) Buona lettura!

  
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